mercoledì 30 gennaio 2008

RE PIPPO


Abbiamo confuso il mondo, noi Italiani ,con questa storia della repubblica, della Costituzione,della democrazia.Quasi quasi ci credevamo anche noi.
Quando poi' è spuntata la storia dell'Europa, e dell'euro che ci ha salvato dal tracollo latinoamericano, ci sembrava di poter andare a braccetto con gli amatiodiati cugini francesi, o ci pareva che con due o tre biciclette ad uso pubblico i nostri comuni verderossi avrebbero potuto in breve tempo far le scarpe a Copenaghen.
Errore.
Perche la nostra amata Patria in realta' è una monarchia, ed ha anche il suo re facente funzione. Cioe' Pippo Baudo.
Chi piu' di lui, soddisfa infatti l'italico sentire, quell'anelito biancorossoverde che sventola nei cuori dello stivale, al ritmo dell'inno di Mameli?
'Fratelli d'Italia, /L'Italia s'è desta /dell'elmo di Scipio/ s'è cinta la testa'
E lui, in capo alla cordata, a guidare, con Sanremo,tutto il 'bon ton' italico,quel poco che ci rimane.
Decoroso, professionale,perfetto, un vero mattatore del piccolo schermo.
Ed è sul piccolo schermo, si sa, che si giocano le nostre sorti.
A ' Porta-a-porta' si fa buono o cattivo il meteo nazionale,si eleggono autori e si creano tendenze,si assolvono peccati e si patentano ortodossie .Nei salotti strappalacrime si rinsalda quel buon cuore che tutti ci invidiano, insieme al parmigiano reggiano.
In quei due o tre titoli impregnati di politichese si sistemano le 'pruderie ' vetero e cosi' via.
Ma è a Sanremo che si gioca la partita, molto piu' che quella della domenica o del Milan contro la Juve.
E' li' che si fa l'Italia, anche se ancora s'hanno da fare gli italiani.
E a Sanremo, il re è lui.
Colui che riesce,come re Mida, a trasformare ogni situazione in una buona situazione.
La situazione della sorella di Celentano non è buona, e neppure quella del suo lavandino, lo diceva sere fa l'Adriano a tutte le famigliole-oddio! stavo dicendo 'famigliole',ma non so cosa ci sta dietro questo vocabolo, ,meglio non indagare-
La situazione di re Pippo è buonissima.
Altroche' il reuccio di Arcore! Troppo compromesso, troppo chiacchierato
Lui no, re Pippo è una sicurezza,l'unica, forse, che ci è rimasta, in questo inizio di millennio, in questo nostro bel Paese.
L'unico che puo' farci far bella figura davanti al mondo.
Riforma elettorale?
Un sistema ci sarebbe:portare i 'chaiers de doleance' direttamente a re Pippo.

martedì 29 gennaio 2008

BLOCCO DI STOMACO


Non ditemi che adesso ci piazzano un altro Ministro della Pubblica Istruzione.
Che mentre i Dirigenti scolastici hanno appena finito di spiegare a eserciti di docenti rimbambiti e stanchi il meccanismo dei debiti-crediti-recuperi-puo' venir fuori uno che tira una riga su tutto e poi si ricomincia da capo, cioe' dalle tre famose 'i'-inglese,informatica...e la terza? ...non me la ricordo-Fattosta' che il massimo dell'Inglese che ho visto imparare a Rimini durante la scorsa legislatura è stato 'How are you?' scandito alla romagnola, per non perdere il vizio da metropoli balneare legata alle sue origini. Che quasi quasi, con le destre al governo, New York diventava Nuova Iorche, come in quel racconto di Sciascia, 'Il lungo viaggio' dove un manipolo di poveri illusi torna , dopo giorni e notti di mare ,al punto di partenza.
Ma chi lo dirà, a scuola, che si cambia marcia di nuovo?
Quali balle ci tocchera' sentire, nei prossimi mesi?
Con i ragazzini sempre piu' allucinati,le second-life che impazzano,le mamme cariche di meches e le colleghe che continuano la tiritera della sintassi che ahime' non c'è piu'-dov'e' finita-come- andremo- a -finire- senza il condizionale- passato -e -senza -un-po'-di-regole-.
Io,dove si andra' a finire non lo so.
So solo che se potessi darmela a gambe, nel senso classico di svignarmela ,proprio cosi',senza 'a' ne' 'be',sarei felicissima.
Magari, poi, entrando dalla porta di servizio, quella da cui passano i bidelli,gli inservienti, i rifornitori,potrei smerciare sottobanco i blocchi dei miei vecchi progetti di scrittura, le riflessioni sul linguaggio vissuto, i dubbi sull'insegnamento della storia e via discorrendo.
Cosi' no, cosi' ci sta solo quel vecchio adagio yoga':il respiro ti respira',ovvero:'cerca di sopravvivere,che non val la pena prendersela'.

