giovedì 28 febbraio 2008

CI SONO INTELLIGENZE



Ci sono intelligenze che non compaiono, nei Gotha delle dirigenze del mondo. Intelligenze raffinate, competenze complete,articolate,consapevoli,doti naturali gettate tra la spazzatura come diamanti perduti in un vicolo puzzolente.
Ne sono passate almeno tre per casa mia in questi giorni ,vecchi compagni di scuola che sono quasi fratelli,e non ne voglio parlare per intero,voglio parlare unicamente della loro intelligenza.
Un economista, una critica d'arte ,personaggi che avrebbero potuto essere in prima fila nella vetrina del mondo, e invece sono ritornati qua, tra la riva del mare e la nebbia di febbraio, a riesumar ferite e a cuocere rimpianti, a rincorrere fuochi fatui o forse solo un riposo anticipato .
A ciascuno il suo, ogni cosa è illuminata, dice il titolo di un bellissimo film che ho visto in questi giorni.Pero', se si vuol credere che il mondo è di tutti e non solo di alcuni, si deve dire che non spetta di diritto solo ad alcuni di governarlo. Dovrebbero essere queste intelligenze ad avere la voce piu' robusta.
Invece, sono sempre e solo i mediocri, o i piu' furbi.
Nella mia classe di liceo, adesso che ricordo, c'erano, tre o quattro geni.
Uno era nato con la matematica in testa,il cervello gli friggeva, ha fatto una normale carriera universitaria, ma niente di piu',sta zitto zitto, tra la sua magrezza e i suoi numeri,nessuno sa che esiste.
Altri non hanno fatto carriera alcuna.Sono tutti isolati,fuori da qualunque 'giro'mondano
Si', ci sono intelligenze che non sono state utilizzate, anzi, sono state solo fiori di campo, che nessuno ha raccolto.
Nelle economie delle affermazioni personali hanno giocato altri fattori.Lasciamo stare tutte le logiche di clientela, non voglio parlare neppure di questo.
Hanno giocato fattori emotivi, di relazione,l'esistenza allo stato puro, con i suoi imperativi categorici, i suoi disguidi, i suoi dolori ,le sue passioni,non ha lasciato campo alla affermazione nel mondo di questi talenti.
Che dire?
Continuiamo, un altro giro di walzer, prego.




mercoledì 27 febbraio 2008

SVENDITE







Con tutto quello che in giro si dice, almeno imparassero a non svendersi.
Parlo dei giovani.
Accerchiati in un mondo che sembra costruito per loro, edonista e selvaggiamente appetibile, trasandato e falsamente libertario, soffocano.Bombardati dalla precarieta', traballanti sulle spalle di adulti che si sono salvati a stento la pelle,responsabili del futuro, in bilico sul crinale di un millennio di cui non si capisce il verso.
Loro, intanto, si svendono.
Non che tutti arrivino al paradosso esistenziale di quella ragazzina di Bologna che si espone nelle vetrine di Amsterdam, nei rioni a luci rosse,ma il criterio è quello.
Addestrati al cinismo, che cova loro sottopelle,che è scattato come un moto animale di difesa,che c'è,si sente, puzza, anche quando non lo danno ad intendere.
Sotto le stelle, l'ingenuità è finita.
Gli occhi ridenti e fuggitivi sono roba da museo dell'ignoto.
Loro sono qui, ma non ci stanno del tutto,al gioco.
Negli affetti, negli amori, nei lavori a tempo che si trovano.
Cosa è successo?
A quindici anni sembrano tutti scemi
A venti teorizzano l'inutilità dei sentimenti e per star bene con il fidanzato devono andare alle Maldive
A venticinque ragionano come cinquantenni delusi e fanno i conti sul prepensionamento.
Da come tengono le spalle, o da come guardano, si capisce che nessuno ha insegnato loro la vera dignita'.
Che è capacità di stare soli, di aspettare, di cercare un punto di gravità personale, e chi mi ama mi cerchi, diceva mia nonna.
Poi partono.
Ma dove vanno?
Hanno il mondo tutto per loro, tutto quello che il vecchio millennio ha loro lasciato, progetti,patti di nuove alleanze e nuove professionalita',ma c'è uno spiritello inquieto che li divora.
Non sono qui, non sono altrove,talvolta si ritrovano, quando sono in ghenga.
Intanto, al di qua della staccionata, corre la trasmissione dei soliti noti che parlano di futuro, di nuovi modelli affettivi, di PACS,di strategie di cambiamento. Due canali paralleli.

TRE PER DUE, OCCASIONI DI FINE ERA: GIOVANI IN SVENDITA!!!!!

martedì 26 febbraio 2008

LE STANZE DE BOTTONI




Chi ci sta davvero nelle stanze dei bottoni?
Dico quelle reali, quelle che 'realmente' mandano avanti i sistemi.
Ci stanno paradossalmente avviando ad un nuovo medioevo, pare che la realtà sia fatta cosi' come la sua immagine comanda, e puo' essere divertente crederci.
La bella favola dei 'Grandi fratelli' e di noi che ci crediamo.
Come se un discorsetto di piazza fosse in grado di incidere sui meccanismi.
Roba vecchia.
Ma 'realmente', chi dirige, chi schiaccia i bottoni, chi regola,chi conduce la trasmissione ,'realmente'?
Prendiamo l'editoria.
Provare, per credere, a seguire la trafila aperta da un numero 'Mondadori'.
Alla quindicesima chiamata, sarete arrivati ad una voce suadente che vi dice che Mondadori che cercavate voi non era quello.
Voi cercavate un distributore Mondadori, per chiedergli se distribuiva qualcosa che non fosse Mondadori.
La voce senz'anima vi dice che qualcuno vi ha indirizzato male,che l'inizio della sequela ha commesso un'errore.
Ora, cosa è un libro Mondadori?
Non voglio saperlo, credo che ormai ci sia dietro ogni pubblicazione di mercato uno staff, una buona ricerca statistica, la giusta grafica, forse un pugno di nozioni psichiatriche.
Questo mostro ebete che è la folla,ecco la base di partenza di ogni operazione di mercato vincente..
Chiede un'emozione cosi' cosi', un po' di brivido,'trash' neanche tanto?
Ecco, qua, la pietanza è servita.
Jeffrey Deaver, giallista di successo-non l'ho mai letto,lo confesso- disse una sera d'estate in una piazzetta qua vicino a casa mia che lui, appena si muove, ha uno staff di almeno otto editor che lavorano per lui.
Dopo di che,se creiamo l'equazione , e trasliamo il metodo ad altri settori, il gioco e' fatto.
Ma da dove eravamo partiti?
E tutti questi bottoni e questi guanti bianchi, e questo mercato e questa economia che si nutre d'aria, e di se stessa, e poi torna a divorarsi e ad autoriprodursi,uccidendo le sue immagini, e poi creando equipe di rianimazione per le stesse,dettando di volta in volta regole e criteri di gusto, ondivaghi maremoti ,eterni 'billionaire' che partoriscono barboni....
Ma da dove eravamo partiti?


