venerdì 30 aprile 2010

NON C'E' TROPPO TEMPO


Non c'è troppo tempo da perdere,la sensazione è chiara.
Richiamerei,tra le memorie di Lettere,le 'Lezioni americane' di Calvino che ho amato, e pure quel testo a pochi noto che è l''Icaro involato' di Raimond Queneau.
Abbinamento filologicamente corretto, visto che il primo tradusse e forse copio' il secondo.
Del primo, le categorie della leggerezza e della velocita'.
Del secondo tutto,ed in particolare l'immagine di sintesi, che vuole Icaro sfuggire dalle mani del suo autore,scappare per le vie di una Parigi inizio secolo(inizio 1900),incarnare sulla pagina la dimensione del movimento,del farsi.

Quanto tempo perso, invece,nella pesantezza.
Negli ambienti,personaggi vestiti di armature elementari si fronteggiano l'un l'altro,torvi.
Nel gioco degli elementi primeggiano quelli inerti,incapaci di ri-definirsi nello scontro con l'altro.
A muso duro.
Stereotipi perdenti di un tempo che fu,mentre il futuro sta alle porte e tutto vuole travolgere.
Saremmo cosi' ricchi, se non fossimo cosi' poveri di aria fresca e di fantasia.
Saremmo dei gran signori, se sapessimo ricominciare,partire da zero,consapevoli che il tempo urge.

Ce n'è davvero poco.




giovedì 29 aprile 2010

ALLOCCHI


SE non sono mai caduta nelle reti per poveri allocchi che si credono autori di pregio è quasi un miracolo.
Diciamo che il 'miracolo' è stato un tantino aiutato da:
-una famiglia che ci scherzava un po' su, spesso anche in modo burbero e 'antipatico'
-una buona dose di ironia personale
-la fortuna di aver amici e conoscenti condiscendenti ma seri,che non si sono mai tirati indietro
quando era ora di buttar la' critiche.
Cosi' che è sempre stato piuttosto credibile l'incoraggiamento,quando accadeva.
E sono andata avanti,perche' il gioco risultava divertente e forse utile.

Diversamente,vedo un povero popolo di allocchi/che ci casca,o rischia.
Dove?
Nel pelago della promozione editoriale che promette 'il successo',le frequentazioni giuste,la pubblicita',pegno lauto pagamento.
Faccio alcuni nomi:
'Ilmiolibro.it', 'Albatros edizioni','L'autore','Il Filo'.
Non me ne vogliano,i signori che ci lavorano,tutti teniamo famiglia.
Per quanto mi riguarda,sono ingenua quasi su tutto, ma su questa questione della scrittura sono anche troppo smaliziata.
Forse perche' credo nella serieta' della parola,specie se stampata.
Comunque mi è capitato di pubblicare con due piccole Case Editrici, 'La Societa' Editrice Il Ponte Vecchio di Cesena e Giraldi Editore di Bologna.
Diverse, ma pur sempre persone reali, con cui parlare in onesta'.
Le agenzie,o titoli, o nonsocosa che entrano a vendere speranze a chi magari non è troppo felice assomigliano a quelle sette para-religiose, o ai vari maghi che circolano nelle pieghe della provincia.
Il trituracarne del profitto va a caccia di allocchi.
Dopodiche':

MESSAGGIO A CHI HA IL CAPOLAVORO NEL CASSETTO:
Farsi, prima di cascarci, una bella passeggiata :magari puo' capitare di incontrare una persona seria che ,in vita sua,ha letto qualche bel libro.

lunedì 26 aprile 2010

AMOS OZ/SCENE DALLA VITA DI UN VILLAGGIO


Amos Oz,'Scene dalla vita di un villaggio',Feltrinelli


Un libro che va ri-letto.
Prima si legge, e corre via, come un buon pasto domestico, poi si deve ri-leggere,per tentare di carpirne il mistero sotto i movimenti e i pensieri appena accennati di quei personaggi apparentemente qualunque.
La vedova che accudisce il vecchio padre semidemente,impuntandosi su particolari che possano garantirne la dignità(che sappia allacciarsi bene gli abiti, che tenga il bagno pulito).
Lui, invece,sente dei rumori,li sente di notte,sotto casa e lo dice anche al giovane arabo cui la figlia ha dato in affitto un capanno.
Sono rumori inusuali, irrazionali,che vengono dal buio.
Sono il suono lontano di un dolore che oltrepassa la storia,che si infila nell'ordine apparente dei giorni di questi che,misteriosamente,non riescono-almeno mi pare-ad essere dei derelitti.
Perche' sono coscienti, consapevoli, e nella consapevolezza consumano i loro errori e i loro smarrimenti.
La consapevolezza li rende in parte titanici.
Come il diciassettenne che vagheggia l'amore per la trentaquattrenne bibliotecaria, o il sindaco del villaggio, che la moglie abbandona, solo con un biglietto di accompagnamento.
Cosa sta nella cantina di questi personaggi?
Tenta di spiegarlo lo studente arabo Adel al vecchio Pesach:''Il nostro avvilimento è un po' per colpa vostra e un po' per colpa nostra. Ma il vostro viene dall'anima'
Personaggi che fuggono, e non si sa se ritorneranno, e neppure dove siano fuggiti.
Come il nipote dell'insegnante quarantacinquenne Ghili, Ghideon, che doveva arrivare dalla zia-che aveva preparato per lui con cura un accogliente ambiente domestico-e invece non arriva.