E a proposito di prendersela, cioe' di carica emotiva delle notizie:ma quei titoli a lettere cubitali sulla Sanità degli orrori in Calabria ,come ce li digeriamo?
Con una canzonetta di Sanremo?

sabato 26 gennaio 2008

GIORNATA DELLA MEMORIA

Domenica 27 gennaio 2008,Giornata della Memoria



Le anime dei morti,
quelle bocche di desiderio
che tu tieni tra le tue mani
che ardono di colpa e di bontà infinita.
.....
quelle tue mani che non seminavano nulla
buttavano colombe nello spazio,
gente che moriva senza dire parole
perche' avevano nella gola
il gorgoglio delle tue labbra.
............

(Alda Merini, da 'Cantico dei Vangeli')



venerdì 25 gennaio 2008

CI SONO FANTASMI


Ci sono fantasmi che covano nella memoria antica,alcuni fanno paura, rendono inclini a chiudersi, a proteggersi,
Uno è il fascismo.
Come me lo hanno raccontato in casa, come l'ho raccolto dalle memorie e dagli stralci di cronaca , quando lo vedevo in formule nuove, di riproposta modernità.
-Quando in Cile Pinochet fece il golpe, in casa mia fu un giorno di grande malinconia-
E' chiaro che ora,all'avvio del terzo millennio,si devono pensare formule avveniristiche,ibridi storici finora sconosciuti, non ci si puo' riferire a vecchi modelli che covano nella nostra mente.Non sara' mai 'quel fascismo' che abbiamo conosciuto
Questo è un tempo nuovo ed inquieto,chissa' cosa ci prepara.Eppure ci sono alcune categorie storiche che portano a quella soluzione,un'ipotesi di 'tutela' autoritaria, sotto mentite spoglie.
Gli ingredienti storici sono:instabilita' della vita collettiva, insicurezza economica , venir veno della fiducia nelle istituzioni,particolarismo e corporativismo, una massa giovanile manovrabile e pronta ad accendersi per il miglior offerente,per il mago piu' accattivante, oligopoli che determinano tra le quinte il corso degli eventi , una presenza culturale faraginosa, tendente all'estetizzante, al venduto, al parcellizzato,fiumane di impulsi popolari irrazionali e misticheggianti, poca etica e un'estetica malata.
Quando ieri sera ho visto ai tiggi' le macchine di giovani che scorazzavano per la capitale inneggiando alla caduta di questo governo-ora gia' ex- mi sono venuti in mente questi fantasmi.
Fantasmi di un possibile ,vicino futuro in cui la nostra vita collettiva-la vita collettiva di un paese ingovernabile, difficilissimo e variegatissimo-possa essere consegnata ad una forma nuova di fascismo del terzo millennio.
Perche' temo che quello che in giro la folla chiede sia proprio questo:essere irreggimentata,godersela per quello che si puo',chi puo',alla faccia degli esclusi dal banchetto, non guardare piu' in la' del proprio naso,fuori chi chiede e boia chi molla.
E se anche l'Italia andasse verso nuove elezioni politiche, quello che pavento è ancora peggio:che ,dopo perdita di energie, tempo e denaro, si vedrebbero riciclati i soliti papabili, come i padrini che Sciascia descrive sulla terrazza, a godersi beatamente il giro di valzer della storia.
Quella storia, in cui, per dirla con un altro siculo, 'tutto cambia perche' niente cambi'

giovedì 24 gennaio 2008

LA MEGLIO GIOVENTU'


Con questo mio ultimo libro'Pane a colazione' è destino che abbia a che fare solo con giovani, mai toccano i trenta, arrivano a malapena ai ventisette.
Giovanissimi i collaboratori della Casa editrice-e voglio soprassedere su miei rimuginamenti in merito al servizio della stessa-;giovanissime le lettrici che mi aiutano a presentarlo, e il pubblico di ieri,tutti amici di mia figlia;giovanissimi i gestori di un locale a Rimini dove giochero' in casa a fine febbraio. E via dicendo. Giovani giornalisti, e attori in erba, e curatori di servizi vari,mi è piombato addosso quel mondo della generazione 'Erasmus' e me lo sono cercato.
Si', perche' questo mio libro è per loro.
D'accordo che le prime ottanta pagine vedono l'incontro lento, orchestrato su deja-vous, di due oltre gli 'anta', diciamo la mia generazione con tutti i suoi conti sospesi,ma per favore, non fatemi fare quella che scrive di vecchi compagni di scuola infelici ,oppure che si fa paladina del 'no' al celibato dei preti-si', perche' dimenticavo di dire che ci ho infilato anche un prete,e infelice, per giunta-
Non so di sociologia, ne' di morale,ho solo intrecciato fili di intuizioni, il liberta'.
Dicevo ,i giovani.
E' partita proprio cosi'.
Loro lo sentono nell'aria, mi paiono incuriositi,sentono che è un gesto d'amore .
Chissenefrega del marketing.
Vada come vada, ci mancherebbe che me ne curassi piu' di tanto, faccio quel che posso e basta e avanza.
Mi rimane un po' di malinconia, e per due motivi:
perche' la solitudine, che sto praticando nel mio lavoro ormai in pianta stabile, è bella ma va confermata con allegria, e non è semplice;
perche' il mondo giovanile mi accora, lo vedo come una grande prateria senza edifici a fondamenta , solo capanne, qua e la',battute dal vento. Nel libro la storia di Luca e Marina 'finisce' bene, ma rimane sospesa.
Come la continuerei, ora?-l'ho scritto due anni e passa fa-
Mamma mia, ho paura anche di respirare, davanti a questi futuri.
Avrei paura di pesare ,anche solo con la piuma di un pensiero.
Non penso, non voglio pensare,me ne sto in disparte, a vedere cosa accade