lunedì 25 febbraio 2008

SI STA IN BILICO


Ho presentato ancora questo mio 'Pane a colazione', ieri a Rimini, un'amica di Bologna è venuta giu' in autostrada,per presentarmelo, con il marito, con nebbia, traffico, fiera della birra ,post-veltroniani e tronisti di riviera che intasavano i caselli. E' arrivata in tempo , davanti al Museo della città,nella domenica pomeriggio riminese ed è scattata la solita festa di famiglia, discreta,affettuosa, con vecchie colleghe affezionatissime, vecchie amiche di mia mamma che non mi mollano mai, alcuni ragazzi,qualche vicino di casa.
Emozionante,come al solito.
Emanuele e d Elisa hanno letto dei passi, e ci hanno messa l'anima.
Due crostini e baci e abbracci, meta' della claque prevista era a casa con l'influenza, ma quelli che erano li' erano tutti contenti.
Meno che a Bologna, ma anche qui è passata l'ombra leggera, un po' malinconica del futuro.
Il futuro di questi ragazzi presenti, degli assenti,un futuro che si vorrebbe piu' buono, per loro. Alla fine, i pensieri andavano li' e ti lasciavano una leggera paralisi.
Perche', per loro, il futuro si vorrebbe piu' buono.
Piu' buono dell'immediato passato, piu' buono del presente,perche' li vedi, che ci provano. Basta un niente e danno il meglio di se'.Poi, magari, girato l'angolo,quando rimangono soli con se stessi, si imbruttiscono, girano a vuoto.
E' un crinale, una zona d'ombra, ma non si puo' neppure sfiorarla.
Come il crinale impalpabile dove finisce un amore giovane e totale.
I poeti ci hanno provato, a descriverlo, quell'amore che finisce.Giulietta e Romeo dovevano morire,altrimenti sarebbero diventati due bolsi signori veronesi.
Le parole non sono sufficienti, a descrivere un amore giovane che finisce.
A volte, si ha come l'impressione che le parole facciano rumore, disturbino quella tela sottile che si dipana.
Il futuro è lieve.
E fuori c'è il rumore,la ferraglia, la macchina delle cose.
Vorrei proteggere con una ragnatela invisibile il futuro di questi ragazzi, ma non si puo'.
Si puo' guardara ad una certa distanza, e sbocconcellare in compagnia del pane.
A colazione.

domenica 24 febbraio 2008

ECOMOSTRI E PRANZI DI GALA




Le nebbie di Febbraio stanno coprendo le penultime battute della crescita di tre ecomostri a Rimini, fronte darsena.

Andare a vedere per credere.

Ognuno, in questi mesi d'inverno, aveva da curare i suoi problemi, e loro intanto crescevano.

Su una lingua di terra piccolissima, paludosa , tra due canali, il cemento era gia' colato a fiumana inarrestabile, coprendo tutto,erano cresciuti condomini e residence che stanno perennemente vuoti, la speculazione è andata a mille all'ora.
L'ultima battuta, questi tre ecomostri:forse duecento appartamenti, suddivisi in tre costruzioni-ma noto che continuano ad elevarsi al cielo-un carico impossibile in termini di vivibilità.
Se per vivibilità si intende la possibilità normale della gente di muoversi, incontrarsi, girare per strada . Non so come il traffico-considerando che le famiglie(?) che andranno ad abitarvi avranno come minimo due automobili a testa-, lo scarico fognario, e tutto quello che comportano agglomerati cosi' enormi potra' essere smaltito su una lingua di terra' già sovraccarica,asfittica, devastata.
Considerato che il tutto cresce su un pezzo di terra fronte-mare, che avrebbe potuto ospitare non dico addirittura un parco-troppa grazia!-ma almeno costruzioni piu' modeste, magari anche qualcosa di pubblica utilità , mettiamo un cinema, una biblioteca,una mensa di quartiere,oppure un qualunque luogo di incontro- la cosa si fa molto grave.
I padroni della città, quei due o tre costruttori,ieri erano a pranzo con il neo presidente del nascente partito democratico ,non so cosa si siano detti.
Sono andata a votare per i nascenti famosi circoli, e cosa si siano detti ieri non lo voglio sapere.

venerdì 22 febbraio 2008

BISBETICHE




-No!!!!!!-dice mia figlia, quando vede appoggiate sul divano un pacchetto di mascherine sterili
E incalza:-No!!! Con quella pettinatura che ti sei fatta, non dirmi che ti metti anche le mascherine, per andare in giro!!!-
Lo confesso :mi sono fatta una pettinatura che doveva togliermi quindici anni, ma l'effetto è durato due minuti, giusto il tempo di arrivare a casa, prendere un po' di nebbia, di aria di mare e di gas di scarico e l'età era quella di partenza.
Lo confesso :stamattina sono entrata in una farmacia e ho chiesto una confezione di mascherine igieniche.
-Ma sono per lei? -ha obiettato il farmacista-
-Si',per girare nella tal via, e nella talaltra-l'ho rassicurato con calma, perche' a quell'ora della mattina poteva essere che l'ennesima extravagante gli avesse invaso il suo bel negozio.
Lui,mangiata la foglia, da bravo bottegaio riminese, è andato sul colloquiale, anzi, ci teneva a far bella figura, sull'argomento ritenuto ormai apolitico, apartitico, quasi metafisico dell'ecologia. Apolitico no,ma quello dell' aria che si respira è un argomento fondamentale , solo i credenti ortodossi in queste religioni che girano non se ne accorgono, impegnati come sono a parlare di pruriginosi calcoli esoterici e angelicati.
I politici, poi, impegnati come sono a calar giu' cemento e a impastar alleanze e a far scintillar convegni per dirsi come saranno bravi, figurarsi cosa ne sanno dell'aria che si respira.
E poi, dopo qualche decennio che sono in giro, agli argomenti capita di cadere in prescrizione, e continuano a restare vivi solo alle fermate dei tram.
-Non volete ammalarvi?
-Non fumate!!!
Gia',come se i bambini da zero a tre anni malati fossero tutti tabagisti.
Cosi' con il farmacista, abbiamo solidarizzato, puntando il dito verso i poveri bambini incastrati nei passeggini che passavano, ad altezza di marmitta di automobile.

