domenica 30 dicembre 2007

C'E' UN TEMPO


C'è un tempo per piangere , e un tempo per ridere, un tempo per la disperazione e un tempo per la speranza.
Dedico ad un tempo che penso di grande speranza e a due persone questi miei auguri per il 2008.
A due giovani:
Bilawal, il figlio diciannovenne di Benazir Bhutto, assassinata alla fine di dicembre 2007 in Pakistan.
Non voglio ,per ora, sapere niente di lui,ho paura che mi deluderebbe,so che in quella sua collocazione, alle sue spalle, tessono i fili della politica , della diplomazia e degli intrallazzi internazionali.Non so della sua vita,ne' dei suoi pensieri.
Mi basta quella faccia, e quella frase, che cade come un botto di pace,in cui nomina la democrazia.
Il mondo ha bisogno di miti, e ai giovani eroi non si chiede altro che di fare la loro parte,in momenti in cui anche l'angolo piu' insignificante della terra ha bisogno di loro.
Dai miti desiderati e necessari a volte occorre stare ad una certa distanza,altrimenti si sciupano.
L'altro giovane è Giuseppe Demasi, anni ventisei, la settima vittima dell'incendio della fabbrica torinese.
Neppure di lui so nulla,solo che aveva un anno in piu' di mia figlia e che è morto bruciato vivo,dopo ventiquattro giorni di agonia. E' morto sul lavoro alla fine del 2007,in Italia.
Di lui vorrei pensare una cosa, e soprattutto dirla a tutti quei signori paludati di certezze,cappe sante ed ambiguita':vorrei che per lui esistesse un'aldila' di felicità ,una bella terra felice in cui godersela.
Non credo che esista, non sono sicura neppure del contrario, ma se un giovane muore cosi', una qualche direzione la storia la deve pur avere.
A tutti quelli che van cianciando di dio,e di etica, e di morale, che telefonano al loro dio su linee privilegiate, fatte apposta per loro, e tengono partite iva di entrate e uscite di messaggi dal cielo,dico di guardare questi due giovani,bene ,in faccia e di consumare ,nell'interpretarli, tutte quelle energie e quelle parole che di regola buttano al vento ,causando solo grandi fastidi a chi è costretto a seguirli.
Ma anche ai responabili degli uffici di marketing e soprattutto ai loro capi,quelli che costruiscono a tavolino immagini generazionali e a fine settimana vanno a sfangare la noia sui loro panfili o nei loro festini 'privee'- e loro ,almeno, lasciano in pace dio , e quando qualcuno di loro sprigiona sex-appeal e lascia intravedere un briciolo di cervello ci fanno anche una bella invidia, lo confesso.-
Buon 2008 a tutti, di cuore.