martedì 22 gennaio 2008

AMICI CANI







Lasciatemi pensare i miei amici cani, amici dolcissimi e fedeli, intelligenti e malinconici.
Ci vedono, ci guardano, ci sentono,hanno bisogno di noi e ci subiscono.
Ci accompagnano nella nostra vita con ostinata fedelta' , tollerano i nostri errori e le nostre fissazioni, ci interrogano muti ma non interferiscono.Hanno una dignità religiosa nel dolore, logiche di relazione limpide, dove l'aggressività è un dato ineliminabile di natura, che ci ricorda la sua eco ferina .
La loro gioia è sincera.
Stanno bene con i bambini e con i vecchi, spesso risolvono solitudini e sono per sempre.
Peccato che la loro esistenza è cosi' breve, troppo breve, e anche qui loro sono migliori di noi, ci ricordano che la vita passa, che solo la tenerezza rimane.
Chissa' se c'è da qualche parte un paradiso dei cani.
Dove possano scodinzolare festosi, correre e ruzzolarsi sull'erba, e poi stare accanto all'amato padrone, a venerarlo in silenzio, aspettando.
Ma cosa aspettano, i cani?
Aspettano e basta.
Hanno dentro la nostalgia del creato,quella malinconia che fa essere insufficienti tutte le cose,quello struggimento per cui ogni soffio di vita anela a qualcosa che lo completi.
Loro si accucciano e meditano ,su questo gran quesito dell'universo.
Poi, con un senso perfetto della relatività, si levano di scatto, e cambiano direzione ai pensieri, se arriva un buon odore, o lo scricchiolare seducente di un biscotto.

lunedì 21 gennaio 2008

NON SIAMO NATI OGGI




Mi chiedo sempre-quando apro il manuale su quel periodo storico-cosa avesse capito della 'Prammatica sanzione' -l'ordinanza regia con cui l'imperatore d'oriente Giustiniano ,il 13 agosto del 554, dette avvio alla dominazione bizantina su parte d'Italia, dopo la rovinosa guerra intrapresa contro i Goti.-il povero bifolco italiano affamato e scrofoloso.
Guerra nefasta,come sempre le guerre ,ma questa ancora di piu', che aveva ridotto l 'Italia a una terra desolata, abitata da sparute combriccole di disperati,scrofolosi e allucinati, con una speranza di vita media che non superava i vent'anni. Lui, l'Imperatore di Bisanzio, non poteva fare a meno dell'Italia per tante ragioni-e si sa che prima le guerre si fanno, poi si vanno a cercar ragioni-, ma la ragione prima era che l 'Italia aveva il Papa.E, avendo lui a modello quella monarchia teocratica in cui il potere temporale e quello spirituale raggiungessero il massimo grado di compenetrazione, va da se'la necessità della conquista di una terra che era la casa del potere religioso per antonomasia . Volonta' precisa dell'Imperatore era rendere i vescovi strumento delle esigenze del governo.Infatti furono estesi i loro poteri politici che erano intimamente connessi al potere di influire sull'orientamento dottrinario della Chiesa.
Dottrina e potere politico sposati per sempre.
Chiesa romana alleata, Papa-alleato significava, all'inizio del Medioevo, garanzia di stabilità di dominio sulla sfera spirituale e,volendo, anche possibilità di attivare quella politica cesaropapista che gia' Costantino aveva avviato ,con buon acume di accorto politico.
Cioe', convocando il Concilio di Nicea nel 325 e impicciandosi-lui medesimo-addirittura di questioni sottili come la natura umano-divina del Figlio , aveva capito per primo che una salda politica imperiale poteva esistere, da ora in avanti ,solo se sposata a quel potere papale che cominciava a splendere fulgente sull'Europa cristiana.
E la storia prosegue, e chi ha voglia di studiare vada avanti.
Dicevo,di quel povero italiota scrofoloso e belluino, sopravvissuto al massacro della guerra ventennale tra Goti e Bizantini, cosa avra' capito e della Prammatica Sanzione e di quel magistrale 'Corpus iuris', il corpo di leggi che lo stesso Giustiniano aveva voluto .
Preso poi com'era di sicuro a suon di botte dai gabellieri imperiali che andavano a riscuotere le tasse pesantissime che sappiamo.
Non lo possiamo sapere, come la vedesse, lui affamato e abbruttito,ne' lui ne' i suoi figli.Non sapeva scrivere, ne' leggere e tanto meno far di conto. Stava a testa bassa, a piangere e tremare. Poco piu' di una bestia.
Eppure siamo sicuri, e non c'e' argomento che lo confuti, che era un essere umano.
Ne' piu' ne' meno del papa re e del divino imperatore di Bisanzio.






