mercoledì 30 aprile 2008

DATEMI UNA PANCHINA


Aiuto!!!!!
Sono vecchia, sono vecchissima, non riesco a seguire i giochi che si accavallano, in questo presente stralunato, mediatico, sbandato ,informatico, videodipendente, virtuale,falso, cosi' cosi',mediocre, un bel casino senza capo ne' coda. Un bordello della peggior risma,in cui qualcuno avrà la forza di leggere i segnali del futuro.
Non io.
Non ce la faccio.
Ho sostenuto la modernità, un esempio è che mi sono inserita nel gioco dei blog, ma tutta questa storia mi fa un po' ridere.
Ho sostenuto la modernità, e ho guardato con allegria ai giovani che sciamano, come foglie perse, talenti sprecati, perle date ai porci.
Ho detto signorsi' alla forma che regge il carrozzone della scuola.
Ho tenuto le mie inclinazioni artistiche legate al grigio , pedissequo rigore dei giorni comuni.
Ho badato la mia inclinazione al giudizio ribelle sulle cose, un po' intransigente, a volte,consapevole che siamo qua, per aiutarci.
Adesso sono qua, e vivo la poverta' di un momento di misera stanchezza.
Gli orpelli estetici sono fumo che dissolve, come nebbia al vento. Fatico a dire che domani è un altro giorno, ma forse va bene cosi'.
Mi viene in mente un antico testo ,''L'uomo dal fiore di bocca' di Luigi Pirandello .
Ad un certo punto , il protagonista immagina una immane catastrofe, sulla quale imbelli esseri continuano a fare i loro giochetti.
Antico perche' pare che oggi il modello di partecipazione sia la mediocre, comune, assuefatta omologazione.
Ecco, oggi mi va di vederla cosi'.
Sto andando al funerale di un ottantaseienne, uno degli ultimi giusti.
Ho una vecchia amica di liceo gravemente malata che mi chiede aiuto e non so darglielo,pena la mia energia per andare avanti.
Ho lavorato sei ore, a scuola, come un minatore nelle miniere dell'Iglesiente.
Vedo storto, vedo male, vedo un futuro senza eroi.
Scusate, ma oggi la vedo cosi'.

lunedì 28 aprile 2008

E' IN ARRIVO UN BASTIMENTO CARICO DI ......



Arriva domani l'ultimo videogioco, il piu' violento, il piu' straniante, il piu' raffinato,il piu' idiota.
Ne parlano tutti,esperti e non esperti,anche Hillary Clinton si è espressa-contro-
Una noia mortale.Vien voglia di non parlarne, se non fosse che i 'bip-bip-di questo giochetto saranno nei cervellini dei'teen' per mesi e mesi, finche' qualcuno si accorgerà che non si doveva.
Gia', non si doveva,per ragioni che sono a tutti palesi.
Invece nessuno parla della Fiera del Libro di Torino, nei cui padiglioni-a leggere il programma-pare possibile la ritrascrittura del mondo dell'educazione.
Seminari interattivi europei di scrittura, navigazione'controinformata'nel mondo delle immagini,come vincere le paure :titoli affascinanti, e ho aperto il programma a caso
Nelle scuole ci si straccia le vesti sullo stress da recupero-recupero di cosa?-,ma nessuno nomina questo evento.
Lo si nominasse almeno per poter dire:- Noi italiani non siamo solo quelli della 'monnezza'-
Si nomina molto, invece, il desiderio di scappare via. Ognuno,negli ambienti, dice che vorrebbe andarsene,se potesse.
In pensione, con l'eta' ; in vacanza, con l'estate; al ristorante,con i soldi ;nella propria tana,con la stanchezza addosso;con gente piu' simpatica e brava,se esistesse.
Scappa tu che scappo anch'io.
Ma chi rimane, che fa?

giovedì 24 aprile 2008

VISIONI 'PADANE'



Buon 25 Aprile a tutti, con il ricordo di un grande 'padano', Raffaello Baldini,poeta nato a Santarcangelo di Romagna nel 1924, vissuto a Milano dal 1955, morto nel 2005.Grande, lunare, dolcissimo, visionario.

