sabato 31 gennaio 2009

VIVA I BROCCOLETTI











Sono convinta-pur avendo in antipatia in blocco la cosiddetta 'cultura new-age'-che l'immaginazione positiva incida sul sistema immunitario,magari misteriosamente.
Mi piace l'idea che pensare ad arance, broccoletti e olio extravergine significhi costruire la nostra salute.
Allegria,allegria.
Ma....signor professor Veronesi, non le pare di aver commesso un grave peccato di omissione, rispetto alla comunicazione pubblica,nella sua nobile campagna di prevenzione?
Pensare positivo non vorra' anche dire riempirsi la testa di balle.
Ci sono agenti venefici che ci avvelenano.
Componenti chimici incontrollati,l'amianto in edilizia,additivi alimentari a go-go.
Il traffico pazzesco, invivibile delle nostre città giochera' pure il suo ruolo nella mutazione genetica da cancro.
Scrivo di questo non per intristire tutti noi, ma per rispetto dei tanti amici malati.
Alcuni ce l'hanno fatta,altri no.Tanti stano lottando.
Non prendiamoci in giro, per favore.
Ne' con lo scherzetto delle targhe alterne, ne' con i giochini degli amministratori che si fanno vedere sulle due ruote un paio di volte l'anno,per dimostrare che liberano l'aria.
Il problema ambientale va affrontato in modo serio,altrimenti con le arance ci facciamo solo un drink.

venerdì 30 gennaio 2009

RIMINI/LEFEVRIANI


Cosa ci fara' un prete lefevriano negazionista e allucinato a Rimini, in una località di campagna detta 'Spadarolo', a capo di una improbabile 'fraternità'?
Ma come ci sara' arrivato, attraverso quali percorsi esistenziali, ufficiali , geografici,incappucciati e palesi?
E perche' ce ne accorgiamo solo ora,dopo le ultime battute-shock comparse sulla cresta della cronaca in tema di Shoa?
Adesso che ci penso la mamma di una mia amica con l'Alzahimer aveva detto anni fa che da quelle parti celebravano messe un po' 'particolari'.
Ma gli anziani ne dicono tante.
Dunque, ci mancava solo costui, a completare il panorama di questa città che non ha il verso.
Chiunque ascoltasse, di prima mattina, il gazzettino radiofonico regionale, dopo le news di Parma, Modena, Bologna, Ferrara, capirebbe.
Quando arrivano quelle da Rimini il 'senso' impazzisce.
Tutto si fa rocambolesco, talmente esagerato da parere non vero, un sogno.
Ma torniamo all'individuo.
O è un povero pazzo con manie religiose oltranziste,cosi' come ce ne sono tanti :ricordo, della mia infanzia, uno strano personaggio soprannominato 'suor ramarro':era una donna di mezza età, che si credeva investita da una missione moralizzatrice dei costumi, e andava in giro a strappare manifesti dove comparissero immagini non adatte,secondo lei.
Era vestita di verde,con una strana mantellina , livido il volto, strette le labbra,vuoti gli occhi.
Poveretta,chissa' come è finita.
Oppure è sostenuto da una socialita' inquietante, da protezioni, da una rete pericolosa.
Non lo so.

Ci mancava solo questa, qua.

martedì 27 gennaio 2009

MEMORIA/PARIGI RITROVATA


'Parigi ritrovata' di Claude Gutman,*Einaudi ragazzi ,è un piccolo gioiello, per un pubblico generico ed in particolare di eta' evolutiva.
David, ragazzo ebreo scampato alla deportazione nazista,-otto milioni di persone scientificamente sterminate, secondo la stima di Primo levi- i genitori uccisi ad Auschtwiz, di loro gli rimane solo una foto.
Vivra' per sbaglio, con lucida coscienza di adolescente,la difficile e complessa vicenda del sionismo post-bellico di patria francese,attraverso una dolente esperienza itinerante ,in diversi 'campi' ,verso la terra d' Israele, in Palestina, compresi i campi di prigionia inglesi,fino al kibbuz.
Qui maturera' la coscienza del rifiuto di 'questa' storia,fino al ritorno, per scelta, a Parigi, con il conseguente allontanamento dall'ideologia sionista.