domenica 20 gennaio 2008

NEBBIA E CORIANDOLI




Nebbie di fine gennaio, nebbie di febbraio, attese consuetudini della Valpadana, quando si sposano con la sirena del faro,qua sulla costa, imbottiscono la città in una coltre d'ovatta, i pensieri si accomodano in un momentaneo letargo.
E'carnevale, ogni scherzo vale, tanto vale ridere ,nelle giornate tediosose ,cosi' grige che il sole, se apparisse all'improvviso, farebbe l'effetto di una 'fiction' orchestrata ad arte.
Siamo abituati da secoli seculorum alle nebbie di febbraio.Le vogliamo cosi', ci proteggono e ci affratellano,infradiciano le ossa, ma ormai non siamo piu' sicuri di granche'.
Con le interperetazioni che corrono, nuove ogni giorno e sempre piu' ovvie,oppure vecchie e inacidite e con le presunte verita'di turno pronte a guerreggiare tra di loro, forse ci scappa che la nebbia fa bene a qualcosa.
Magari solo alla fantasia, ma basta anche cosi' , in fondo.
La fantasia è la scintilla che accende i nostri pensieri, la fiammella che colora la nostra grammatica grigia.
Vogliamo che sia,quello che ci rallegra,ecco tutto.
Che quell'amico sia una amico sincero, che la nostra famiglia sia una roccia, piantata nell'eternita', che quelle due o tre idee siano sicurezze che nessuno ci potra' mai sottrarre.
Ci copriamo di palpiti d'aria , perche' cosi' è piu' dolce guardarsi l'un l'altro.
Che buffoni quelli che corrono a gridare a gran voce che loro sanno gia' tutto.
Che maschere grottesche.
Gridano che hanno in mano anche il nostro destino, che loro sanno.
Noi, qua nella nebbia, sappiamo proprio poco.
Ci piace un sussurro, un colore, uno sguardo. Abbiamo un sospetto,azzardiamo una frase,mentre il carnevale del mondo rumoreggia e gli abiti sono tanti.
Blasonati o poverelli, mendicanti o miliardari ,sapienti o ignoranti, sono appena un poco piu' in la', dopo la coltre soffice, dopo il ritmo cantilenato del faro.





sabato 19 gennaio 2008

DITTATURE


Ci sono solitudini di cui si parla nelle frattaglie della cronaca, per dovere di circostanza, tra una prima e una terza pagina di notizie che corrono sulla bocca di tutti,proprio a margine, si puo' leggere del tale o del tal altro che poveretti hanno quella disgrazia in casa, o che ,non potendone piu', hanno commesso l'irreparabile.
Situazioni che si crederebbero tutelate dai moderni 'welfare', dove il 'welfare 'esiste ancora, oppure da reti di associazionismi volontarie, dove ci sono. Suvvia, nel terzo millennio, esiste la fame planetaria, esistono le guerre tribali e del petrolio, ma il poveretto vicino di casa ha almeno la mutua, e un'assistente sociale due volte alla settimana,almeno nel nostro vecchio mondo.
Invece il montare automatico e rovinoso delle moderne solitudini sta compiendo una curva esponenziale.
Potrei stilare un lungo elenco di persone sole e malate,che si arrabattano per mantenere la dignità, chiuse tra quattro pareti, dimenticate da dio e dagli uomini.Persone che hanno dato, che potrebbero ancora essere preziose al viver comune.
Giovani, e meno giovani, anziani e vecchi. Famiglie che incollano eroismi e piccole ragionerie quotidiane in cui l'aiuto pubblico si fa sempre piu' insufficiente e flebile.Davanti ai quali la gente che passa gira lo sguardo e incrocia le braccia.
Ognuno ha il suo.
Famiglie in cui gli affetti sono stati devastati da un incidente stradale, o da una malattia comparsa troppo presto, da chissa' diavolo cosa o semplicemente dal tempo che rovina .Da qualcosa nel piccolo nato di cui la madre si è accorta dopo qualche mese, come in una rivelazione.
Quando l'amore dei preti , dei filosofi dei poeti e dei costruttori di buoni proponimenti si è scontrato contro una carne tenera, indesiderata e mal nata.Quando è capitata una cosa che non si sarebbe mai pensata possibile.
Dove una persona è improvvisamente diventata un calvario.
Un padre si è trasformato in un neonato da accudire, una madre in un corpo morto da non odiare.La gioia di una nascita in una dannazione.
Situazioni e situazioni. Nomi che non pronuncio per rispetto.
Alcune, persone spendide e colte, coraggiose e capaci.Ci provano, ci provano a cavarsela, e nessuno lo sa.
Si vorrebbe, dopo tante chiacchiere, che almeno avessimo per certo un livello di tutela minima:che il malato terminale avesse assistenza come meglio gli aggrada, che l'anziano solo trovasse compagnia, che il bambino autistico avesse attorno a se' l'universo che gli spetta.
E ' il limite di civiltà appena sufficiente oltre il quale non si dovrebbe andare.
Su questo si misurano democrazia, liberta' e benessere di una socialità.
Su questo ci si puo' chiedere se si sta vivendo o no in libertà o in dittatura.
Dittatura è una parola grossa, ma calza e ci sono due o tre cartine di tornasole che la rivelano .
Una è proprio questa:l'emarginazione e la solitudine dei perdenti nel meccanismo che avanza.