E testament

U s vaid ch'la s sinteva.
E mert mateina la a ciame' l'Elvira
e la i à fat mett zo' s'un foi ad cherta
tòtt una lèsta:
trezent french ma l'Aurora
pr' un casp ad insaleda
e mez chell 'd melarenzi,
melaquatarzent french me Furlivais
pr'e' cherosene,novzent french ma Breina
par l'oli di scarcioffal,
sizent french ma l'Ofeglia
pr'agli eghi,du ruchett,la naftalina,
quatarzenvinzinc french ma Rafaèl
pr'al candaili e un lumein.
E pu zòbia u i à ciap un sèra sèra,
la a dètt:oh, mama!
e le è morta t'un sbress cme' un pasarot.
(Il testamento.
Si vede che se la sentiva/ Il martedi' mattina ha chiamato l'Elvira/ e le ha fatto metter giu' su un foglio di carta/tutta una lista:/trecento lire all'Aurora/per un cespo di insalata/e mezzo chilo di arance,/millequattrocento lire al Forlivese /per il cherosene ,novecento lire a Breina/per l'olio dei carciofi/seicento lire all'Ofelia / per gli aghi,due rocchetti, la naftalina/quattrocentoventicinquelire a Raffaele/per le candele e un lumino./E poi giovedi le ha messo un serra serra,/ha detto:oh,mamma!/ed è morta in un soffio come un passerotto. )

Smurte'!

U n s vaid pio' gnent,mo chi è ch' l'a zais la luce?
mè a deggh ch'i è mat,smurte'chu i e da inzgheis!
csa i e ellavnu in amènt ades,figheurt
che mè a ragn quant i zend un furminent,
l'è furistir? chi sèiv? e in smorta mègga,
o un brusour ti occ,i m coula,
e camine' tached me meur? sal meni,
a tast,mo sè,u s va po',
pianin pianin,che pu a n'o d'ande' invell

(Spegnete!
Non si vede piu' niente,ma chi è che ha acceso la luce?/io dico che sono matti,spegnete che c'è da accecarsi/cosa gli è venuto in mente adesso,figurarsi/che io protesto quando accendono un fiammifero/sono forestieri?chi siete?e non spengono mica,/ho un bruciore agli occhi,mi colano,/e camminare lungo il muro?con le mani/a tastoni,ma si',si va pure,/piano piano,che poi non devo andare da nessuna parte)

Mett
Mett ch'e venga la fein de mond,admen,
pasdmen,e a muremm tott,mett che la tera
la s'infraida,la s sfrangla,
ch'la s'ardeusa un purbion,ch la s perda tl'aria,
al steli,e vèn un schèur,
u n gn'è piò gnent,e at tott che scheur è temp
l'andara' ancoura aventi? da par leu?
e dò c'andra'?
(Metti. Metti che venga la fine del mondo,domani/dopodomani,e moriamo tutti, metti che la terra/ s'infradici,si sbricioli,/che si riduca un polverone,che si perda nell'aria,/ e la luna lo stesso,si spegne il sole,/le stelle,viene buio,/non c'è piu' niente,e in tutto quel buio il tempo/andra' ancora avanti?da solo?/e dove andra'?)
Raffaello Baldini,'La naiva,Furistir, Ciacri', Einaudi Editore