Sta di fatto che, avanti di questo passo, fra qualche mese saro' diventata come una di quelle signorine inacidite, bisbetiche, con la battutina sempre pronta, che se ne vanno in giro a puntare l'ombrellino contro i cafoni di turno.
Accipicchia, a tutte queste battutine appuntite che mi vengono, una volta non mi succedeva ,
sara' un sistema di difesa, ma cosi' le rughe aumentano, l'ispirazione poetica evapora .

Si', sarebbe veramente il caso di dirottare per qualche tempo su una beauty-farm.


giovedì 21 febbraio 2008

BUONI TESSUTI


Allergie di stagione, allergie fuori stagione.
Pruriti, piccoli segnali della pelle che si ribella a qualcosa.
A cosa?
Intanto, a queste stoffe in cui la obblighiamo.
Stoffe strane, non meglio identificate,stoffe misteriose, forse cinesi.-Cosi' dice la zia della commessa della parente del dirigente del tal reparto...cosi' dice il popolo, e talvolta 'vox populi, vox dei'-
E quando si dice cosi', si immaginano quegli enormi alveari, dove persone minute, potrebbero essere tutti bambini, lavorano e lavorano, notte e di'.
Zitti, zitti, li' a stender giu' tessuti inquietanti ,false sete che scricchiolano, falsi cotoni che si irrigidiscono appena toccano l'acqua,false flanelle che stanno stecchite sullo stendibiancheria..
Cosi', la pelle si arrossa, compare un fastidioso prurito.
Che questo sia un discorso sciovinista, passatista, antiquato, anti-globalizzazione, antimodernista?
Mamma mia, volevo parlare solo di un paio di camicette e di maglioncini a giro collo e sono finita a compromettermi con il misterioso, incalzante,onnipresente mercato del Sol d'Oriente.
E poi mi piacciono, quelle belle stoffe peruviane, o africane,quei cotoni colorati, quelle lane calde e grezze.
Meraviglia delle lane irlandesi.
Il fatto è che ,a ben pensarci, non è poi solo questione di stoffe.
Sui mercati sono scaricate tonnellate di pomodori, di arance, di uova, di farine, ecc 'made in China'.
Va be, chi ce l'ha con il Sol levante?
Io no, ma poi, perche' nelle farmacie ci regalano quegli splendidi opuscoletti sulla dieta mediterranea ,sul controllo degli alimenti, e sulla sicurezza della nostra legislazione?
Nel furoreggiare dei 'se'-'se' è stata Al Quaeda' ad attentare alle Torri gemelle, 'se'fra qualche anno India e Cina si faranno polpettine delle nostre piccole industrie di qualita','se' comparira' il primo essere umano clonato.......,-figurarsi 'se' si puo' essere certi di un pomodoro o di una zucchina
Cosi', via al prurito.
Forse neppure i capi 'griffati' ci cautelano dalla frode della chimica, ma in questo caso ci tutela il portafoglio..
Una cosa pero' si puo' chiedere:che i signori del vapore, quelli che ne sanno un poco piu' di noi in termini di merce e di qualità della stessa, la smettano di chiederci di partecipare con loro alla corsa dei buoni a favore della ricerca sulle tante malattie.
La prossima volta che qualcuno mi chiede di partecipare,esco a comperarmi un bel gelato al pistacchio.E sicuramente saro' presa da un ragionevole dubbio:'Che siano tutti questi qua, che si affannano a fin di bene, a creare questi fastidiosi pruriti?'


mercoledì 20 febbraio 2008

SERRANDE SEMICHIUSE







Quelli che vivono in silenzio, e nessuno si accorge di loro
E anche quando muoino, dietro al feretro ci sono si e no tre persone, con il prete annoiato che tira a far notte...
Quelli che passano per strada, e anche se nessuno li nota, possono avere in cuore un diamante, chiuso, solitario,nello scrigno del loro tempo.
Quelli che non hanno un blog,ma neppure il quotidiano del giorno prima.
Quelle che alla sera stirano fino a tardi, per lasciare la casa in ordine, al mattino, e ritrovarsi in un altro lavoro.A dire 'obbedisco' al capufficio, o al caporeparto.
Quelli che saprebbero parlare, se qualcuno avesse dato loro le parole..
Quelli che stanno all'ultimo piano di un condominio, davanti alla stazione.
Quelli che stanno sulla stessa panchina, da qualche anno.
Quelli che sarebbero artisti di fama, se avessero avuto i pennelli, per imparare i colori degli alberi, e dell'acqua, e del cielo, quando imbrunisce, ed è un colore difficile da dire.
Quelli che vorrebbero innamorarsi, almeno una volta nella vita, ma il cuore non gli batte mai, perche' hanno sempre mal di stomaco.
Quelli che...
Quanti sono?
Sono tanti, sono i piu'.
E sono quelli che non dicono, non parlano, non fanno, camminano in silenzio, o al massimo dicono che le stagioni non sono piu' quelle, e che il mondo non si capisce dove va.
Eroi silenziosi e solitari.
Persone.

