giovedì 29 maggio 2008

DI BEN- ESSERE/LETTERA APERTA AL SINDACO DI RIMINI


Gentile dottor Alberto Ravaioli,
sono una cittadina di Rimini,nonche' riminese per appartenenza familiare.
Da tempo penso di rivolgermi a Lei, ,primo cittadino ,ma anche medico ed oncologo,per farle presente alcune riflessioni.
La prima cosa che vorrei sottolineare è la parola BENESSERE.
Ed il benessere appartiene a chi possiede-per fortuna,ancora -la salute e dovrebbe essere sollecitato per chi-purtroppo- di salute ne ha poca o niente addirittura(nessuno è cosi' ingenuo da credere che la salute dipenda solo dal fato e dal corredo genetico, la salute dipende anche dall'ambiente, mi vergogno quasi a ripeterlo)
Ora ,io mi chiedo: le è mai capitato di verificare di persona la vita della sua città? E ancora: quale 'modello' di benessere Rimini offre ?
Io rispondo:un modello di straniamento mordi-e-fuggi, fatto di eventi colossali, di notti rumorose e colorate,di acol e di sballo,ma anche di ambienti di lavoro piccini e ristretti, in cui spesso l'intelligenza e quella famosa creatività che anche Lei ultimamente cita vengono umiliate a favore di consuetudini di riferimento stantie e territoriali.Il rischio e la creatività vengono relegate al patch-work turistico: poco mare e molta notte, poca aria e molto chiuso di discoteca, poca convivialita' e molta fanfara.
Poi, che nessuno canti la tiritera dei giovani che sono persi.
I giovani non sono persi affatto, cercano di organizzarsi in questo sistema costruito dai genitori, dagli insegnanti, dagli amministratori.
Il sistema -Rimini non induce alcun benessere.
A me, persona ancora sana-per ora- induce desiderio di rifugio, di fuga da una città che non vivo piu' come mio luogo di appartenenza.
Si potrebbe obiettare che i cinema estivi a Rimini sono stracolmi,che il mare comunque c'è,che le occasioni colte non mancano, che chiunque qua puo' dire, come gia' Benigni in 'quella' situazione che' la vita è bella'.
Certo, la vita è bella ,per fortuna.Comunque.
Anche in un luogo ormai in mano completamente a quello che il cittadino vede e misura: un'imprenditoria selvaggia, una cementificazione incontrollata,una maleducazione nel tessuto urbano degna delle peggior vignette satiriche; in mano a chi si sussurra,a cio' che si sa per 'sentito dire ' e per verifiche di elite-programmi in tarda serata,conoscenze legate allo specifico-:luogo di riciclaggio, di mafiette e di 'tutele' ai margini della legalita', di lavoro nero, di sfruttamento di ogni tipo di prostituzione.
La bella Rimini è la Rimini che tollera.
Certo,pur di far soldi,pur di tirare a campare, il 'pataca' riminese, quintessenza del peggiore opportunismo, tollera tutto, purche' non gli guasti la stagione.
I giovani questa aria la respirano,sono disorientati e soli, e la scuola puo' veramente poco.
Benessere vuol poi dire anche ARMONIA . E l'armonia, in una città, si misura anche dall'estetica del suo arredo urbano. A me capita spesso di guardare le costruzioni a 'civile abitazione' e altre: cartine di tornasole di un'amministrazione dai permessi facili, e dal dubbio gusto. Le due o tre cose splendide,nate a Rimini negli ultimi anni, -il sito archeologico della 'domus',per esempio-non sono sufficienti a ripagare noi riminesi, ma anche chiunque venga qua a cercare divertimento e ristoro, di questa situazione approssimata e straniante.
D'accordo che le casse degli enti pubblici sono eternamente quello che sono, ma il compromesso con l'impreditoria privata, legata nella nostra città ad un paio di nomi, sempre quelli, ci costringe a pagare un prezzo troppo alto.
Viviamo nella dittatura del cemento, dello sballo e della regola approssimata.
Tutela e valorizzazione del mare, verde, controllo del traffico, cultura diffusa nei luoghi piu' agibili del territorio, possibilità a chiunque di esprimersi nella sua scala di valori,servizi, biblioteche di quartiere,una citta' ariosa, accogliente, aperta alle diversità, capace di metabolizzare l'urto con i tempi rimanendo a guardia dei suoi tesori di tradizione.
Cosi'mi immagino la mia Rimini, ma forse immagino una città che non puo' esistere.