giovedì 15 maggio 2008

CLANDESTINA/MENTE


Serena, un'amica di mia figlia, attualmente a Strasburgo per un master sui diritti civili, mi aveva promesso un'intervista sul tema dei migranti e dei rom in particolare. Non so se si ricordera'.
Se passa da questo blog, glielo ricordo.
E' ora che i giovani capaci e intelligenti mostrino a dito il mondo nuovo, che pulsa sotto la scorza di questa schifezza fatiscente e traballante.
Sono convinta che c'è, è solo questione di qualche decennio.
Ma queste menti clandestine devono emergere, devono poter contare, devono furoreggiare, finalmente.
Pulsioni positive si agitano anche nel baraccone -scuola.
I ragazzi non sono tutti fradici, come vorrebbero la stampa e il solito ignoto che si straccia le vesti perche' un altro sport non l'ha mai conosciuto.
Con questi adulti che si ritrovano, i ragazzi fanno mediamente magie.
Anzi, quelli conclamati peggiori alla fine sono sempre i piu' generosi e svegli.
Il piu' è riuscire a sopravvivere alla sarabanda.
Io, sinceramente, non ho paura.
Non ho paura dei cambiamenti , ne',se fosse possibile, avrei paura di buttare all'aria questo vecchio schema.
Non avrei paura neppure di andarmene, se fosse possibile.
Ecco, a ben pensarci, i sentimenti che proprio non conosco sono la paura e l'invidia. Dev'essere una questione chimica,che poi non vuol dire essere migliori.
Di certo ho visto piccole e grandi socialità organizzarsi attorno a questi due sentimenti,con risultati ridicoli.
L'ansia, si', mi prende spesso: negli ambienti troppo chiusi, dove circolano aliti pesanti.
Quando faccio la fila alle Poste, o nel mezzo del traffico,e quando mi pare di non riuscire a fare qualcosa,di non arrivare in tempo.
A dire il vero, a non aver paura, ho sempre trovato persone che mi hanno voluto bene e gli sconociuti dopo due minuti erano noti. Del resto, a volte basta guardare di straforo le persone, per 'sentire' come funzionano.
Mai avuto problemi dagli sconosciuti,sempre intrecciato rapporti di simpatia e fiducia.
Direi che il mio ideale di socialità è un ideale migrante,il massimo dell'occasionale, il massimo del libero.
Come mi accadde circa ventisei anni fa, quando strinsi un' incredibile amicizia con le persone che per un inverno avevano preso con me il locale Bologna-Mirandola.
Lavoratori pendolari, poveri migranti, ognuno con il suo sacco di stracci, in viaggio, ogni mattina, come si poteva, a ridere di noi e delle nostre magagne.
Si', forse l'essere umano rimane nomade, e quando si stabilizza gli vengono strane idee.
O no?