martedì 8 luglio 2008

RIMINI/CEMENTO



Agli architetti che chiedono'dibattito' sul progetto riminese di 'riqualificazione' del lungomare,questa mia lettera pubblicata sul 'Corriere Romagna' di oggi.( Ha un po' del predicozzo, ma qui non si sa che pesci prendere)

'Suggerisco alla equipe dei-credo giovani -architetti che in data 7 luglio propongono dalle pagine del 'Corriere' le loro ragioni nel merito del dibattito urbanistico riminese di leggersi 'La speculazione edilizia' di Italo Calvino (1957).
Ma,come e piu' di allora,anche tutto quanto detto in 'Il partito del cemento' di Marco Pieve e Ferruccio Sanna,Chiarelettere Editore.
Il principio è molto semplice:una colata di cemento sta concludendo la devastazione dell'Italia,quella stessa devastazione iniziata alla fine degli anni cinquanta.
Le nostre coste piu' belle,a cominciare da quelle liguri,stanno subendo l'intervento estremo, quello che ne cancellera' in maniera inequivocabile la fisionomia naturale,l'anima, la storia.
Detto questo, dati e documenti alla mano-va da se' che il tutto avviene all'italiana, e ognuno declini da se' questa locuzione-veniamo alle cose di casa nostra.
Rimini.
Non capisco cosa rimane da decidere a noi cittadini sulla 'nostra' città,forse dove verranno sistemate le fioriere nei prossimi dieci anni.
Non capisco questo abito di 'democrazia' paternalistico e melenso intorno alla realizzazione del progetto di'riqualificazione' urbanistica della città.
Sarebbe stato assai piu' dignitoso un intervento di autorità, chiaro, antagonista,almeno avremmo saputo con chi avevamo a che fare.
Il 'buonismo' da grigliata all'aperto contrabbanda una decisione gia' presa,un sistema di intervento deciso tra grossa imprenditoria locale,manipolo di 'tecnici' consenzienti e amministrazione.
Nessuno ci venga a dire che è stato a Barcellona.
Tutti abbiamo viaggiato un po', chi piu' chi meno,abbiamo visto, giudicato e pensato.
Io ho amici e parenti stranieri che a Rimini non cercano lo scimmiottamento di Londra o Buenos Aires, ma la peculiarità di una città adriatica con la sua storia,anche se aperta ad un futuro che tutti sappiamo alle porte.(Appena un'ora fa amici di Praga ridacchiavano degli 'ecomostri' fronte darsena)
Il problema è che non si puo' entrare in un territorio facendo man bassa, partendo da progetti costruiti a tavolino,su modelli astratti ed omologanti,validi per realtà diverse,sognati da manipoli di 'esperti' che fanno i buontemponi.
Una città è innanzitutto la casa di chi la abita.
Rimini ha una marina bassa e sabbiosa,un centro storico di antico impianto romano,la specificita' dei suoi quattro borghi ed infine una periferia sfuggita ad una regola,appesantita da un traffico selvaggio e da un'urbanistica di dubbia conduzione.
Un piano abitativo razionale,sistemi di smaltimento del traffico,depuratori,servizi, luoghi di aggregazione e di interesse collettivo:potrei continuare all'infinito nell'elenco delle priorità.
C'era una volta in cui i quartieri,luoghi di democrazia del territorio,avevano da dire la loro anche sulla costruzione di un solo marciapiede.
Ma se il destino fatale di Rimini è quello di una immensa macchina da soldi-nell'immediato,secondo piani miopi ma inarrestabili,privi di considerazioni di piu' ampia portata economica europea ed internazionale-di uno scimmiottare le megalopoli europee a prescindere dalla sua specificità naturale e storica, a noi che non ci troviamo bene in questo sistema non resterebbe che andarcene.
Per favore, almeno non fateci fare le scimmiette che 'dibattono''