Dietro una serranda semichiusa ieri sera ho rubato un dialogo, tra due ragazzi, un ragazzo e una ragazza,che lavorano in un negozio di parrucchiera.
Accenti del nostro sud.Frasi trite. Che c'è un 'invasione di gente che non lavora, che sarebbe bello andare tutte le mattine al lavoro in bicicletta.Che il tal cibo protegge dal cancro.
Chiudi tu. Va bene chiudo io. Passami quella spugna, per favore. Va bene questa gialla? Si', va bene.
Solitudini.
Orizzonti di familiarità perdute, dove andiamo, cosa ci aspetta domani, non c'è un'idea di approdo, un focolare,la pretesa di una sintesi, di un affetto che tutto abbracci. Si va avanti, e rimane l'attimo, il sorriso diviso con un compagno di strada, la dolcezza di una mano che sfiora l'altra, senza pretendere altro.Il sogno di un Grande Sud, una terra calda, di cui si ricorda qualcosa,magari anche solo il gusto di una spezia piccante.



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lunedì 18 febbraio 2008

UN AMORE DI CHAT


Si amano in chat, si sognano in Ipod, si lasciano via SMS, si incontrano on line , e si videoriprendono. Poi, quando si trovano vis-a -vis, cioè in carne ed ossa,cominciano i guai.
Tic , smorfie, deglutizioni fozate, tremolii dell'occhio sinistro, balbettii, rigurgiti salivari.
Meglio la fuga.
Cosi', i maschietti diventano apatici e le femminucce robotiche, aggressive e inacidite.
Vecchi amanti?
Macche', parlo dei quindicenni.
L'Italia non ha attivato quel monitoraggio sulla sessualità giovanile che la allieneerebbe-almeno in questo-agli altri paesi.
E fin qui si potrebbe obiettare, all'italiana:-Meglio cosi', almeno lasciamo spazio ad un improvvido, ma passionale fai-da-te italico.
Niente, tutto sbagliato.
La verità è che di educazione sessuale non ne serve mezza, per una ragione semplice:non ce n'è bisogno.
Sessualità giovanile?
Lasciamo stare, questi chattano.
Al massimo si guardano un filmaccio con un bottiglione di birra comperato al market dietro casa.
Intanto, i loro neuroni e le loro sinapsi cerebrali registrano uno tsunami pornografico, sventolamenti di tutti gli accessori, squartamenti anatomici e via dicendo.
Ma cos'è-dice il lobo parietale destro a quello sinistro -un reparto dei RIS o San Valentino?
Schizzati, ecco.
Parlano di qua e sono di la'.Dicono e non sentono.Ridono invece di piangere. Sbagliano tono, registro, note.
Adolescente innamorato cercasi, prego.
Il mondo deve andare avanti.

domenica 17 febbraio 2008

EDIZIONI NON SPECIALI




La stampa locale mi ha un po' stancato.

Ho scritto diversi articoletti per il 'Corriere Romagna', ma se devo essere sincera nell'ultima settimana neppure lo acquisto piu'. Mi pare diventato uno di quei quotidiani che stanno in piedi per rassicurare gli abitanti di una zona geografica che va tutto bene, che in fondo quei due o tre 'casus belli' vanno tranquillamente depistati verso la stagione balneare, e morta li' .
Per dirla chiara, un giornale che sta su perche' qualcuno lo stipendia. Ed è naturale, come si vivrebbe, altrimenti, anche a fare i giornalisti?
Se non che' mi sento un po' presa in giro, a scrivere di Rimini sul 'Corriere', mi pare di essere una di quelle scimmiette dietro le gabbie, a cui si danno le noccioline.
'La Voce ' di Rimini? Polemica, destrorsa ,quelle due belle rubriche 'Uomini e mare' e 'La voce della scuola' affogano in un'impaginatura inacidita, ciellina a tutto tondo, inquinata.
Sul vecchio chiacchieratissimo 'Resto del Carlino' non so cosa dire, lo leggo solo quando vado a trovare mia cugina, che ce l' ha sempre sul tavolo.
Una volta che sono entrata in redazione ,non ricordo perche',mi hanno trattata malissimo, la persona che era li', uscendo da una nuvola di fumo stantio , mi si è rivolta con sufficienza, e ho chiuso. Del resto, la cronaca locale si è ridotta alla descrizione pedissequa degli avvenimenti minimi, il tal assessore ha vinto la sua battaglia contro il povero delinquentello di passaggio, la tal maestra aveva mal di pancia e la vicina gliel'ha guarita imponendole le mani, il vecchietto ha visto la madonna nel suo orto e dopo gli è passata l'artrosi
Il settimanale cattolico 'Il ponte', se qualche anno fa poteva essere una testata qualunque, da considerarsi al pari delle altre, ora è 'roba' di chiesa, e resta li'.
'Chiamamicittà',foglio pubblicitario distribuito porta-a-porta- ha spesso interventi interessanti, credo che dietro ci sia un bel gruppetto di amici,auguro loro buon lavoro.
Non saprei.
La stampa nazionale?
Da quindici anni, forse di piu', faccio parte del popolo che compera 'La Repubblica', ma sinceramente so gia' cosa diranno domani le firme di rilievo, e un po' mi annoio, rimane che mi fa compagnia se la sfoglio, quando porto Orzo, il mio cane, al parco.
Anni fa avevo comperato per un lunghissimo periodo ,tutti i giovedi ' 'Il manifesto', per una bellissima rubrica libraria, 'La talpa libri', che poi è scomparsa, per lasciare il posto a rubriche piu' 'heavy', inavvicinabili, snob, ostiche.
Bisognerebbe acquistare tutto quello che 'è in edicola, come capita?
Un giorno 'La stampa', un giorno 'Il corriere della sera'?
Avendo tempo, forse.
La novità vera è questa storia dei blog.
Devo dire che mi sembra un mondo molto vivace, con alcune belle competenze, la percezione è che dietro ci siano belle persone, un friggere di energie, di idee.
Ho solo il problema degli occhi:il computer me li stanca tanto, e il succo di mirtillo-venti euro alla bottiglietta, dura neanche una settimana- non è sufficiente a risanarmeli.

Cosi', la mia partecipazione al mondo dei blogger è un po' limitata.


sabato 16 febbraio 2008

C'E' DELLA BRAVA GENTE


C'è della brava gente, in giro.

