domenica 30 dicembre 2007

C'E' UN TEMPO


C'è un tempo per piangere , e un tempo per ridere, un tempo per la disperazione e un tempo per la speranza.
Dedico ad un tempo che penso di grande speranza e a due persone questi miei auguri per il 2008.
A due giovani:
Bilawal, il figlio diciannovenne di Benazir Bhutto, assassinata alla fine di dicembre 2007 in Pakistan.
Non voglio ,per ora, sapere niente di lui,ho paura che mi deluderebbe,so che in quella sua collocazione, alle sue spalle, tessono i fili della politica , della diplomazia e degli intrallazzi internazionali.Non so della sua vita,ne' dei suoi pensieri.
Mi basta quella faccia, e quella frase, che cade come un botto di pace,in cui nomina la democrazia.
Il mondo ha bisogno di miti, e ai giovani eroi non si chiede altro che di fare la loro parte,in momenti in cui anche l'angolo piu' insignificante della terra ha bisogno di loro.
Dai miti desiderati e necessari a volte occorre stare ad una certa distanza,altrimenti si sciupano.
L'altro giovane è Giuseppe Demasi, anni ventisei, la settima vittima dell'incendio della fabbrica torinese.
Neppure di lui so nulla,solo che aveva un anno in piu' di mia figlia e che è morto bruciato vivo,dopo ventiquattro giorni di agonia. E' morto sul lavoro alla fine del 2007,in Italia.
Di lui vorrei pensare una cosa, e soprattutto dirla a tutti quei signori paludati di certezze,cappe sante ed ambiguita':vorrei che per lui esistesse un'aldila' di felicità ,una bella terra felice in cui godersela.
Non credo che esista, non sono sicura neppure del contrario, ma se un giovane muore cosi', una qualche direzione la storia la deve pur avere.
A tutti quelli che van cianciando di dio,e di etica, e di morale, che telefonano al loro dio su linee privilegiate, fatte apposta per loro, e tengono partite iva di entrate e uscite di messaggi dal cielo,dico di guardare questi due giovani,bene ,in faccia e di consumare ,nell'interpretarli, tutte quelle energie e quelle parole che di regola buttano al vento ,causando solo grandi fastidi a chi è costretto a seguirli.
Ma anche ai responabili degli uffici di marketing e soprattutto ai loro capi,quelli che costruiscono a tavolino immagini generazionali e a fine settimana vanno a sfangare la noia sui loro panfili o nei loro festini 'privee'- e loro ,almeno, lasciano in pace dio , e quando qualcuno di loro sprigiona sex-appeal e lascia intravedere un briciolo di cervello ci fanno anche una bella invidia, lo confesso.-
Buon 2008 a tutti, di cuore.

sabato 29 dicembre 2007

CARTOLINE DA UN FUTURO


Penso ad un futuro possibile,per esempio tra cento anni, un fine dicembre 2107.
Immagino alcuni titoli.
FAMIGLIA
La famiglia mononucelare, monogamica, sara' stata sostiutita da unità territoriali di convivenza, ordinate da sistemi amministrativi che riconosceranno i diritti civili acquisiti.Chi fosse affezionato al vecchio 'modus vivendi', lei, lui ,l'ipotetica prole, potra' avere opportunita' di integrazione
SCUOLA
La vecchia scuola di stampo ottocentesco, quella che permane tuttora,avra' ceduto il passo a sistemi di formazione articolati,di auto-apprendimento e di auto-formazione.Impostati in gradualità e mobilità, in spazi e tempi diversi.
I modelli di massa-le classi.gli organici,ecc.-sopravviveranno finalizzati all'educazione alla cittadinanza(la vecchia 'educazione civica,tradotta in imperativi assai elementari: 'pulite quando usate il bagno','non parlate in trenta alla volta' 'non fate lo sgambetto al compagno, che' potrebbe battere la testa','guardate, questo è un banco e non una caramella',ecc)
MEDICINA
Sara' avviata una diagnostica virtuale,tutta fondata su sofisticati sistemi di soft-ware,per ridurre al minimo l'invasività degli interventi..
Equipe di ricercatori e di scienziati avranno ,con sforzi eroici, resa pubblica l'idea che non esisite una medicina che non consideri l'ambiente.
Orde di 'lobbies'professionali e farmaceutiche saranno in perpetua sommossa.
PSICOLOGO
Sara' un servizio 'a-la-carte',diffuso in modo capillare ed in tempo reale nelle diverse situazioni.Lo psicologo dei centri commerciali, lo psicologo dei luoghi di divertimento,lo psicologo delle agenzie di credito, ecc....
Chi controllera' la sanita' di questo esercito di psicologi?
Sistemi di controllo statali, o anche organismi autoeletti, in assemblee periodiche, da unità territoriali.
Sempre di piu' l'ordine professionale degli psicologi, fara' suoi motti della serie:'Lascia stare il can che dorme', oppure:'Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino', e interi vademecum di consigli sul saper vivere:'Non uscire nelle correnti se sudati', 'Non stare al computer dopo pranzo',ecc.ecc...
RELIGIONE
Sara' il trionfo delle sette.
Le tre grandi religioni monoteiste continueranno a cercare di andare d'accordo, con risultati scarsi
POLITICA
Affidata a tecnici, superato il vecchio impaludamento ideologico, nel bene e nel male.Spesso i super-tecnici saranno dei perfetti****,e continuera' ad esserci chi non ci casca.
CEMENTO E RIFIUTI
Non sapendo dove smaltire ne' l'uno ne' gli altri, saranno avanzate gare d'appalto con ricchissimi premi.
Vincera' in assoluto chi risolvera' l'antica sciarada:'Dove va la nostra immondizia?'
POVERI E RICCHI
I poveri saranno sempre di piu' e sempre nuovi.Controllati dalle stanze dei bottoni secondo l'antico adagio'panem et circenses', che vuol dire 'come organizzare il rincitrullimento di massa'.Sara' guerra tra i grandi net-work del divertimento a tutte le ore.
VECCHI
Pochi vecchi aristocratici ,detentori della memoria storica, saranno tutelati da sistemi statali di mantenimento.
Raffinatissime indagini, elaborate e complicate tavole rotonde avranno resa popolare la vecchia massima degli ottantenni frequentatori di osterie, che una civilta' non esiste senza memoria.
Focolai di terroristi cercheranno di diffondere virus di alzahimer
INCAPPUCCIATI
In realta' il potere reale sara' in mano a conventicole di incappucciati(e per fortuna saranno incappucciati, altrimenti che gran brutto spettacolo quelle loro facce!)che creeranno dietro le quinte i trambusti necessari e gli 'scoop'utilizzabili al fine del proprio automantenimento.
IDEOLOGIE
Dopo le ideologie forti, dopo il pensiero debole, dopo gli'ismi' e i 'teo'eccetera, vigerà il vecchio motto di Rossella O'Hara, da 'Via col vento':'Domani è un altro giorno'

venerdì 28 dicembre 2007

ERA SOLO IL 2003


Era solo il 2003, era di marzo e c'era da tempo lo spettro della guerra in Iraq.
A scuola se ne parlava molto, eravamo un gruppo di buoni amici, ed era venuta fuori un'iniziativa che chiamavamo'antologia della pace'.
Non era che un'occasione per riflettere, chiedersi in modo naturale, semplice ed urgente, il perche' della guerra nella storia, e insieme cercare di capire 'questa' nostra storia, la nostra contemporaneità.
Ci siamo voluti molto bene,con quel piccolo gruppo di amici, ancora ci vediamo ,per una pizza, o per scherzare di noi.
E intorno i ragazzi capivano che facevamo sul serio, non c'erano ne' 'se' ne' 'ma'.
Un tentativo approssimato ma da protagonisti, e mentre io curavo un piccolo libriccino, sapevo che era quello il modo giusto per dire parole,assemblare punteggiature, tirar giu' periodi in quella situazione e in quel momento.
Era solo il 2003, e intorno c'erano i cortei per la pace. Pacifisti, qualunquisti,ingenui, quello che ti pare, ma se ne parlava.
Un mio vicino di casa, un signore di origine piemontese e di fede evangelica-il figlio, naturalizzato americano,con moglie americana e filo-Bush ,-discuteva di questa storia della pace sul cancello di casa quasi ogni giorno.
Se ne parlava.
E quando a scuola , in un'assemblea d'istituto,-accaldata,sentita, con alcuni colleghi che-ahime' avevano capito quasi niente, e chiamavano fuori per finire le interrogazioni del quadrimestre i piu' somarelli,senza aspettare un altro momento piu' opportuno -venne a parlare un ragazzo che aveva fatto il servizio civile nella ex- Jugoslavia, io gli dissi che non condividevo niente di quello che diceva e faceva,che la vita,con quelle premesse fragili, lo avrebbe inquadrato in un opportunismo bieco.
Pero' se ne parlava.
Da quel 2003 ad ora sembra siano passati almeno cento anni,anzi molti di piu'.
Cento anni di fatica a vivere nel sociale, di necessità di cautele, di terra arida intorno,di timori guardinghi e di sistemi difensivi.
Ma cosa ci hanno fatto in meno di cinque anni?
Quanto letame, quanta inedia, quanta nullità,quanta ragionieria del 'meno peggio' ci hanno buttato addosso?
Gli ambienti si sono rimpiccioliti,campeggiano i piccoli capetti mediocri,la burocrazia della banalità, il mondo, paradossalmente ampio, vicino, fruibile,'internettizzato', si è fatto un fantasma vagante, e ci arrivano echi di deflagrazioni, cronache di mutilazioni, fino a quest'ultimo eccidio di ieri in Pakistan.
I cronisti recitano tra un botto e una canzonetta che sono in gioco gli equilibri mondiali,ma basta fare 'zappig' sulla 'pruderie ' di turno che pare sentirli aggiungere:' scusate,ci eravamo sbagliati, falso allarme,continuate tranquilli lo shopping'.
Entrano nelle nostre case i brandelli di un'epoca storica che pare non ci riguardi piu'.
Ci arrivano dai 'media' e noi registriamo inebetiti.
Finite le feste, torneremo a dirci la nostra noia, la nostra stanchezza,e le nostre piccole strategie per sopravvivere.
Per fortuna sono spuntati fuori questi blog.
Ma non basta.Ma cosa ci hanno fatto?Chi ci ha ridotto cosi'?