martedì 22 aprile 2008

LA VITA FA RIMA CON LA MORTE


'La vita fa rima con la morte', Feltrinelli, i narratori,è l'ultimo libro di Amos Oz.
Un brutto libro,nel senso di 'privo di belluria', come direbbe Giorgio Calasso,direttore di Adelphi.
Un libro non dolce, non delicato, non poetico.
Costruttivo ed inquieto, quasi un piccolo trattato sulla scrittura e sul nesso scrittura-vita.
Come dire qualcosa di ancestrale, un problema che sta alle origini del mondo, ma riproposto in una Tel-Aviv di oggi,con alcuni personaggi che emergono dall'afa, dall'odore di sudaticcio che tutto pervade,da un senso di fastidioso disfacimento: un malato terminale,le sue urine,quello che era stato, una cameriera,un figlio costretto ad accudire nottetempo la madre disabile,l'assenza di una socialita' propositiva.
Personaggi che si fanno tali, se lo scrittore li afferra e lui,che non riesce ad uscire dalla penna, vive ogni cosa come scrivibile e li afferra. In un'alternanza disincantata e posseduta con solida coscienza professionale,nei giochi al rimbalzo vita-libro, si fanno avanti con le loro concretezze spesso sgradevoli, sempre umanissime, mai trasfigurate , afferrati da quell'eterna mania che tutto trasforma in letteratura, quasi un tocco di re Mida.
La tecnica è quella del romanzo-non -romanzo, dei personaggi in cerca d'autore e dell'autore in cerca di personaggi. La 'fabula' esiste, tra le righe di queste cento pagine, il suo centro è dato da un rapporto stralunato ed occasionale,descritto in modo onestamente e sinceramente virile, tra lo scrittore e una sua ammiratrice, una trentacinquenne bruttina e sola di cui lui sa scoprire risvolti sensuali e teneri per qualche ora.Lei, che emerge tra la rosa dei personaggi che lui 'vede' durante la serata di presentazione di un suo libro. Il resto è una una sequela di domande irrequiete che fanno seguito a quella iniziale.
Perche' scrivi.
Quale è il compito delle tue storie
..in quanto artista, com'è che la tua vita personale non è cosi' tumultuosa?
Ed è pur vero che 'esistono risposte pregnanti ed esistono risposte evasive, di risposte semplici e dirette no,non ce ne sono',ma in queste cento pagine frigge l'ansia di trovare un senso. Qualche risposta compare quasi di passaggio, alla fine, quando si legge una sorta di visione negli occhi di un morente,la visione di una terra felice,oppure nel ricordo di un vecchio insegnante che sa dire con impeto che compito della letteratura è creare bontà,lenire per quel che si puo'-contrariamente alle tendenze morbose,autocompiacentesi delle nuove generazioni, aggiunge-
No, non è un bel libro, ma avevo bisogno di far funzionare un po' i pensieri, ecco,in un'oretta di lettura ci sono riuscita.

sabato 19 aprile 2008

ETILOMETRO IN PADANIA


Ho capito perche'.
Sono tutti alcolizzati.
Ecco spiegato l'arcano.
Qui in Padania, e nel Triveneto, soprattutto, il tasso alcolico del sangue dev'essere tale da far esplodere qualsiasi sperimentato etilometro, a tutte le ore del di' e della notte.
Ecco perche' succede quel che succede.Ne ho conferma da alcuni confronti fatti con amici.
Non scherzo, è cosi'. Che nel triveneto si bevesse a livelli nordeuropei, irlandesi, celtici e polacchi non avevo dubbi,con la variante che nel Nordeuropa ci sono altri enzimi ematici,altri sistemi mentali.
Quando facevo la supplente tra Verona e Trento , trent'anni fa, avevano il coraggio di offrirmi un''ombra'(cioe' un bicchiere di vino bianco) alle sette del mattino al posto del cappuccino.E parevo una quindicenne.
Si offrivano 'ombre' in continuazione, uomini e donne, dall'alba al tramonto.
Dicevo'no, grazie', e mi ingozzavo di brioches. Loro, intanto, gli autoctoni ,tra una cosa e l'altra, bevevano, e smettevano all'imbrunire. Per poi ricominciare dopo cena, dopo aver bevuto abbondantemente a tavola.
Ora, non voglio fare la moralista, per carità. Viva la convivialità innaffiata di quel sangue della terra che è il vino, parte della nostra cultura mediterranea.
E anche i salutisti recitano dei pregi del famoso bicchiere di rosso.
Questo è un altro affare.
Qui parlo di alcolizzati.E finche' se ne stanno zitti, pace all'anima, ognuno decide di vivere e di morire come meglio gli aggrada.
Il problema è che questi del Nordest hanno cominciato a fare la voce grossa. Loro di qua, loro di la'.
Loro si facciano le analisi del sangue, per favore,che dopo ne riparliamo,del loro modello di vita.

