venerdì 6 agosto 2010

IL POMODORO DEL DAY-AFTER


Forse siamo gia' al day-after,post-liberismo,post-globalizzazione,post-mobilita' e post-precariato.
In senso di 'status' a trecentosessanta gradi,lavorativo, familiare,mentale.
A volte capita di ascoltare alcune trasmissioni radiofoniche assai piu' perspicaci di quelle televisive,indicatrici di questa tendenza.
Per esempio ne ho ascoltata una avente a tema:'L'adozione degli orti ',che in realta' si allargava anche all'adozione di animali.
Ne usciva una pennellata futuristica,degna di un paesaggio post-atomico,in cui persone diverse per estrazione e collocazione geografica,organizzandosi via-web,tessono ragnatele di auto-sostegno,di mutua,reciproca riappropriazione dell'essenziale per vivere.
Per esempio la verdura e la frutta.
Mi sono sfuggite le indicazioni,cioe' gli indirizzi-mi pare un 'punto' sia addirittura sull'Appennino,ma chi fosse armato di buona volontà non stenterebbe a rintracciare detta rete.
Del resto, gli individui,massacrati da un sociale cosi' inattendibile, devono pur vivere.
Come i pesci, che sott'acqua,in tempo di guerra,pian piano si moltiplicano comunque,si anfrattano,creano guizzi vitali,tra gli ordigni caduti sui fondali,a dispetto dei tempi cattivi.
Cosi' il brulichio della terra continua a fermentare,nonostante gli spazi asfittici,le parole abusate.
Germi di futuro covano,caparbi.