sabato 29 dicembre 2007

CARTOLINE DA UN FUTURO


Penso ad un futuro possibile,per esempio tra cento anni, un fine dicembre 2107.
Immagino alcuni titoli.
FAMIGLIA
La famiglia mononucelare, monogamica, sara' stata sostiutita da unità territoriali di convivenza, ordinate da sistemi amministrativi che riconosceranno i diritti civili acquisiti.Chi fosse affezionato al vecchio 'modus vivendi', lei, lui ,l'ipotetica prole, potra' avere opportunita' di integrazione
SCUOLA
La vecchia scuola di stampo ottocentesco, quella che permane tuttora,avra' ceduto il passo a sistemi di formazione articolati,di auto-apprendimento e di auto-formazione.Impostati in gradualità e mobilità, in spazi e tempi diversi.
I modelli di massa-le classi.gli organici,ecc.-sopravviveranno finalizzati all'educazione alla cittadinanza(la vecchia 'educazione civica,tradotta in imperativi assai elementari: 'pulite quando usate il bagno','non parlate in trenta alla volta' 'non fate lo sgambetto al compagno, che' potrebbe battere la testa','guardate, questo è un banco e non una caramella',ecc)
MEDICINA
Sara' avviata una diagnostica virtuale,tutta fondata su sofisticati sistemi di soft-ware,per ridurre al minimo l'invasività degli interventi..
Equipe di ricercatori e di scienziati avranno ,con sforzi eroici, resa pubblica l'idea che non esisite una medicina che non consideri l'ambiente.
Orde di 'lobbies'professionali e farmaceutiche saranno in perpetua sommossa.
PSICOLOGO
Sara' un servizio 'a-la-carte',diffuso in modo capillare ed in tempo reale nelle diverse situazioni.Lo psicologo dei centri commerciali, lo psicologo dei luoghi di divertimento,lo psicologo delle agenzie di credito, ecc....
Chi controllera' la sanita' di questo esercito di psicologi?
Sistemi di controllo statali, o anche organismi autoeletti, in assemblee periodiche, da unità territoriali.
Sempre di piu' l'ordine professionale degli psicologi, fara' suoi motti della serie:'Lascia stare il can che dorme', oppure:'Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino', e interi vademecum di consigli sul saper vivere:'Non uscire nelle correnti se sudati', 'Non stare al computer dopo pranzo',ecc.ecc...
RELIGIONE
Sara' il trionfo delle sette.
Le tre grandi religioni monoteiste continueranno a cercare di andare d'accordo, con risultati scarsi
POLITICA
Affidata a tecnici, superato il vecchio impaludamento ideologico, nel bene e nel male.Spesso i super-tecnici saranno dei perfetti****,e continuera' ad esserci chi non ci casca.
CEMENTO E RIFIUTI
Non sapendo dove smaltire ne' l'uno ne' gli altri, saranno avanzate gare d'appalto con ricchissimi premi.
Vincera' in assoluto chi risolvera' l'antica sciarada:'Dove va la nostra immondizia?'
POVERI E RICCHI
I poveri saranno sempre di piu' e sempre nuovi.Controllati dalle stanze dei bottoni secondo l'antico adagio'panem et circenses', che vuol dire 'come organizzare il rincitrullimento di massa'.Sara' guerra tra i grandi net-work del divertimento a tutte le ore.
VECCHI
Pochi vecchi aristocratici ,detentori della memoria storica, saranno tutelati da sistemi statali di mantenimento.
Raffinatissime indagini, elaborate e complicate tavole rotonde avranno resa popolare la vecchia massima degli ottantenni frequentatori di osterie, che una civilta' non esiste senza memoria.
Focolai di terroristi cercheranno di diffondere virus di alzahimer
INCAPPUCCIATI
In realta' il potere reale sara' in mano a conventicole di incappucciati(e per fortuna saranno incappucciati, altrimenti che gran brutto spettacolo quelle loro facce!)che creeranno dietro le quinte i trambusti necessari e gli 'scoop'utilizzabili al fine del proprio automantenimento.
IDEOLOGIE
Dopo le ideologie forti, dopo il pensiero debole, dopo gli'ismi' e i 'teo'eccetera, vigerà il vecchio motto di Rossella O'Hara, da 'Via col vento':'Domani è un altro giorno'

venerdì 28 dicembre 2007

ERA SOLO IL 2003


Era solo il 2003, era di marzo e c'era da tempo lo spettro della guerra in Iraq.
A scuola se ne parlava molto, eravamo un gruppo di buoni amici, ed era venuta fuori un'iniziativa che chiamavamo'antologia della pace'.
Non era che un'occasione per riflettere, chiedersi in modo naturale, semplice ed urgente, il perche' della guerra nella storia, e insieme cercare di capire 'questa' nostra storia, la nostra contemporaneità.
Ci siamo voluti molto bene,con quel piccolo gruppo di amici, ancora ci vediamo ,per una pizza, o per scherzare di noi.
E intorno i ragazzi capivano che facevamo sul serio, non c'erano ne' 'se' ne' 'ma'.
Un tentativo approssimato ma da protagonisti, e mentre io curavo un piccolo libriccino, sapevo che era quello il modo giusto per dire parole,assemblare punteggiature, tirar giu' periodi in quella situazione e in quel momento.
Era solo il 2003, e intorno c'erano i cortei per la pace. Pacifisti, qualunquisti,ingenui, quello che ti pare, ma se ne parlava.
Un mio vicino di casa, un signore di origine piemontese e di fede evangelica-il figlio, naturalizzato americano,con moglie americana e filo-Bush ,-discuteva di questa storia della pace sul cancello di casa quasi ogni giorno.
Se ne parlava.
E quando a scuola , in un'assemblea d'istituto,-accaldata,sentita, con alcuni colleghi che-ahime' avevano capito quasi niente, e chiamavano fuori per finire le interrogazioni del quadrimestre i piu' somarelli,senza aspettare un altro momento piu' opportuno -venne a parlare un ragazzo che aveva fatto il servizio civile nella ex- Jugoslavia, io gli dissi che non condividevo niente di quello che diceva e faceva,che la vita,con quelle premesse fragili, lo avrebbe inquadrato in un opportunismo bieco.
Pero' se ne parlava.
Da quel 2003 ad ora sembra siano passati almeno cento anni,anzi molti di piu'.
Cento anni di fatica a vivere nel sociale, di necessità di cautele, di terra arida intorno,di timori guardinghi e di sistemi difensivi.
Ma cosa ci hanno fatto in meno di cinque anni?
Quanto letame, quanta inedia, quanta nullità,quanta ragionieria del 'meno peggio' ci hanno buttato addosso?
Gli ambienti si sono rimpiccioliti,campeggiano i piccoli capetti mediocri,la burocrazia della banalità, il mondo, paradossalmente ampio, vicino, fruibile,'internettizzato', si è fatto un fantasma vagante, e ci arrivano echi di deflagrazioni, cronache di mutilazioni, fino a quest'ultimo eccidio di ieri in Pakistan.
I cronisti recitano tra un botto e una canzonetta che sono in gioco gli equilibri mondiali,ma basta fare 'zappig' sulla 'pruderie ' di turno che pare sentirli aggiungere:' scusate,ci eravamo sbagliati, falso allarme,continuate tranquilli lo shopping'.
Entrano nelle nostre case i brandelli di un'epoca storica che pare non ci riguardi piu'.
Ci arrivano dai 'media' e noi registriamo inebetiti.
Finite le feste, torneremo a dirci la nostra noia, la nostra stanchezza,e le nostre piccole strategie per sopravvivere.
Per fortuna sono spuntati fuori questi blog.
Ma non basta.Ma cosa ci hanno fatto?Chi ci ha ridotto cosi'?