mercoledì 26 dicembre 2007

AUGURI A MARGHERITA




Auguri a mia figlia Margherita, che nasceva il 26 dicembre di venticinque anni fa

venerdì 21 dicembre 2007

AUGURI


Auguri classici, scontatissimi, ma affettuosi, a chiunque passasse di qui.

giovedì 20 dicembre 2007

NON RESISTO AI CICLAMINI


I ciclamini sono una meraviglia, un miracolo democratico.
Di questi tempi invadono le città, i negozi di fiori, i balconi, gli anfratti,le tane miserande e le ciotole delle ville di lusso. Troneggiano, zampillano, sfidano la cronaca che fatalmente recita le sue odierne cantilene,le stente dei governi e i crucci della povera gente.
Io non resisto ai ciclamini, mi catturano la fantasia e i pensieri, sono caparbi e vincenti.
Quando penso di essere come il protagonista di quella storiella,quello che andava in giro a misurarsi scarpe strette*,- e da metereopatica mi capita spesso, tra fine ottobre e inizio gennaio- mi concentro su questa meraviglia e mi va meglio.
No, non farei mai come Luttazzi che per farsi passare dalla testa la tragedia dell'Iraq ha bisogno di quelle immagini dette,anzi quasi dette.
Di questo genere di immagini ne ho un'invasione, tutto intorno. Pero' lo capisco, non fa che attivare il vecchio adagio 'chiodo scaccia chiodo'.
Potenza della saggezza antica.
Con i ciclamini va a meraviglia. Poi, a dirla tutta, non sono neanche troppo effimeri, come sappiamo essere la giovinezza che ci suggerisce che 'del doman non v'è certezza'. I ciclamini, volendo, l'anno dopo,ritornano a spuntare,magari un po' inselvatichiti, ma possono sopravvivere.
Hanno quella gamma di colori spledidi, e quando sono bianchi mi suggeriscono parole di poesia. Per esempio, questo verso di Montale:
'Portami tu la pianta che conduce/dove sorgono bionde trasparenze'.
Quando sono rossi, mi suggeriscono il nostro cuore antico, il desiderio di essere fieri, e liberi, e giocosi.
*Narra la storiella di un signore che,dotato di un piede numero quarantasei, andava in giro nei negozi a provarsi scarpe strette, tra lo sconcerto delle commesse. Finche' una di esse, preso l'ardire, lo apostrofo' per chiedergli spiegazioni, e lui gliele diede:essendogli rimasto ormai poco per essere felice, aveva escogitato l'espediente di soffrire nelle scarpe strette, per poi provare la felicità, una volta a casa, di liberarsi i piedi.Ahhhhh!!!! che gioia avere i piedi liberi!!!

martedì 18 dicembre 2007

TI SOGNO CALIFORNIA


Era il titolo di una vecchia canzone,mi ricordo solo il ritornello, e me lo canticchio.
Tradotto , vuol dire:'Che bello poter essere felici!'
Il fatto è che a volte sono proprio stanca di questa specie di gabbia che sono le giornate, e di quel pochissimo di libertà che si pratica,di dire sempre 'signorsi' e di correre dietro a schemi imposti da altri,di vivere a spizzichi , di stare sull'attenti e di tutto questo arrancare.
A cinquantacinque anni, ohi, il tempo che rimane non è poi tantissimo, sperando di cavarsela in buona salute.E' tassativo usarlo bene, anzi al meglio.
Ho voglia di stare bene, lo confesso.
Sono stanca di fatica e di lagne, di sfascio endemico e di problemi,di libertà provvisoria e di spazi angusti.
OHHH! L'ho detta.
'I have a dream' ancora, lo confesso.
E fosse male di uno, quanti ne ho, ancora.
Sogno di ritrovarmi in convivialità allegre, come spesso mi è capitato, ma ancora meglio.
Di sentirmi vitale, nel gioco degli affetti.
Di star bene con i ragazzi,anzi, di prendere da loro energia e giovinezza.
Di alzarmi alla mattina e di mettermi a scrivere in pace ,andare al mare e poi sprofondare in casa per poi uscire quando mi pare.
Poter perdere tempo a chiacchierare con il postino e fare regali a destra e a manca senza parsimonia.
Di vedere spiragli di tempi nuovi,come questa bella cosa che vediamo oggi, sulla pena di morte.
Vorrei ritrovare tutti i vecchi amici e i parenti che mi sono rimasti, e potessimo metterci a raccontarcela,per farla in barba alla paura, al freddo del cuore, al tempo di crisi .
Perche' saremo dei sopravvissuti, ma nessuno ci impedisce di sognarla ancora, la nostra california.

lunedì 17 dicembre 2007

EPIDEMIE


Una studentessa di un liceo riminese ha subito un 'operazione di 'mobbing' dai suoi compagni di classe, ne parlavano domenica 16 dicembre tutte le cronache locali, in prima pagina.

Oggi, zitti.
A scuola, come se nulla fosse successo. Tranquilli, il solito tran -tran.
Mi chiedo come sia possibile.
Con la 'verve' di una 'giovannadarco' su d'eta'ho raccolto quel po' di energia e ho tentato di parlarne con i ragazzi.
Alcuni ridevano,altri si tiravano i pallini, erano seri solo in due o tre, gli altri hanno detto:'embe', cosa ci sara' di strano?'
Mi chiedo quanti quintali di ******** siano piombati addosso ai ragazzi, in questi anni, per arrivare a questo.
La cosa incredibile è che la ragazzina in questione era stata 'accusata' di avere i pidocchi (!!!!)
Cioe', come dire, 'accusata' di avere l'influenza.
Se ne sono usciti tutti dalla classe, l'hanno lasciata li' e la professoressa a correre dalla vicepreside, e tutti insieme a telefonare alla madre della detta ragazza e a permettere che questa si portasse via la figlia. Cosi' recitavano i giornali, in prima pagina.
Mentre tutti gli altri, ovviamente, in classe, andavano a fare lezione 'regolare',a parlare magari di poesia, o di risorgimento.
E chissa' quanta sofferenza, quanti fili sottili e indistricabili ci stanno dietro a questa storia.

Che confusione, che sconcerto.
Ma forse non valeva la pena parlarne, ci sono situazioni surreali in cui l'operazione migliore è registrare, tacere, e semmai, dopo, scriverne.
A volte si partecipa anche con il silenzio,che è assai piu' efficace di tante parole.
Il problema è appunto la surrealta',quel tanto di 'impazzito', di non razionalizzabile ,nel meccanismo che va e credo che gli adulti che hanno assistito a questo episodio, evidentemente cresciuto sotto i loro occhi senza che se ne accorgessero, si siano trovati spiazzati, un po' inebetiti.
Siamo tutti brava gente, ma in tempi noti la 'brava gente' ne ha permessi di delitti

domenica 16 dicembre 2007

ORFANI


Siamo tutti un po' orfani.
Ci manca una casa .
Ce la costruiamo attorno, la casa,in quei due o tre rapporti certi,forti di quello che abbbiamo imparato , giorno dopo giorno.
Ma non basta, ci vorrebbe un po' di allegria,ma dov'è finita l'allegria?

Nei quartieri residenziali si sono tutti rinchiusi , la gente esce solo per fare shopping,o per qualche 'evento'.
Questa moda degli 'eventi', poi.
Si vive di eventi, come se la vita non potesse esserlo già di per se', minuto dopo minuto.
Ci bombardano di meraviglia, e non riusciamo piu' a stupirci di un gran che'.
Ci sbrodolano il mondo in diretta, ma rimaniamo inerti, a fare niente.
Tutto corre a precipizio, ma rimane anche pericolosamente uguale.
Se vediamo davanti ad un portone un fiocco azzurro o rosa, dopo l'attimo di gioia ci percorre un brivido di insicurezza.
Ci fidiamo poco, questa è la verita', e sentiamo che sta finendo un tempo, ma non riesce a nascerne un altro.

E' freddo, in giro, ma non è questione di meteo.
Eppure, è ancora possibile uscire di casa e discorrere con affetto con la prima persona qualunque,ne sono sicura.


Una generazione di vecchi, abusati politici, arranca e non trova soluzioni, una generazione di giovani, alle porte, non trova la chiave di accesso.
Quando ero bambina sono cresciuta senza pormi il problema dell'uguaglianza, della pace,dei diritti.
Gialli,neri, bianchi ?Erano 'ovviamente'uguali .
La guerra? Era finita,un'esperienza da cui i vecchi erano usciti vivi,quelli che ne erano usciti.
Con il vicino di casa si litigava e si faceva pace.
Ora occorre ridare il nome alle cose, perdere tempo prezioso per puntualizzare, stare attenti per non far cadere il mondo con un respiro sbagliato
Il cuore bisogna tenerlo al riparo, prima di esporlo vedere che tempo fa.


venerdì 14 dicembre 2007

DELLA LEGGEREZZA


Sostengo, con Calvino, le ragioni della leggerezza.


Da 'Lezioni americane',pag.5:'..Questo non vuol dire che io consideri le ragioni del peso meno valide,ma solo che sulla leggerezza penso d'aver piu' cose da dire'

Anche se poi mi succede di intendermi e anzi di prediligere, per contrasto, i pesanti, cioè quelli tosti, seri, secchioni e anche un po' rompiscatole. Con i pesanti in genere vado d'accordo,scappo via al momento giusto e loro se ne stanno li' a pesare,ma va bene,a ognuno il suo.

Quando poi è l'ironia che ci accomuna, va a gonfie vele.

Chi non sopporto sono quelli che nascondono dietro falsi veli la malignità.

La malignità è pesantissima, ma in piu' anche puzzolente e paralizzante.

Mi è capitato di incontrarne, e ci ho messo un po' a realizzare.Che fatica terribile dev'essere, per il malignetto, arrabattarsi a parere persona libera e a modo! Deve darsi d'attorno, costruirsi un reticolo di protezione, alleanze e sistemi di conforto.