'Ditemi che non ho niente da fare al kibbuz, che mi sono sbagliato .Aiutatemi, vi supplico.Non ho piu' nulla.Gli inglesi hano bruciato i miei libri, ma non è grave, vero?'

'Me ne vado, Mordecahi .Il mio paese è la Francia.E' li' che sono nato.Non voglio piu' sentir parlare ebraico.
Non credo alla pace.Ci sara' ancora sangue.
Vi batterete con gli arabi, dopo, lo so,l'hai detto tu stesso.
La pace, Mordechai, la pace.
E' tutto quello che voglio'


Testo elementare, eppure non fa sconti .

'Il dado era tratto.Ognuno poteva crederci,tanto piu' che ogni giorno uscivano piccoli gruppi con il loro certificato d'immigrazione debitamente compilato.Avevo scelto l'Hachomer per partire.Era di sinistra.
Ma credo che avrei venduto la mia anima al Betar,d'estrema destra,per non restare un giorno di piu' in quel grande pandemonio giudaico in cui i circoncisori circoncidevano, i venditori di cibo casher casherizzavano,i rabbini rabbinavano,i politicanti politicavano..
.....non arrivavo piu' ad ammirare coloro che avevano sofferto tanto piu' di me,che erano stati torturati, che avevano visto i loro figli ammazzati...
Non ce la facevo piu'.
Aspettavo ai piedi del mio filo spinato'


Testo delicato ed inquietante,pone interrogativi, aiuta a leggere in parte quella crepa ,quel buco nero, quel male della storia con le sue odierne metastasi.

*nato in Israele nel 1946, scrittore

lunedì 26 gennaio 2009

CO/INCIDENZE DI SCRITTURA






Ho cancellato, in questo blog un paio di post dopo che li avevo pubblicati, e ho tenuto li' diverse bozze:il tutto non mi convinceva, riletto poi.
E' difficile che quello che si scrive convinca fino in fondo,ma ci sono alcuni casi in cui rimane l'inquietudine di non aver detto il giusto:
-quando si parla, anche indirettamente, di cose, persone e fatti vissuti, conosciuti
-quando si descrive una realta' vicina
-quando si descrivono delle sfumature esistenziali che corrispondono ad eventi reali.
-quando si toccano temi universali filtrati dai propri occhi
E' difficilissima la realtà,anche se si vuole sintetizzarla in un linguaggio veloce e divertente, tutto sommato, come quello di un blog.
E della scrittura 'praticata' mi piace l'aspetto di laboratorio, non darla mai per scontata, l'esercizio di stile.Mi piacerebbe anche ,talvolta, la strettoia di qualche giudizio severo.
Anche se poi, ad una certa eta', uno il suo stile,vuoi noioso o fruibile,schizzato o rassicurante, un po' se lo è costruito.
Dicevo, quando ,in particolare non sono convinta di quello che scrivo?
Quando ne avverto la non-coincidenza con la verita' storica,fattuale, ancorche' esaminata nelle sue sfumature.
Quando qualcosa mi stride,non mi va giu'.
Mi pare che le parole non siano trasparenti ma rincorrano se stesse.
Accidentaccio, quel maledetto grillo parlante della coscienza, che non ti lascia neppure scrivere in pace.
Datemi un martello, che lo riduco in polpette.