giovedì 17 gennaio 2008

MITI POPOLARI / IL GOLEM




Se qualcuno che passa da questo blog sa qualcosa del mito del Golem, per favore mi dica se ho capito bene in cosa consiste.
Ho capito che il detto mito è il nucleo narrativo di una tradizione orale del centroeuropa e si raggruma attorno alla storia ebraica di Rabbi Low,che attorrno al millecinquecento ideo' un fantoccione d'argilla che poi riusci' ad animare.Tale fantoccione si comportava come un donzello di casa, faceva i lavori domestici, insomma era utilissimo. Ando' avanti cosi'la storia non so quanto, finche' un successore di Rabbi Low non riusci' piu' a gestirlo, e il Golem, da stupidone meccanico e innocuo, divenne un potente distruttore, dotato di vita propria.
So che le versioni sono tante, e attorno al nucleo centrale si è organizzata la tradizione del romanzo gotico.Da qui Frankestein e giu' giu', fino ai Pokemon con cui giocano i bambini di oggi.
Io l'avevo capito, leggendo un libretto -con alcune storie, alcune delle tante, intorno al mito del Golem-che avevo comperato in una sinagoga a Praga,come la grande metafora dell'opera dell'uomo che ,se non moderata, si rivolta al suo costruttore,assumendo vita propria.
Mi aveva intrigato, a suo tempo, perche' mi affascinano le storie che nascono dalla carne dei popoli, dalla lunga macerazione dell'intelletto contro l'amaro e difficile viver quotidiano.Anche perche' sono convinta che i veri eroi siano quelli che nessuno indica al fragore delle cronache, quei tanti,ignoti ,pieni di fantasia e di passione, che se ne vanno cosi', lasciando talvolta queste belle storie, che rimangono, e ritornano e ritornano ancora.E' un bel mistero affascinante, quello della memoria popolare.
E basti pensare all'Iliade e all'Odissea,per capire di quali gioielli stiamo parlando.
Dicevo, il Golem.Il fantoccione che sfugge e si trasforma in mostro.
Perche' mi viene in mente ora?
Semplice.Non si capisce bene a cosa serva tanta di quella roba che c'è in giro.Mai come ora vedo attorno a me un intasamento di beni inutili.
Sembra, piuttosto che un servizio, una proliferazione abnorme, come un enorme pianta carnivora che divora chi le si avvicina.
Basti pensare ad alcuni titoli.
Diciamo alcune parole:
'macchine'-ed ecco una distesa infinita di automobili inquinanti, invadenti, di difficile smaltimento, una volta in disuso-;
'media'-ed ecco l'impero dei net-work, le lotte tra magnati dell'etere-;
'economia'- ed ecco le multinazionali, le logiche occulte,le progettualita' nemiche invece che amiche,l'inquinamento -.
Cosi', se si espande il criterio ad altri campi.
Diciamo altre parole:
'divertimento',e viene in mente lo 'tsunami' dell'industria preposta ad esso ;
'religione', e compaiono lotte di potere, guerre,conventicole, signori incappucciati,interessi ,un parolame a diluvio,sceneggiate,carnevalate ;
'amore', e nessuno si ricorda piu' da dove eravamo partiti.
E cosi' via.
Il fantoccione del mito mi viene in mente anche perche' è carnevale, mi piacerebbe vederlo su un carro allegorico, a ridere di noi.


lunedì 14 gennaio 2008

COSA NE DICONO I PESCI


In una località della costa adriatica a due passi da casa mia,detta Rivabella-che vorrebbe dire riva bella, cioe' piacevole, deliziosa,gradevole-sabato pomeriggio 12 gennaio 2008,attorno alle ore 16, ha spiaggiato un enorme pesceluna, lungo due metri e pesante sette quintali.
Avvistato da un ragazzo che correva sulla spiaggia, vani i tentativi di rianimarlo.
Al momento la grossa carcassa è affidata agli operatori della Fondazione Cetacea.
Il 30 gennaio 2005, a pochi chilometri piu' a nord, in una località detta Viserbella ,spiaggio' un grosso cetaceo .La spiaggia era innevata, e la grossa carcassa era una chiazza scura ,abbandonata da una tempesta tra la riva e la battigia.
Un anno dopo le cronache europee recitavano della balena del Tamigi, mostro domestico incagliato nelle acque dolci di uno dei simboli della nostra civilta'.
'Stoconlebalene',lo dice questo blog.
Ho scritto della balena del quarantatre', e di quando venne qua,sempre a due passi da casa mia-un capodoglio femmina- c'era la guerra, e la povera gente la vide comparire come una visione, con gli occhi gonfi di mare.
Ho scritto di Mary G.,il delfino orfano della sua educatrice, Tamara, uccisa dal gesto di un folle a febbraio del 2007.
'Stoconlebalene' e vorrei rimanere in silenzio, a guardare questi essere viventi, misteriosi e magnetici, che vengono a morire sulla nostra costa domestica e sfruttata.Che ci vedono vivere, e 'sentono' i nostri stridori.
Cosa li muove, quale segnale d'allarme, quale vibrazione delle profondità degli abissi li percuote.
Di quali pericoli ci vogliono avvisare, con la loro presenza muta.
Ci ricordano la parte acquea del mondo, la piu' difficile da possedere, la piu' misteriosa e libera.
Segnali di equilibri ecologici violati, segnali biblici di tempi cattivi,mostri di tutte le fiabe, memoria di una natura silente che ci accompagna e respira.