mercoledì 26 dicembre 2007

AUGURI A MARGHERITA




Auguri a mia figlia Margherita, che nasceva il 26 dicembre di venticinque anni fa

venerdì 21 dicembre 2007

AUGURI


Auguri classici, scontatissimi, ma affettuosi, a chiunque passasse di qui.

giovedì 20 dicembre 2007

NON RESISTO AI CICLAMINI


I ciclamini sono una meraviglia, un miracolo democratico.
Di questi tempi invadono le città, i negozi di fiori, i balconi, gli anfratti,le tane miserande e le ciotole delle ville di lusso. Troneggiano, zampillano, sfidano la cronaca che fatalmente recita le sue odierne cantilene,le stente dei governi e i crucci della povera gente.
Io non resisto ai ciclamini, mi catturano la fantasia e i pensieri, sono caparbi e vincenti.
Quando penso di essere come il protagonista di quella storiella,quello che andava in giro a misurarsi scarpe strette*,- e da metereopatica mi capita spesso, tra fine ottobre e inizio gennaio- mi concentro su questa meraviglia e mi va meglio.
No, non farei mai come Luttazzi che per farsi passare dalla testa la tragedia dell'Iraq ha bisogno di quelle immagini dette,anzi quasi dette.
Di questo genere di immagini ne ho un'invasione, tutto intorno. Pero' lo capisco, non fa che attivare il vecchio adagio 'chiodo scaccia chiodo'.
Potenza della saggezza antica.
Con i ciclamini va a meraviglia. Poi, a dirla tutta, non sono neanche troppo effimeri, come sappiamo essere la giovinezza che ci suggerisce che 'del doman non v'è certezza'. I ciclamini, volendo, l'anno dopo,ritornano a spuntare,magari un po' inselvatichiti, ma possono sopravvivere.
Hanno quella gamma di colori spledidi, e quando sono bianchi mi suggeriscono parole di poesia. Per esempio, questo verso di Montale:
'Portami tu la pianta che conduce/dove sorgono bionde trasparenze'.
Quando sono rossi, mi suggeriscono il nostro cuore antico, il desiderio di essere fieri, e liberi, e giocosi.
*Narra la storiella di un signore che,dotato di un piede numero quarantasei, andava in giro nei negozi a provarsi scarpe strette, tra lo sconcerto delle commesse. Finche' una di esse, preso l'ardire, lo apostrofo' per chiedergli spiegazioni, e lui gliele diede:essendogli rimasto ormai poco per essere felice, aveva escogitato l'espediente di soffrire nelle scarpe strette, per poi provare la felicità, una volta a casa, di liberarsi i piedi.Ahhhhh!!!! che gioia avere i piedi liberi!!!

martedì 18 dicembre 2007

TI SOGNO CALIFORNIA


Era il titolo di una vecchia canzone,mi ricordo solo il ritornello, e me lo canticchio.
Tradotto , vuol dire:'Che bello poter essere felici!'
Il fatto è che a volte sono proprio stanca di questa specie di gabbia che sono le giornate, e di quel pochissimo di libertà che si pratica,di dire sempre 'signorsi' e di correre dietro a schemi imposti da altri,di vivere a spizzichi , di stare sull'attenti e di tutto questo arrancare.
A cinquantacinque anni, ohi, il tempo che rimane non è poi tantissimo, sperando di cavarsela in buona salute.E' tassativo usarlo bene, anzi al meglio.
Ho voglia di stare bene, lo confesso.
Sono stanca di fatica e di lagne, di sfascio endemico e di problemi,di libertà provvisoria e di spazi angusti.
OHHH! L'ho detta.
'I have a dream' ancora, lo confesso.
E fosse male di uno, quanti ne ho, ancora.
Sogno di ritrovarmi in convivialità allegre, come spesso mi è capitato, ma ancora meglio.
Di sentirmi vitale, nel gioco degli affetti.
Di star bene con i ragazzi,anzi, di prendere da loro energia e giovinezza.
Di alzarmi alla mattina e di mettermi a scrivere in pace ,andare al mare e poi sprofondare in casa per poi uscire quando mi pare.
Poter perdere tempo a chiacchierare con il postino e fare regali a destra e a manca senza parsimonia.
Di vedere spiragli di tempi nuovi,come questa bella cosa che vediamo oggi, sulla pena di morte.
Vorrei ritrovare tutti i vecchi amici e i parenti che mi sono rimasti, e potessimo metterci a raccontarcela,per farla in barba alla paura, al freddo del cuore, al tempo di crisi .
Perche' saremo dei sopravvissuti, ma nessuno ci impedisce di sognarla ancora, la nostra california.