giovedì 22 gennaio 2009

LE MIE PRIGIONI


La storia del pensionamento delle donne a sessantacinque anni d'età è passata lemme lemme nel politichese nostrano, ma le donne che sbraitavano negli anni settanta,che hanno piu' o meno la mia eta'(cinquantasette a marzo prossimo) dove sono finite?
Gia' mi convincevano poco allora.
Adesso, sono tutte a rifarsi le labbra e quando va bene anelano ad un posticino in un reality?
Ragioniamo un po'.
D'accordo gli standard europei, ma l' Italia non è l'Europa del Nord , con i servizi e le protezioni alla maternita' e alla umana debolezza.
In Italia se non hai avuto una famiglia che ti guardava le spalle e un po' di memoria etica che ti guidava nella vita personale hai fatto fatica ad arrivare a sessant'anni con a testa a posto e la casa in ordine.
Mettiamoci trent'anni e passa di onesto lavoro dipendente, e mettiamoci lavori dipendenti faticosi e delicati come quello della scuola,mettiamoci una generazione che ne ha viste troppe.
La vita è una, e l'economia è una gran bufala.
Sono convinta che lavorare sia nobile anche se massacrante e che la socialità, intesa come partecipazione alla casa comune sia una necessità.
Credo, anzi, che lavorero' sempre, considerato che in fondo anche un misero blog è un lavoro, e mi piace farlo.
Ma la permanenza forzosa, fino ad un'età indefinibile, nei luoghi strategici ,in prima linea, laddove necessiterebbero energie nuove,naturalmente inclini a giocarsi , è un'aberrazione.
Bisognera' parlarne, bisognera' che le vecchie cariatidi che si sono accaparrate i posti piu' facili e sbandierano l'opportunita' magnifica di pensionamenti concessi solo in eta' senile capiscano che bisogna ragionarci su.
Bisogna costruire una dialettica di ruoli mobili, diversificati, orchestrati con intelligenza.
Nulla è piu' letale di una cosa considerata giusta per tutti.
Lo sfilacciamento e la frustrazione nei luoghi di lavoro strategici è una cosa che fa male al cuore.
La scuola, dicevo.
Necessiterebbe di energie nuove, che sapessero individuare il futuro e le sue opzioni, non di lemuri che si trascinano a lamentarsi e a contare gli scatti di anzianità.
Tutta l'esperienza e la professionalita' acquisite buttate a mare?
Ma no, si dovrebbero pensare delle mediazioni, delle finestre istituzionali in cui le produzioni, i saperi, le competenze divenissero tesoro trasmesso.
Cosi' è una prigione.
I fannulloni?
Che meraviglia, se sono leggeri di cervello, agili e intuitivi,ma soprattutto onesti.



mercoledì 21 gennaio 2009

DOPO LA TEMPESTA


La tregua è armata nella striscia di Gaza.

I blindati israeliani stanno all'erta, le giovani macchine da guerra ,ragazzi di vent'anni e poco piu', dormono con un occhio sui movimenti sospetti ,la diplomazia internazionale si affanna a ricomporre l'ennesima lacerazione tragica,mentre il mondo guarda all 'America e alla speranza-Obama.

E' l'inizio di una nuova era, ma veleni vecchi serpeggiano per la vecchia Europa,l'antisemitismo, idra a mille teste ,serpeggia alle fermate degli autobus, nei negozi di frutta e verdura, l'equazione Israele-ebrei è troppo facile, il popolo deicida e infanticida ha seminato guai sulla terra e fatto strage di bambini. ancora una volta. I disoccupati testerasate dei curvoni estremi degli stadi,ipnotizzati dai loro semidei miliardari ,orridi nel loro vuoto,nascondono svastiche tra gli striscioni,anche la casalinga di quartiere scuote il capo e dice,rammarcandosi del costo dell'insalata, che questi ebrei sono la rovina del mondo.
Infanticidi e speculatori finanziari, al solito.
Il ministro israeliano Livni, con la sua aria da svedese e nulla della donna mediorientale, dice al mondo che è in pace con se stessa.
Dovra' spiegare al mondo quella ferocia .

Se tutti quei bambini massacrati sono venuti al mondo con un senso, quale è il senso della loro scomparsa dal mondo in questo modo?Vogliamo dimenticarceli, rimuoverli dalle nostre tavole come le briciole del pane,perche' dentro di noi sappiamo che stigmatizzati dai loro padri come martiri di Allah, ritorneranno a seminare odio.
Angeli dell'odio, potranno ricomparire e distruggere.