giovedì 17 aprile 2008

I HAD A DREAM


Non so cosa farci, forse è una sindrome neurologica strana, di questi tempi,sicuramente non va d'accordo con il contesto. Il fatto è che non so vivere senza sogni. Non lo faccio per far l'originale,chi mi conosce sa come vivo, e sa sa che non baro.
Cosi ', tra un sogno e un altro, sono arrivata a cinquantasei anni e devo fare ancora tutto.
Sogni sbagliati,immagini fuggevoli e inconcludenti,a volte parole dette di troppo,spesso una serie di 'gaffes'.
Per esempio, oggi pensavo di scrivere un post sulla tolleranza.
Credo che ce ne sara' bisogno,visti gli scenari.
Invece nessuno in giro parla piu' neanche di pace, in senso classico. Dove è finito il movimento per la pace che pareva la novità del terzo millennio?
Svanito, dileguato. I giovani sono a farsi un aperitivo, oppure scappano via, verso lidi piu' caldi di affetti e di immagini. I vecchi sono barricaderi, l'eta' di mezzo è un esercito di lemuri.Chi piu' puo' fa la voce piu' grossa. E spara.
L'altro giorno avevo in mente una tirata contro l'intolleranza dei cattolici. Dio mio, ma questi la coscienza ce l'hanno?
Come si puo' incrudire cosi' lo schema delle parole,creare questi steccati, credere che basti fare un gesto, o dirsi qualcosa, per essere nel giusto?.
Per esempio nel post di ieri ho usato la dicitura 'di sinistra'.
Ci ho ripensato, mi sono chiesta se avevo fatto bene, a piazzare la' una definizione senza entrare nei dettagli.
Ne ho fatto quasi un piccolo caso di coscienza,ho deciso che si puo' anche essere allusivi e non esplicativi, che le spiegazioni vengono.
Ora, questi che sparano il bene e il male a destra e a manca,cosa raccontano a se stessi, quando sono soli?
I had a dream.
Avevo creduto che i giovani sapessero, negli affetti, superare lo steccato del denaro. Invece negli ultimi anni ho visto che il ceto e il conto in banca fanno la differenza, come e di piu' degli anni antecedenti a quelli del sogno ugualitario. E se di uguaglianza poi si parla,apriti cielo e chiuditi terra!!!!
Da bambina davo per naturale che il colore della pelle fosse una bazzecola, che lo sterminio di razza fosse bandito per sempre, che le energie della ricerca scientifica fossero condotte non verso nuove Hiroshima, ma verso il benessere di tutti.
Ahime'...i had a dream.
E sbagliavo di grosso, ma se mi addormento, e al mattino mi risveglio, ecco che quel sogno ritorna, per intero, a farmi compagnia.

martedì 15 aprile 2008

OBBLIGO DI CRONACA


E' obbligatorio, per chi ha aperto un blog, quindi si è in qualche modo esposto al mondo, per sua libera scelta,scrivere due righe di commento sulle elezioni politiche del proprio paese? Credo di si'.
Dunque.
Lascio ai professionisti l'utilizzo delle parole girate al caso specifico,mi limito a qualche pensiero.
Primo:c'è qualcosa nell'aria che odora di soporifero. Troppa calma, troppa cautela, quasi una narcosi collettiva. Forse è solo stanchezza.Forse la consapevolezza che i meccanismi reali vanno individuati ,al di la' delle parate elettorali.
-Dove stanno gli incappucciati che premono i bottoni,al di la' del paradosso del berlusconianesimo'?-
Forse un'accresciuta maturità di intenti,meno manichea,piu' pragmatica. Vedremo, siamo in bilico.
Secondo:diciamolo a chiare lettere,gli immigrati non puzzano.
Perche' non me la raccontano giusta, i leghisti che fanno i buoni, i difensori dei poveri e dei diritti di noi che siamo a faticare sul territorio, puliti e belli.
C'è uno spirito xenofobo, razzista e territoriale nello spirito leghista che non solo mi fa paura, ma proprio mi appesta l'aria.
Ecco qua,l'ho detto. Poi, si puo' discutere di federalismo fiscale, di Roma ladrona e via ,e potremmo anche essere d'accordo, sul tema di un sistema amministrativo vecchio, elefantiaco, clientelare,ecc..
Sono quei quattro mattoni incastrati li', a difesa dell'utile e del particulare di quei due o tre caporioni che non mi piacciono.
Terzo:qua nelle terre rosse, emilialaromagna,toscana, umbria e marche, vorrei vedere veramente qualcosa di sinistra,prima di rincitrullirmi del tutto,e non manca molto.
Cioe', che scomparissero le clientele, per esempio
E quante ce ne sono, di mafiette rossorosa, anche qui.
Che i giovani capaci e seri, puliti e idealisti dessero uno spintone ai soliti ignoti che continuano ad riprodursi per ontogenesi.
Che si ritrovassero quelle spinte di solidarieta' e di rispetto che sembrano temi alieni, visto che ormai quello che conta è solo il tornaconto.
Finalmente, magari alla prossima legislatura.
E nel frattempo, tutte quelle energie che covano, che mal si esprimono nella ristrettezza della grammatica elettorale ,avranno modo di incanalarsi.
Perche', non so perche', dev'essere che sono stata amata da piccola, ma mi viene da ragionare cosi':
'domani è, sempre e comunque , un altro giorno'

