martedì 22 aprile 2008

LA VITA FA RIMA CON LA MORTE


'La vita fa rima con la morte', Feltrinelli, i narratori,è l'ultimo libro di Amos Oz.
Un brutto libro,nel senso di 'privo di belluria', come direbbe Giorgio Calasso,direttore di Adelphi.
Un libro non dolce, non delicato, non poetico.
Costruttivo ed inquieto, quasi un piccolo trattato sulla scrittura e sul nesso scrittura-vita.
Come dire qualcosa di ancestrale, un problema che sta alle origini del mondo, ma riproposto in una Tel-Aviv di oggi,con alcuni personaggi che emergono dall'afa, dall'odore di sudaticcio che tutto pervade,da un senso di fastidioso disfacimento: un malato terminale,le sue urine,quello che era stato, una cameriera,un figlio costretto ad accudire nottetempo la madre disabile,l'assenza di una socialita' propositiva.
Personaggi che si fanno tali, se lo scrittore li afferra e lui,che non riesce ad uscire dalla penna, vive ogni cosa come scrivibile e li afferra. In un'alternanza disincantata e posseduta con solida coscienza professionale,nei giochi al rimbalzo vita-libro, si fanno avanti con le loro concretezze spesso sgradevoli, sempre umanissime, mai trasfigurate , afferrati da quell'eterna mania che tutto trasforma in letteratura, quasi un tocco di re Mida.
La tecnica è quella del romanzo-non -romanzo, dei personaggi in cerca d'autore e dell'autore in cerca di personaggi. La 'fabula' esiste, tra le righe di queste cento pagine, il suo centro è dato da un rapporto stralunato ed occasionale,descritto in modo onestamente e sinceramente virile, tra lo scrittore e una sua ammiratrice, una trentacinquenne bruttina e sola di cui lui sa scoprire risvolti sensuali e teneri per qualche ora.Lei, che emerge tra la rosa dei personaggi che lui 'vede' durante la serata di presentazione di un suo libro. Il resto è una una sequela di domande irrequiete che fanno seguito a quella iniziale.
Perche' scrivi.
Quale è il compito delle tue storie
..in quanto artista, com'è che la tua vita personale non è cosi' tumultuosa?
Ed è pur vero che 'esistono risposte pregnanti ed esistono risposte evasive, di risposte semplici e dirette no,non ce ne sono',ma in queste cento pagine frigge l'ansia di trovare un senso. Qualche risposta compare quasi di passaggio, alla fine, quando si legge una sorta di visione negli occhi di un morente,la visione di una terra felice,oppure nel ricordo di un vecchio insegnante che sa dire con impeto che compito della letteratura è creare bontà,lenire per quel che si puo'-contrariamente alle tendenze morbose,autocompiacentesi delle nuove generazioni, aggiunge-
No, non è un bel libro, ma avevo bisogno di far funzionare un po' i pensieri, ecco,in un'oretta di lettura ci sono riuscita.