O forse no,la storia è mistero, la rincorriamo e non ne troviamo il bandolo.
Il dolore dei bambini è il buco nero del mondo e chi se ne va dal mondo bambino ha di sicuro un qualche paradiso pronto.
Chi rimane fissa il buco nero e non trova ragione
Ma la speranza vorrebbe che una giovane resistenza pacifica nascesse in quella terra martoriata.
Cosi' come vorrebbe che la speranza si tingesse di gioventu' anche in questo nostro paese ammuffito e vecchio, decadente e parecchio instupidito.
E la speranza è dura a morire.

martedì 20 gennaio 2009

CI SONO BAMBINI A ZIG ZAG


'Ci sono bambini a zigzag',di David Grossman .Oscar Mondadori,è stato uno dei testi utilizzati in una gara di lettura cui ho condotto i ragazzi di una classe ,dalle solite bravissime libraie della Libreri per ragazzi 'Il viale dei ciliegi 17' a Rimini.
Siamo arrivati ultimi degli ultimi, ma due o tre punzecchiature ci sono rimaste in testa.
Oltre al freddo pungente di quel sabato mattina riminese di uno degli inverni -si favoleggia-piu' rabbioso degli ultimi cinquant'anni ,che attorno all'Arco d'Augusto pareva rarefatto, sibilante, salmastro e si infilava sotto alle giacche cosi' bene che neppure un'abbuffata di pizza doverosa lo ha scacciato.
Follie del clima, oggi ci sono stati diciotto gradi, vento di scirocco e diavolerie in arrivo.
Il meteo è a zig zag.
Tra le punzecchiature del cervello, quella storia che ci ha rifilato David Grossman sui bambini a zig zag si faceva fatica a mandarla giu'.
Cosa vorra' dire? Ci siamo chiesti.
Dunque,pensa e ripensa, ragiona e rivolta la frittata, siamo arrivati alla conclusione che chi è a zig zag è difficilmente inquadrabile.
Perche', tanto per tenersi sulla matematica,si provi ad inscrivere in un cerchio una figura a zig zag.
Si provi a narrare come se fosse la ricetta di un purgante,(a + b= c)una storia familiare a zig zag.
Impossibile.
Si provi a cantare una storia d'amore a zigzag.
Un dramma,neanche la penna di Tolstoj ce la farebbe.
E via di seguito.
La storia narrata da Grossman era intrigante, ruotava attorno ad un improbabile viaggio-premio di Nono, un tredicenne che in questo viaggio-letto da dentro, letto da fuori,letto dalla cima e dal fondo del treno- ne vede di belle.
Ma di storie intriganti se ne leggono tante.
Era quella storia del zig zag che ci intrigava.
Del resto, chi 'E' ' a zig zag lo sa.

E chi ci prova ad acchiapparlo anche

giovedì 15 gennaio 2009

IL MONDO DA SCRIVERE A QUINDICI ANNI


Scrivere per un ragazzo di quindici anni è un'esperienza fondamentale.
Faccio da sempre, inseriti quando è possibile, laboratori di scrittura con i ragazzi e sempre hanno lasciato tracce ,cambiato facce,risolto piccoli risvolti,aperto spiragli.
I sistemi possono essere tanti, una quindicina e passa di anni fa avevo presentato un elaborato progetto che ha avuto tanti complimenti da un fantomatico Ufficio Scolastico Regionale,qualche timbro, due o tre passaggi da una scrivania all'altra ed è finito in fondo ad un cassetto di una credenza di casa mia.
Gli anni novanta se ne sono andati, è rimasta la risacca di questa scuola di sopravvivenza, ma qualche laboratorio di scrittura ci scappa ancora, in qualsivoglia condizione come direbbe un romanziere nostrano.
I ragazzi non se l'aspettano,ci credono poco all'inizio, poi la cosa va avanti, i testi compaiono, il clima si crea.Le occasioni aumentano,si partecipa al tal Premio,ci si convince che scrivere è naturale come camminare,molto piu' naturale che dar di calcio ai muri.
Non sempre, ma talvolta accade.
Se poi si tenta di scrivere del mondo e le cose si complicano, occorre chiedere aiuto agli autori,che di parole se ne intendono.
Di guerra,di giustizia, di amore, di speranza, di rabbia e di dolcezza ,ma anche di nulla, anzi, quasi sempre di nulla.
Le parole sono farina che si dissolve al vento ma sgorgano dall'anima,liberano il cuore,alleggeriscono.
Chi l'avrebbe mai detto che C.,abulico e allampanato, autostima zero,motivazione sotto le scarpe, famiglia nonsisacome,avesse potuto scrivere quelle belle frasi sul suo quaderno?
Eppure...
Bravo C., e ricordati: è cosi' che ci si riappropria del mondo,pezzo dopo pezzo, parola dopo parola.
In qualsivoglia condizione.