Dunque, fatemi contare, ne ho incontrati due o tre, forse quattro, e basta e avanza.Naturalmente è questione di punti di vista, e non è proibito ai malignetti-da me presunti tali- dire la loro.

Dicevo, della leggerezza.

Che puo' essere anche malinconica, oppure fugacemente allegra.

Scivolare in superficie e concludere con un pugno di mosche gli affari in corso, ma anche correre velocemente verso un'ipotesi di fraternita'.

Approssimazione, ma anche capacità di spostarsi,con un volo di farfalla, su un altro pianeta di osservazione.


Con leggerezza si puo' stare in casa, il sabato sera,a guardare il proprio cane che ronfa.

Considerare la signora Rosa e i suoi principi al pari dei pensieri dell'ultimo intellettuale di tendenza.

La leggerezza è spuma delle onde, quando battono e ribattono la riva, e lasciano solo una piccolissima gora, sulla sabbia bagnata. E' sensazione di un silenzio ,arcano e pesante, che avvolge tutte le cose,sotto la scorza pesante delle parole.

E' sentirsi serissimi con se stessi, irripetibili ,ma anche un poco inutili.

E' lavorare sodo,in un impegno dovuto, ma poi, voltato l'angolo, non ricordarsene piu'.














giovedì 13 dicembre 2007

ETTORE MAJORANA


C'è un preziosissimo libro, tra quelli dimenticati.


Nessuno lo nomina, nei Licei scientifici non ne conoscono l'esistenza, si parla d'altro , i ragazzi fanno i conti sul sistema dei debiti /crediti,per strada si deve fare attenzione che non ti ammazzino, se esprimi un pensiero un po' un po' ti becchi offese su offese,la cronaca avanza fatale, chi ci pensa piu' a queste quisquiglie come la vecchia storia affascinante di un genio scomparso nel nulla, e quel problemuccio del rapporto fra etica e scienza ?
Se poi ci aggiungi la penna lucidissima di uno dei grandi indagatori 'etici' del giornalismo militante di qualita', è presto fatto:roba d'altri tempi.
Parlo di Sciascia, e di quel gioiello che è 'La scomparsa di Majorana'.
Lo tiro fuori dal dimenticatoio sollecitata da diverse occasioni.
Lo rinomino:'La scomparsa di Majorana', di Leonardo Sciascia, Adelphi .
Per chi fosse all'oscuro: Ettore Majorana, detto da Fermi un genio al pari di Newton e Galileo, scompare misteriosamente nel marzo del 1938.
La cronaca giudiziaria del tempo risolve il caso come suicidio, ma diverse cose non tornano.
Sciascia propone l'ipotesi di una scomparsa 'volontaria' del giovane genio, intimorito dalla sua stessa intelligenza. Ipotesi affascinante e discutibile,che vuole essere anche dialettica con l'approssimazione'mediatica', tesa a risolvere grossolanamente un caso appassionante.

Si dice che l'opzione scientifica sia in pericoloso degrado, che i giovani la rifuggano.
E intanto avanza una controtendenza curiale che ,demonizzando la scienza come pericolosa liberta', cancella di botto tutto un percorso che dall'illuminismo procede verso le nuove frontiere dell'ingegneria genetica.Il problema è che lo fa dall'esterno, per via autoritaria.
Una figura come quella di Majorana dovrebbe invece far discutere 'dall'interno', a partire da una passione per quella meravigliosa possibilita' che è la conoscenza scientifica libera.
E per strada ,invece, furoreggia la 'non-scienza', cioe' tutta una corsa verso quei conforti di retrobottega che sono le nuove forme di religiosità popolare,dagli oroscopi alle pratiche new-age.
'La scomparsa di Majorana' dovrebbe essere inserito tra i libri di testo, o almeno tra quelli ai primi posti delle hit-parade librarie.
Se ne dovrebbe discutere,molto piu' che dei video su you-tube.

martedì 11 dicembre 2007

DESAPARECIDOS


Un virus letale si sta diffondendo nell'aria,la dimenticanza.
Ci si dimentica di tutto a velocità fortissima.C'è un letargo della memoria in giro, un vuoto pneumatico dei pensieri,forse tutto dipende dall'istinto di sopravvivenza. Meglio dimenticare, cioe' vivere in un eterno presente, beoti e contenti.
Come se un'enorme flusso d'aria anestetizzante circolasse sopra le città.
Un amore giovane finisce? Le stragi del sabato sera sono come una guerra?E la guerra, quella vera?
I morti ammazzati sul lavoro?
Una settimana al massimo,poi passa.
L'ultimo scandalo?La mafia industria vivace e vincente?
Due luci che impiastricciano le città e il gioco è fatto, ci vogliamo tutti bene.
La scuola?I giovani, il futuro?
Quello che conta è il rassicurante tran-tran ,e azzerare i pensieri.
Ci si dimentica e basta.
E ci si dimentica anche delle persone che hanno fatto la differenza,se ne sono andate e nessuno le ricorda piu'.
Elenchi di nomi, cognomi e indirizzi, chiusi in lapidari sterili.
Pensavo l'altro giorno, a Carlo Cassola, per dire un nome a caso.Finito, dimenticato.
Come altre figure della mia città. Non esistono piu' e basta. Nessuno che le nomini.
Sulla memoria si sono costruite cattedrali, sistemi di vita, ma in assenza di memoria, cosa si costruira' mai ?Un meccanismo, un trituratutto.
Ci si dimentica forse perche' il passato, con i suoi cardini di valori e promesse, non regge all'urto del presente.
Ma non è la leggerezza di un giro di valzer, ne'lo spumeggiare delle onde che vanno e vengono, eternamente uguali,senza chiedere e senza dare,questo genere di dimenticanza.
E' solo dimenticanza e basta.. Demenza senile di una civilta' che forse è realmente troppo vecchia.
Solo l'industria della memoria collettiva e i grandi net-work del convincimento di massa sanno tenere attivi l'attenzione.
Per anni sbattono mostri in prima pagina, questioni che animano salotti e si nutrono di se' all'infinito.
E' come se la capacità di memoria, istinto naturale delle collettività, fosse canalizzato li',e condotto da chi vuole e puo'.




domenica 9 dicembre 2007

TRA LA VIA EMILIA E IL WEST


Luoghi di aggregazione in cui si cambiava il mondo, ormai relegati nel museo dell'immaginario.

Le splendide piazze italiane,valevano il motto 'ci si vede in piazza', e voleva dire:non nel chiuso della tua casa o della mia, ma proprio li', alla luce del sole, dove tutti ci possono vedere e sentire ,tra le pietre della città che ci tutela.

Ho un ricordo della morte di Fellini:io e mio babbo Guido che prendevamo un caffe' in Piazza Cavour a Rimini e ci pareva di salutare un amico.
Ho un ricordo di Mirandola di Modena,quando ci lavoravo nell''82 e aspettavo mia figlia:la piazza Pico, grande, splendida, con gli anziani che si accaloravano a parlare del mondo, al mattino presto,nella nebbia, avvolti nei pastrani neri in sella alle biciclette.

Capannelli di persone che sentivano nelle viscere il mondo, e in mezz'ora lo ribaltavano e lo ricostruivano,come fosse un affare di casa.

Bacheche sotto ai portici, case del popolo, circoli di parrocchia, facevano parte del paesaggio naturale,ci si passava vicino e si 'sentiva' un'aria, magari ci si cherzava su, si snobbavano, anche,ma ci appartenevano.
'I moralisti han chiuso i bar', e li hanno trasformati in luoghi da aperitivo, ormai gli unici luoghi un po' 'caldi', in quanto a idee alla luce del sole si sono ridotti i gruppi dei padroni dei cani, che nei parchi seguono gli amici scodinzolanti, e ne dicono, finalmente, ne dicono ancora sul mondo.
D'accordo, ora ci sono i blog, per fortuna. Questa rete che ammicca al futuro, sospesa nell'etere, sfida di libertà e di etica.
E allora, occorre guardare al futuro, senza rimpianti.

giovedì 6 dicembre 2007

DI LAVORO SI MUORE


Di lavoro si muore, signori miei.

Mentre in giro si sofistica di laicismo , di disagi da eccesso di beni , di relativismo e di demonizzazione della scienza, di purezza della teologia,di alleanze spurie e di sistemi elettorali,di quanto duri un affetto e quanto si possa espandere l''ego' nella ricerca del piacere,quali siano i peccati e quali i diritti della morale civile,quanto costino un calciatore o una velina,quale la busta paga di un barone e quanto il furto globale dell'evasione fiscale canonizzata.
Ci sono operai sottopagati e privi di misure di sicurezza che stanno sui cantieri,extracomunitari rumeni e polacchi che si ritrovano davanti ad un cartone di Tavernello dalle tredici alle tredici e trenta, e poi via, a sbadilare , per poi tornare a sbadilare il giorno dopo all'ordine dei capetti che li comandano e che tiran su questi obrobri di città.
Gente che fa le notti,un esercito di infermieri professionali che reggono le corsie.
Giovani che vivono chiusi nei laboratori, a sperare in un contratto a termine,mamme che corrono in giro, al mattino, a piazzare i figli ,spettinate e con le calze di traverso, prima di timbrare il cartellino.
Tecnici che respirano schifezze industriali,ragazze che lavano vetri , rifanno letti e puliscono i cessi degli alberghi di lusso.
Marinai che escono la notte, e tornano all'alba,ingobbiti nei giubbotti di plastica.
Giovani magrebini che sbavano per dodici ore di lavoro nero.
Un esercito di badanti che cura i nostri vecchi, li pulisce, parla con loro, perche' ne' lo stato ne' le famiglie sono in grado di farlo.
Si ritrovano alla domenica pomeriggio nei 'discount' , ed è festa grande, e sono giovani donne, con la loro vita.
Famiglie di migranti,da una regione all'altra, e dalle periferie ai centri, su treni stracolmi e puzzolenti,abitano in quei condomini stretti come alveari ,con gli stracci appesi ai balconi ad ingrigire.