lunedì 17 dicembre 2007

EPIDEMIE


Una studentessa di un liceo riminese ha subito un 'operazione di 'mobbing' dai suoi compagni di classe, ne parlavano domenica 16 dicembre tutte le cronache locali, in prima pagina.

Oggi, zitti.
A scuola, come se nulla fosse successo. Tranquilli, il solito tran -tran.
Mi chiedo come sia possibile.
Con la 'verve' di una 'giovannadarco' su d'eta'ho raccolto quel po' di energia e ho tentato di parlarne con i ragazzi.
Alcuni ridevano,altri si tiravano i pallini, erano seri solo in due o tre, gli altri hanno detto:'embe', cosa ci sara' di strano?'
Mi chiedo quanti quintali di ******** siano piombati addosso ai ragazzi, in questi anni, per arrivare a questo.
La cosa incredibile è che la ragazzina in questione era stata 'accusata' di avere i pidocchi (!!!!)
Cioe', come dire, 'accusata' di avere l'influenza.
Se ne sono usciti tutti dalla classe, l'hanno lasciata li' e la professoressa a correre dalla vicepreside, e tutti insieme a telefonare alla madre della detta ragazza e a permettere che questa si portasse via la figlia. Cosi' recitavano i giornali, in prima pagina.
Mentre tutti gli altri, ovviamente, in classe, andavano a fare lezione 'regolare',a parlare magari di poesia, o di risorgimento.
E chissa' quanta sofferenza, quanti fili sottili e indistricabili ci stanno dietro a questa storia.

Che confusione, che sconcerto.
Ma forse non valeva la pena parlarne, ci sono situazioni surreali in cui l'operazione migliore è registrare, tacere, e semmai, dopo, scriverne.
A volte si partecipa anche con il silenzio,che è assai piu' efficace di tante parole.
Il problema è appunto la surrealta',quel tanto di 'impazzito', di non razionalizzabile ,nel meccanismo che va e credo che gli adulti che hanno assistito a questo episodio, evidentemente cresciuto sotto i loro occhi senza che se ne accorgessero, si siano trovati spiazzati, un po' inebetiti.
Siamo tutti brava gente, ma in tempi noti la 'brava gente' ne ha permessi di delitti

domenica 16 dicembre 2007

ORFANI


Siamo tutti un po' orfani.
Ci manca una casa .
Ce la costruiamo attorno, la casa,in quei due o tre rapporti certi,forti di quello che abbbiamo imparato , giorno dopo giorno.
Ma non basta, ci vorrebbe un po' di allegria,ma dov'è finita l'allegria?

Nei quartieri residenziali si sono tutti rinchiusi , la gente esce solo per fare shopping,o per qualche 'evento'.
Questa moda degli 'eventi', poi.
Si vive di eventi, come se la vita non potesse esserlo già di per se', minuto dopo minuto.
Ci bombardano di meraviglia, e non riusciamo piu' a stupirci di un gran che'.
Ci sbrodolano il mondo in diretta, ma rimaniamo inerti, a fare niente.
Tutto corre a precipizio, ma rimane anche pericolosamente uguale.
Se vediamo davanti ad un portone un fiocco azzurro o rosa, dopo l'attimo di gioia ci percorre un brivido di insicurezza.
Ci fidiamo poco, questa è la verita', e sentiamo che sta finendo un tempo, ma non riesce a nascerne un altro.

E' freddo, in giro, ma non è questione di meteo.
Eppure, è ancora possibile uscire di casa e discorrere con affetto con la prima persona qualunque,ne sono sicura.


Una generazione di vecchi, abusati politici, arranca e non trova soluzioni, una generazione di giovani, alle porte, non trova la chiave di accesso.
Quando ero bambina sono cresciuta senza pormi il problema dell'uguaglianza, della pace,dei diritti.
Gialli,neri, bianchi ?Erano 'ovviamente'uguali .
La guerra? Era finita,un'esperienza da cui i vecchi erano usciti vivi,quelli che ne erano usciti.
Con il vicino di casa si litigava e si faceva pace.
Ora occorre ridare il nome alle cose, perdere tempo prezioso per puntualizzare, stare attenti per non far cadere il mondo con un respiro sbagliato
Il cuore bisogna tenerlo al riparo, prima di esporlo vedere che tempo fa.


venerdì 14 dicembre 2007

DELLA LEGGEREZZA


Sostengo, con Calvino, le ragioni della leggerezza.