mercoledì 14 gennaio 2009

VANITA' DELLE VANITA'


Mi piacerebbe capire.
Capire la Storia, innanzitutto.
Perche' ci sono contingenze umorali ed emotive,politiche ed antropologiche, e c'è la Storia degli uomini e dei popoli ed ho spesso l'impressione che, anche se ci agitiamo tanto, non ci sia niente di nuovo sotto al sole.
L'eterno andare degli eventi, le forme diverse della crosta terrestre, ripropongono quelle due o tre cose, in fondo.
Si nasce, ci si agita per un'ottantina d'anni, se va bene, poi si muore .
I migliori cercano l'onesto conversar cittadino , gli altri si accontentano di un aperitivo al bar e di un po' di shopping.
Tutto qua.
Piu' semplice a dirsi che a praticarsi, ma se fosse chiaro, dalle prime ore del mattino, che quel bel pandemonio che chiamiamo mondo si regge su due o tre assi portanti , forse avremmo le idee piu' chiare.Non scevre di un pizzico di...cinismo? E' corretto dire cinismo?
Forse no, forse meglio dire chiarezza intellettuale senza bufale o inutili accomodamenti.

Tutto questo delirio mi deriva da un chiodo fisso di questi giorni, il tema della guerra.
La guerra in Medio Oriente, sotto gli occhi mediatizzati di tutti noi, la guerra che non ho conosciuto di persona, per fortuna, ma che pure agita tanta parte del mondo,la guerra che si respira, nelle contraddizioni del nostro vivere ordinario.
Scoppia,come un bubbone incurabile, esplode, fa parte dell'umana avventura.
E pensare che mi pareva fatto qualche passo, nella direzione della costruzione del TABU'della guerra, sembrava ci fossimo arrivati,nel Nostro Novecento.
Invece uno dei motori del commercio internazionale è dato dal traffico di armi, e la distruzione sembra l'attivita' piu' produttiva.E i conflitti tribali fanno saltare le viscere dei popoli.
Siamo alla frutta,forse ha ragione G:,l' ultimo monello dell'ultimo banco, che tra uno sbadiglio e l'altro,mentre tira i pallini, dice che ha saputo da un suo amico che ha visto una trasmissione che gli ha suggerito sua zia che fra tre anni il mondo finira'.

domenica 11 gennaio 2009

L'OBBEDIENZA NON E' UNA VIRTU'


Ricordo, di Don Lorenzo Milani, 'L'obbedienza non è piu' una virtu''(Lettera ai cappellani militari,1965)*

Alcuni passi.

'.non discutero' qui l'idea di Patria in se'.
Non mi piacciono queste divisioni.
Se voi pero' avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi diro' che,nel vostro senso, io non ho Patria..'

'..le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente:lo sciopero e il voto.'

'Abbiamo idee molto diverse.Posso rispettare le vostre se le giustificherete alla luce del Vangelo e della Costituzione.'


'Certo ammetterete che la parola patria è stata usata male molte volte...Spesso essa non è che una scusa per credersi dispensati dal pensare, dallo studiare la storia,dallo scegliere,quando occorre ,tra la Patria e valori bel piu' alti di lei.'


'Era nel '22 che bisognava difendere la patria aggredita.
Ma l'esercito non la difese.
Stette ad aspettare gli ordini che non vennero.
Se i suoi preti l'avessero educato a guidarsi con la COSCIENZA invece che con l'OBBEDIENZA cieca, pronta,assoluta, quanti mali sarebbero stati evitati alla Patria e al mondo?
..Cosi' la Patria ando' in mano ad un pugno di criminali che violo' ogni legge umana e divina e riempiendosi la bocca della parola Patria condusse la Patria allo sfacelo...'

