martedì 30 giugno 2009

BOMBE SULLA CITTA'


La tragedia di Viareggio-uno dei vagoni pieno di gas GPL esploso tra le case a ridosso della stazione,diciassette morti e trentacinque feriti, per ora- mi ha ricordato una tragedia civile riminese.
24 Ottobre 1953,ore 20,30.
Un'autocisterna con rimorchio, diretta verso la spiaggia,proveniente da Mestre, dove ha caricato gas GPL,diretta alle acciaierie di Terni, si incaglia in un sottopasso ferroviario ed esplode.
Il bilancio è di quattro morti per ustioni e di 150 feriti.
Sull'evento interpretazioni.quasi tutte sbagliate, la mobilitazione dell'intera citta',le polemiche.
(V. A.Montanari,'Lo scoppio del 24 ottobre 1953 su 'Il Ponte' del 9 Novembre 2003).
A distanza di cinquant'anni ,una lapide sbagliata celebra l'evento datandolo un giorno prima.
Facendo parte dei sopravvissuti-avevo al tempo un anno, abitavo a due passi, mia nonna e mia mamma quella notte mi insaccarono in un asciugamano e corsero verso il mare,la' ci trovo' il babbo,di ritorno da un viaggio-consideravo quasi un dovere civile scriverne.

Scrissi a mio modo un testo, 'Segreti militari' .Fu inserito in un'improbabile antologia di scrittrici 'malatestiane'(?),era un'iniziativa di un'altrettanto improbabile 'Commissione Pari opportunità' della Provincia di Rimini. Corredato di una tavola pittorica della pittrice riminese A.Bellini, della stessa fu storpiato il nome in 'Baldini'.

Il terzo errore mi sarebbe stato fatale.
Cosi' considero quasi una fortuna che detto testo sia caduto nel dimenticatoio.
Riporto qui di seguito un breve passo,dall'episodio 'L'uomo':

'......Sulla spiaggia, con gli occhi appannati, mi sembrava di vedere alcuni corpi che si rotolavano nella sabbia,o forse sovrappongo nel ricordo due immagini.
Forse nel ricordo vedo quello che poi mi è stato raccontato,che in quella notte, per liberarsi dalle fiamme,in molti si erano gettati sulla sabbia,come ossessi,ed erano rimasti a lungo li',semicoperti dalla rena ghiaccia,con le piaghe che bruciavao e gli abiti in brandelli, fino all'arrivo delle prime ambulanze.....'

domenica 28 giugno 2009

IL CORAGGIO DI RIMANERE


Lo dico da anarcoide riminese con il mito dell'individualità libera e il fastidio fisico per tutto quello che puzza di assenza di libertà e di poco rispetto per la pulizia della socialità, da un pizzico-magari tanto- di caratterialità ,dal punto di vista di chi non ci ha guadagnato nulla dalla socialita' intrallazzona e furba.
Lo dico con fatica ma con onesta',anche alla fine di un lungo dialogo familiare che continua ad essere per me riferimento e guida.
E' necessario rimanere.
Rimanere nelle istituzioni malandate, nei luoghi di aggregazione che ci innervosiscono,nelle home-page in cui siamo inseriti, nelle scuole e negli ospedali, negli uffici e nei sindacati,nelle biblioteche e nelle strade.
E' necessario rimanere,non andarsene,tenere i nervi saldi e dialettizzarsi con quello di cui si dispone.
Lo dico a fatica, perche' l'aria che tira-in particolare tra i giovani che non vedono spiragli per il futuro - soffia attorno alla parola 'andarsene'.
Andarsene dove?
Dove c'è apparentemente piu' spazio, piu' territorio vergine, piu'regola.
Io dico che invece è necessario rimanere.
Solo rimanendo si gioca la carta della propria maturità,che,pur tardi, secondo tempi diversi, attende ognuno.
Una fragilità e un solipsismo esasperato, un gioco all'antagonismo spicciolo e frenetico girovaga come un virus maledetto e in fondo non fa altro che il gioco di chi se la spassa e ridacchia alle spalle degli onesti.
Rimanere nelle situazioni è difficilissimo,non da il gusto dell'avventura, ingenera spesso frustrazioni e sensazioni mediocri, ma è il gioco della realtà di cui disponiamo.
Alla fine si capirà che i veri eroi sono le persone qualunque,quelle che hanno costruito argini solidi e quotidiani ,nei quartieri e nelle scuole d'infanzia,alla sera, in famiglia,nel vecchio gruppo di amici malandati,nelle amicizie occasionali e attente.
Nel tempo che fugge,mentre tutti fuggono, quando ognuno sogna la sua personale fuga,rimanere è l'unica medicina.