Da 'Lezioni americane',pag.5:'..Questo non vuol dire che io consideri le ragioni del peso meno valide,ma solo che sulla leggerezza penso d'aver piu' cose da dire'

Anche se poi mi succede di intendermi e anzi di prediligere, per contrasto, i pesanti, cioè quelli tosti, seri, secchioni e anche un po' rompiscatole. Con i pesanti in genere vado d'accordo,scappo via al momento giusto e loro se ne stanno li' a pesare,ma va bene,a ognuno il suo.

Quando poi è l'ironia che ci accomuna, va a gonfie vele.

Chi non sopporto sono quelli che nascondono dietro falsi veli la malignità.

La malignità è pesantissima, ma in piu' anche puzzolente e paralizzante.

Mi è capitato di incontrarne, e ci ho messo un po' a realizzare.Che fatica terribile dev'essere, per il malignetto, arrabattarsi a parere persona libera e a modo! Deve darsi d'attorno, costruirsi un reticolo di protezione, alleanze e sistemi di conforto.

Dunque, fatemi contare, ne ho incontrati due o tre, forse quattro, e basta e avanza.Naturalmente è questione di punti di vista, e non è proibito ai malignetti-da me presunti tali- dire la loro.

Dicevo, della leggerezza.

Che puo' essere anche malinconica, oppure fugacemente allegra.

Scivolare in superficie e concludere con un pugno di mosche gli affari in corso, ma anche correre velocemente verso un'ipotesi di fraternita'.

Approssimazione, ma anche capacità di spostarsi,con un volo di farfalla, su un altro pianeta di osservazione.


Con leggerezza si puo' stare in casa, il sabato sera,a guardare il proprio cane che ronfa.

Considerare la signora Rosa e i suoi principi al pari dei pensieri dell'ultimo intellettuale di tendenza.

La leggerezza è spuma delle onde, quando battono e ribattono la riva, e lasciano solo una piccolissima gora, sulla sabbia bagnata. E' sensazione di un silenzio ,arcano e pesante, che avvolge tutte le cose,sotto la scorza pesante delle parole.

E' sentirsi serissimi con se stessi, irripetibili ,ma anche un poco inutili.

E' lavorare sodo,in un impegno dovuto, ma poi, voltato l'angolo, non ricordarsene piu'.














giovedì 13 dicembre 2007

ETTORE MAJORANA


C'è un preziosissimo libro, tra quelli dimenticati.


Nessuno lo nomina, nei Licei scientifici non ne conoscono l'esistenza, si parla d'altro , i ragazzi fanno i conti sul sistema dei debiti /crediti,per strada si deve fare attenzione che non ti ammazzino, se esprimi un pensiero un po' un po' ti becchi offese su offese,la cronaca avanza fatale, chi ci pensa piu' a queste quisquiglie come la vecchia storia affascinante di un genio scomparso nel nulla, e quel problemuccio del rapporto fra etica e scienza ?
Se poi ci aggiungi la penna lucidissima di uno dei grandi indagatori 'etici' del giornalismo militante di qualita', è presto fatto:roba d'altri tempi.
Parlo di Sciascia, e di quel gioiello che è 'La scomparsa di Majorana'.
Lo tiro fuori dal dimenticatoio sollecitata da diverse occasioni.
Lo rinomino:'La scomparsa di Majorana', di Leonardo Sciascia, Adelphi .
Per chi fosse all'oscuro: Ettore Majorana, detto da Fermi un genio al pari di Newton e Galileo, scompare misteriosamente nel marzo del 1938.
La cronaca giudiziaria del tempo risolve il caso come suicidio, ma diverse cose non tornano.
Sciascia propone l'ipotesi di una scomparsa 'volontaria' del giovane genio, intimorito dalla sua stessa intelligenza. Ipotesi affascinante e discutibile,che vuole essere anche dialettica con l'approssimazione'mediatica', tesa a risolvere grossolanamente un caso appassionante.