'Se volete diciamo:preghiamo per quegli infelici che ,avvelenati senza loro colpa da una propaganda d'odio,si son sacrificati per il solo malinteso ideale di Patria.... '



*L'episodio dei cappellani militari costerà a don Lorenzo Milani
(Firenze 1923/1967, prete ed educatore di origine ebraica per parte di madre)
un processo per apologia di reato

martedì 6 gennaio 2009

TERRA IMPAZZITA/IL GHETTO DI GAZA


Nel ghetto di Gaza avanza inesorabile la morte.
Quanti bambini dovranno ancora morire di terrore perche' cessi il fuoco?
La Storia del Novecento perde,se non si innesca in quella che la tradizione chiama Terra Santa almeno uno spiraglio di dialogo.
IL kamikaze è un nero spettro di morte ,un fantasma ineludibile che nessun carrarmato puo' sconfiggere.
Solo il tempo, la storia che lenta lenisce e programma e avanza e assolve puo' consolidare forme di vita parallele, diverse, amateodiate ma conviventi.
Basta massacri.
Che nel ghetto di Gaza nasca una resistenza ideale, che qualche giovane vi riconosca l'inutilità del martirio sacro,,che finalmente quell'etnia masssacrata impari a costruire..
Che l'Europa fermi Israele,che la politica mediocre e consunta si risvegli e trovi il suo compito di mediazione.
Basta massacri.





lunedì 5 gennaio 2009

TERRA IMPAZZITA/LETTURE


Ho evidenziato due modi di 'lettura' della storia, mentre sfogliavo vari articoli sulla questione di Gaza.
Una la riconduco ad un articolo di Adriano Sofri,'Le vittime che servono per dire basta'; l'altra ad un articolo di Lucio Caracciolo,.'Perche' la guerra di Gaza è una tragedia domestica' ,entrambi sul quotidiano 'La Repubblica'.
Cito .
Adriano Sofri:'..Io resto affezionato a Israele come a quella che potrebbe essere 'per un pelo' la miglior madrepatria di un cittadino della terra di oggi,cosi' come lo sarebbe stata l'Atene del V secolo-'per un pelo',la questione degli schiavi *.... diro' cosi' come è andato incupendo in questi giorni il mio stato d'animo..'
ancora:''C'è un argomento in favore di Israele.Israele fa tesoro della vita dei suoi figli.Guarda con orrore il fanatismo islamico che addestra i figli al suicidio e si inebria del loro martirio ....ma gli invasati non rendono un popolo correo del loro fanatismo..'
e ancora:'Israele sembra aver smesso da tempo di badare alle opinioni del mondo.E' vero che il mondo,quando gli ebrei andarono al macello,appaludi' o si volto' dall'altra parte.....'
la chiusa :'I carri armati dovranno decidere cosa fare quando si troveranno davanti una folla di bambini.Poi, comunque vada, dovranno chiedersi ancora una volta come tornare indietro...'

Lucio Caracciolo:'..nel giro di pochi anni fra Mediterraneo e Giordano gli Arabi saranno la maggiornaza...non esiste un campo palestinese unitario,ne' Israele ha interesse a che si formi,nella prospettiva demografica sopraindicata'
'La battaglia di Gaza è uno scontro indiretto fra Gerusalemme e Teheran.
..Le organizzazioni palestinesi, Hamas inclusa, sono delle mini-galassie in cui interessi particolari (spesso criminali)piccoli clan e bande di disperati si contendono le scarse risorse disponibili.Strette nella morsa di Israele.
Vista da Israele la guerra di Gaza non è dunque una crisi internazionale ma una partita domestica...
..la tragedia e' che nessuna delle parti in causa,nemmeno la piu' potente(Israele) puo' raggiungere i suoi obiettivi strategici .E nessuna è abbastanza forte e sicura di se' per accettare un compromesso con le altre.'


Sono due metodi di lettura della storia:l'uno(Sofri) visionario e 'religioso', con vocaboli come 'affezione','utopia', 'senno', 'creature';l'altro(Caracciolo) freddamente analitico, filologico, consequenziale.
Entrambi arrivano,sull'argomento',alla definizione di un via cieca,al momento priva di uscite di sicurezza.


