mercoledì 12 novembre 2008

NEBBIE DI NOVEMBRE


Ci sono momenti in cui i cuori onesti sono costretti dalla forza delle cose ad uscire dalle proprie nebbie personali, dal riparo che sono andati costruendosi per sopravvivere.
Nella mia città,bastarda,amataodiata, è accaduto ieri a mezzanotte un fatto che mi fa uscire dalla mia nebbia ovattata di poche speranze, di tentennamenti verso un futuro che non distinguo, di tempi ormai prevedibili , per me, che non danno scampo alle euforie miopi e divertenti della prolungata giovinezza,di ricerca dei miei scogli, cui aggrapparmi per continuare a navigare fermandomi di tanto in tanto a riposare.

Tre balordi hanno dato fuooco ad un clochard che incontravo quasi tutti i giorni, uscendo dall'istituto dove lavoro.
Lo incontravo silenzioso e pacifico, chiuso in una sua misteriosa dignità ,con gli occhi grandi e buoni.Su di lui si erano accavallate notizie biografiche contrastanti,che concordavano tutte solamente sul solito evento di non ritorno, causa principale di quel genere di esistenze,la morte della moglie.
Via da me la retorica dei poveri.
I poveri rompono l'anima ,ma questa categoria di poveri, cosi' poetica e sempre piu' numerosa,esseri che il meccanismo ha vomitato fuori dai suoi ingranaggi , è ormai parte dell'arredo urbano,loro non chiedono altro che di esistere, ci sorridono, al massimo, per farci sentire ridicoli, ci ricordano che c'è un paradiso cui tutti aspiriamo, e che forse loro, li', saranno sicuramente i primi.
Noi, poveri, di qua dal muro, ad arrabattarci con le nostre ubbie.
Il clochard, di cui tutti hanno parlato è stato scientificamente, brutalmente aggredito da tre ignoti in una parte della citta' dove c'è anche un centro -studi, che comprende tre istitui tecnici, un liceo e una scuola media.
Il nulla.
Come se non fosse accaduto, ho visto lo stesso film che vidi quando in un'altra mia scuola uccisero sulla spaiggia un poveretto e la vita continuava ad andare, la gente si affacciava dalla finestra, prendeva il caffe', rideva e la' c'era quel lenzuolo bianco.
Neppure un momento di silenzio, neppure un pensiero.E pensare che solo ieri c'era una bella agitazione,qui da me commentata con favore, una ventata di energia per il futuro, di richiesta di un sistema educativo non in svendita.
Stamattina, a mezzogiorno, sono passata davanti a quella panchina,la panchina dove qualcuno ha dato fuoco a quella persona, era una scena laida.
Un vaso di fiori, due scarponi ,alcuni lumini disseminati a terra, a segnare un evento di morte,due o tre donne che blateravano la loro,un ubriaco che diceva che i ragazzi non c'entrano,un uomo alto che scattava qualche foto alla panchina maledetta sullo sfondo di un discount.
Oggi pomeriggio partira ' la sceneggiata dei buoni sentimenti, in cui ognuno accampera' per se' frasi belle,con le varie sigle , tutte in prima linea ,a dire la loro.
Io mi vergogno, vorrei non essere mai passata di li' e gia' queste parole mi pesano, mi paiono troppe.
Cosi' ritorno ai casi miei,che nel loro intimo profondo rimangono comunque attraversati dai casi di tutti,sperando solamente di non aver contribuito, anche alla lontana, a questo fatto.