domenica 13 aprile 2008

BOLOGNA 2040



Mi paiono tutti tutti giovanissimi, questi del gruppo 'Lo scrittore inesistente',comunità virtuale, osteria virtuale, bolognese di nascita e di adozione, nato attorno alla'Italo Calvino'(storica associazione letteraria bolognese).Avro' modo di conoscerli.
Ho inviato alla loro Redazione un raccontino, 'Bologna 2040 ', che avevo li',me l'hanno pubblicato.Volendo, si puo' leggere dal sito
www.loscrittoreinesistente.com,linkato tra i preferiti qui in basso.
Piccole trame di ragno che si tessono, piccole speranze.

venerdì 11 aprile 2008

LEGHISTI DI CASA NOSTRA


Votero' per il Partito democratico, come tutti a casa mia, non ho alternative, non muoio dall'entusiasmo ma non si puo' far diversamente. Ecco qua, alla luce del sole.Con un po' di quell''aplomb' made in England che ti fa stare a casa tua, rispetto agli eventi pubblici, loro stanno la' e tu qua. E poi, sulle cose nostrane ho già detto abbastanza, e basta e avanza.
Pero' c'è un fatto che non so tacere.
Qua, in Romagna, va forte lo spirito leghista.
Che non ha a che fare con un tema di federalismo, o di territorialità in recupero,per carità.
Qui c'è uno zoccolo duro, impastato di radicalità popolare,di antico spirito di sopravvivenza e di nuovo opportunismo, con l'aggiunta della paura del nuovo, e dell'insicurezza dei tempi. Ne nasce un tipo tremendo, tosto, di bassa levatura, pronto a parare tutti i colpi, tutti i cambiamenti, tutti i regimi, pur di proteggere il proprio steccato.
Per essere poi, beffardamente utilizzato e scaricato da un sistema che di questi tipi qua si fa polpette.Ma lui non se ne accorge,perche' ha da pensare ai casi suoi,che son sempre tra le sue quattro mura.
Pericoloso, il romagnolo doc, da un certo punto di vista, e mi pare che la storia lo abbia dimostrato.
Assemblando idee e tipi che altrove sono o protagonisti o antagonisti, il tipo del romagnolo leghista, territoriale, sciovinista, sta sulle sue. E' una brava persona, per i piu'.
Odia i fronzoli, va sul sicuro,si spaccia per onesto e batte pacche sulle spalle a destra e a manca .
Ne abbiamo avuto uno, che andava in giro a spezzar reni, a insegnar virilità, a sottoscriver trattati e ad appoggiar leggi liberticide,inclini al genocidio, partorite da altri.
Romagnoli , brava gente.

giovedì 10 aprile 2008

ADOLESCENTI IRRANCIDITI


Lo sappiamo, lo sappiamo, che poverelli non è colpa loro, ma insomma, bisognera' cominciare a trattarli come persone, e dire che un po' ,nei limiti, nelle giuste proporzioni, è 'anche' colpa loro.
Se sono ridotti cosi'.
Questi adolescenti-una buona percentuale, non tutti, per fortuna-che sembrano dei brutti vecchi.
Pardon, la parola 'vecchio' è quasi un sacrilegio, in questa sottolineatura.
Diciamo che sembrano dei brutti adulti.
Della freschezza, dell'abbozzo 'in fieri', del fascino di quell'eta' misteriosa e pericolosa, su cui scuole e pedagoghi ed educatori e genitori hanno perso da sempre il senno,questi qua non hanno piu' neanche l'ombra.
Inclini torvamente all'utile, occhi bassi, conti in tasca, ridicole mimesi di tanti 'Fantozzi' frustrati, gia''ab ovo', di quel genere che neppure ci prova ,a vivere.
Della serie, 'tanto va cosi'.Della serie''pariamoci le spalle', per non dir di peggio.
Ma chi li ha prodotti?
Cioe', dove sta il marchio di fabbrica, di questi brutti adolescenti, simil-vecchi,che per riscattarsi altro non fanno che smorfie e pernacchie?
La societa', la famiglia cosi' cosi', il sistema che cade e decade....va be'.....si sapeva.
Ma qualunque sistema animale riesce, in punto di tracollo, a dare un guizzo ,un battito d'ali , un fruscio di spirito.
Questi, poveretti, sono li'.
Carichi di un fututo che li riciclera' come merce avariata , incapaci di una coscienza.
Primo Levi diceva dal lager che è necessario, per sopravvivere, saper dosare le energie.
Questi sono energie disperse, gia' prima di essere messe in moto.
Ma non c'è un nonno, in giro, che li raccolga, che li avvii ad un guizzo di memoria, ad un pensiero?
Non c'è qualcuno che li costringa a fermarsi, per ripetere due parole che siano due, purche' con un senso?
Basterebbe sapessero dire' Nel mare c'è l'acqua salata'.
Oppure:'Mia mamma si chiama Maria'.
Ripetendo piano le sillabe, una dopo l'altra, con il cervello li', presente.
Nelle scuole, invece di sprecar soldi nei corsi di recupero, per favore, assoldate nonni.