Sono sacche di socialità,spesso autoorganizzata, che crescono negli anfratti non detti della cronaca ufficiale. Talvolta nascono 'ab ovo' da antichi impulsi ideologici, cristianeggianti, o anticamente 'collettivistici', gruppi di persone che lasciano la casa, si vedono ,dopo il lavoro, per dare qualcosa di se'.
Nel pelago tutto da chiarire delle organizzazioni non -governative non entro, è gia' una struttura a se' stante, organizzata, uno stato nello stato,su cui ci sarebbe molto da discutere ,e anche qui, comunque, compaiono depositi assolutamente genuini,accanto a giochi ideologici non meglio determinati, spesso a frustrazioni personali che trovano qui coperture e ragione di esistere.
Credo che le frustrazioni personali, e le personali 'malattie' andrebbero onestamente individuate, prima di divenire un peso della collettività.
Ne abbiamo esempio, in questi giorni, da alcuni uomini 'di immagine', che vanno cantando al mondo le proprie sindromi, le proprie manchevolezze 'pseudo genetiche' e genitali , scaricando su di noi la colpa della natura matrigna.
Dicevo, invece, ce n'è di brava gente. Gente onesta, che fa cose diverse, con gratuità e chiarezza. Un piccolo esempio. Ieri sera, una compagnia teatrale dialettale ha offerto alle scuole di Rimini la serata, per un premio di poesia che, arrancando, vive da cinque anni nelle scuole.
Gente che ti fa il sangue buono, solo a starci in mezzo un'ora.
Ognuno con i suoi problemi,ma che,'comunque' continua a volere che le luci della ribalta si accendano,con leggerezza e pulizia,al di la' di se'

giovedì 14 febbraio 2008

MA COSA SANNO


Ma cosa sanno, tutti questi tromboni insuperbiti dalla loro stessa immagine, tutti questi che vanno cianciando di amore materno, e di aborti, e di neonati, e di accoglienza e di morale e di peccati. Ma come si permettono di fare tanto rumore su questa cosa delicata e preziosa, questa cosa che accade, quando viene al mondo un bambino.
E quando non puo' accadere, quanto dolore, quanto sgomento.
Qui c'è il cuore stesso della vita.
E quando una madre sa di un figlio mal nato, quanta protezione dovrebbe avere attorno.
Quanto calore, quanta solidarieta'. E quando decidesse-e decide sempre con lo strazio di se'- che il palpito non puo' continuare-ancora di piu' dovrebbe essere protetta.
La vita non si fa su calcoli,entrate e uscite partite IVA e conteggi di dare-avere .
Nessuno sa esattamente perche' ci si ammali.
Non lo sanno i medici, che ci provano a capire, spesso ce la mettono tutta e riescono solo un po'.
Nessuno sa giudicare quel crinale sottile dove la vita puo' o non puo' essere. La legge 194 ,cosi' come le leggi, civilizza e regola,protegge e deve essere sostenuta. Ma al di qua c'è quel palpito misterioso. Non si puo' oltrepassare la soglia per entrare a giudicare, con le armi pesanti dell'ideologia, del potere, dell'arroganza. E' una delicatezza, un'intesa intensa ,carnale e fortissima, costruita sulla forza di un palpito, quello che c'è tra una mdre e il suo neonato
Mia madre ,che aveva il mito del puerperio, diceva che la donna, nei quaranta giorni dopo il parto, è sacra. Con questo vocabolo riassumeva tutta una sapienza popolare, un'accortezza, una lunga serie di aneddoti, di storie, di madri e di bambini, che talvolta vivevano, talaltra no.
Era un'idea di rispetto e di incantevole stupore.
Non avrebbe mai messo alla gogna una donna che non avesse potuto vivere il suo puerperio.
Lei diceva scherzando di questo mondo di sogni, in cui i neonati riposano.
Da dove viene, il riso dei neonati, quando ridono , nel sonno, e quel riso zampilla,si perde chissadove, fugge via?
La vita è un'onda che avanza, eccede, si ferma, riposa, ritorna, porta altrove e rimane. Che ridicoli, tutti quelli che cercano di agganciare le onde,di chiuderle dentro una bottiglia di plastica rotta.
Li' dentro, l'acqua puzza, ristagna e si infradicia.

mercoledì 13 febbraio 2008

MI SCUSI,EMINENZA


Mi scusi, eminenza, innanzitutto non voglio essere irriverente, se tento timidamente di sottolineare la sua , di irriverenza .
Nonche', gia' che ci sono, di cattiveria, a essere proprio sinceri.
In questa area grigia di dubbio in cui mi trovo, e secchiona e moralista come in fondo sono, finisce che poi mi rammarico con me stessa, e mi rimprovero, per essere stata non riverente con lei, che è -sicuramente- anziano,-quasi sicuramente-in buona fede, -di sicuro-piu' attento di me alle cose del mondo.
Perche', capisce, cara eminenza, io ormai vorrei-talvolta lo desidero- anche avere un briciolo di fiducia,'fede' è una parola troppo grossa, mi fa paura pronunciarla, mi brucia sulle labbra, nel bell'affare complessivo della religione.
Diciamo, mi piacerebbe trovare qualcuno, nella socialità ,con cui sedermi tranquilla e fare due chiacchiere leali.
Fare il punto della situazione, mettere in campo quel famoso quesito sul senso dell'esistere, che poi prende forma di tante belle domande, risposte, contro-risposte, sogni, ipotesi,vaneggiamenti, ragionamenti, e cosi' si fa notte e si è amici e contenti.
No.
Scatta sempre un processo di surgelazione. Arido. Guardingo.Si tirano in ballo questioni che nulla hanno a che vedere con la realta' semplice ,profondamente umana, della questione religiosa.
Con la tenerezza di uno smarrimento, di una inequivocabile manchevolezza.
No.Surgelazione. Iperboli. Giochi tattici. Crudeltà.Ghirigori mentali.
Dio è morto.
Cioe', se voglio avvicinarmi ad una definizione, sto dalla parte dei 'credenti surgelati'.
Non ne ho trovata una migliore,'atei devoti' non so cosa significhi; 'agnostici' mi fa rabbrividire, 'atei del tutto' proprio no, non mi va,non mi lascia liberta' alcuna.
Diciamo che, con tutta onesta', ci provo,talvolta,ad avvicinarmi a quel fascinoso mondo dell'ipotesi, del dio che ti si avvicina, del meraviglioso regno di giustizia, finalmente, che ci attenderebbe dopo la vita.
Mi avvicino, ma resto sempre ,appunto,'surgelata', allocchita - trovi lei il termine-quando trovo gli addetti ai lavori , i suo operai, facenti funzioni.
Intanto, non capisco perche' i suoi amici, cosi' attenti a tener lontano da noi poveretti il Male, si accaniscano,nell'ipotesi del loro Bene assoluto, a torturar ipotetici feti, o povere donne dubbiose e sole .
Ecco, mi deve scusare, ma tutta questa storia mi puzza un po' di patologia,cioe' di fissazione ossessivo -compulsiva.
Tutto qui. Ma perche', eminenza, non si sconvolge parimenti, poniamo, per l'esistenza sulla terra di un luogo come Guantanamo? (Dico cosi', a caso,citando un'evidenza di casa nostra)
E, per citar anche l'ultima agenzia, come puo' essere che la CEI addirittura dica la sua sulla famosa -ormai-scena dell'ultimo film con Nanni Moretti e abbia taciuto su decenni di pornoshop televisivo?
Mi scusi, eminenza, se sono entrata per un attimo in casa sua, passando dalla porta principale.
Lei e i suoi amici, del resto, entrano nelle nostre passando sempre dalla camera da letto o dal bagno.
Per favore ,eminenza, si ricordi, che è bello incontrarsi a fare due chiacchiere anche in giardino.