martedì 23 giugno 2009

SOPRAVVISSUTI


Un'Italia pulita deve essere possibile,perche' ci sono in giro cervelli e curiosità e abnegazioni quotidiane e desideri irrinunciabili che non possono essere coperti dallo squallore delle cronache urlanti.
Energie giovani e competenze,persone non piu' giovani, sfibrate ma che non si arrendono.
Cuociono nelle pentole di piccoli assembramenti, di antichi riconoscimenti, anche se a dire il vero quando c'è qualcosa da festeggiare o una notizia da dare rimane la sensazione di vivere in un day-after,ci si ritrova tra quattro sopravvissuti e non si sa mai che faccia fare.
E' venuto meno il villaggio cui riferirsi con fiducia, si sta diventando tutti un po' monadi.
Il solipsismo affettivo è una malattia del tempo.
Eppure so per certo che un 'Italia modesta e pulita esiste,negli angoli riposti delle tradizioni familiari sagge, nei piccoli progetti, nelle intuizioni e nelle intelligenze che friggono.
Diventasse un ruscello, poi un fiume,ne abbiamo abbastanza di ascoltare immondizia che pare l'unica realta'.
Sopravvissuti, vorremmo vedere segnali all'orizzonte,sederci ad ammirare le curiose,bellissime prospettive di nuove cattedrali.

domenica 21 giugno 2009

BALBETTII ISLAMICI




Analfabeta del pelago islamico, posso solo balbettare alcune affermazioni elementari,mentre occorrerebbero persone ricche di nozioni e di frequentazioni in diretta di quel mondo per costruire interpretazioni serie.
A monte di tutto,in una stigmatizzazione banale e sintetica,credo possibile un dialogo con il mondo islamico a partire da due idee fondamentali: rifiuto del negazionismo storico, ovviamente Olocausto in primis, e assoluta chiarezza sull'idea del kamikaze come fatto diabolico,totalmente privo di giustificazioni.
A lato, corolllario non minore, il rifiuto degli omicidi perpetrati sulla libertà delle donne,spesso portati fino all'estrema violenza fisica.
Detto questo,so che l'Iran,la cui antica storia poggia sul mito della Persia e non sulle fondamenta dell' Islam piu' assoluto,e'luogo strategico degli equilibri mondiali, dalla caduta del muro di Berlino in poi.
Mi chiedo quanto quei giovani -e davvero l'Iran puo' dirsi un paese di giovani, di energie vitalissime e impellenti-che lottano fino alla morte per la democrazia sappiano distaccarsi dai loro coetanei, figli e nipoti di quei contadini che sostengono il dittatore in auge,Ahmadinejad.
Forte della mia affezione europeista, so che la democrazia è un lunghissimo percorso di educazione sciolto nella storia, carico di errori e di splendori, un tracciato impervio e spesso contraddittorio.
Una direzione in cui le luci e le ombre ambigue e personalistiche del mondo arabo,le atmosfere delle mille e una notte dove quello che conta è il rapporto personale con il capo e non invece il diritto ,devono trovare una loro peculiarità.
Lo spero per loro, per la loro giovinezza,per quello che ancora resta loro da spendere nell'avventura drammatica e splendida della Storia.

venerdì 19 giugno 2009

LEGHISMI ROMAGNOLI


E' un virus che in casa mia non è mai entrato, forse anche per caso.
Come si suol dire:'fortuna volle....'
O forse per quei due o tre libri che tutti abbiamo amato, qualche antenato la cui memoria ci protegge...Magari si scopre che discendiamo da etnie che con il romagnolo-tipo non hanno granche' da spartire.
Tutti, direi, si'.
Arrivo al punto,il virus di cui sopra è la malattia leghista.
Sciovinista, territoriale, possidente e organizzato come un cavernicolo, il romagnolo-tipo è un leghista di elezione.
Ricordo racconti al femminile sentiti da bambina :
di quando in campagna,nella Romagna solatia, le donne dovevano mangiare a parte,non al tavolo con gli uomini; dei privilegi-quasi uno 'ius-primae-noctis'-che i massari avevano sulle donne dei mezzadri;delle strane malattie 'di consunzione' che colpivano le giovani spose attanagliate da catene domestiche-non avevano attorno al capo il 'chador'islamico, ma quante donne hanno portato per una vita il fazzoletto della schiavitu',obbedito e lavorato,mentre gli uomini si ubriacavano al bar...
Storie di un tempo neanche troppo lontano,facciamo a cavallo tra le due guerre.
Nel sangue del romagnolo corre la terra,io desiderio del possesso.