sabato 24 aprile 2010

25 APRILE/GITA A MARZABOTTO


Mi avevano portato a Marzabotto che avro' avuto forse sette anni,forse otto,con mio fratello magro e infastidito di tre anni piu' piccolo di me,incastrato sul sedile posteriore del 'millecento'bianco,tra il sedile e il finestrino.
Il babbo Guido canticchiava in macchina,forse una romanza,'Un bel di' vedremo,spuntare un fil di fumo...'o 'Cortigiani vil razza dannata',ma anche 'Quando si dice si' 'na sera ' e maggio', o ''Munastero a Santachiara'
Gli piacevano le canzoni napoletane perche' gli ricordavano il mare.
La mamma,Lidia, aveva sempre un leggero mal di testa durante quelle gite domenicali,il lavoro dell'ufficio la stancava molto e lei aveva un equilibrio sottile,delicato,da signora.
Marzabotto per me,come la vidi per la prima volta, è un pavimento lucido,alcune lapidi,una giornata primaverile,il desiderio dei miei di essere in un punto esatto della Storia,in silenzio.
Mi ricordavo che una volta,dal dentista,mi era capitata in mano una rivista con le foto dei lager nazisti e la mamma me l'aveva strappata di mano,non voleva che vedessi.
Erano gli ultimi anni cinquanta,e 'di quello' si parlava poco.
A Marzabotto invece era giusto esserci,e si poteva parlare,senza paura.

giovedì 22 aprile 2010

FACCIAMOCI GLI AUGURI


'Qui su l'arida sponda
del formidabil monte
sterminator Vesevo
la qual null'altro allegra arbor nè fiore
tuoi cespi solitari intorno spargi
odorata ginestra
...... '
G.Leopardi, da ' La ginestra o il fiore del deserto'



Oggi,22 Aprile, giornata mondiale della Terra.
Facciamoci gli auguri

lunedì 19 aprile 2010

SLOWLY




Cioe' lentamente,alla lettera.
Nel vortice impietoso della globalizzazione,mentre l'etere è straoccupato di impulsi e di messaggi che messaggiano se stessi, i cieli intasati di voli che spostano corpi di qua e di la',la Natura-si',quella con la 'N' maiuscola-si ribella.
Basta un signor vulcano sconosciuto in una qualunquissima isola del Nord per bloccare i terminal di tutto un continente.
Voli cancellati, insicurezza,si torna al vecchio.
Anche i capi di Stato costretti in coda,bloccati .
Prove di black -out,il Medioevo è dentro ,con i suoi tentacoli, anche ai paesaggi piu' avveniristici.
Si andava di qua e di la' e invece si è costretti ad orribili bivacchi,alla ricerca di un qualunquissimo calore umano per sfangare la notte abbioccati su una panchina.
Credevamo di aver imbrigliato l'etere, e invece siamo caduti nel colabrodo,come pesci lessati.
E questo è solo l'inizio,sono convinta che ne vedremo delle belle.
Conviene mettere l'animo tranquillo,ricucire antichi sistemi solidi ,alla ricerca di piccoli ghetti confortanti,almeno finche' il meteo non da il via al traffico.

Slowly è bello, e magari c'è da guadagnarci in saggezza, a fare una pausa.

venerdì 16 aprile 2010

SOLO SETTE ANNI FA




Come si è ridotto misero il parlare che si fa-ma dove?forse solo alla tivu'-di pace e di guerra.
Misero rispetto a solo sette anni fa.
Si è ridotto un balbettio gergale tra pseudo'pacifisti' che respirano appena e garantisti di un'immagine 'naif' dell'intervento militare 'condiviso'.
Roba da scappare via per non offendere troppo l'intelligenza.
Solo sette anni fa,quando era anche comparso quello che i sociologi definivano il 'movimento per la pace' planetario,si discorreva, a scuola e con i vicini di casa .
I grandi 'patti' novecenteschi,nati dalle ceneri dell'ultima grande guerra avevano avuto la pretesa di porre argini alla barbarie:si partiva da questo.
Ora sento sbandierare un'equivalenza tra sbarco in Normandia degli Alleati e intervento militare in Afghanistan.
Poi i grandi temi delle diversità culturali, e dei mercati-anche delle armi -e la pretesa ricerca di una verita' affidabile,che non fosse propaganda non verificata.
Ricordo a scuola l'entusiasmo con cui curai una piccola antologia sul tema della guerra e i discorsi-mai scontati-con alcuni colleghi ed amici.
Si leggevano i 'reportage' dalla Guerra del Golfo di Rober Fisk,ma anche il discusso Celine, e il discorso di Sandro Pertini ai giovani,per dirne alcuni.
Ora si affida al palcoscenico del mondo il tema agli operatori di Emergency-che sono soprattutto medici-,lasciandoli soli,non supportati da riflessioni,inquietudini costruttive,articolate.
La loro testimonianza è insufficiente,ma la 'pruderie' collettiva chiede altro.