Si dice che l'opzione scientifica sia in pericoloso degrado, che i giovani la rifuggano.
E intanto avanza una controtendenza curiale che ,demonizzando la scienza come pericolosa liberta', cancella di botto tutto un percorso che dall'illuminismo procede verso le nuove frontiere dell'ingegneria genetica.Il problema è che lo fa dall'esterno, per via autoritaria.
Una figura come quella di Majorana dovrebbe invece far discutere 'dall'interno', a partire da una passione per quella meravigliosa possibilita' che è la conoscenza scientifica libera.
E per strada ,invece, furoreggia la 'non-scienza', cioe' tutta una corsa verso quei conforti di retrobottega che sono le nuove forme di religiosità popolare,dagli oroscopi alle pratiche new-age.
'La scomparsa di Majorana' dovrebbe essere inserito tra i libri di testo, o almeno tra quelli ai primi posti delle hit-parade librarie.
Se ne dovrebbe discutere,molto piu' che dei video su you-tube.

martedì 11 dicembre 2007

DESAPARECIDOS


Un virus letale si sta diffondendo nell'aria,la dimenticanza.
Ci si dimentica di tutto a velocità fortissima.C'è un letargo della memoria in giro, un vuoto pneumatico dei pensieri,forse tutto dipende dall'istinto di sopravvivenza. Meglio dimenticare, cioe' vivere in un eterno presente, beoti e contenti.
Come se un'enorme flusso d'aria anestetizzante circolasse sopra le città.
Un amore giovane finisce? Le stragi del sabato sera sono come una guerra?E la guerra, quella vera?
I morti ammazzati sul lavoro?
Una settimana al massimo,poi passa.
L'ultimo scandalo?La mafia industria vivace e vincente?
Due luci che impiastricciano le città e il gioco è fatto, ci vogliamo tutti bene.
La scuola?I giovani, il futuro?
Quello che conta è il rassicurante tran-tran ,e azzerare i pensieri.
Ci si dimentica e basta.
E ci si dimentica anche delle persone che hanno fatto la differenza,se ne sono andate e nessuno le ricorda piu'.
Elenchi di nomi, cognomi e indirizzi, chiusi in lapidari sterili.
Pensavo l'altro giorno, a Carlo Cassola, per dire un nome a caso.Finito, dimenticato.
Come altre figure della mia città. Non esistono piu' e basta. Nessuno che le nomini.
Sulla memoria si sono costruite cattedrali, sistemi di vita, ma in assenza di memoria, cosa si costruira' mai ?Un meccanismo, un trituratutto.
Ci si dimentica forse perche' il passato, con i suoi cardini di valori e promesse, non regge all'urto del presente.
Ma non è la leggerezza di un giro di valzer, ne'lo spumeggiare delle onde che vanno e vengono, eternamente uguali,senza chiedere e senza dare,questo genere di dimenticanza.
E' solo dimenticanza e basta.. Demenza senile di una civilta' che forse è realmente troppo vecchia.
Solo l'industria della memoria collettiva e i grandi net-work del convincimento di massa sanno tenere attivi l'attenzione.
Per anni sbattono mostri in prima pagina, questioni che animano salotti e si nutrono di se' all'infinito.
E' come se la capacità di memoria, istinto naturale delle collettività, fosse canalizzato li',e condotto da chi vuole e puo'.




domenica 9 dicembre 2007

TRA LA VIA EMILIA E IL WEST


Luoghi di aggregazione in cui si cambiava il mondo, ormai relegati nel museo dell'immaginario.

Le splendide piazze italiane,valevano il motto 'ci si vede in piazza', e voleva dire:non nel chiuso della tua casa o della mia, ma proprio li', alla luce del sole, dove tutti ci possono vedere e sentire ,tra le pietre della città che ci tutela.

Ho un ricordo della morte di Fellini:io e mio babbo Guido che prendevamo un caffe' in Piazza Cavour a Rimini e ci pareva di salutare un amico.
Ho un ricordo di Mirandola di Modena,quando ci lavoravo nell''82 e aspettavo mia figlia:la piazza Pico, grande, splendida, con gli anziani che si accaloravano a parlare del mondo, al mattino presto,nella nebbia, avvolti nei pastrani neri in sella alle biciclette.

Capannelli di persone che sentivano nelle viscere il mondo, e in mezz'ora lo ribaltavano e lo ricostruivano,come fosse un affare di casa.

Bacheche sotto ai portici, case del popolo, circoli di parrocchia, facevano parte del paesaggio naturale,ci si passava vicino e si 'sentiva' un'aria, magari ci si cherzava su, si snobbavano, anche,ma ci appartenevano.
'I moralisti han chiuso i bar', e li hanno trasformati in luoghi da aperitivo, ormai gli unici luoghi un po' 'caldi', in quanto a idee alla luce del sole si sono ridotti i gruppi dei padroni dei cani, che nei parchi seguono gli amici scodinzolanti, e ne dicono, finalmente, ne dicono ancora sul mondo.
D'accordo, ora ci sono i blog, per fortuna. Questa rete che ammicca al futuro, sospesa nell'etere, sfida di libertà e di etica.
E allora, occorre guardare al futuro, senza rimpianti.

giovedì 6 dicembre 2007

DI LAVORO SI MUORE


Di lavoro si muore, signori miei.