No, a casa mia no.
S'è sempre guardato molto al mare.

giovedì 18 giugno 2009

LA BOLOGNA DI FAETI




Sto leggendo 'L'estate del lianto', prova narrativa del professor Antonio Faeti,esperto maximo di narrativa per l'nfanzia su scala europea.
Bologna.
La Bologna di Faeti,rivisitata con gli occhi di un bambino orfano di madre gia' all'eta' di quattro anni, è un luogo magico di luci ed ombre,è la citta'-patria, il luogo dell'apprendistato del vivere.
Il piccolo'Topi' e i fratelli la abbracciano, intrisa di letture, di immagini, di passaggi che la fantasia proietta sulle pietre rosse ,negli antri cupi, ricreando un mondo di fantami reali-irreali.
La Storia.
Madre anch'essa,ventre in cui si dipanano i giorni dei ragazzetti che sanno guardare con stupore al di fuori di se'.I soldati, il dopoguerra,gli abbecedari e i fumetti, le saponette palmolive e il primo numero di 'Epoca',è una carrellata di visioni concretissime e affascinanti, ricche di rimandi dotti che il professore non ci risparmia.
La compassione.
C'è tra le righe il sentimento forte della compassione.L'orfano non ha maturato rancore, anzi.
Ha maturato un caldo senso di paternità ,facendosi lui stesso padre dei suoi alunni :prima di scuola primaria, per sedici anni, poi universitari,fino ai percorsi di formazione per educatori, librai ,fino agli ultimi progetti sulla grammatica della fantasia.
Bologna,amata,madre e sorella,che si respira dentro ogni riga.
La citta' che è stata,la citta' che la fantasia vorrebbe proteggere dalla dissoluzione del presente.
Una città in cui i bambini potessero ancora aggirarsi, a inventare avventure.




mercoledì 17 giugno 2009

AFFETTI CHE SI PERDONO


Tra i mille titoli che ci invadono,nella bulimia delle sollecitazioni e degli apprendimenti momentanei e forzosi, ci sfugge tutto quello che il tempo ci viene sottraendo, passo dopo passo e che sembra non appartenerci piu'.
Quanti affetti si perdono, nel corso di una vita,quante persone se ne vanno,quante si allontanano da noi e dai nostri giorni, e ci parevano indispensabili.
Si disperdono , come oggetti inutili.
Se non ci sono progetti avvincenti, o almeno una modestia delle frequentazioni giornaliere,le persone scompaiono,le idee anche, i sogni svaniscono con le parole, come neve al sole.
Attorno, il baluginare roboante dei titoli, dei meccanismi che altri fanno andare.
Tra il villaggio reale e il villaggio globale ci sta la fascia grigia dello straniamento,delle solitudini individuali, dei solipsismi fatti sistema,delle piccole violenze e degli amori piccini.
Lo confesso, non so rinunciare agli ideali ,ma nel profilo dei sogni si agitano progetti andati a male,piccole turbolenze non acquietate,conti sospesi.
Eppure, questa è l'avventura dei giorni in carne e ossa.

martedì 16 giugno 2009

DI VELE, DI VELINE E DI VELONE


Finisce che mi tocca imparare a fare la velina.
Anzi, per scaduti termini di età,ad essere corretti, la velona.
Perche' a pensarci bene, non è poi tanto difficile.
Basta non avere deformita' palesi .
Il resto è questione di immagine, di ritocchi, di giusto pizzico di glamour spenduto al punto giusto. E soprattutto, di una abilità fondamentale:fare il palo e non esprime pensiero alcuno.
Facilissimo, cosa ci vuole ?
Avendo imparato un po', con l'eta', l'arte della temperanza,il il gioco potrebbe essere fatto .
Cosa ci vuole?
L'arte della velina,anzi della velona, è la giusta premessa in ogni situazione in questa nostra che potremmo definire l'eta' dell'apparire.
Primo:mai parere triste, perche' di questi tempi la malinconia è perdente.
Secondo:se proprio la verità ti scappa,cercare lo spiraglio giusto,il refolo di vento favorevole.
Mai il vento di tramontana,quello bello dei cieli chiari.
Piuttosto quei venticelli medio-bassi,che increspano solo leggermente l'onda.