domenica 10 febbraio 2008

NOMADI O STANZIALI?


Ad un certo punto della vita il tempo si fa velocissimo, e noi invece ci facciamo piu' lenti.
Il tempo, che guaio.
Corre , qualsiasi cosa pensiamo di lui.
Filosofici e pragmatici, ci rompiamo il cervello a definirlo, e lui va come gli pare. Inesorabile.
Giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, si fa notte e poi si fa ancora mattino.
I grandi viaggiatori che mi circondano-mio fratello,mia cognata, diversi amici,ormai quasi tutti- quando tornano e mi raccontano dei fusi orari, e delle lunazioni in quel delle Ande o nella tal baia delle Filippine, lottano contro il tempo ordinario dei giorni.
Io li ascolto, bevo le loro parole, talvolta mi distraggo e penso ai casi miei.
Anni fa questionavo con degli amici di mia figlia sul tema dei soggiorni 'intelligenti', di impegno, su progetto, in ogni parte del mondo. In particolare nei luoghi' a rischio'. A rischio povertà,miseria, guerre. Le universita' pullulano di questi progetti, di questi andirivieni da un punto all'altro del globo. Ricordo un bel ragionamento, a filo stretto, in particolare, mentre ostentavo un po' la parte di chi crede che l'avventura vera sia dietro casa, a saperla cogliere.
Ora, sinceramente, non saprei cosa dire.
Mi si è un po' rarefatta la definizione delle cose,su questo tema,come in quel film, intitolato'Mamma mia,mi si sono ristretti i ragazzi'.
Restiamo con i piedi per terra, anzi, pensiamo dove si potrebbero affondare, in quale bella spiaggia, o su quale selciato antico del mondo.
Viaggi.
Viaggi .
Me ne rimango qua, e non ho una gran voglia di uscire neppure al sabato sera, quando tutta la citta' romba del rumore di chi esce.Mi manca quasi sempre l'energia giusta,preferisco starmene in pantolofe, a girare per casa.
Mi piace uscire al mattino presto, quando le cose sono ancora apparentemente intatte.
E nei momenti in cui la città impigrisce.
Mi piace ricordare alcuni degli ultimi viaggi che ho pur fatto, magari questionando con la mia famigliola ,che' si litiga anche sul Mar Egeo, non solo sull'Adriatico.
Bei ricordi di una che ha viaggiato poco?
Le bouganvillae, su per le terrazze di Lisbona, quel senso di inquietudine ambigua di una città che sembra pronta a fuggire.
Le canne intrecciate attorno alla Torre Eiffel, che fanno sentire l'odore di campagna.
Le calette di sabbia bianca, dietro i banchi di fichi d'India in Sardegna.
Le pietre calde del sole d'agosto di Pienza,Toscana.
Il mondo del resto ci entra in casa ogni attimo, con violenza, rumoreggia, ci invade.
A volte è dolce pensarlo da turisti.
Ecco, si', forse mi piacerebbe essere 'sempre' una turista,anche domattina, o dopodomani.
Uscire di casa e vedere come va.
Come da un bistrot, all'angolo di una via di Parigi.



venerdì 8 febbraio 2008

SULLA PICCOLA EDITORIA


Chiunque abbia avuto a che fare con un piccolo editore indipendente avra' sicuramente da dirne tante. Se gli è stato chiesta una partecipazione monetaria all'opera, ma anche se non gli è stata chiesta. Se gli è stata chiesta 'in itinere', o anche solo se gli è stato chiesto di pagarsi la carta igienica dei bagni della redazione, insieme a una picola parte della bolletta della luce e del gas. Nel vasto pelago dell'editoria piccola e indipendente si incontrano brave persone, situazioni di nicchia,amatoriali, di cui ci si chiede come facciano a cavarsela, si incontrano anche ragazzotti ricchi di famiglia che di serieta' professionale non conoscono neppure l'ombra.
Di contro, gli autori, i tanti autori di cui pullula il sottobosco del mondo della piccola editoria, sono anch'essi personaggi da prendere con le pinze.
Intanto perche' quando uno arriva li', alla mitica pubblicazione di quelle parole che ha partorito, strapazzato per strada o conservato nel cassetto , subisce una piccola trasformazione genetica. Si 'sente' improvvisamente 'un autore'
Quel pizzico di mitomania che celava nel fondo delle tasche emerge, scatta qualcosa che è salubre, cioe' è desiderio di comunicazione, di creazione ,ma condita da quell'endorfina particolare che un po' camuffa, devia, intorbida le acque,l'endorfina del narcisismo da edizione.
C'è un personaggio che gira in Riviera, si è chiamato da se' 'Magic Voice', ha scritto negli anni sessanta una canzone 'Ciao ciao Lulu', e da allora tappezza la città di manifesti:' io sono il piu' grande re del rock,venite a sentire Magic Voice'. Ormai sara' vecchiotto, ma è rimasto li', a quella maschera di se' che ha creato.
Ecco, chi ci grantisce dal rischio di crederci tanti 'Magic Voice?', stante la situazione assolutamente paludosa, inidentificabile, della piccola editoria?
Dico della piccola, perche' della grande non se ne parla neppure. La grande Editoria in Italia è accorpata in quei due o tre titoli, forse nelle mani di un unico padrone,non so bene.
Protetta da una rete invalicabile di settori di marketing , abilissimi nella creazione del prodotto, già organizzato e precotto ancora prima di essere partorito.Inavvicinabile.
Forse, l'unico consiglio per chi si imbatte in un piccolo editore è collaborare, si', dare una pulitina in redazione, si', pagarsi le pizzette e l'ISBN(codice meccanografico che identifica un libro),ma tenendo gli occhi aperti, guardandosi attorno con ironia, senso critico e,soprattutto, facendo tutto da se'. E cercando pareri autorevoli al proprio lavoro tra le persone di cui si ha fiducia.
In libertà.
Il mercato?
L'obiettivo è non ridursi al fare i mercatini dell'usato con i propri libri rimasti li'.

