domenica 25 novembre 2007

RIMINI,VENEZIA,LA MODERNITA'


Esco di casa e vedo nuove colate di cemento, fronte mare.Un paesaggio anonimo e destinato a restare disabitato, non rimane che dirigersi verso l'acqua e continuare a scrivere.Perche' una città che si interroga sulle sue forme future rimanga almeno nei nostri pensieri.
Ripropongo un mio intervento su 'Il Corriere Romagna' di agosto.


'Rimini, Venezia e la modernità

Passeggiando tra le calli, tra Dorsoduro e Canareggio, con una vecchia amica di liceo-romagnola, che vive a Venezia da trent'anni e passa-si parlava di modernità e Rimini.
-La modernità è nel DNA dei riminesi-diceva lei,ricordando un vecchio episodio della sua infanzia,lo zio che la portava a bordo di una seicento a vedere il grattacielo di Cesenatico.
Modernità, grandi opere,irrequietezza del fare,costruzione di schemi che azzerano gli anfratti e i ripostigli, a Rimini c'è LAMERICA.
-Venezia, invece,ha la vocazione della forma-aggiungevo io-sara' perche' Bisanzio significa l'eredità dell'alessandrinismo,sara'..
Rimini, Venezia,che bel confronto.Cosa ci lega?
Intanto l'Adriatico,un Adriatico addomesticato,che tra le calli emana odore di sale e ricorda il Mediterranao solo quando l'acqua è alta,altrimenti è palude,ipnotica memoria di una morte certa.
E in Romagna è il mare finto ed abusato,che ogni tanto si rabbuffa e fa volar via tutto quanto,come in quelle collere che i romagnoli conoscono,e bene.
Venezia ha le gondole,e noi i poveri 'mosconi.Loro la Mostra del Cinema,ma noi Fellini.Loro la Biennale,e noi il Trecento riminese, e una miriade di pittori nostrani, sconosciuti e bravissimi.
E il turismo, ugualmente devastante,con la differenza che il barista veneziano rimane immobile,quello riminese lucida le scarpe agli avventori in segno di devozione,i negozietti dietro Piazza San Marco vendono chincaglierie finto-Murano e qua da noi,nei 'suk' tra Via Pascoli e Marebello,con la paccottiglia ti danno anche la piadina.
Forse, a questo punto,due schemi fallimentari entrambi, con la differenza che a Venezia la gente ci va 'comunque',da tutto il mondo- e i cinesi che hanno cominciato ad impossessarsi dei localini tipici lo sanno-qua comincia a venirci solo per abbuffarsi di eventi mordi-e-fuggi-e i cinesi hanno capito anche questo, e zitti zitti stanno occupando il centrocittà.
Gli altri orientali,poveretti,la' a Venezia sono dei malcapitati nelle grinfie dei gondolieri che si proclamano padroni assoluti del turismo-ne ho visto uno, di brutti episodi, e mi è bastato-.
Almeno qua a Rimini si balbetta di ipotesi di legalità degli abusivi,magari senza rimediarci granche',ma si prova a guardare ad un futuro cui non è possibile sfuggire.
A Venezia no, i nobili,veri o presunti,si fanno la 'manicure' davanti al Canal grande,magari disquisendo ancora di classe operaia.
Eppure siamo cugini,e il confronto è piacevole.
Chissa' se Marco Polo,che ha osato tanto,comparendo a Rimini nel nostro tempo se li ritroverebbe a muso duro,i nostri inossidabili 'pataca', a dargli dello snob.
Chissa' se invece c'è una ispirazione delicata, lineare e sfuggente,dietro il luogo comune della solita Rimini:perche' qua,uscendo dalla laguna,il mare ,aprendosi, porta fantasia e anche delicatezza del sentire,non solo slancio futurista verso la modernità.'