*aggiungo anche per l'imperialismo,v.lo sterminio che la democratica Atene fece degli abitanti dell'isola di Melo.

domenica 4 gennaio 2009

SE UNA TERRA IMPAZZISCE







Se una terra impazzisce, il mondo tutto deve chiedere interventi adeguati.
Credo che nella striscia di Gaza sia giunta l'ora di imporre osservatorii internazionali che riportino almeno un tentativo di pace. Con la forza, senza se e senza ma,la carneficina va fermata.
Non puo' esistere alle porte dell'Europa una zona in cui il diritto impazzisce,la follia integralista è legge, il sangue fratricida che cola l'unico flusso vitale.
Che intervengano forze internazionali, che l'Europa imponga alta la sua voce.
Se quel dio che vorremmo ci fosse padre diventa il dio degli eserciti armati di ferocia territoriale, se diventa capace di mettere in bocca ad una madre l'idea del suicidio santo, quel dio puo' tranquillamente morire.
Cosa ce ne facciamo, di una religione che impone e giustifica la morte?
E lo stesso Stato di Israele, cuneo -si presupponeva-di democrazia nel mondo arabo, come sopravvivera' alla sua stessa ferocia?

Alcuni punti fermi di un pensiero confuso:

-nessuno risarcira' mai il popolo ebraico e la sua memoria di otto milioni di innocenti sterminati dalla follia nazista. Non ci potra' mai essere risarcimento storico adeguato, 'quella cosa' rimarra' un buco nero della storia.E la storia ha suoi disegni tragici,sue vendette ingiuste.
-una cultura che crea il kamikaze, che cioè insegna ai sui figli ad uccidersi non offre possibilità di dialogo.
Non ce la farei a far entrare a casa mia una madre di cui sapessi che insegna ai suoi figli ad uccidersi per un dio
-gli ostacoli insormontabili al processo di pace vanno raggirati con l'utilizzo mediocre della politica.
Oggi il vecchio movimento per la liberazione della Palestina non è piu' quello che vagheggiano i nostri giovani studenti-dovrebbero studiare meglio la storia- nelle piazze.
E' un'altra cosa, dietro ci sono gli Stati arabi integralisti, l'Iran.
Il tutto confuso da corruttele, panorami antropologici in mutazione, tutto quello che uno puo' immaginare,insieme all'incapacità palese di autogovernarsi.

E' difficile appellarsi all'idea della pace,alla forza dell'educazione e del dialogo, ma è in queste situazioni che occorre misurare la capacità di speranza,con intelligenza, con fermezza.
Anche se tutto quello che si dice, detto da qua, dal caldo nelle nostre case, suona anche di ipocrisia.






sabato 3 gennaio 2009

di MARINO MORETTI 'I PURI DI CUORE'