Non è il mito del povero,scusate, neppure un antico rigurgito populista.Non è neppure una opzione politica radicale, sono per un riformismo illuminato.E sono consapevole della sottocultura e dei miti consumistici che sono forse l'unica aspirazione dei subalterni che sgobbano. Anche della sciatteria di molti.
Ma si fa presto a tagliare in strisce sottili le idee, qualunque idea dovrebbe misurarsi con il suo contrario,stare dentro ad un inferno reale, prima di arrogare a se' il vanto di qualunque paradiso.

Cosi' , come qualunque discorso sulla scienza dovrebbe stare dentro un ospedale per lungodegenti, almeno un mese, prima di essere pronunciato.
I malati dovrebbero costruire una teologia della scienza.
Mentre i discorsi piovono,nei reparti di oncologia pediatrica di eccellenza file di bambini ricordano che alla terra occorre qualche sistemata ambientale, piuttosto che la perfezione della dialettica. Basterebbe uno di questi sguardi, per far dissolvere come nebbia la fiumana delle parole.

martedì 4 dicembre 2007

SIGNORI SI NASCE


Sorry , ma in tempi in cui il 'pidocchio rifatto'(1)* pare il tipo vincente, l'attore principale sulla scena di questo bel teatro che è la vita, è doveroso fare alcune precisazioni sul concetto di signorilita'.

Presto detto,signori si nasce, non si diventa.

Il vecchio adagio popolare*(2)è confortato dalla osservazione quotidiana.

Il vero signore si muove non con affettazione, ma con sprezzatura*,(3) è leggermente distratto nella cautela ,rispetto alle logiche e ai meccanismi degli ambienti,piccoli o meno piccoli, asfittici, piu' o meno.
Immancabile, una nota piu' o meno leggera di innocua guasconeria.

Il vero signore è magnanimo, tollerante,perche'' è generalemte consapevole dei suoi limiti e quindi non si accanisce su quelli altrui, se non costretto a 'giocare' in difesa, e allora usa la polemica, e l'arroganza per proteggersi.

Ma soprattutto il signore d'animo è consapevole che c'è un unico assoluto necessario al mondo,tutto il resto è ridicolo:la compassione umana,quella sola, che rende gli sguardi coraggiosi,che rincuora, che prepara al bene comune sentieri sterrati anche dove ci sono solo sterpaglie cattive.

N.B

(1)Nella vulgata romagnola, dicesi 'pidocchio rifatto' colui che,raggiunto un certo 'status', non corrispondente all'originario, se ne avvale con spocchiosa ignoranza,spesso rendendosi ridicolo
(2)Tutto da precisare il concetto di popolo.
Direi che il popolo,come luogo di deposito di valori, scompare con il secondo dopoguerra,con l'avvento del boom economico e dell'americanizzazione,in progressione, fino agli nuovi scenari globalizzati.L'etica ne viene stravolta, ed anche la naturale antropologia vitalistica.I grandi valori dei poveri, la religione laica della casa, della lealta' e della solidarieta' tra simili, vengono travolti da logiche di profitto.Nasce la vasta gamma dei 'parvenue ' dei tempi moderni.
(3) Il concetto di 'sprezzatura', contrapposto a quello di 'affettazione' appartiene alla manualistica del 'bon ton ' cinquecentesco (V. Giovanni della Casa e Baldesar Castiglione)

domenica 2 dicembre 2007

IL CORTILE DEL SUSINO


Dedico a questo esercito di adolescenti stravolti,manipolati dalle 'holding' industriali che ne hanno fatto merce,affidati ad adulti disorientati e ad un sistema educativo miope alcuni passi da un mio vecchio racconto, 'Il cortile del susino', inserito in ' La balena e altri racconti'.

Narra uno spaccato di vita di,il passaggio di un gruppo di bambini dall'infanzia all'adolescenza.

Consegnato in bozza dattiloscritta, era stato indicato ad un 'forum' dell'insegnante-autore nel 1979 alla Fiera del Libro per ragazzi di Bologna.Apprezzato da un insegnante di latino e greco a riposo, tal prof.Maroni , di Cesena, in una presentazione alla Libreria Bettini. Disse che era una prova narrativa difficile.

' Pag. 47 ....... ....All'indomani il sole era molto caldo e invitante,l'aria odorava di salsedine e di fiori.Rosa si era avviata lentamente verso le scogliere ed era arrivata che Sauro era già li' ad aspettare. -Ciao- -Ciao- -Vieni, prima ci immergiamo dove l'acqua è bassa.-
Rosa si era tolta la vestaglia e si era immersa lentamente,scendendo nell'acqua fresca accanto a Sauro.Poi aveva aspettato che lui si allontanasse con poche bracciate e si era lasciata cullare dall'andirivieni delle onde.
-Guarda, devi tenere la testa cosi', e muovere le gambe cosi'-
Sauro le sfiorava la schiena,per insegnarle i movimenti, e lei si sentiva immersa nel liquido salato e protetta. Poi un'onda piu' forte l'aveva spinta contro di lui, e avevano riso forte.
Rosa era tornata a casa con i capelli bagnati e si era rincantucciata come nei momenti delle sue letture.Il giorno dopo,sotto il susino,Cristina e Gianna volevano sapere con insistenza, e la circondavano di complicità.
............


'Pag.54.....Poi era stata ancora primavera, una bella primavera con odori caldi e vitali,e il susino del cortile di Cristina era tutto bianco di fiori.
Rosa e gli altri del gruppo avevano ripreso a vedersi, e solo Augusta disertava sempre gli appuntamenti.Augusta si faceva vedere da qualche settimana con un ragazzino magro e castano, se ne stavano mano nella mano oppure lei con il capo sulla spalla di lui, a parlottare.Cristina ridacchiava di loro......'


'pag.62........altre inclinazioni,invece, stavano prendendo posto in lei. Si era accorta, un pomeriggio,mentre attraversava la strada,che l'aria calda sulla pelle le creava un senso dolce di abbandono e di lieve estenuazione.
Era ancora primavera,e gli odori andavano ancora facendosi intensi.
................

Mai l'aria sulla pelle, e il frusciare dell'acqua contro la riva le avevano dato tanta dolcezza. Si sentiva sulla pelle un leggero tremore, e tutto intorno la vita pulsava....'

sabato 1 dicembre 2007

DIVA E DONNA


La violenza sulle donne è reale, lo recitano dati inconfutabili e osservatori certi.
C'è dopo la conquista del diritto di voto, di decenza e di partecipazione, dopo il femminismo e la liberalizzazione dei diritti.
E c'è in modo ben piu' sofisticato di uno stupro che riempia di grida la cronaca e i cortei.
La violenza è quotidiana, ed è innanzittutto nel MECCANISMO.
Meccanismi maschili, nel senso vecchio e stantio del termine, governano i luoghi di lavoro e di aggregazione.
Efficienza, produttivita', velleitarismo e logica dell' apparire stanno in prima fila tra i requisiti del successo.
Se non sei una velina, devi essere almeno un piccolo 'travet' che governa, trasporta, conduce stabilità sociale e interesse di casta.
Le caste, poi, maschili o femminili, vivono in un loro limbo autoreferenziato, asessuato,senza identità di genere.
La sessualità femminile è ,per sua natura, 'diffusa', non monodirezionata e compulsiva.
Ha bisogno di spazio, fantasia, territorio di sicurezza.
Ridotta a mimesi di quella maschile, nella gergalità dei media e nel vivere comune, induce generazioni di nuovi frustrati.
I nuovi maschi sono imbelli, le nuove donne sono ciniche.

Che fare?

Azzerare tutto, resettare, stare fermi, leggere i segnali del corpo e dei destini individuali,aspettare il nemico sulla riva del fiume e coltivare un po' di speranza.


venerdì 30 novembre 2007

BOLOGNA LA DOTTA


A Bologna io e la mia famiglia siamo legati forse piu' che a Rimini, dove abbiamo residenza . Bologna la dotta, Bologna la grassa, Bologna la turrita.Bologna come voglio che sia.

A Bologna io e Enzo, mio marito,abbiamo abitato la prima casa,tra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta, in via Centotrecento 13.
A Bologna ho legato la mia giovinezza, mia figlia e la scoperta della città.
A Bologna ritorno, e ogni volta che scendo alla stazione ricordo quella mattina,il 2 Agosto del 1980.
Ero al mare , e qualcuno mi disse che alla stazione di Bologna era successo qualcosa. Fu una corsa forsennata, mio marito doveva essere li', non ci fu per puro caso.
Dopo, rimasi incollata ore e ore, a vedere quella città meravigliosa che reagiva con una dignità che solo quella città sa avere. In fila, a lenire i resti di quella immane ferita.
Con compostezza, ragion veduta, orgoglio di città.
Ogni volta che scendo in stazione ,un pensiero si immobilizza, come una preghiera silente.
E nella stazione di Bologna sono a casa,il via-vai di gente è sempre composto, non c'è nulla di alieno.
Bologna nasconde gioielli preziosi tra i suoi mattoni rossi,un illuminismo sapiente ed umano, una saggezza previdente e leggermente oscena, piacevole e accogliente,gioielli di pensiero e di azzardo scientifico.Dietro i sistemi di potere, ovviamente, quelli noti,dietro ai privilegi e a tutti gli eccetera. La storia la attraversa, ma viene governata,il degrado c'è, ma esiste anche un esercito di dipendenti seri, civilmente motivati, che ogni mattina la ripulisce,mattone dopo mattone, come se ogni mattone fosse una reliquia, oppure un pezzo prezioso di un libro di storia.

