sabato 2 maggio 2009

LA VOLPE E L'UVA




Noi 'scrittori' di provincia siamo belli e puri,giochiamo il gioco delle menti libere,non ci pieghiamo ai poteri in qulasiasi veste ci si presentino.
Eppure...
Il grillo parlante mi dice che c'è qualcosa che andrebbe verificato.
Se pubblichi un libro e te lo leggono in cinquanta se va bene, ti affanni a fare presentazioni tra le zie e le cugine delle amiche, telefoni ai vecchi conoscenti per chiedere un parere, fai poi presto a dire:'Che schifezza il mercato,tutta roba precotta.E i critici? Puah! Servetti di quelle due o tre 'lobbies' di venditori'
Gia'.
Non la vedo chiara.
Il mercato c'è,l'ideale sarebbe una dialettica sana,entrarci e rimanere se stessi, avere l'opportunità di migliorare e di rendere fruibile il proprio lavoro.
Se vale va,altrimenti resta.
Nella demonizzazione del mercato ci puo' stare una forma di falso pauperismo,il senso di colpa del falso povero che non ha coraggio.


Mi hanno detto almeno in tre:'Dovresti fare una scuola di scrittura americana,per imparare i ritmi narrativi, le cesure, le sintesi'.Varrebbe la pena andare al cuore dell'Impero e misurarsi'(Come se il cuore dell'Impero fosse dietro l'angolo!)
Mi hanno detto in due :'In quello che scrivi c'è una forte pulsione anarchica,una congenita antipatia verso ogni forma di potere,un forte ideale libertario
Mi hanno detto diversi:'Non è credibile l'assenza di realta' , una scrittura priva di riferimenti certi'
Mi hanno detto altri:'Il bello di quello che scrivi è la sospensione tra il sogno e la realta', i riferimenti vaghi'.
Ringrazio di cuore tutti quelli che,persone squisite e referenziatissime, hanno fatto la fatica di leggere quello che scrivevo.
Consigli preziosi,non so come,ma ne faro' tesoro .Questo è un bellissimo gioco.


Accidentaccio, ma questa uva non è ancora matura per me,pero'!!!!