giovedì 7 febbraio 2008

BOMBE A OROLOGERIA


Un flash d'agenzia -appena detto tra le righe dell'assenza di governo italiano, delle presidenziali americane, di quelle due o tre efferatezze al solito in giro per il globo,di come boicottare, se si o se no gli iscrittori israeliani alla Fiera del libro di Torino eccetera eccetera-ha recitato velocemente:'bomba ecologica al largo dell'Adriatico, davanti alla Croazia,petroliera inabissata(?)'
Poi piu ' niente.
Ora, dico io, che almeno ci informino per bene.
Vogliamo sapere di cosa si tratta.
Esattamente.
Vogliamo sapere anche perche' in un quartiere come il mio, vicino al mare, in assenza di scarichi industriali, un abitante su tre è malato di cancro.
Lo vogliamo sapere, ne abbiamo il diritto. Che questo schema di sviluppo miserando produca ineguaglianza, povertà ,merce inutile è una vecchia lamentela.
Non ci interessa di restare in mutande,viviamo bene anche con pane e patate, ma il bene prezioso dell'aria, dell'acqua, del respiro e la possibilità di vivere mediamente in salute non ci possono essere tolti cosi'.Non puo' essere una vecchia canzone da figli dei fiori irranciditi. Deve essere un diritto elementare e garantito.
Non capisco perche' gli amministratori continuino a vendere balle, su questo argomento.
Non capisco perche' gli intellettuali si sciacquino la bocca con l'aria fritta,la teologia, come far respirare un feto morente, come torturare un malato terminale, come definire il sesso degli angeli .
Come organizzare canaste di beneficenza e come ripulire la fedina penale dell'ultimo mafioso.
La gente muore di cancro e basta, muoiono i bambini, nelle corsie d'ospedale, nascono male, non si sa come vivranno.
Il sistema sanitario costruisce le sue iperboli a prescindere dal tema radicale della salubrità ambientale, ma dove sono i giovani operatori sanitari, dove si nascondono?
Che l'Adriatico sia una fogna dove gli scarichi della Pianura padana vanno a depositarsi lo sapevamo. Che nessuno, in apertura di stagione osi parlarne, qua in riviera, mentre gli operatori sentono l'odore del soldo come gli animali in amore-mi perdonino i miei amici animali- lo sapevamo-
Che il cemento aumenti, aumenti a dismisura, spalmato come marmellata, con un sistema di permessi dubbi, indecorosi, addirittura nella nostra civilissima Romagna lo sapevamo.
Ma che ci permettano di girare per strada, che falliscano per quanto è possibile e che si riducano in bancarotta,non ci interessa.
Ma noi dobbiamo poter uscire di casa e respirare.
Dobbiamo poter entrare in acqua, l'estate, e non avere paura.
E siccome non siamo ancora geneticamente pronti ad adattarci del tutto,come i topi da fogna, che ci sia permesso, ogni tanto, un guizzo lucido di ribellione




martedì 5 febbraio 2008

VINCENZO


Ho smarrito il mio amico Vincenzo,dov'è?
Chi lo vedesse, almeno una volta, per le strade di Rimini, per favore, mi telefoni subito.
Vincenzo non esce piu' di casa, ha paura ad andare per strada. Ha paura che lo facciano cadere, che lo massacrino, che lo lascino li'.
Ha una sessantina d'anni, ha una disabilità nella deambulazione e un po' nel linguaggio.
E' stato insegnante .
E' un poeta.
Vive relegato in casa, saranno quattro o cinque anni, forse di piu' che per le strade di Rimini non lo si incontra piu'.
Prima lo si incontrava ad orari fissi, era stato un 'abitue' di alcuni bar,l'ultimo,il bar Ducale, e li' ,quando gli dovevo lasciare qualcosa,un testo, un libro, lo lasciavo al barista, che ammiccava, dicendo:'si', lo so, questo qua e'per il professore'.
Vincenzo è un fan della Juve, lasciategliela stare,ha diverse foto, di lui -un bambinone in cui la disabilità si mascherava dietro una certa floridezza -sempre con la maglia bianconera.
Sono stata alla presentazione dell'ultimo libro che ha scritto a tre mani, con due amici di bar, una domenica pomeriggio, in una saletta ricavata dalla palestra 'Garden'
tra odoracci di plastiche e spalliere malcoperte da teloni blu, un ragazzo ,Francesco, un buon attore leggeva le parole di Vincenzo.
Forse ho anche un po'pianto, a volte una lacrima che scende, in una domenica pomeriggio di un giorno da povericristi, è un piccolo diamante prezioso se te la regala un amico.
Vincenzo andava sempre a camminare sulla battigia,d'Estate, lo aiutava, gli rinforzava l'intera complessione, ma non lo si vede piu' neppure li'
E' costretto a casa ,estate e inverno.
Lui, al tempo dei tempi , si era addirittura offerto alla vita politica cittadina- nelle elezioni del '76. direi,mi pare nelle liste dell'allora ' Manifesto' . Era sempre in Biblioteca,come tanti che hanno animato la vita di questa provincia del mondo. Sapeva la sua, accoglieva in se' le questioni dei suoi amici, sapeva i particolari curiosi,leggeva le questioni e gli intrecci.
La sua città lo ha rigettato.
Lui, pero' continua a telefonarmi, per farmi gli auguri, in diverse occasioni.
E non è detta l'ultima parola.