martedì 8 aprile 2008

ILLUSIONISTI


Va be' che l'economia è una fiction.
Il famoso buco sulla riva del mare, che l'acqua riempie e svuota.
Dove sia la sostanza,è un bel quesito.
Ma anche una fiction puo' avere una sua dignità.
Per esempio:si fa tanto un gran can-can(era quel bel ballo, amato dal conte di Touluse- Lautrec, insieme alle sue esecutrici) sul tema della privacy, e poi ne succedono di cotte e di crude.
Un mercato selvaggio invade il recinto privato come una novella orda barbarica.
Intanto, ad ogni ora della notte e del di' puo' telefonare a casa tua uno che ti offre le mozzarelle pugliesi, e sempre l'ultima occasione da non perdere, compresa la banda larga che è appena arrivata sotto casa tua,fino allo sbattitappeti e agli appendiabiti di ultima generazione.
In rete c'è di tutto. Sei li' che vuoi mandare una mail a tuo cugino Giovanni e ti compare la pubblicità di un'arrampicata sull'Himalaya, seguita da un'offerta di Viagra, e subito dopo dall'ultimissima in fatto di investimenti, e poi l'ultimo modello di utilitaria,e il top dell'antirughe,e il nemico assoluto degli acari, e poi, via...all'inverosimile.
Il regno dell'assurdo, dell'inutile, della perdita.
Ma dico io: tutti questi giovani che ci lavorano, perche' in questa sarabanda sono impegati solo giovani, ticchettatori selvaggi dei sofware, povericristi immolati sulla scena del vuoto-a-perdere,sfaccendati destinati a invecchiare cosi', tra la fine di un contratto e l'inizio di un contratto,manipolatori di cilindri con il buco vuoto....tutti questi giovani,non si stancano?
Quando erano bambini nessuno raccontava loro una storia di sostanza, un fatterello
su cui far due risate, la trama di qualcosa, di un amore o di un dolore, ed ora che sarebbero adulti sono impiccati li', a dire-Mi scusi,avrei per lei il surgelato della sua vita...-
Ricominciamo da capo, per favore.
Inventando lavori utili,innanzitutto.

lunedì 7 aprile 2008

CHOCOLAT



Quando negli ambienti tira aria bassa,caliginosa e piena di microbi, dovrebbe esistere all'ingresso una distribuzione meccanica di cioccolata.
Quella fondente,meravigliosa, dolceamara, o anche al latte, per ogni gusto,purche' con una buona dose di cacao.
Il cacao va a governare le endorfine del piacere, della piacevolezza, della morbidezza.
E con una botte di cioccolata, anche l'ambiente piu' inacidito dovrebe sciogliersi.
Perche', pur incline alla matematica einsteniana piuttosto che a quella euclidea-non sono convintissima che uno piu' uno faccia due, per intenderci- mi sembra di aver capito una cosa:negli ambienti,quando le infelicità individuali trovano modo di appigliarsi a questo o a quello, per sfogarsi un po', ne vien fuori un parapiglia, una lotta di poveri, un punzecchiarsi dei capponi di Renzo e soccombe sempre il piu' debole, quello che grida di meno, che ha meno bicipiti, che non vuol sporcarsi i panni .
Mi capito' una volta, in un ambiente litigioso, di augurare l'organizzazione di una gita in mare,su una nave,che fosse almeno pronuba e complice di amori.
Ah!!!!! quei bei pettegolezzi classici, divertenti, esilaranti, boccacceschi o anche solo cabarettistici!
Ma dove sono finiti?
Ormai negli ambienti, piccoli e grandi, si vive sul filo del rasoio, guardinghi, miserelli.
Magari ci fossero belle lotte di corridoio, intense, indirizzate a temi,dove ognuno potrebbe recitare la propria parte.I palazzi, in fondo, sono costruiti per gli intrighi, no?
CHi ama l'aria aperta, potrebbe sempre evitarli, a suo comodo.
No, ora nei palazzi ci sono mal di denti, rigurgito alimentare,leggeri strabismi,livori e labbra strette.
Allora non resta che chiedersi :Perugina o Lindt?