Perche' veline si nasce, ma forse, anche,per sopravvivenza, si diventa.

domenica 14 giugno 2009

MAREDILIBRI 2009




Luisa Mattia (http://www.luisamattia.com/) e don Tonio Dell'Olio, presidente di LIBERA,Associazione contro le mafie(www.libera.it ) stamattina alla sala del Giudizio del Museo della Citta'.
'Mafia'',in arabo significa:'non c'è'.
Ed è esattamente questo il problema:quello che non c'è.

Antonio Faeti nel pomeriggio, nel cortile della Biblioteca Gambalunghiana ha presentato il suo ultimo testo narrativo:'L'estate del lianto'.
Il pericolo piu' grande della contemporaneita'per il professor Faeti-forse la maggiore autorevolezza europea del settore-?
Il narcisismo di massa.
Un progetto per cui lottare?
Restituire le città ai bambini.

Ma... i riminesi se ne saranno accorti?

sabato 13 giugno 2009

MAREDILIBRI 2009




Sono in ritardissimo con lo spot a ' Maredilibri'.( Qui di lato una foto dell'edizione 2008)
Tra una cosa e l' altra-non vorrei dirlo,ma di 'sti tempi anche a passare a scuola a far due chiacchiere con il bidello ti va via quel residuo di fantasia che hai-mi era passato di mente.
Come sempre, bravissime le libraie de 'Il viale dei ciliegi 17 (http://www.vialedeiciliegi17.it/).
L'incontro di oggi con Niccolo' Ammanniti è stato piacevole:si è conversato della sua opera,di adolescenza,di scuola e di altro.
Complimenti a lui,che si puo' permettere,con il suo buon mestiere tra le mani, di sorridere dell'Italia attuale in cui-a suo dire-la 'figura di m.classica' è caduta in prescrizione

giovedì 11 giugno 2009

PROTEZIONI


Nel magma sconsiderato che tutti ci avvolge,nel difficile percorso di individuazione ,unico compito che ci spetta,in questo tempo difficile e confuso,alcune parole vanno appuntellate sulla pietra,tenute fisse,salvate.
PROTEZIONE,come nel titolo di quella novella di Primo Levi.
E' una parola che oscilla in un campo semantico vario ed ambiguo,ci ricorda subito i film e la letteratura di mafia,gli spiccioli che la piccola malavita spenna agli ignorantoni di casa nostra.
Vediamone un recinto semantico parallelo: protezione si chiede anche a chi se ne è andato, e ci illumina la memoria di principi e di progetti che per noi sono stati scuola.
Abbiamo bisogno di protezioni della memoria,di andare a ripescare con austerità i fondamenti a cui siamo stati introdotti.
E' difficile,nella sarabanda dell'apparire,ma necessario.
Una persona, un parente, un insegnante,una lettura,un padre o una madre che sentivamo giusti a governarci.
E' necessario, ora come non mai fare un po' di silenzio attorno alle immagini che consideriamo proponenti nella nostra memoria.
Anche nel privato, dalla cui pulizia nasce poi il pubblico.
Altro oggi non so dire.

mercoledì 10 giugno 2009

IL MIO ADRIATICO


Un mio testo, 'IL MARE E' L'ADRIATICO' segnalato al premio nazionale ' CITTA' di CATTOLICA'.
E'successo ad Aprile, me ne sono accorta ora.
Che dipenda dalla mia antipatia congenita per gli 'eventi' letterari?
Sorry.
Qui di seguito un piccolo passo:

'.....Se è troppo caldo si desidera una casa ampia,fresca e bianca in cui stare ad aspettare che la caligine afosa,il torpore del cielo immobile e bianco lascino spazio alla brezza; anche se c'è nebbia,quella nebbia fredda e uggiosa di certe giornate novembrine o anche di metà febbraio,quando la temperatura della terra è abbastanza calda per produrla,ma il vento dell'inverno lavora tutto attorno, a gelare notti e giorni.
E anche quando il freddo gelido del nord spazza via le sterpaglie che le tempeste hanno depositato sulla riva, urla contro i pali di cemento e contro quelle poche costruzioni rimaste a sfidare la brutta stagione.Urla forte,sferza la pelle,impietrisce le mani,fa lacrimare gli occhi.
Il desiderio della casa allora si fa forte,intenso, sempre piu' forte.
Nella casa grande si sogna di tornare a rincuorarsi, a fare merenda,a sedersi ed aspettare,a fare tutto quello che si puo',come in un luogo di riparo e di quiete.
E talvolta ci si acquatta in riposo e si immagina di essere arrivati a destinazione.
Eccola la casa bianca,poco piu' in la' della riva,sembra preparata da un tempo immemorabile........'

martedì 9 giugno 2009

VERDEFRANCIA


In questo momento post-elettorale mi sentirei piu' a mio agio seduta in un posto qualunque della Francia, a sbocconcellare una baguette non troppo igienica, tentando di oltrepassare il francese che non so,da appartenente alla generazione degli anglofoni-made- in Patto -atlantico-post-bellico.
France, douce France.
Attorno a casa mia,qua nel remoto borgo natio, si dice che almeno il Cavaliere non ha ottenuto l'agognato consenso plebiscitario e questo per ora è gia' tanto, poi si vedra'.
Bene le facce nuove,ma da verificare.
Concordo.
Eppure ,non mi sfugge che oltrecortina si è imposto quello schieramento 'verde' che noi qua non sapremmo neppure disegnare .
Sul destino del pianeta, sull'aria e sulla terra,sul ben-essere dei suoi abitanti si gioca il futuro, di questo ne sono certa.
Mi pare che anche Obama se ne sia accorto.
Magari Daniel-Con-Bendit ' sara' un 'pataca' di ultrassesantenne che fa l'evergreen, per dirla alla riminese,non ne so nulla, ma tutto quel verde mi fa piacere, e mi congratulo con lui,sinceramente.

lunedì 8 giugno 2009

RAMBO MITTELEUROPEO/ VADEMECUM


Piccolo VADEMECUM per il novello Rambo mitteleuropeo:


1- Nelle situazioni fai una schermata grossolana e individua il piu' debole:prenditela con lui

2-Segui le istruzioni per la creazione del 'capro espiatorio',basta qualche suggerimento neanche troppo datato

3-Brucia piu' libri che puoi, sono oggetti pericolosissimi e destabilizzzanti

4-Tieni sempre nell'armadio una divisa-fai-da-te,puo' essere utile farci una passeggiata ad ogni ora del giorno, ti aiuta a fare la voce grossa col primo che incontri

5-Per non sbagliare,considera stranieri tutti quelliche non sono nati nel tuo ghetto

6-Se anche tutto il mondo va verso il meticciato, non perdere le staffe:la febbre passera'

7-Quando, dopo una solenna mangiata-e-bevuta comincerai a vaneggiare con i compagnoni di tavolata di un Grande Impero della Padania, prenditi dell'Alka-seltzer,che' con l'ipertensione puo' venirti un ictus.

domenica 7 giugno 2009

UNA DESTRA DI BUGIE


Spero che le giunte di centrosinistra in generale non abbiano i connotati riminesi,da me abbondantemente criticati.
Di sicuro in una cosa nessuno di quello schieramento ha raggiunto gli avversari
LE BUGIE.

Ne ho sentite di cosi' grosse negli ultimi due giorni, ma di cosi' grosse,soprattutto su casi personali che qui evito per rispetto della privacy .
Mi sono chiesta dove potermi nascondere per non sentirle.
C'è una aggressività di fondo, una acredine, un pragmatismo oscuramente direzionato verso interessi a medio termine.
Qualcosa di inquietante, di sradicato dalla storia.
Forse, in mano loro,invece della Notte rosa qua in Riviera, avremmo avuto la scomparsa dell'Adriatico.
In una notte,nel cilindro del prestigiatore,con in cambio un 'bonus' a buon rendere.