lunedì 4 febbraio 2008

LIBRI CHE CONTANO


Ho letto 'Una storia d'amore e di tenebra' di Amos Oz(qui di fianco nella foto) tre anni fa,forse quattro. Mi ha accompagnata giorno dopo giorno in un periodo in cui avevo qualche screzio-per essere garbata- sul lavoro.
Fattostà che me lo aveva consigliato un collega, un caro amico, che 'teneva' la biblioteca dell'istituto dove ero. E' stata una compagnia indimenticabile. Al punto che ,dopo, non sono riuscita a tenere l'unica copia di cui dispongo a casa mia per piu' di un mese, ho continuato a prestarlo in giro, a vicini di casa e parenti. Non voglio riassumere qui quello che per me è l'ultimo
capolavoro del Novecento che ho letto,un'opera che Calvino definirebbe' totale'.
L'interessante di quella lettura è che mi ha fatto compagnia, me la sono ritrovata 'accanto',tornavo a casa e 'quel' libro mi aspettava, in un punto qualunque delle mie giornate. Ci sono dei passi, in quel libro, in cui mi sono sentita in pantofole.A casa. Forse, piu' che in altri, nella descrizione degli affetti,nella passione dell'ordinario, nel rispetto per i granelli del tempo, che ,anche se animato dalla semplicità delle cose, diviene in ogni attimo epico.
Nell'irriducibile, prorompente anelito di liberta', nella sensazione di un cammino,di un movimento , di un andare contro la staticità dell'ideologia mortifera .
Nella dolcezza di quelle zie e di quegli zii che sono nel cuore della Storia
In quelle case tutte tappezzate di libri preziosi,anche quando sono una camera e cucina.
Nel coraggio e nel senso del limite.Nelle 'gag' che costituiscono spesso i grandi tentativi di ribellione e ricostruzione.
Non c'è una riga che deve andare perduta.
Irraggiungibile la figura della madre che muore di nostalgia.
Irripetibile l'affetto che vi circola,la tolleranza,l'accoglienza delle ragioni del vicino arabo. Forti le pagine amorose.
Alla fine, un messaggio di amore, di tenacia nella sopravvivenza, nella ricerca della pace.
Una fisicità confortante.Eccetera eccetera.
Della letteratura israeliana ho letto anche Yehoshoua ,che pero' non mi vede in sintonia emotiva, qualcosa di Grossman-di cui invece divoro tutti gli interventi,in ogni occasione,in particolare quelli sul tema della pace in terra di Palestina-,Potok ,sconcertante;della Lowenthal una bella raccolta di fiabe e tutto un piccolo armamentario di barzellette. Non sono arrivata a Roth,non è ancora capitato.
Tutti dialettici, pungiglioni critici nel fianco di Israele d'oggi.
Mi chiedo come possa esserci un manipolo di imbecilli che ha solo pensato di boicottare la letteratura israeliana alla prossima Fiera del Libro di Torino

domenica 3 febbraio 2008

C'E' ANCHE MONTALE




Per fortuna di domenica mattina- una domenica mattina italiana, è meglio starsene in casa, oppure passeggiare in quei due o tre luoghi dove non ci si intossichi-si puo' leggere 'I girasoli', di Eugenio Montale . Ed è gia' un'altra giornata.

Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte:queste in musiche.Svanire
è dunque la ventura delle venture.

Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce

(Eugenio Montale, da 'Ossi di seppia')


sabato 2 febbraio 2008

DIMENTICATI


Ci si chiede cosa rimarra' di noi.
Mentre siamo qua, e cerchiamo di essere onesti.
Onesta'.
Non c'è, al momento, parola piu' dolce.
Quando si è onesti,non importa se belli, o bravi, o sicuri, o vincenti.
Onesti, per quello che ci è dato di essere. L' onesta' è un filo chiaro, sottile, d'acciaio, dirime e taglia, non c'è scampo.
Allora, dopo che si è stati onesti, cosa rimarra' di noi?
Gia' ora,nessuno raccoglie le nostre fatiche, non c'è autorità, non c'è autorevolezza,non c'è riconoscimento. Tutto scorre, e va verso la pattumiera. Forse il senso metafisico della discarica che ci opprime in questi giorni i pensieri è proprio questo: attenzione a non lasciare che tutto vada nella discarica, al macero. Noi siamo qua, ma non stiamo consegnando memorie, non abbiamo eredi, non abbiamo a chi dare il testimone.
Che succede?
Non sappiamo chi si ricordera' di noi,quali balbettii sapranno ridire le nostre parole, chi sapra' ritrascrivere i nostri pensieri e le nostre fatiche.
C'è bisogno di ripari, di anfratti in cui riparare e di riconoscimenti, di patti nuovi che diano garanzie. Non importa se in Italia o in un altro punto del mondo.
L'Italia ormai forse è persa, forse è meglio dimenticarsela.I quartieri dove viviamo sono distratti , le città piene di gas venefici, le poche persone si rintracciano per caso, ogni tanto.
Allora, a chi consegnare quello che ci è piu' caro, le nostre gemme preziose, lo scrigno dei nostri tesori?.
Come un tempo, quando le donne anziane consegnavano alle giovani i tesori di casa. Bianchi tessuti in tela di Fiandra,preziosi ricami costati lunghe ore di pazienza e devozione.
Ora tutto corre, tutto finisce, tutto si frantuma e si sminuzza, tutto è relativo,non c'è un argine , una garanzia di memoria. Le chiese, i gruppi circoscritti, i poteri che paiono costruire argini alla devastazione del tempo sono luoghi cattivi, meglio girare alla larga. Le persone sole sono fragili, impazza il virtuale, e c'è bisogno di ritrovarsi, alla sera, per dirsi due parole che restino.