Mentre in giro si sofistica di laicismo , di disagi da eccesso di beni , di relativismo e di demonizzazione della scienza, di purezza della teologia,di alleanze spurie e di sistemi elettorali,di quanto duri un affetto e quanto si possa espandere l''ego' nella ricerca del piacere,quali siano i peccati e quali i diritti della morale civile,quanto costino un calciatore o una velina,quale la busta paga di un barone e quanto il furto globale dell'evasione fiscale canonizzata.
Ci sono operai sottopagati e privi di misure di sicurezza che stanno sui cantieri,extracomunitari rumeni e polacchi che si ritrovano davanti ad un cartone di Tavernello dalle tredici alle tredici e trenta, e poi via, a sbadilare , per poi tornare a sbadilare il giorno dopo all'ordine dei capetti che li comandano e che tiran su questi obrobri di città.
Gente che fa le notti,un esercito di infermieri professionali che reggono le corsie.
Giovani che vivono chiusi nei laboratori, a sperare in un contratto a termine,mamme che corrono in giro, al mattino, a piazzare i figli ,spettinate e con le calze di traverso, prima di timbrare il cartellino.
Tecnici che respirano schifezze industriali,ragazze che lavano vetri , rifanno letti e puliscono i cessi degli alberghi di lusso.
Marinai che escono la notte, e tornano all'alba,ingobbiti nei giubbotti di plastica.
Giovani magrebini che sbavano per dodici ore di lavoro nero.
Un esercito di badanti che cura i nostri vecchi, li pulisce, parla con loro, perche' ne' lo stato ne' le famiglie sono in grado di farlo.
Si ritrovano alla domenica pomeriggio nei 'discount' , ed è festa grande, e sono giovani donne, con la loro vita.
Famiglie di migranti,da una regione all'altra, e dalle periferie ai centri, su treni stracolmi e puzzolenti,abitano in quei condomini stretti come alveari ,con gli stracci appesi ai balconi ad ingrigire.

Non è il mito del povero,scusate, neppure un antico rigurgito populista.Non è neppure una opzione politica radicale, sono per un riformismo illuminato.E sono consapevole della sottocultura e dei miti consumistici che sono forse l'unica aspirazione dei subalterni che sgobbano. Anche della sciatteria di molti.
Ma si fa presto a tagliare in strisce sottili le idee, qualunque idea dovrebbe misurarsi con il suo contrario,stare dentro ad un inferno reale, prima di arrogare a se' il vanto di qualunque paradiso.

Cosi' , come qualunque discorso sulla scienza dovrebbe stare dentro un ospedale per lungodegenti, almeno un mese, prima di essere pronunciato.
I malati dovrebbero costruire una teologia della scienza.
Mentre i discorsi piovono,nei reparti di oncologia pediatrica di eccellenza file di bambini ricordano che alla terra occorre qualche sistemata ambientale, piuttosto che la perfezione della dialettica. Basterebbe uno di questi sguardi, per far dissolvere come nebbia la fiumana delle parole.

martedì 4 dicembre 2007

SIGNORI SI NASCE


Sorry , ma in tempi in cui il 'pidocchio rifatto'(1)* pare il tipo vincente, l'attore principale sulla scena di questo bel teatro che è la vita, è doveroso fare alcune precisazioni sul concetto di signorilita'.

Presto detto,signori si nasce, non si diventa.

Il vecchio adagio popolare*(2)è confortato dalla osservazione quotidiana.

Il vero signore si muove non con affettazione, ma con sprezzatura*,(3) è leggermente distratto nella cautela ,rispetto alle logiche e ai meccanismi degli ambienti,piccoli o meno piccoli, asfittici, piu' o meno.
Immancabile, una nota piu' o meno leggera di innocua guasconeria.

Il vero signore è magnanimo, tollerante,perche'' è generalemte consapevole dei suoi limiti e quindi non si accanisce su quelli altrui, se non costretto a 'giocare' in difesa, e allora usa la polemica, e l'arroganza per proteggersi.

Ma soprattutto il signore d'animo è consapevole che c'è un unico assoluto necessario al mondo,tutto il resto è ridicolo:la compassione umana,quella sola, che rende gli sguardi coraggiosi,che rincuora, che prepara al bene comune sentieri sterrati anche dove ci sono solo sterpaglie cattive.

