domenica 28 giugno 2009

IL CORAGGIO DI RIMANERE


Lo dico da anarcoide riminese con il mito dell'individualità libera e il fastidio fisico per tutto quello che puzza di assenza di libertà e di poco rispetto per la pulizia della socialità, da un pizzico-magari tanto- di caratterialità ,dal punto di vista di chi non ci ha guadagnato nulla dalla socialita' intrallazzona e furba.
Lo dico con fatica ma con onesta',anche alla fine di un lungo dialogo familiare che continua ad essere per me riferimento e guida.
E' necessario rimanere.
Rimanere nelle istituzioni malandate, nei luoghi di aggregazione che ci innervosiscono,nelle home-page in cui siamo inseriti, nelle scuole e negli ospedali, negli uffici e nei sindacati,nelle biblioteche e nelle strade.
E' necessario rimanere,non andarsene,tenere i nervi saldi e dialettizzarsi con quello di cui si dispone.
Lo dico a fatica, perche' l'aria che tira-in particolare tra i giovani che non vedono spiragli per il futuro - soffia attorno alla parola 'andarsene'.
Andarsene dove?
Dove c'è apparentemente piu' spazio, piu' territorio vergine, piu'regola.
Io dico che invece è necessario rimanere.
Solo rimanendo si gioca la carta della propria maturità,che,pur tardi, secondo tempi diversi, attende ognuno.
Una fragilità e un solipsismo esasperato, un gioco all'antagonismo spicciolo e frenetico girovaga come un virus maledetto e in fondo non fa altro che il gioco di chi se la spassa e ridacchia alle spalle degli onesti.
Rimanere nelle situazioni è difficilissimo,non da il gusto dell'avventura, ingenera spesso frustrazioni e sensazioni mediocri, ma è il gioco della realtà di cui disponiamo.
Alla fine si capirà che i veri eroi sono le persone qualunque,quelle che hanno costruito argini solidi e quotidiani ,nei quartieri e nelle scuole d'infanzia,alla sera, in famiglia,nel vecchio gruppo di amici malandati,nelle amicizie occasionali e attente.
Nel tempo che fugge,mentre tutti fuggono, quando ognuno sogna la sua personale fuga,rimanere è l'unica medicina.