Bologna, e da una terrazza davanti a Piazza Maggiore, il futuro non fa paura.


martedì 27 novembre 2007

I POD


Se alla maratona di New York è stato impedito ai partecipanti di averlo alle orecchie, per effetto dopante, un qualche segno nel cervello degli adolescenti questo piccolo aggeggio-memoria musicale ce l'avra'.
Usato come lo usano loro, cioe' sempre, qualche effetto ce l'ha di sicuro.
Dunque. Alla cartolibreria davanti alla Scuola Media N.2, al mattino prima delle otto c'è un via -vai di bambini che acquistano qualcosa, tutto con immancabile I POD attivo.Cosi' alle fermate degli autobus, e nei negozi, per le vie del centro e a scuola.
Non lo possono utilizzare, naturalmete, in classe, ma appena escono per andare in bagno il piu' delle volte se lo infilano nelle orecchie, e appena suona la campanella se lo riinfilano,cosi' per strada, mentre si avviano verso casa. Lo tengono mentre fanno i compiti e quando vanno in bicicletta.Potendo, lo terrebbero anche di notte.

Il cellulare, per definizione, impone una qualche comunicazione,magari falsata, virtuale,nevrotica, ma l'I POD è il simbolo dell'isolamento, dell'anafettività,della-dio, che parolona enorme!-potenziale schizofrenia.
Sei qui con il corpo e con la mente altrove, e dai oggi, dai domani, la pentola salta.
Che fare?
E' patetico rimanere fermi su vecchie posizioni, su vecchi strumenti-la sintassi di tradizione latina, il vecchio sistema cognitivo memonico-nozionistico,impari queste nozioni da qui fin qui.
Si',anche, un po'.Per esempio direi cosa salubre imparare poesie a memoria.
Ma nel regno degli IPOD e arnesi simili,se si vuole sortire un qualche effetto, occorre ridisegnare la mappa dell'educazione linguistica.Cercare nuovi statuti, nuove formule, resettare e cominciare , avere il coraggio di ridare il nome alle cose, senza dare nulla per scontato.
Accipicchia, lo dico da quindici anni, ma forse è proprio vero. In un cassetto di casa ho un vecchio progetto che presentai forse giusto quindici anni fa, di sicuro meno di venti, per l'attivazione di laboratori di scrittura. Conteneva alcune intuizioni in questa direzione.Volendo, il riferimento dotto rimaneva il concetto di analfabetismo di Tullio de Mauro.

Rimane li',nel cassetto,per i posteri.

domenica 25 novembre 2007

RIMINI,VENEZIA,LA MODERNITA'


Esco di casa e vedo nuove colate di cemento, fronte mare.Un paesaggio anonimo e destinato a restare disabitato, non rimane che dirigersi verso l'acqua e continuare a scrivere.Perche' una città che si interroga sulle sue forme future rimanga almeno nei nostri pensieri.
Ripropongo un mio intervento su 'Il Corriere Romagna' di agosto.


'Rimini, Venezia e la modernità

Passeggiando tra le calli, tra Dorsoduro e Canareggio, con una vecchia amica di liceo-romagnola, che vive a Venezia da trent'anni e passa-si parlava di modernità e Rimini.
-La modernità è nel DNA dei riminesi-diceva lei,ricordando un vecchio episodio della sua infanzia,lo zio che la portava a bordo di una seicento a vedere il grattacielo di Cesenatico.
Modernità, grandi opere,irrequietezza del fare,costruzione di schemi che azzerano gli anfratti e i ripostigli, a Rimini c'è LAMERICA.
-Venezia, invece,ha la vocazione della forma-aggiungevo io-sara' perche' Bisanzio significa l'eredità dell'alessandrinismo,sara'..
Rimini, Venezia,che bel confronto.Cosa ci lega?
Intanto l'Adriatico,un Adriatico addomesticato,che tra le calli emana odore di sale e ricorda il Mediterranao solo quando l'acqua è alta,altrimenti è palude,ipnotica memoria di una morte certa.
E in Romagna è il mare finto ed abusato,che ogni tanto si rabbuffa e fa volar via tutto quanto,come in quelle collere che i romagnoli conoscono,e bene.
Venezia ha le gondole,e noi i poveri 'mosconi.Loro la Mostra del Cinema,ma noi Fellini.Loro la Biennale,e noi il Trecento riminese, e una miriade di pittori nostrani, sconosciuti e bravissimi.
E il turismo, ugualmente devastante,con la differenza che il barista veneziano rimane immobile,quello riminese lucida le scarpe agli avventori in segno di devozione,i negozietti dietro Piazza San Marco vendono chincaglierie finto-Murano e qua da noi,nei 'suk' tra Via Pascoli e Marebello,con la paccottiglia ti danno anche la piadina.
Forse, a questo punto,due schemi fallimentari entrambi, con la differenza che a Venezia la gente ci va 'comunque',da tutto il mondo- e i cinesi che hanno cominciato ad impossessarsi dei localini tipici lo sanno-qua comincia a venirci solo per abbuffarsi di eventi mordi-e-fuggi-e i cinesi hanno capito anche questo, e zitti zitti stanno occupando il centrocittà.
Gli altri orientali,poveretti,la' a Venezia sono dei malcapitati nelle grinfie dei gondolieri che si proclamano padroni assoluti del turismo-ne ho visto uno, di brutti episodi, e mi è bastato-.
Almeno qua a Rimini si balbetta di ipotesi di legalità degli abusivi,magari senza rimediarci granche',ma si prova a guardare ad un futuro cui non è possibile sfuggire.
A Venezia no, i nobili,veri o presunti,si fanno la 'manicure' davanti al Canal grande,magari disquisendo ancora di classe operaia.
Eppure siamo cugini,e il confronto è piacevole.
Chissa' se Marco Polo,che ha osato tanto,comparendo a Rimini nel nostro tempo se li ritroverebbe a muso duro,i nostri inossidabili 'pataca', a dargli dello snob.
Chissa' se invece c'è una ispirazione delicata, lineare e sfuggente,dietro il luogo comune della solita Rimini:perche' qua,uscendo dalla laguna,il mare ,aprendosi, porta fantasia e anche delicatezza del sentire,non solo slancio futurista verso la modernità.'

giovedì 22 novembre 2007

DI MAFIA SI PUO' PARLARE


Di mafia si puo' parlare, e di 'nadrangheta, e di legalità, anche con i ragazzi dai tredici ai quindici anni. Purche' con il giusto tono.

Assolutamente vietata l'enfasi moralistica, produce l'effetto opposto.

Anche la retorica de 'i cattivi sono loro'.Crea il mito del malvagio.

E l'afflato missionario, puzza di insegnante frustrato.

Invece, con un piccolo oggetto come questo romanzo breve per ragazzi di Luisa Mattia(http://www.luisamattia.com/), con la postfazione di Tano Grasso- coordinatore della Commissione antirackett-,Sinnons Editore , il tono è subito giusto.

Un libretto prezioso, dovrebbe essere distribuito nelle classi,delle medie e dei bienni delle superiori.-Ma anche dei trienni, visto come scrivono e parlano, viva la semplicità degli strumenti-

Una bella storia, un linguaggio semplice ma sincero,molti dialoghi, ben delineati i personaggi.

L'individuazione di 'un punto',il punto della 'scelta',nella coscienza di un quattordicenne.

Moltissimi i nessi con quel deposito infinito di temi che è il romanzo manzoniano.

Grossa presa 'visiva'.

Facendo un calcolo degli elementi spuri che possono disturbare una lettura guidata e semplice con un gruppo di adolescenti,magari indirizzata ad un laboratorio di comprensione/composizione-dalle variabili climatiche alle distonie affettive, dalle sinapsi neuronali ballonzolanti ai ronzii del virtuale,compresi i residui dell'ultima brodaglia da video,con l'aggiunta di una nozione di legalità che farebbe rabbrividire anche i commensali muti che sbafano alla tavola di don Rodrigo -le possibilità di riuscire sono quasi sufficienti.

martedì 20 novembre 2007

TEMPI DURI


Ripropongo qui di seguito la mia lettera apparsa su 'Il CorriereRomagna' lo scorso agosto,'Tempi duri per i bambini'.Va aggiornata con gli ultimi nomi di bambini,ultimo quello del piccolo rom di quattro anni, bruciato vivo nel sonno a Borgo Panigale,Bologna.


'Tempi duri per i bambini.

Tempi duri, questi, per i bambini.Deformati,esibiti,soffocati e narcotizzati nel luoghi del cosiddetto benessere;mutilati nei luoghi di guerra;abusati e brutalizzati nei terzi e quarti mondi,compreso quello laido ed oscuro della pedofilia,anche in abito talare.
Con i picchi della cronaca,che recitano di bambini bruciati vivi, o abbandonati quasi quotidianamente.
Le 'magnifiche sorti e progressive' del nostro pianeta,con questo buco nero,recitano la loro sconfitta.
In altri tempi, in altre stagioni,i bambini sono stati maltrattati e sfruttati-tutta una letteratura lo narra-,ma mai come ora il bambino è defraudato della sua natura,della sua libertà di crescere,del suo diritto alla sicurezza e alla guida.
'Meglio un orfano'diceva spesso mia madre,e intendeva dire che spesso starebbero meglio soli, i bambini,piuttosto che con gli adulti che si ritrovano.
Cosi',il piccolo abbandonato nel carrello del 'Carrefour' piemontese,come il piccolo principe del libro,sembra chiedersi su quale pianeta sia precipitato,simbolo vivente di tutti gli altri.
Veniamo a noi.
In casa nostra, in Italia,ci sono stati tempi in cui il mondo dell'infanzia poteva contare almeno su tutta un'istruzione materna e infantile come su di una sacca di grande felicità,segno di un vissuto ricco di speranze e di ideali.
Ricordo i primi anni ottanta, a Carpi,dove ero per lavoro,con mia figlia di dieci mesi:venivano gli esperti di educazione da tutta Europa per visitare gli splendidi asili-modello emiliani.
E ,piu' tardi, quando scoppio' la tragedia di Cernobyl,ci si interrogo' nell'asilo comunale 'Il volo' di Rimini,con le maestre,su come costruire un racconto per i bambini.Bisognava dire loro perche' non dovevano toccare l'erba,ne' bere il latte,e si ragionava sul come spiegare in qualche modo questo ed altro.Per esempio, una volta si infilo' un ladro di notte nei locali dell'asilo,che devasto', e anche quella volta si cercarono insieme le parole per mediare la realtà di quella presenza inquietante.Come descrivere un individuo che non si rivela alla luce del sole,entra per violare,distrugge dove è regola naturale costruire dal nulla,anche con la sabbia,le foglie e i colori?.
Negli anni ho visto i bambini attorno a me farsi sempre piu' capricciosi,meccanici e stralunati.
L'ultima immagine collettiva di bambini felici che ho corrisponde al metro' di Parigi-inverno 2005,un secolo fa-:bambini accanto a madri di colore,fasciate di panni sgargianti e di enormi copricapi,bambini piccolissimi che spuntavano da sacche tenute a tracolla come in un villaggio Tuareg,riccioluti,curiosi, ridenti; e altri,con gli occhi a mandorla,seri,dietro signore impettite con gli occhiali a punta;bambini con la pelle chiara intenti a giocherellare e a parlottare nello stesso gergo d'intesa di bellissimi meticci loro coetanei;e babbi,tanti babbi,giovani e meno giovani,indaffarati e spettinati,apparentemente lontani.
Adulti che tutelavano da una certa distanza,bambini che si sapevano al sicuro, rilassati, curiosi, nel tunnel del metro''


sabato 17 novembre 2007

MISTICA E NERVI SALDI


Dobbiamo stare attaccati alla piccola ragioneria di queste cose che abbiamo,pena la salubrità dell'aria del cosmo.