domenica 13 gennaio 2008

PENTOLE, LIBRO,UN PO' DI ARTE OFFRESI




Devo comportarmi con questo mio ultimo libro come una venditrice di padelle triplo -inox, è l'unica maniera perche' qualcuno lo legga.
Pensarlo come un oggetto da piazzare sul mercato, a dispetto di tutto e tutti.
Rischio mitomania?Pazienza. Narcisismo?Non è un gran peccato. Tempo perso? Meglio qui che a gridare in classe:'Adesso non fatevi del male!'
E allora via.
Schede alla stampa locale, in ballo due presentazioni imminenti(a Bologna,nei locali di Giraldi Editore Via San felice 18, il 23 gennaio, a Rimini da organizzare,forse il 10 febbraio).
Lettere alle scuole-in fondo l'ho scritto pensando ai giovani-,lettere agli amici.Francobolli e buste.
-Senti, me lo trovi qualcuno che vuole dire due cose ?E qualcuno che legge un passo o due?..No, questo non so chi sia, non gli ho mai parlato...e questo mi pare cosi' lontano dal mio genere... e....-
Ma si dovra' far cosi', poi?
-Quanto ci rimetti, questa volta? -mi dicono allegramente a casa.
Enzo e Margherita avevano appeso ad una parete della cucina, vent'anni fa ,una striscia di Linus: in una notte buia e tempestosa lui usciva a spedire il manoscritto e poi... aspetta e aspetta, gli arrivava una lettera priva di riferimenti:'Gentile autore, per favore, non ci disturbi piu', la ringraziamo molto, ma evitiamo di comunicarle il nostro indirizzo, cari saluti'
E' cosi' che mi incoraggiano, a casa. Pero' sono dei gran signori, guardano a distanza e non mi hanno mai messo bastoni tra le ruote.
Solo mio fratello azzarda: -E questa volta, quanto ti hanno chiesto'?-
-Niente,gli rispondo, questa volta per la pubblicazione niente, mi hanno addirittura cercato loro,ma poi...-
-Ma poi?-
-Ma poi la situazione si è un po' sfaldata , la gestione editoriale non era cosi' robusta, ho dovuto provvedere al codice ISBN, e alle bandelle, e al critico bolognese, e...forse alle pizzette salate, perche',sai, quelli che vengono a sentire, dopo i turni in ospedale ,avranno una gran fame...-
-No!!!.
-Si'-
E che stress. Palpitazioni, un po' di ansia,doversi esporre,forse mi dovro' anche comperare un vestito nuovo.
Di sicuro avro' tra la 'claque' : gli amici di infanzia e due o tre vecchie ex-colleghe di mia mamma a Rimini; gli amici di Margherita-e già è un miracolo - e qualcuno di passaggio a Bologna. Un vecchio professore di greco e la libraia a Cesena.Un'amica di Venezia ha detto che vedra' cosa puo' fare.
Ma si fara' cosi', poi?
Non lo so, ma una cosa è certa:devo crederci.
E poi, ho gia' pronto un altro lavoro, e allora non resta che sfruttare anche il piu' flebile soffio di vento,inseguire l'attimo fuggente e andare. E ai posteri l'ardua sentenza.












venerdì 11 gennaio 2008

CI SARA' UNA RAGIONE


Ci sara' una ragione, se le badanti che accudiscono i nostri vecchi sono cosi' sveglie, sanno tutto di noi, registrano i nostri movimenti, i nostri pensieri, i palpiti delle nostre sopracciglia.
Un mondo di donne che sanno la loro e raccolgono i residui di una civilta' che finisce.
Noi glieli affidiamo, perche' dei nostri vecchi ce ne stiamo liberando.
Non ci sono colpe, non ci sono mai colpe, quando le cose accadono piano piano, e quasi nessuno se ne accorge.
Nei parchi, quando c'è un filo di sole, dietro le tendine delle finestre, quando la stagione è inclemente, aggrappati al braccio di queste donne che, comunque siano, sono loro vicine.
E li guardano, parlano con loro, raccolgono le loro fantasie, i loro piccoli deliri,i tremiti delle loro membra rinsecchite.
C'e' un'intesa , un codice muto,una situazione,un lembo di vita circoscritta,di qua ci siamo noi che corriamo, che andiamo al lavoro o passiamo di fretta.Di la', c'è quella zona d'ombra, quell'attesa, quel guardare attraverso una fessura di realtà che sta fuggendo.
Non ci sono bambini attorno,a scherzare , a raccontar frottole, a mostrare l'irrealtà dei giochi virtuali,in una alfabetizzazione reciproca-quella di cui parlava Tullio DeMauro, uno degli ultimi grandi vecchi fortunati-
No, i bambini scalpitano nei loro recinti,negli hangar dei centri commerciali, nei doposcuola, nelle palestre,nei corsi di-tutto-un-po' studiati a protezione dal mondo .
A scuola c'è chi insegna loro la storia, la memoria, e quante volte Romolo ha detto a Remo di farsi piu' in la' e di non oltrepassare il famoso tracciato.
La storia fugge, negli occhi un po' vuoti dei nostri vecchi.

