mercoledì 10 febbraio 2010

STAZIONI FERROVIARIE







L'uscita di 'La stazione di Bologna:un viaggio lungo un secolo e mezzo', di Renzo Pocaterra per Minerva mi da occasione di scrivere qualcosa di stazioni ferroviarie.
Scorrendo velocemente la memoria ,ecco le tre che ricordo con piu' vivida simpatia.

La stazione di Bologna, ovviamente.
Grumo di storia,personale e collettiva,luogo denso di umori e di simboli,centro nevralgico dell'Italia e 'Ombelicus mundi'.
Le sue ferite,la piu' grande, l'ultima,segnata da quell'orologio fermo alle 10,25 del 2 Agosto 1980.
Il retrogusto ostinato di civismo che permane,duro da abbattere.
Il ricordo di un portafoglio che mi fu reso intatto,un volta che lo smarrii, da una barista del bar centrale,anno 1979.

La 'Gare du Lion',la stazione di Parigi.
Ci sono arrivata solo tre volte.
Quanto basta per perdermi nel ricordo dell'odore di burro caldo di cui sono infarcite le brioches,un'allegria tutto intorno che si respira ,un'ebrezza, un'idea del bel vivere.
Fantasticherie?
Puo' essere,ma appena tocchi la stazione centrale di Parigi ti senti cittadina del mondo.
Dopo Bologna,viene Parigi.


La stazioncina di Dobbiaco,paese della Valpusteria.
Di tutte le stazioni di montagna è quella che ricordo meglio.Ben tenuta, con un piglio austriacante,lucidatissima da una mano nascosta che poi(ultimi anni ottanta)scoprii essere un capostazione amante delle piante grasse.
Di cui aveva invaso la stazione, con un irresistibile pollice verde.
Le lunghe scarrozzate delle vacanze in montagna, a respirare la Valpusteria,su fino al confine austriaco,largo e freddo,scintillante di ciotole fiorite.
Le stazioni ferroviarie,luoghi veri del vivere viandante,simpatia,salotti di comunicazione.
Prima della paura stralunata che tutto ha invaso, trasformandole nell'immaginario collettivo in brutti luoghi a rischio salute.