sabato 3 gennaio 2009

di MARINO MORETTI 'I PURI DI CUORE'




Esiste a Cesenatico 'Casa Moretti', con tanto di calendario di eventi,aperta i festivi , 15,30/18,30,ma trovare in libreria, qua in Romagna, un'edizione delle prose di Marino Moretti è impresa non da poco.
Si vende di tutto, si stravende ancora di piu',ma tra i 'desaparecidos' dell'industria editoriale ne mettiamo un altro, questo grande del Novecento italiano.
Marino Moretti.
Ho riletto il romanzo giovanile 'I puri di cuore' con grande emozione.
Cesenatico, anni venti del ventesimo secolo.
Esce nel 1923 e ricordiamo che nel ventidue ci fu la marcia fascista su Roma.
La storia 'grande' entra di straforo in questa narrazione densa, pesante, sorella della prosa tozziana di 'Le tre croci','Il podere '...',ma entra nelle vene dei personaggi, che non ne sono esenti, macinano un andare fatale degli eventi che li travolge, da cui tentano di proteggersi.Pur di straforo,la incastra, non lascia spazio ad orpelli, a vezzi fantasticheggianti, a deviazioni.E' la cruda realta della vita che avanza.
L'ambiente una famiglia un tempo mediamente benestante,con una madre, due sorelle,di cui una gia' emigrante in America .L'altra la raggiungera', con il marito, un bell'avventuriero.
Due fratelli maschi :Matteo, caricato dalla natura di eccessi mentali-schizoidi, diremmo oggi-, Luca, il prediletto,il dolce, la vittima, il puro di cuore.
C'e' poca speranza nel dipanarsi di questa narrazione, piuttosto la percezione della fatalita' incombente, per sfuggire la quale l'appiglio fittizio, esorcistico, magico della religione ha piu' la parvenza di un dato antropologico debole.
Quello che resta forte è la religione della casa, il culto dei nomi degli oggetti, curati con forza di affetto e con precisione filologica.
Una comunità di vinti, come gia' i personaggi verghiani de 'I Malavoglia', alla quale la storia fatta dai grandi non regala,non apre varchi. Solo un povero sagrestano, accolto dal prete per pietà nonostante un passato di mazziniano combattente, ricorda che altrove qualcuno macina idee di libertà,le introduce nel solco ripetitivo e plumbeo di questi destini.
Per lui i veri santi rimarranno in eterno Saffi, Armellini e Mazzini.
Anime vaganti, sentimenti forti,maschere tragiche.
Si stenta a credere che il Moretti contrabbandato a scuola per poeta di serie B,sconosciuto ai piu',abbia questo genio potente nella prosa.
Forse, lui stesso commenterebbe cosi' questa mancanza:

'..Io non ho nulla da dire.


Aver qualcosa da dire
nel mondo a se stessi alla gente.
Che cosa? Non so veramente
perche' io non ho nulla da dire.

Che cosa?Io non so veramente
Ma ci sono quelli che sanno
Io no-lo confesso a mio danno-
non ho da dir nulla ossia niente.

.......

( da 'Il giardino dei frutti', 1915)