Questa politica-e dio sa quanto vorremmo fuggir via per tangenti ideali, visionarie, apocalittiche-questa città, la cura ordinaria degli oggetti di casa,quei due o tre rapporti buoni.

Gli scenari del villaggio globale-già profetizzato da Mac Luhan negli anni sessanta-i famosi schemi 'iconici', cioe' semplificati,elementari, ci indurrebbero a sprecare quelle poche energie che abbiamo per descrivere, scrivere, narrare indirizzandole verso temi affascinanti,temi futuribili.
Eppure c'è un grillo parlante nell'angolo della coscienza che dice che si deve stare attaccati alle cose vicine, mai come in tempi come questi, e lanciare da li' le sfide del nuovo.

Attaccati al pedissequo, noioso teatrino della quotidianità.
Gli eroi che vanno verso lidi lontani e non si accorgono del vicino di casa sono pericolosi.

Pulsioni misticheggianti agitano le aggregazioni di massa.

Nelle mistiche giovanili agiscono tempeste ormonali,in quelle dell'età matura interessi di potere o crisi da carenza.
Nelle grida furiose delle curve da stadio, nelle nuove forme di 'antipolitica',nei maxi- raduni religiosi di sette,piu' o meno camuffate da ricercatori di verità ,ma anche nelle nuove mistiche new-age camuffate da nuove medicine , nell'utilizzo onanistico della rete,o nei 'rave-party' , si nascondono impulsi misticheggianti ed orgasmici che nulla hanno a che fare con una giusta umanità.

Un illustre etnologo, Ernesto de Martino-scomparso dalla scena del presente ,sfido i trentacinquenni usciti dalle università da dieci anni a sapere chi sia- con rigore di scienziato, in una pratica lucidissima e appassionata di laicità, analizzava i fenomeni religiosi di massa individuando( v.'Sud e magia') nelle economie da carenza le cause dei fenomeni detti 'di possessione'.
Possiamo aggiungere 'carenza affettiva' ,'carenza di sicurezza', 'carenza di prospettive', ed ecco che il gioco è fatto.
Certo che un po' di storia l'abbiamo macinata per non credere che nell'agitarsi delle inquietudini di massa sia tutto da buttare a mare.
Si possono infatti nascondere segnali del futuro,indicazioni, anche nel tumultuare sgangherato dell'ultimo raduno di disperati.

Bisogna vedere, individuare,annusare,selezionare.

Con i nervi saldi.

mercoledì 14 novembre 2007

SISTEMI PERIODICI


Ci sono chimiche evidenti nel gioco degli incontri/scontri tra gli esseri viventi.

Chimiche distruttive.
Il furore da curva estrema, che si nutre di se', si divora, si espande, annienta quello che trova.
Ferinità pura, l'urlo della belva.Chimica organica dei sedimenti metabolici tossici.Veleni che circolano nelle vene. Maschere grottesche ,volti che non ricordano un sentimento.
L'odio di razza.
Parola che i patti di civilta' avevano depennato dal ragionamento comune, e invece ritorna.
L'identificazione piu' semplice,nei rapporti, è quella legata al territorio.
Tu sei il lembo di terra dove sei nato,è la stessa logica dello stadio.Tu sei bianconero, tu sei biancorosso,tu sei italiano, tu sei slavo, tu sei ebreo,tu sei al di la' del mio orto,sei un nemico.

Chimiche nichiliste.
La morte di un amore.
Perche' un amore finisce? Come fiori che muoiono al tramonto, quanti giovani amori muoiono, e non si sa perche', nel giro di qualche ora.Finisce la sorgente di energia, finisce l'emozione,non c'è protezione, non c'è conforto,rimane la pietra fredda.
Il livore dell'invidia dentro un'amicizia,secrezioni acide intorno alle labbra.

Chimiche di aggressione.
Attivate da equipe di mediocri in ambienti stretti,chiamate modernamente 'mobbing'.
Organizzate come guerre in cerca di giustificazione,stragi di civili.
Aggressioni sui corpi, la bestemmia dell'oltraggio.

Chimiche di simpatia.
Leggeri fili che si intrecciano, sentimenti comuni, intese,intelligenza negli sguardi, comunione di intendimenti,un cuore generoso.
Un tessuto leggero e fragile come tela di ragno,poggia su mappe organiche ben identificabili, nasce lontano nella storia degli antenati,si veste di idee e progetti.
Chimiche di felicità.
Dispersione di granelli di luce,gioia di vivere, e ridere, con le lacrime che corrono a goccioloni sulle guance, davanti ad un campo di girasoli.
Il piacere di esserci, la gioia nell'osservare i pori della pelle, i visi, un pugno di sabbia che scivola tra le dita.
Chimiche di ricomposizione
Gioco di incastri esatti delle sinapsi neuronali, delle endorfine cerebrali, dei sistemi emotivi
che agiscono in sintesi alla ricerca di giuste strategie :per fare in modo che la deflagrazione non accada

lunedì 12 novembre 2007

STELLE CHE RIDONO


In cima alla darsena, di sera,quando c'è sereno, le stelle sono cosi' vicine,pesanti, presenti, che paiono affacciarsi dalla finestra del cielo,mentre continuano a seguire il respiro dell'universo.

Il mare è nero,rumoreggia piano, le luci intorno ricordano che la costa è abitata, affollata da tutto l'arsenale turistico, dall'ultima enorme gru che come un segnale aggressivo, proprio li' davanti, indica la costruzione dell'ultimo blocco di condomini, negozi,nonsocosa.Piu' in la' il campanile alto e grigio della chiesa gareggia con la gru.

Davanti, sulla parte destra del porto, l'imbarcazione russa da carico ferma,il capannone dei libri illuminato e solitario,e giu',ancora il solito panorama di alberghi e di case.

E il faro bianco, all'imboccatura del porto,unico oggetto prezioso nell'ammasso di cemento anonimo.

Le barche ormeggiate stanno a riposare, passa lungo le banchine qualcuno che corre, due o tre donne che camminano veloci e chiacchierano.

Due pescatori sistemano l'attrezzatura in silenzio, e lasciano che i galleggianti vadano a pelo dell'acqua,se ne stanno a guardarli mentre vanno.

Le stelle impreziosiscono l'aria scura,e si fermano prima dell'unico filo di luce che muore, verso Cesenatico, e separa l'acqua dalla terra,quasi invisibile.

Stelle grandi,come di alta montagna,allontanano dai fragori del giorno, e il mondo pare un enorme giocattolo un po' impazzito. Il vento leggero che sa di mare le solletica piano,pare che ridano.

sabato 10 novembre 2007

ROTTE DI COLLISIONE



Un vecchio quesito , quasi scolastico, anche un po' volgare,riguarda la possibiltà di una giusta collaborazione tra potere, intelligenza e creatività.
Nel grande come nel piccolo schermo-internazionale, nazionale e locale-, per le immagini che ci passano ogni giorno sotto gli occhi, la risposta ovvia è 'no'.
Cosi' come nel libro della Grande storia e della piccola storia.
Pare di capire che l'ultimo intellettuale che andava d'accordo con il suo signore senza essere proprio solo un tappetino o un altoparlante dello stesso fosse Virgilio.

Le ragioni encomiastiche e 'di supporto' raramente si sposano con l'intuizione artistica,anzi è proprio nell'antagonismo tra i due campi che spesso l'arte trova giuste sollecitazioni.
L'artista- ma anche il ricercatore libero- pare una specie non in grado di sopravvivere se trattato troppo bene nei corridoi di palazzo.
Sembra un meccanismo naturale:l'inquietudine, che muove la creazione libera,deve poter essere, pena l'appiattimento, la ripetitiva monotonia dei motivi iniziali.

Un caro amico, poeta,disabile,ex-docente,mi disse una volta che senza il giusto stress la scrittura non rende. Sarebbe esercizio, mimesi, non materia viva,cuore pulsante.
Con altri parametri,anche la ricerca storica e quella scientifica, nel momento in cui si affermano'contro'-contro l'establishement farmaceutico, per esempio, o contro le restrizioni ideologiche di regime-, sono sollecitate a migliorarsi.
Naturalmente, questo non significa avvalorare l'adagio studentesco della peggior risma che vorrebbe Giacomo Leopardi cosi' bravo solo perche' non aveva meglio da fare,visti i numerosi malanni,che'-dicono'loro'- se fosse stato fortunato,ricco e potente non avrebbe apprezzato quel dolce naufragar,ma la bella vita.
Alle volte il genio c'è, e basta.

Ho sempre avuto pero' in antipatia l'idea dell'arte per l'arte, dell'artista decadente ed assoluto ,della scrittura che esalta, autoreferenziandosi, il male del vivere. Il poeta-vate ,visto da una certa ottica, mi pareva soggetto speciale per caricature.
Ho sempre creduto che l'arte fosse invece canto,materia della vita,dolcezza,che poteva lenire il dolore, dire la nostalgia, ma anche la salute.
Che anzi stesse meglio nella giusta misura di normalissime esistenze. Non grammatica della retorica, ma respiro dell'ordinario.
Che poi l' esistenza sia un lasso di tempo difficile tra quei due famosi avvenimenti che ne segnano l'inizio e la fine, mica ce lo deve raccontare l'ultimo best-seller,basta chiederlo al vicino di casa.
O anche al postino.

