sabato 19 gennaio 2008

DITTATURE


Ci sono solitudini di cui si parla nelle frattaglie della cronaca, per dovere di circostanza, tra una prima e una terza pagina di notizie che corrono sulla bocca di tutti,proprio a margine, si puo' leggere del tale o del tal altro che poveretti hanno quella disgrazia in casa, o che ,non potendone piu', hanno commesso l'irreparabile.
Situazioni che si crederebbero tutelate dai moderni 'welfare', dove il 'welfare 'esiste ancora, oppure da reti di associazionismi volontarie, dove ci sono. Suvvia, nel terzo millennio, esiste la fame planetaria, esistono le guerre tribali e del petrolio, ma il poveretto vicino di casa ha almeno la mutua, e un'assistente sociale due volte alla settimana,almeno nel nostro vecchio mondo.
Invece il montare automatico e rovinoso delle moderne solitudini sta compiendo una curva esponenziale.
Potrei stilare un lungo elenco di persone sole e malate,che si arrabattano per mantenere la dignità, chiuse tra quattro pareti, dimenticate da dio e dagli uomini.Persone che hanno dato, che potrebbero ancora essere preziose al viver comune.
Giovani, e meno giovani, anziani e vecchi. Famiglie che incollano eroismi e piccole ragionerie quotidiane in cui l'aiuto pubblico si fa sempre piu' insufficiente e flebile.Davanti ai quali la gente che passa gira lo sguardo e incrocia le braccia.
Ognuno ha il suo.
Famiglie in cui gli affetti sono stati devastati da un incidente stradale, o da una malattia comparsa troppo presto, da chissa' diavolo cosa o semplicemente dal tempo che rovina .Da qualcosa nel piccolo nato di cui la madre si è accorta dopo qualche mese, come in una rivelazione.
Quando l'amore dei preti , dei filosofi dei poeti e dei costruttori di buoni proponimenti si è scontrato contro una carne tenera, indesiderata e mal nata.Quando è capitata una cosa che non si sarebbe mai pensata possibile.
Dove una persona è improvvisamente diventata un calvario.
Un padre si è trasformato in un neonato da accudire, una madre in un corpo morto da non odiare.La gioia di una nascita in una dannazione.
Situazioni e situazioni. Nomi che non pronuncio per rispetto.
Alcune, persone spendide e colte, coraggiose e capaci.Ci provano, ci provano a cavarsela, e nessuno lo sa.
Si vorrebbe, dopo tante chiacchiere, che almeno avessimo per certo un livello di tutela minima:che il malato terminale avesse assistenza come meglio gli aggrada, che l'anziano solo trovasse compagnia, che il bambino autistico avesse attorno a se' l'universo che gli spetta.
E ' il limite di civiltà appena sufficiente oltre il quale non si dovrebbe andare.
Su questo si misurano democrazia, liberta' e benessere di una socialità.
Su questo ci si puo' chiedere se si sta vivendo o no in libertà o in dittatura.
Dittatura è una parola grossa, ma calza e ci sono due o tre cartine di tornasole che la rivelano .
Una è proprio questa:l'emarginazione e la solitudine dei perdenti nel meccanismo che avanza.