giovedì 18 giugno 2009

LA BOLOGNA DI FAETI




Sto leggendo 'L'estate del lianto', prova narrativa del professor Antonio Faeti,esperto maximo di narrativa per l'nfanzia su scala europea.
Bologna.
La Bologna di Faeti,rivisitata con gli occhi di un bambino orfano di madre gia' all'eta' di quattro anni, è un luogo magico di luci ed ombre,è la citta'-patria, il luogo dell'apprendistato del vivere.
Il piccolo'Topi' e i fratelli la abbracciano, intrisa di letture, di immagini, di passaggi che la fantasia proietta sulle pietre rosse ,negli antri cupi, ricreando un mondo di fantami reali-irreali.
La Storia.
Madre anch'essa,ventre in cui si dipanano i giorni dei ragazzetti che sanno guardare con stupore al di fuori di se'.I soldati, il dopoguerra,gli abbecedari e i fumetti, le saponette palmolive e il primo numero di 'Epoca',è una carrellata di visioni concretissime e affascinanti, ricche di rimandi dotti che il professore non ci risparmia.
La compassione.
C'è tra le righe il sentimento forte della compassione.L'orfano non ha maturato rancore, anzi.
Ha maturato un caldo senso di paternità ,facendosi lui stesso padre dei suoi alunni :prima di scuola primaria, per sedici anni, poi universitari,fino ai percorsi di formazione per educatori, librai ,fino agli ultimi progetti sulla grammatica della fantasia.
Bologna,amata,madre e sorella,che si respira dentro ogni riga.
La citta' che è stata,la citta' che la fantasia vorrebbe proteggere dalla dissoluzione del presente.
Una città in cui i bambini potessero ancora aggirarsi, a inventare avventure.