martedì 8 gennaio 2008

DIMMI TU LUNA


Luna dei poeti, luna calante, luna crescente, luna d'oriente , luna del primo mattino,luna della notte piena ,dimmi , tu luna, come ci vedi,quaggiu', puzzolenti e confusi, agitati e sgraziati.
Tu immobile, eternamente uguale, luna dei sogni, luna degli sbruffoni,luna della follia, luna della nostalgia.
Ci agitiamo negli affetti, fatichiamo per vivere ed essere onesti.
Rincorriamo da appena nati la nostra salute,finche' ci accorgiamo di averla perduta, e allora sognamo quella che credevamo di avere.
Beata te, che rimani, pallida, a guardarci, e neppure sorridi, e se sorridi, lo fai tra te e te stessa.
Conosci i nostri errori,vedi il nostro inizio e la nostra fine, ci accompagni dove noi non sappiamo, e li' rimani
Velata, alle prime ore del mattino, turgida, quando il cielo è cupo e sereno, diafana e trasparente sul mare, a rimandare un'immagine che culla i pensieri e allontana le ansie del giorno.
Dimmi, tu luna in ciel,cosa sara' di noi, e di questo andare,come maturera' il tempo , e cosa ci sara' qua, in questo punto esatto, fra solo qualche decennio.
Tu luna amica,dolce presenza,furtiva e tenera, sui tetti delle case, dopo gli arbusti dei rami, sopra il cemento e le montagne di oggetti accatastate ai bordi delle città.
A cullare un amore che nasce, a guarire un amore che muore.
Birichina, sulle nostre peripezie.

domenica 6 gennaio 2008

MASCHERE ANTIGAS


Che vergogna,si ha poca voglia di spendere energie per questa nostra Italia,davanti a temi come questi delle discariche in Campania.
C'è poco da sofisticare, vecchie memorie di letture anni settanta davano segnali di previsioni certe. Il problema dello smaltimento dei rifiuti sarà un punto -chiave per interpretare il nostro pianeta-recitavano.
Mi chiedo come sia possibile che in un piccolissimo centro della Romagna, Sogliano sul Rubicone, dai rifiuti ci abbiano ricavato l' oro, un welfare per i pochi residenti degno di sistemi svizzeri.
Non è un problema tecnico, quello dei rifiuti campani, è un problema politico. Camorra ,ndrangheta, boss, cupole,mi vergogno di essere italiana. Ed ho un'ulteriore inquietudine sottopelle: anche qua, a casa mia, a Rimini, girano sistemi malavitosi:bancari, di riciclaggio, 'mani sulla città', microcriminalità organizzata,ecc...
Nella provincia del mondo, dove tutto deve essere 'normale', appetibile, vendibile, rasserenante gira di quel fradicio,di quel genere che tutti sanno e nessuno sa documentare ma è certo che c'è.
No, si ha poca voglia di essere 'anime belle', e avevo appena detto su questo blog del mio nuovo libro,è chiaro che per queste iniziative totalmente gratuite, 'a perdere', ci vorrebbe almeno un po' di aria buona da respirare,attorno.
Gia' è difficile, infilare un lavoro 'extra' tra le fatiche quotidiane, crederci in modo adulto.

Ci vorrebbe-oltre ad un amico ad ogni angolo, come recita la canzone-ossigeno in giuste dosi .
Che ti facesse andare con leggerezza.
E invece ,per uscire di casa, occorre la maschera antigas


sabato 5 gennaio 2008

PANE A COLAZIONE


D'accordo che il popolo vuole brioches surgelate, ma questa volta ho da offrire solo pane a colazione, cioe'
'PANE A COLAZIONE',romanzo, che ho pubblicato per i tipi di Giraldi Editore di Bologna.
Nelle librerie dal 14 gennaio.

Cosa dire in un blog?
Ricopio una scheda di presentazione.

'Si puo' leggere come una trama che si dipana nell'ultimo secolo e si affaccia al nuovo millennio.
Si puo' leggere come la ballata di un giovane amore che non sa morire.
Oppure come un canto di nostalgia,corale, tratteggiato a tinte pastello dalla provincia italiana ai tetti di Gerusalemme,passando per Parigi e per una misteriosa cittadina del Nord Europa.E si ha l'impressione che con l'ultima pagina ci sia solo una pausa,che la narrazione possa riprendere alla prima occasione.Che sia possibile, in un futuro dai contorni incerti, percosso da brividi di inquietudine,continuare a parlare di sentimenti,di destini, di giovani eroi '

Trama:

In una mattinata qualunque dei nostri tempi,in una cittadina della pigra provincia italiana,si incontrano dopo tanti anni due vecchi amici,Giovanna e un prete, don Marco.
Il loro incontro si protrae in lunghe passeggiate nei luoghi della città-identificabile,tra le righe,in una Rimini ripulita dalle orde turistiche e lontana dalle immagini dell'ultima modernità-nella prima parte del libro e riporta i due personaggi al loro passato,remoto e piu' recente,delineando in controluce la storia d'amore di Eli e Clara,due vecchi amici di entrambi.
Clara, che anche don Marco ha amato,non riuscendo a vincere il conflitto-che in lui si è fatto negli anni male di vivere-tra il suo 'io'reale,appassionato e vitale e la sua ideologia religiosa;Eli,,affascinanate giovane ingegnere israeliano.
Si inserisce poi vivacemente nel racconto,con un ritmo piu' veloce,la vicenda di Marina e Luca:figli della precedente generazione,ad essa stretta da legami parentali ed affettivi,ma proiettati verso un futuro incerto e tutto loro,alla ricerca di loro stessi e di una propria definizione.La loro vicenda scorre tra luoghi geografici diversi e riapproda, in un finale momentaneamente lieto,a quella provincia pigra in cui si era aperta la narrazione.
La ricerca del padre,che muove Marina,-che in questo caso è rappresentato in modo quasi mitico dall'affascinante Eli- è uno dei motivi'forti',insieme alla domanda filosofica sul senso dell'esistere,sempre presente tra le righe,che pare trovare risposta nella figura di un lontano parente di Giovanna,evocato come esempio di equilibrio ideale ed umano.In lontananza,accennato a tinte pastello,pulsa il mondo,con i suoi conflitti inevitabili e le sue sofferenze.E su tutto,mentre il tempo scorre e tesse la sua tela,ponendo le generazioni inevitabilmente a confronto,scivola l'eterno canto dell'amore ideale,sempre inseguito, mai raggiunto.

martedì 1 gennaio 2008

VIVA ZAPATERO



Mi è piaciuta la dichiarazione d'amore di Zapatero alla moglie, comparsa ieri sui quotidiani, pareva sincera e appassionata.
Viva Zapatero.
Ma confesso che mi sono piaciute anche le immagini di Sarko e la Carla Bruni, randagi per la Valle del Nilo. Senza riflessioni , ovviamente, come se vestissi i panni di una esperta di 'gossip' internazionale, di quelle che fotografano l'attimo. Amore, libertà, gioia di vivere e l'attimo che fugge. Del diman non v'è certezza. Mi piacevano e li invidiavo anche, un po',per quella carica si sensualità che emanavano le loro immagini.
Invece Zapatero parlava di certezze, di contratti affettivi a tempo indeterminato, lui, il difensore strenuo della laicità dei diritti.
Del resto con gli stranieri continuo ad intendermi a meraviglia, anche a distanza.
E se butto giu' due o tre conti, tra i miei amici e conoscenti,quell'ormai ristretto manipolo, campeggiano gli stranieri,potenziando le gia' confuse origini familiari.
Da parte paterna, uno stuolo di emigrati in Brasile, fine ottocento, poi in parte rientrati, con tutto il carico di leggenda che uno immagina.
Piu' recente,un secondo cugino, ricercatore oncologo di fama internazionale negli States,la' naturalizzato con discendenza .
Da parte materna, parenti naturalizzati a Buenos Aires, Argentima, dagli anni trenta del secolo ventesimo.Esther,cugina della mamma,ormai settantenne, compare periodicamente a Rimini.
Poi una zia praghese e un legame parentale quarantennale con Praga, la Moldava,il gulash,quel buon soldato Sve'ik ,eccetera.
Amici:vecchissimi amici scozzesi, continuano a scrivere le figlie; M.N., iraniano, sposa una vecchia amica di liceo,naturalizzato riminese,mio marito è anche stato con lui in Iran, qualche anno fa,persona splendida,lavora nel turismo come dirigente;M.H, irlandese,ingegnere delle fibre ottiche, marito di un' antica vicina di casa,con un carrello di titoli letterari-si sa, gli irlandesi non li batte nessuno, con la letteratura-quante ne avrebbe da dire, su noi italiani -e parlare con lui di Shakespeare o di Joyce è come andare a nozze.
Questi i piu' stretti,poi ne ho altri.
Con gli stranieri ci si capisce in un attimo, anche se si capisce male la lingua. Veloci, sintetici,liberi da impaludamenti cronicizzati.
Noi italiani-'noi'?- siamo bizantineggianti e bigotti, odoriamo di sagrestia e di mafia.
Quando lavoravo in un istituto a sfondo linguistico-turistico speravo di migliorare almeno il mio vecchio inglese,se non di diventare poliglotta,invece ho seguito per anni la sintassi dei pettegolezzi nostrani.
Volete che non sappia che ognuno ha i suoi limiti e che è facile veder bene l'orticello altrui, da lontano?
Che per esempio nel nordeuropa bevono un sacco. Ma si sa ,e lo sanno anche loro. Del resto, 'nemo profeta in patria' .
Pero',per una che ormai viaggia pochissimo come me-forse mi rifaro', tranquilli-, questa sensazione di grande familiarita' e naturalezza con gli stranieri è bella.
-Spanish?-continuava a chiedermi a Praga, un agosto di dieci anni fa ,un gioielliere vicino alla Piazza vecchia, quella dell'antico Municipio con l'orologio, quando io continuavo a chiedergli il prezzo di un paio di splendidi orecchini , con quelle loro granatine rosse, anticate.
-Spanish?-
-No, italiana,-rispondevo io,mentre pensavo se potevo permettermi l'acquisto, e mio marito aggiungeva tra i denti:-Ecco, ti riconoscono anche qui-