venerdì 11 dicembre 2009

DI BALENE







Lo spiaggiamento dei nove capodogli sulla costa del Gargano mi ricorda ancora una volta la storia della mia balena.
Le avevo dedicato il mio primo libro pubblicato nel 2002,'La balena e altri racconti',Societa' Editrice Il Ponte vecchio, Cesena.
Era il quattro Aprile del millenovecentoquarantatre'.
La sera prima non c'erano stati i bombardamenti e verso le sei di quella domenica mattina i militari costieri in servizio sulla spiaggia avvistarono una massa scura che si muoveva fra le onde.
Ebbe inizio la storia della balena, presenza biblica tra i poveri cristi smagriti,impauriti, divorati dalla fame e dai pidocchi.
Quelli che erano rimasti.
Quelli che non erano al fronte a morire
Quelli che non erano stati portati via dai nazisti.
E la balena,mostro buono e silezioso , disorientato forse dai sonar dei sommergibili, era venuta a morire qua,chiamando a raccolta quel piccolo manipolo di umanita' dolente fuori dalle catapecchie rimaste in piedi.

Della balena, che poi si racconto' tanto , alla sera, e nei dopopranzo, alla domenica.

Una cosa mi pare, sicuramente sorretta piu' da fantasia che da scienza:
questi mostri benevoli, muti e immensi, quando vengono a morire sulla terra,ne indicano le ferite.
La' la guerra,qua l'inquinamento,lo straniamento, e chi ne ha ne metta.
Si accasciano, scelgono la fine, si consegnano in silenzio,senza nulla pretendere,in un enorme grande rimprovero.