N.B

(1)Nella vulgata romagnola, dicesi 'pidocchio rifatto' colui che,raggiunto un certo 'status', non corrispondente all'originario, se ne avvale con spocchiosa ignoranza,spesso rendendosi ridicolo
(2)Tutto da precisare il concetto di popolo.
Direi che il popolo,come luogo di deposito di valori, scompare con il secondo dopoguerra,con l'avvento del boom economico e dell'americanizzazione,in progressione, fino agli nuovi scenari globalizzati.L'etica ne viene stravolta, ed anche la naturale antropologia vitalistica.I grandi valori dei poveri, la religione laica della casa, della lealta' e della solidarieta' tra simili, vengono travolti da logiche di profitto.Nasce la vasta gamma dei 'parvenue ' dei tempi moderni.
(3) Il concetto di 'sprezzatura', contrapposto a quello di 'affettazione' appartiene alla manualistica del 'bon ton ' cinquecentesco (V. Giovanni della Casa e Baldesar Castiglione)

domenica 2 dicembre 2007

IL CORTILE DEL SUSINO


Dedico a questo esercito di adolescenti stravolti,manipolati dalle 'holding' industriali che ne hanno fatto merce,affidati ad adulti disorientati e ad un sistema educativo miope alcuni passi da un mio vecchio racconto, 'Il cortile del susino', inserito in ' La balena e altri racconti'.

Narra uno spaccato di vita di,il passaggio di un gruppo di bambini dall'infanzia all'adolescenza.

Consegnato in bozza dattiloscritta, era stato indicato ad un 'forum' dell'insegnante-autore nel 1979 alla Fiera del Libro per ragazzi di Bologna.Apprezzato da un insegnante di latino e greco a riposo, tal prof.Maroni , di Cesena, in una presentazione alla Libreria Bettini. Disse che era una prova narrativa difficile.

' Pag. 47 ....... ....All'indomani il sole era molto caldo e invitante,l'aria odorava di salsedine e di fiori.Rosa si era avviata lentamente verso le scogliere ed era arrivata che Sauro era già li' ad aspettare. -Ciao- -Ciao- -Vieni, prima ci immergiamo dove l'acqua è bassa.-
Rosa si era tolta la vestaglia e si era immersa lentamente,scendendo nell'acqua fresca accanto a Sauro.Poi aveva aspettato che lui si allontanasse con poche bracciate e si era lasciata cullare dall'andirivieni delle onde.
-Guarda, devi tenere la testa cosi', e muovere le gambe cosi'-
Sauro le sfiorava la schiena,per insegnarle i movimenti, e lei si sentiva immersa nel liquido salato e protetta. Poi un'onda piu' forte l'aveva spinta contro di lui, e avevano riso forte.
Rosa era tornata a casa con i capelli bagnati e si era rincantucciata come nei momenti delle sue letture.Il giorno dopo,sotto il susino,Cristina e Gianna volevano sapere con insistenza, e la circondavano di complicità.
............


'Pag.54.....Poi era stata ancora primavera, una bella primavera con odori caldi e vitali,e il susino del cortile di Cristina era tutto bianco di fiori.
Rosa e gli altri del gruppo avevano ripreso a vedersi, e solo Augusta disertava sempre gli appuntamenti.Augusta si faceva vedere da qualche settimana con un ragazzino magro e castano, se ne stavano mano nella mano oppure lei con il capo sulla spalla di lui, a parlottare.Cristina ridacchiava di loro......'


'pag.62........altre inclinazioni,invece, stavano prendendo posto in lei. Si era accorta, un pomeriggio,mentre attraversava la strada,che l'aria calda sulla pelle le creava un senso dolce di abbandono e di lieve estenuazione.
Era ancora primavera,e gli odori andavano ancora facendosi intensi.
................

Mai l'aria sulla pelle, e il frusciare dell'acqua contro la riva le avevano dato tanta dolcezza. Si sentiva sulla pelle un leggero tremore, e tutto intorno la vita pulsava....'

sabato 1 dicembre 2007

DIVA E DONNA


La violenza sulle donne è reale, lo recitano dati inconfutabili e osservatori certi.
C'è dopo la conquista del diritto di voto, di decenza e di partecipazione, dopo il femminismo e la liberalizzazione dei diritti.
E c'è in modo ben piu' sofisticato di uno stupro che riempia di grida la cronaca e i cortei.
La violenza è quotidiana, ed è innanzittutto nel MECCANISMO.
Meccanismi maschili, nel senso vecchio e stantio del termine, governano i luoghi di lavoro e di aggregazione.
Efficienza, produttivita', velleitarismo e logica dell' apparire stanno in prima fila tra i requisiti del successo.
Se non sei una velina, devi essere almeno un piccolo 'travet' che governa, trasporta, conduce stabilità sociale e interesse di casta.
Le caste, poi, maschili o femminili, vivono in un loro limbo autoreferenziato, asessuato,senza identità di genere.
La sessualità femminile è ,per sua natura, 'diffusa', non monodirezionata e compulsiva.
Ha bisogno di spazio, fantasia, territorio di sicurezza.
Ridotta a mimesi di quella maschile, nella gergalità dei media e nel vivere comune, induce generazioni di nuovi frustrati.
I nuovi maschi sono imbelli, le nuove donne sono ciniche.

Che fare?

Azzerare tutto, resettare, stare fermi, leggere i segnali del corpo e dei destini individuali,aspettare il nemico sulla riva del fiume e coltivare un po' di speranza.