Rimane il fatto che l'artista vero,appena entra in gioco, è in perenne rotta di collisione, quasi per definizione,con i poteri,organizzati, meno organizzati, forti o malandati che siano.

A meno che le mappe di navigazione non gli segnalino,sulla sua rotta, il rinvenimento di un monarca illuminato.

venerdì 9 novembre 2007

UN VECCHIO TAVOLINO


Ho un vecchio tavolino, credo neppure antico,ma restaurato da un artista,artigiano, un parente acquisito ,il signor Tino: novant'anni fatti in Agosto, ravennate, di antica fede repubblicana,ciclista fino a qualche mese fa,quando ad una rotonda a San Mauro Pascoli una signora in macchina l' ha lasciato vivo per miracolo.
Su questo tavolino, accanto al telefono, sta una cartolina incorniciata in modo che si possa vedere da ambo le parti.
E' firmata Mario Rigoni Stern, ha l'immagine sfuocata di un ciclista sotto la pioggia,un titolo:'elogio della bicicletta' e alcune parole, firmate Mario Rigoni Stern:'Due ruote,due gambe, un cuore e vai tranquillo senza far rumore,senza fare polvere,senza inquinare l'aria e la terra.Se chiedi strada,basta far suonare un campanellino con due note allegre e gentili,dare piacere e ricevere un saluto'
Dietro, i saluti,alcune frasi scritte a mano,ancora la firma e la data,Asiago, 4 gennaio 2004.
Avevo inviato a Mario Rigoni Stern quella piccola antologia, 'Schegge di guerra voci di pace', e lo avevo invitato a scuola,a parlare della guerra in Iraq, e di tutte le guerre.
Lui ,che gia' tante volte aveva incontrato i ragazzi, aveva quella volta declinato l'invito perche', spiegava dolcemente, 'i miei ottantadue anni contano non poco'.Pero', con quella cartolina, voleva essere presente.


Oggi leggo che nell'ultimo attentato in Afghanistan ,tra le vittime, ci sono stati cinquantanove bambini.

Nessuno parla piu' di pace, in giro.

Dove sono finiti i giovani pacifisti, le bandiere arcobaleno,i mille pensieri,i dubbi sul tema della pace,dei'grandi patti'novecenteschi,dell'irriducibile 'business ' della guerra?

Non lo so.

giovedì 8 novembre 2007

CONSIGLI ALL'AUTORE



Chiunque -di qualsiasi ceto, etnia,eta' e ispirazione di genere,letterario o storico, ginnico o filosofico- avesse il famoso capolavoro nel cassetto, di vecchia o di recente data,e pensasse di uscire allo scoperto,segua con attenzione questi preziosi consigli.
Innanzitutto, capire subito se si hanno:

a)se donna, le misure della Serena Grandi, recente acquisto della Res Publica delle Lettere -e dopo che ha proclamato sia in un bar sulla spiaggia di Viserba , sia ad un incontro a 'Il libro e la vela' il suo amore sviscerato per Rimini, la tagliatella e Fellini, si è definitivamente sdoganata da quei due o tre pregiudizi degli intellettuali inaciditi;
se uomo, una almeno lontana parentela con Bruno Vespa, oppure una carriera di calciatore alle spalle,chè i rigori ben piazzati hanno analogie strettissime con la buona punteggiatura

b)l'esercito degli 'editor' di Jeffrey Deaver,noto giallista, che, da bravo americano( anche se self-made-man mica tanto), ha dichiarato in una serata all''Angolodivino', nel borgo San Giuliano, a Rimini due estati fa, che lui, come si muove, cioe' come scrive giu' due periodi, ne ha dietro subito almeno otto.Un bel codazzo di editor che ti sistema la grammatica, le immagini, ti tornisce la frase,te la rende vendibile.
Un falange oplitica praticamente invincibile,che ti piazza l'oggetto sul mercato meglio di una pentola inox triplofondo

c)l'intuizione mediatica di Federico Moccia, che' lui, si, l'ha vista giusta, eletto maestro affabulatore da un esercito di brufolosi studenti, non ha esitato ad indicar loro la vera saggezza, cioe' l'utilizzo di quella quindicina di marche che contano-come dice il famoso spot-,elencate gia' dalle prime pagine del primo best-seller ,'Tre metri sopra il cielo'.Nonche' la giusta misura della 'fabula',dosata nei tempi e nei modi richiesti dal pubblico detto.

Non possedendo tali requisiti, non resta che convincersi che l'accattonaggio era il sogno della prima infanzia e:

a)scegliersi il piccolo editore che pare piu' serio,preferibilmente quello che chiede meno denaro, meglio se niente

b)prepararsi per una rocambolesca ginkana di piccole presentazioni dove il pubblico piu' appassionato è costituito dalle zie delle amiche, dagli amici d'infanzia e da qualche buon'anima di passaggio


c) se si ha l'intestino solido-ma questo vale solo per pochissimi eletti, con anticorpi grossi come buoi-rivolgersi a qualche operatore pubblico della propria città e comuni limitrofi, e dirgli candidamente:-guardi, forse lei non si era ancora accorto di me,ma le assicuro che si è perso molto.

Prepararsi ,perche' forse verra' richiesto seduta stante un secondo cugino di un qualche Consiglio segreto cui riferirsi, tanto per stare tranquilli e mettere le mani avanti.

In mancanza, è consigliato disturbare la briscola degli arzilli anziani del quartiere ,che' tanto a loro va bene tutto,pur di fare quattro chiacchiere.

Dunque:

Auguri, e soprattutto, mai barare nel gioco,che'li' sta il bello

mercoledì 7 novembre 2007

DEVO DIR MALE....


Devo dir male di alcuni gruppi di giovani mamme, e di quando le incontro, davanti ai bar, alla mattina, eleganti,truccate, con gli stivali anche a settembre,e i cellulari multifunzionali , dopo che hanno parcheggiato il bambino all'asilo, o alla scuola elementare. Stanno a starnazzare non so di cosa, in genere mi arrivano frasi mozze come commenti sulla tal maestra , che vale o no, o sul tal oggetto all'ultima moda, e dicono sempre che ci penseranno loro, a far quadrare le cose. Sembrano uscite dal retrobottega di un 'grande fratello',fresche di stampa di un rotocalco, dove un allegro pubblico si diverte a dire 'buono' o 'cattivo', a seconda dell'ultima folata del vento.

A me le cose quadrano sempre poco, e vado di fretta con i miei cinquantacinque anni,a fare un lavoro faticoso , o a curare i casi miei, che mi sembrano sempre fatali, o anche solo a far niente.
Cosi', le evito con cura,non saprei come cominciare il discorso.
Le stesse, d'estate, sulla riva del mare, stanno a fumare, davanti all'acqua, che mai toccano,per carità. E gridano al bambino di non andare lontano, e il poveretto, ingoffito da salvagenti enormi, gufi e coccodrilli di plastica, sta dove l'acqua arriva al dito alluce a fare smorfiacce inconsulte.

E loro li', a urlare che non si affoghi.

Quando si generalizza si è cosi', degli orribili pettegoli, magari dietro ognuna di queste giovani mamme batte invece un cuore sincero.

Chissa'....

martedì 6 novembre 2007

CHI SI PRENDERA' CURA........


Chi si prendera' cura di noi, di questo tempo, degli oggetti preziosi e nobili che ha prodotto,quando anche l'ultimo uomo onesto che ha a cuore la storia se ne sara' andato?

Non lo so, il tempo è come una casa, che va accudita, pulita, governata, e solo chi ama la storia sa farlo. La storia degli uomini è come una casa, che va amata e diretta e se non ci sono i custodi giusti, onesti, appassionati, la casa va in malora.Si copre di polvere, di oggetti in disuso, di merce inutile, di parassiti,di sbandati in cerca di una tana dove poter andare tranquillamente in malora.

E in malora il tempo va, eccome.

Semplicemente, come tutto quello che esiste.

Ma sicuramente, dietro l'angolo,quando sembrera' che la memoria sia in pericolo, in una centrifuga di paccottiglia, ci sara' gia ' pronta un'allegra brigata di ragazzi ,che sapranno coniugare un passato imponente con un futuro privo di coordinate esatte.

E sapranno cercarle, quelle coordinate, come facevano gli esploratori al tempo delle grandi scoperte geografiche, su mappe disegnate a mano.

Gia' me lo immagino, tra questa brigata, un giovane storico dal sangue meticcio, che si alza , a dire che la storia del pianeta va guardata da un punto divista non piu' eurocentrico e romanocentrico, ma globale e....
Rispettoso, ma carico della sicurezza e della saccenteria di chi si è appoggiato sulle spalle dei veri giganti

Aspetto.

lunedì 5 novembre 2007

S' IO POTESSI AVERE....


S'io potessi avere un portafoglio miliardario-di quelli belli gonfi, a fisarmonica, naturalmente leciti, chè l'onesta' a casa mia è sempre stata un dogma invalicabile,pena le fiamme di tutti gli inferni, -farei subito tre cose.

Primo, mi licenzierei -dal mio lavoro di insegnante statale,è ovvio-

Con leggera eleganza, in punta di piedi, e voltato l'angolo, sarei gia' su un altro pianeta.

Credo addirittura senza malattie psicosomatiche,libera.

Perche' ho gia' dato, ho gia' detto, e il troppo stroppia, l'importante è stoppare al momento giusto. Lo sto gia' facendo,a piccole dosi,ma rimane un meccanismo interno, non una libertà reale.
Secondo, mi comprerei una cinquantina di ciclamini.