Esiste a Cesenatico 'Casa Moretti', con tanto di calendario di eventi,aperta i festivi , 15,30/18,30,ma trovare in libreria, qua in Romagna, un'edizione delle prose di Marino Moretti è impresa non da poco.
Si vende di tutto, si stravende ancora di piu',ma tra i 'desaparecidos' dell'industria editoriale ne mettiamo un altro, questo grande del Novecento italiano.
Marino Moretti.
Ho riletto il romanzo giovanile 'I puri di cuore' con grande emozione.
Cesenatico, anni venti del ventesimo secolo.
Esce nel 1923 e ricordiamo che nel ventidue ci fu la marcia fascista su Roma.
La storia 'grande' entra di straforo in questa narrazione densa, pesante, sorella della prosa tozziana di 'Le tre croci','Il podere '...',ma entra nelle vene dei personaggi, che non ne sono esenti, macinano un andare fatale degli eventi che li travolge, da cui tentano di proteggersi.Pur di straforo,la incastra, non lascia spazio ad orpelli, a vezzi fantasticheggianti, a deviazioni.E' la cruda realta della vita che avanza.
L'ambiente una famiglia un tempo mediamente benestante,con una madre, due sorelle,di cui una gia' emigrante in America .L'altra la raggiungera', con il marito, un bell'avventuriero.
Due fratelli maschi :Matteo, caricato dalla natura di eccessi mentali-schizoidi, diremmo oggi-, Luca, il prediletto,il dolce, la vittima, il puro di cuore.
C'e' poca speranza nel dipanarsi di questa narrazione, piuttosto la percezione della fatalita' incombente, per sfuggire la quale l'appiglio fittizio, esorcistico, magico della religione ha piu' la parvenza di un dato antropologico debole.
Quello che resta forte è la religione della casa, il culto dei nomi degli oggetti, curati con forza di affetto e con precisione filologica.
Una comunità di vinti, come gia' i personaggi verghiani de 'I Malavoglia', alla quale la storia fatta dai grandi non regala,non apre varchi. Solo un povero sagrestano, accolto dal prete per pietà nonostante un passato di mazziniano combattente, ricorda che altrove qualcuno macina idee di libertà,le introduce nel solco ripetitivo e plumbeo di questi destini.
Per lui i veri santi rimarranno in eterno Saffi, Armellini e Mazzini.
Anime vaganti, sentimenti forti,maschere tragiche.
Si stenta a credere che il Moretti contrabbandato a scuola per poeta di serie B,sconosciuto ai piu',abbia questo genio potente nella prosa.
Forse, lui stesso commenterebbe cosi' questa mancanza:

'..Io non ho nulla da dire.


Aver qualcosa da dire
nel mondo a se stessi alla gente.
Che cosa? Non so veramente
perche' io non ho nulla da dire.

Che cosa?Io non so veramente
Ma ci sono quelli che sanno
Io no-lo confesso a mio danno-
non ho da dir nulla ossia niente.

.......

( da 'Il giardino dei frutti', 1915)

venerdì 2 gennaio 2009

HYDE PARK CORNER


Immagino di essere una vecchia visionaria,al freddo londinese di Hyde Park Corner, a battere i denti di domenica mattina e a chiedere al mondo:
Pace, intanto,per favore.
Senza condizioni :nel 2003 ragionammo tra alcuni amici, sul tema della guerra.
Ineluttabile meccanismo dell'umano,tutto quello che ti pare, d'accordo,ma prima dell'Olocausto. Storicamente non si puo' piu' parlare di guerra cercandone giustificazioni,nello stesso modo di prima, dopo le riflessioni e i patti del Novecento.
E' un tornare indietro,una rinuncia,un assurdo storico.
Senza se e senza ma.
E neppure il piu' infido dei nemici, il fanatismo diabolico, si sconfigge uccidendo innocenti.
No ai traffici immondi di armi, no alle mafie,no ai poteri incappucciati.
Avanti con la retorica .
Poi liberta', per favore.
Il fatto è che mi pare non siamo liberi.
Teleguidati, si', povericristi nei nostri buchi, si', a rischio anossia, si'.
Ma non liberi.
Anche in queste feste siamo stati bene,tra parenti ,tra amici,a salutarci da un capo all'altro del mondo,a cercare tutto il positivo possibile.
Anche nei blog si notava il desiderio di positività,dietro le situazioni diverse.
Ma gira ovunque come un'aria da rifugio antiatomico.
Ci proteggiamo, ci sentiamo in reti clandestine,ormai,l'impressione che ho è questa.
Diciamo e facciamo la nostra, ma sulla testa abbiamo di tutto, forse anche le bombe atomiche pronte,nonostante la sacralità dei Grandi Patti Novecenteschi.


Cosa rimarra',nel fondo del sacco della vecchietta dell'Epifania, la mitica,bruttissima Befana della nostra tradizione popolare, a meta' tra la strega, la vecchia arguta, il corpo di un desiderio di rivincita, che libero puo' volare tra i tetti la notte, e gettare carbone giu' per i comignoli,oppure, a piacimento, bella frutta secca, dolci e miele e cioccolata?
Lasciamola girare tra i tetti, la vecchia Befana, che ci insegni intanto un poco della sua libertà.
Che ci addestri alla consapevolezza della satira arguta,alla genialità del recupero, nel fondo del sacco,di tutto quello che pareva perduto o addirittura da buttare-