domenica 6 aprile 2008

QUANDO SI NASCE VICINO ALL'ACQUA



Quando si nasce vicino all'acqua si porta dentro un marchio,un richiamo, un'inquietudine.
Si deve andare.
Anche se si e' per natura sedentari, domestici, pantofolai, modesti e inclini alla ricerca del riparo. Qualcosa sussurra, dal fondo delle vene, un richiamo al movimento, un'insofferenza all'eccesso di stabilita'.
Vecchissime ed elementari nozioni di antropologia recitavano che i popoli delle coste sono per natura irrequieti, maturano la diversità e il rischio, piuttosto che la stabilita'. Banali nozioni medico cliniche da rotocalco recitano che lo iodio, che si respira sui litorali ,crea sistemi metabolici diversi, rispetto a quelli dell'entroterra.
Vecchi adagi confermati.
Basta per un pomeriggio inoltrarsi nell'entroterra, a trenta chilometri dalla costa adriatica, e si sente avanzare la lentezza.
I vantaggi della maggiore fuggevolezza sono tanti.
Intanto,la fantasia non sara' un antitodo forte alla malinconia, ma quando i pensieri corrono sulla cresta dell'onda, liberandosi, si fanno leggeri, non stagnano, non ammuffiscono.
Resta un buffo quesito:cosa posono avere in comune i navigatori reali, i Marco Polo di ogni costa , con gli inquilini del nostro Adriatico:buffe macchiette dell'improbabilita',piccoli baroni di Munchausen da ombrellone.
Ed inoltre:da quando i pacchetti-offerta per tutti i lidi hanno invaso il mercato, da quando i cieli sono cosi' trafficati e le Costa-crociere lasciano quei segni indelebili, l'acqua salata che corre nelle vene, in realta', si è un po' annacquata di acqua minerale.
C'è, ma ocorre trovarla.

venerdì 4 aprile 2008

CHIAMIAMOLA MARIUCCIA



Chiamiamola Mariuccia, per rispetto della privacy e dei minori.
E' una bimbetta reale,l'ho incontrata stamattina.
Era dietro il banco di un negozio-un bel negozio,belle cose artigianali con un senso-che aiutava la mamma.
-Ma non sei a scuola?- ho chiesto io, che da scuola ero appena uscita.
-No-lei, secca,mentre la mamma alzava di soppiatto gli occhi al cielo.
-Perche'?- ero curiosa, il viso della bimbetta era simpatico, lo sguardo vispo dietro le lenti,sotto la frangia castano-biondo.
La mamma intanto faceva un tentativo, si vedeva che moriva dalla voglia di dir qualcosa.
E cosi' è venuto fuori che:
Mariuccia odia la scuola, proprio non la sopporta,nonostante quella che frequenta sia,a detta di popolo, un'ottima scuola;
lei non riesce a starci, le da fastio l'ambiente chiuso, le puzze insopportabili, il rumore.
muore di asfissia,li' dentro.
- Ma lo sai-ho incalzato io-che alcuni grandi poeti proprio non sopportavano la scuola, esattamente come te? Vuoi che te li nomini? Per esempio un tal Montale,si', uno che di nome faceva Eugenio.
Al suono di 'Eugenio' lei se la rideva sotto ai baffi.
-Anche un altro, qui, delle nostre parti, un tal Marino Moretti,uno di Cesenatico.-
Lei cominciava gia' a non sopportarmi piu', era proprio l'odore della scuola che le dava fastidio.
Adesso i ragionieri dei sistemi non mi dicano che la nostra Mariuccia è una riedizione del Pierino di Don Milani. Ci ha già provato l'attuale Ministro della Pubblica istruzione a rivisitare la scuola di Barbiana e mai gesto fu piu' inadatto ai tempi.
Questa Mariuccia col Pierino di cinquanta anni fa non c'entra proprio un bel niente. E' un'altra cosa, un personaggio di un'altra galassia.
Pero', davvero,che puzza, spesso, nelle aule,tra i banchi e nei corridoi!!!