Ma non di quelli a prezzi modici, che' ogni volta,quando li acquisto,dopo aver comprato il latte , e la verdura, e pagato le bollette, e il collirio per gli occhi stanchi, e il dentifricio, mi ripropongono la scena della 'Piccola fiammiferaia'.Vesti lacere, pochi spiccioli per nutrire l'immaginario,pancia cosi'cosi', a dieta perche' la colite incombe.

No, li vorrei belli, superbi,zampillanti, i piu' costosi,i piu' ricchi,i piu' sfacciati.

Terzo,farei una donazione consistente, anzi quasi tutto il mio avere, alla Fondazione San Giuseppe.

E' un po' che ci penso, e in realtà ne so poco,nel senso che non ho coordinate chiare di questa Fondazione, non ne conosco il sistema concordatario, cioe' come si lega alla societa' civile,non sono documentata.

Di fatto vedo da sempre ,vicino a casa mia, questa casa -una di quelle sparse nella Regione-abitata da bambini buttati via dal mondo degli adulti,che un manipolo di giovani operatori laici accudisce. A volte, con qualcuno, ho scambiato qualche frase,mi guardavano con dolcezza ,non erano pericolosi, avevano attorno un incantato stupore.

Con il resto, con gli spiccioli del mio portafoglio miliardario, farei le cose che fan tutti, :una vacanza, altri acquisti gradevoli, una festa con gli amici.

Che',anche nell'ordinario , puo' stare la vera felicità.

domenica 4 novembre 2007

BELLO POSSIBILE


In prima liceo eravamo tutte innamorate di Andrea Giordana ne'Il conte di Montecristo', e le piu' assennate anche del dottor Andrew Manson,alias Alberto Lupo ne 'La cittadella';io ,lo confesso, ho avuto una fiammata breve ma consistente per Amedeo Modigliani-il noto pittore,qui a lato nel ritratto-, bello e maledetto, ma era una virata decisamente individualista,la mia, e non corrispondeva ad una inclinazione popolare.
Forse, degli eroi di oggi, ci sarebbe andato bene Walter Nudo di 'Incantesimo' :rassicurante, con il sorriso buono,un bello possibile.Gli altri eroi seriali televisivi degli ultimi anni sono o medici carichi di problemi sentimentali, un po' depressi , o poliziotti efficientissimi : tutti lavorano in squadra,si innamorano in squadra,perdono o vincono in squadra.Il resto è orrore inguardabile.Niente da fare.
Del resto il 'feuilleton' ha creato la mentalità popolare molto piu' di qualsiasi proclama ideologico,accompagnandosi alla quotidianità,disperdendosi in mille rivoli emotivi, tra le briciole del dopo-pasto e gli sbadigli della sera,consumati dalla grande massa silenziosa e anonima che ogni giorno vive sul pianeta.
Devianza voyeristica, i' reality' hanno sostituito i sostanziosi polpettoni,con effetti deleteri.
Perche' a forza di realta' sbandierata, ingurgitata, dismessa, la bussola emotiva va in fibrillazione per sovraccarico.
E il lungo esercito dei cercatori d'eroi, rischia di confondere lucciole per lanterne.
-Ahime',pensavo fosse amore,invece era un calesse-direbbe Massimo Troisi.

sabato 3 novembre 2007

NAVIGANDO


Uno dei libri che mi ha piu' divertita è stato 'L'Icaro involato',di Raimond Queneau(scrittore francese degli anni '30 del secolo scorso).
Funziona cosi':uno scrittore perde per le vie di Parigi(una Parigi del primo Novecento) il suo personaggio, Icaro, e lo cerca,in mirabolanti inseguimenti, assoldando anche un investigatore.
Tipo del romanzo-anti-romanzo,l'avevo letto come un 'divertissement' laico sul mistero imprendibile dell'esistenza.
La quale esistenza ci guizza via,ci sfugge, e noi, che vogliamo essere perbene, sempre dietro a dare una sistemata.
Oggi stavo per scrivere un post che somigliava ad una bolla pontificia,pieno di visioni apocalittiche sul futuro e di scenari alla 'Blade runner',poi ho sentito un leggero eccesso gastrico e ho cancellato tutto.
In un mese da blogger ho imparato un po' a navigare su questi fili leggeri dell'etere,non so se in modo utile a qualcuno, ma divertente per me.

martedì 30 ottobre 2007

PAUSA




Una pausa (spero) di riposo.

A presto.

lunedì 29 ottobre 2007

ANTIDOTI


Su Rimini in questi ultimi giorni si è visto scritto il peggio,marcescenze a lettere cubitali in bacheca alle prime ore del mattino, ed è tutto vero, anzi, forse la realtà è anche peggiore.

Si legge, tra i fatti della regione, di questo centro del fantastico cui dara' avvio il professor Faeti a Vergato di Bologna, e gia' a Bologna esisteva una università dell'immaginazione,guidata da Benni. Antidoti alla malvagità e alla malinconia,s'è detto.

Qua nel mio piccolo-fai-da-te artigianale dell'immaginario,penso Rimini, -la 'mia Rimini',allenandomi all'uso di alcuni antidoti.

La 'mia' Rimini:
ampia, 'amnios' di pensieri che corrono dentro il catino largo e domestico dell'Adriatico;
libera,ci provano tutti ad incatenare quel diavoletto irriverente ed ironico che anima il suo 'genius loci', ma lui guizza, ribelle;
patria 'casual' di genialità;
con due o tre linee pregevoli, sotto la colata lavica del cemento ;
animata da una piccola 'res publica' di idealisti che non demorde;
in bilico,a 'sentire' il termometro dei tempi, ma senza perdere il controllo.

Ed è tutto vero, anche questo

domenica 28 ottobre 2007

DI DOMENICA


-Ma lei,di domenica, va a messa?
- No
-Ma allora è atea!
-No, ci mancherebbe!
-Che sia mussulmana!?
-Mah,... veramente...io...
-E allora?
-..... allora cosa?
-..allora, cos'é?
-..dunque, fatemi ragionare di cose di religione

di domenica, ogni tanto, è quasi un obbligo.

Confesso:se salto a pie' pari le tre chiese monoteiste che si sbranano tra di loro, tutte le filosofie pseudo- buddiste e cosiddette new-age,le litanie e gli ammonimenti della signora Nina che mi dice sempre che dio mi ama perche' sono buona, i mormoni e i testimoni di geova che incontro fuori della coop,tutte le sette capeggiate da papponi in rolls-royce, la destinazione dell'otto per mille e i beni ecclesiastici 'ICI -esenti'.....le malattie psichiatriche dei tecnici del sacro, ecc...ecc.... cosa mi rimane?
Per la teologia, quella dottrinaria, ci vuole il fisico.
Forse mi rimangono alcune massime evangeliche come perle di saggezza-'non date le perle ai porci', 'date a Cesare quel che è di Cesare e a dio quel che è di dio', chi scandalizza uno di questi piccoli...'......
...ah,dimenticavo, mi è simpatico San Giuseppe,che ,poveretto, oltre a tenersi un dio in casa , faceva,a sentir la tradizione, anche il falegname.
Mi suona naturale il 'Padre nostro', e vorrei che', oltreche' star lassu' nei cieli, questo Padre - Altro da noi, se esiste,venisse un po' a sorridere di noi, qua sulla terra e a darci una mano,che' ne abbiamo bisogno.
Lo confesso:non ho certezze,ma quando incontro quelli che ne hanno e vogliono a tutti i costi convincermi,cerco di cambiar strada.

sabato 27 ottobre 2007

CORIANDOLI


A Ferragosto ci sono gia' pronte le caldarroste,e quando sul porto soffia lo scirocco si confondono odori ed umori 'politically-non corrected'.

Le tasche languono, le tasche si gonfiano,e quelle gonfie sono sempre le solite.I governi traballano, e il popolo non si accontenta di pane, vuole le brioches.

A meta' settembre ci son gia' le luci di Natale, e passando in canottiera sul ponte di Tiberio, c'è il rischio di pensarsi in Florida.
I negozi cinesi, mimetici di tutti i frullati neo-global,neo-leghisti,neo-tutto,passepartout dell'immane colata lavica di paccottiglia a pocoprezzo, creano bambocci inidentificabili-babbi natale? il marito di barbie dopo l'undici settembre?-

Non si sa, andiamo avanti.

Pero' prepariamo la maschera di carnevale,gia' dai primi di novembre.

Purche' si lascino stare i morti, che' tra folate esoteriche malaticce, negazionismi vari,citazioni sbagliate,non riescono a starsene in pace.

venerdì 26 ottobre 2007

PARIGI, O CARA


Ragiono come la famosa casalinga di Treviso- e mi perdoni, se esiste, sara' in realtà sicuramente piu' intelligente, colta e fortunata di me-ma,essendo fuori tempo per sognare di essere una 'velina', sogno di potermene fuggire a Parigi.

Ma siamo sicuri che Parigi è come me la penso io in questo momento, da questa Italia scassata?Da questo pomeriggio umido e pesante di fatica,da questa citta'- fantasma perduta in un punto della costa adriatica,dove se ne sentono e se ne sentono, ed è meglio davvero ricorrere a quella 'protezione' di cui parlava Primo Levi..

Parigi e Le Marais, il quartiere pieno zeppo di piccole librerie, Parigi e l'aria di incredibile normalita', civilta', laicita' che si respira a comperare un paio di calze, o un giornale, o una baguette. Parigi e l'anima degli impressionisti,la rive-gauche e i bambini di tutti i colori,tranquilli con i papa', alle fermate dei metro'.

Parigi e il sicuro, civile discrimine del merito .

Parigi che sicuramente partecipa di tutti i dolori del tempo, ma li dirime.

Quando bruciavano le periferie , nel 2005,mi era capitato di vedere i telegiornali francesi:qualche tavola rotonda, l'intervento mirato dei politici , qualche servizio 'in loco'.

L'ultima notizia in merito che ho letta, si riferiva ad un progetto educativo enorme, nello stesso punto caldo in cui tutto inizio'.

La verità è difficile da dimostrare, la cronaca ci prova a rincorrrerla, la storia è in affanno,l'esperienza è l'unico dato certo,eppure comincio a pensare che ,forse, in un 'altra città, in un altro paese, starei meglio.