sabato 6 giugno 2009

GARBINO ELETTORALE


A volte i miti aiutano.
Del mito del garbino in Romagna s'è detto, eccome,tanto vale non ripetersi.
Vento di terra, vento caldo,neurologicamente attivo.
Chi avesse a che fare con disturbati,se ne guardi ,dalle giornate di garbino,potrebbe evolvere tutto al peggio alla prima folata rabbiosa.
Mulinelli di foglie e sabbia che si incattiviscono, accentuazione degli stereoptipi comunicativi, relativismi culturali e frenesie ,approssimazioni a corto raggio,tirareacampare a lungo raggio.
In giornate elettorali non ci vorrebbe il garbino.
Ma.
In questo non-luogo, in questa non-città che si è ridotta Rimini,il garbino imperversa,fa tabula rasa,soffia, si infila e domina.
Si vota.
Ma.
Si deve battere Il Cavaliere affidando la città ancora a questa giunta che ha spodestato e cementificato e agito in modo clientelare per un sessantennio,con l'appoggio di tutti noi e le tasche piene di bagnini e gente che sa a mala pena distinguere un graffio da una 'O' di Giotto.
Non c'è alternativa, si deve fare cosi'.
Le tante brave persone che ci provano e dicono la loro somigliano a tante Donne Prassede di manzoniana memoria, scambiano il cielo con il loro cervellino e sorridono beotamente all'avvenire.
Chi non sa infilare un congiuntivo dietro l'altro pontifica ad improbabili 'eventi' culturali ,tra i quali anche cose degnissime che si perdono nel ciarpame.
Se all'improvviso qua arrivasse Fellini gli direbbero di farsi da parte e di iscriversi alla'Notte rosa',per avere uno spazio.
Citta' inquietante, con aggregazioni settarie,club 'privee',personaggi improbabili, incappucciati tendenti al 'noir'che se non facessere un po' paura farebbero morir dal ridere.
Regno da sempre dei 'Meeting' ciellini con diramazioni tentacolari attive tutto l'anno e appoggi fortissimi a destra e a manca.
A due passi un Impero della Finanza libera,cioe' del riciclaggio, azzurra vision di San Marino.
Ma tutto corre e tutto viene irrimediabilmente riciclato,spalmato,omologato,non solo il denaro sporco.
Le individualità forti devono rimanere marginali,pena orribili prostituzioni.
Il tanto di buono che pulsa rimane un rumore di sottofondo.

Si guarda all'orizzonte, aspettando pioggia.

giovedì 4 giugno 2009

NARRATIVA O SAPONETTE?




Avevo mandato un paio di mail a Gianni Celati alcuni anni fa, all'indirizzo ufficiale fornito da Feltrinelli.
Chiedevo parere sullo scrivere e udienza.
Alla prima rispose con incredibile gentilezza,alla seconda glisso' con un'improbabile descrizione di un suo stato di chiusura depressiva-ipocondriaca,credo per non dire brutalmente:'Non stia a rompere'.
In libertà.
Cio' nonostante, continuo ad apprezzare le uscite dello stesso sul tema della letteratura.
Per esempio, domenica scorsa è comparsa su 'L'Unità' una sua conversazione di cui sottoscrivo ogni virgola.
Titolo:'Poveri libri,smerciati come fossero saponette dai furbetti dei best-seller'.
Qui individua nella fine degli anni settanta i primi meccanismi dello scrivere come merce,della competizione tra case editrici, dell'autore come feticcio,dei controlli manageriali sulla letteratura,degli 'esperti' che riscrivono i libri per renderli piu' vendibili .
Arriva a parlare di 'genocidio ' della letteratura.
Di luoghi delle lettere tipo-Ikea.
Di' non-lingua'.
La cosa piu' propositiva della conversazione è la riproposizione della quotidianità come 'fenomeno',l'opposto di tutta la paccottiglia smerciata come 'interessante','sensazionale'.
Cito:'L'unico lavoro che si puo' fare ,in cio' che si scrive, è togliere di mezzo quell'a-priori pubblicitario,decondizionando chi legge, anche a costo di renderlo perplesso'.
Sono completamente d'accordo con Lei, professor Celati,anche se Lei non è proprio simpaticissimo.

martedì 2 giugno 2009

SI STA COSI'




Si sta cosi', sospesi a quel filo.
Eppure talvolta,per distrazione, si crede che ogni attimo sia eterno.
Ma è questo il gioco.

Pace a chi è sepolto negli abissi,ricchi e poveri non importa,ognuno con i propri affari ,ognuno con i propri pensieri, il cuore e le faccende del giorno .
Poi si scoprira', con il tempo, anche una parte di verità.
Intanto pace, a chi è andato a riposare negli abissi.