giovedì 3 aprile 2008

QUOTE ROSA


Non vorrei che qua in Riviera capitasse una di quelle 'contaminatio' tutte nostrane,di quelle che porteranno a confondere le quote rosa nelle notti rosa.
Cioe' in un gran puttanaio.
Mi si perdoni la gergalita', ma di questi tempi non si puo' farne a meno.
Dicevo delle notti rosa.
A giugno dell'anno scorso, sulla scia delle piu' metropolitane notti bianche, è scoppiata qua in Riviera l'ennesima bolla turistica acchiappa-buzzurri-mordi-e-fuggi.
Un'intera nottata all'insegna del colore rosa,a tutto tondo,che ha soddisfatto il giovane promettente politico locale, e per fortuna è passata.
Non paghi,i maitre-a-penser del turismo locale ne staranno gia' preparando un'intera serie, sicuramente coniugabile con quell'altro rosa, quello delle quote, tanto sbandierato in tempo di campagna elettorale.
Ora, dico io, che non a caso sto con le balene, ma siamo sicuri che tutto questo rosa c'entri qualcosa con le donne? E quali donne?
Nello sbandieramento di genere,con tanto di cotillons e bandierine, di pon-pon e di guepierre falso-seducenti, cosa è rimasto alle donne di personale, intimo, delicato?.
La particolarità del sentire sulla pelle, i tempi adattabili ad una maggiore recettività,il richiamo biologico all'accudimento,magari davanti all'azzurro del mare- primigenio, materno,liquido antico per eccellenza-,la complicità dei sussurri,dov'è finito tutto questo, ed altro ancora?
Ecco, dovendo per forza pensare una serata di genere, l'avrei piuttosto dedicata alla luna.
Le quote rosa che ci rappresentino?
Non la vedo benissimo.
Per essere li', qualcosa devono averla combinata.Magari hanno bruciato una frittata per la fretta.
O dietro le quinte, si sono prese a scapaccioni, per decidere chi rappresentava chi.

martedì 1 aprile 2008

NON VOGLIAMOCI MALE


Quando le parole mi danno fastidio, devo parlare del mare.Cosi' forse riesco anche a mettere bene le virgole.
Perche' nessuno mi inganni ,nessuno mi dica che con le virgole ci azzecco. Con le virgole non ci azzecco mai.Sara' che la penna,pardon la tastiera, mi prende la mano, e spesso vado, sul filo dell'onda.
Poi me ne accorgo,ma non ci torno mai su.
AHHhhhhhhhh!!!!!! Il mare!!!!
Qui le virgole possono impazzire, la punteggiatura corre in libertà.
E pensare che non è mica semplice descrivere il mare.Perche' uno dice'onda', e si immagina di aver gia' fatto. Invece di onde ce ne sono migliaia di tipi. Riccioline, tenui, leggere leggere, mosse dalla brezza, quasi invisibili, sotto la superficie, e via via, fino a quelle attirate dalle lunazioni su, nel movimento morbido, lento,pacato della sera. E poi ancora le onde parlano, gridano, squittiscono, rumoreggiano, fanno versi, intonano canti,sussurrano versi.
Seguono i venti, le eco sotterranee,comunicano e vibrano,sentono l'altra parte del globo e rispondono.Non si finirebbe piu', solo con la parola 'onda',e ci fermiamo alle soglie delle tempeste,quando le sirene cantano e fanno imbizzarrire i flutti.
E cosi' con la parola 'colore'.
Ci si puo' mettere li', con la tavolozza dei vocaboli, e tentare la mimesi di quelle tante sfumature.
Non si finisce, non si sta dietro al mutevole susseguirsi delle pennellate, basta un soffio, e la parola di un attimo prima è gia' vecchia.
Mi dicano, i signori retori,come puo' il linguaggio imbrigliare la vita,se non riesce neppure ad incatenare il ricciolo di un'onda del medio Adriatico.
No,non vogliamoci male.
Quando siamo stanchi, per favore, parliamo del mare.