Solo sette anni fa,un secolo fa.








mercoledì 14 aprile 2010

DEVO AVER CAPITO POCO


Che eserciti di giovani uomini normodotati di salute,fisicità e intelligenza stiano sul crinale di un'insicurezza affettiva tremenda,preferiscano'chattare' o trovarsi 'amici' in 'Facebook' piuttosto che andare a morose, passi.
Evidentemente mamma' ha combinato guai in tutto il sistema occidentale,non solo a casa nostra,evidentemente siamo al rigurgito di una pseudo-liberazione che è stata anche una dispersione di energie e un battere colpi a vuoto.
Che le-poche-giovani coppie con prole o no,galleggiando sui marosi del precariato-soprattutto mentale,ma non solo, ci mancherebbe- non si sposino e preferiscano una convivenza ad oltranza,magari giocata nei 'terminal' aereoportuali o nei bar a fare l'aperitivo piuttosto che dietro casa, passi.
Che,di contro, monti a dismisura l'ondata omosessuale,soprattutto maschile,contrabbandata da quelle tre lettere ,'gay',passi.
Quello che mi blocca è la parola 'matrimonio' applicata a detta ondata.
Ohi,vogliono sposarsi.
Non ci capisco un'acca.
Arrivo fino alla tutela legale di sistemi di convivenza diversi:tipo,due vedove che sullo stesso pianerottolo da anni, trovano una soluzione per prendere dalla collettivita',lecitamente, la dose di diritti maggiore possibile.
E' la parola 'matrimonio' che mi blocca.
Ma non stava internamente a quelle tre letttere, 'gay', la dimostrazione di una effervescenza fuori dalle righe?.
Evidentemente no.
Devono rientrare nelle righe,nei ranghi,nell'ordinario,quasi ad espiazione di una diversita' che,comunque si cianci, credo dolorosa.
Oppure ho capito poco e niente.

martedì 13 aprile 2010

DEPRAVAZIONI DI PROVINCIA







C'è qualcosa di depravato in chi fa le bucce ad Emergency,da qua, da questa provincia italiana che nonostante tutto continua a sfornare miracoli.
E' un miracolo italiano, una costruzione di cui andare orgogliosi davanti al mondo questa storia di militanza laica,che si è spinta nel cuore stesso dell'inferno,dove l'oscena e ineluttabile catastrofe della guerra lascia i suoi brandelli di carne agli avvoltoi.
E invece no.
Pronti a stracciarsi le vesti e ad inscenare lunghe sequele delittuose del buon gusto, i santoni di casa nostra si dannano l'anima per 'difendere la vita'.
Salvo,poi, non dire una parola se si tenta di far fuori,anche solo nella coscienza collettiva, una storia come quella di Emergency.
Possono essermi antipatiche le signore che vendono 'gadgets' e merendine tra una canasta e una corsa dal parrucchiere,'politically corretcted' e superprotette,che fanno le suffragette dell'alternativo.
Ma come non vedere che un individuo che per ore e ore,a suo rischio,laicamente,si da a ricucir bambini, è degno di orgogliosa ammirazione?
Forse questa non è 'la vita'di cui vanno cianciando lorsignori?.
Che solitudine,che landa desolata,questa provincia gretta.
Ecco perche' gli unici 'eroi' che vi campeggiano puzzano di mafia e di cemento sporco.



lunedì 12 aprile 2010

STO CON EMERGENCY







Anche se è fin troppo facile,da salotto 'politically corrected', direi,un po' 'radical'-
dirlo da casa propria,al caldo.
Nella inquietante 'carcerazione preventiva' dei tre operatori di Emergecy mi assumo le responsabilita' di affermazioni popolari, non verificate ,fatte per intuizione.
Sono convinta che nell'ingarbugliato e tragico Afghanistan un ospedale di guerra sia anche un osservatorio scomodo.
Ergo,la trappola.


Chi cuce,ricuce,apre, taglia e ricompone centinaia e migliaia di poveri martiri civili di guerra,tanti bambini, matura una grammatica emozionale ed esistenziale che di certo non assomiglia alla nostra.
Bisognerebbe esserci,per dire con esattezza filologica .
Cosi', da qua, non rimane che un brandello di ideologia per poter affermare, senza ombra di dubbio.

' STO CON EMERGENCY'

domenica 11 aprile 2010

DI CHI CI SI FIDA


Di chi ci si fida ormai.
Forse solo della nostra coscienza,alla fine,finche' rimane lucida.
Di chi ci governa,forse?
Dei colleghi di lavoro?
Dei negozianti e del parrucchiere?
E' difficile, a volte,fidarsi ciecamente anche dei familiari, se si vuole usare il verbo'fidarsi' nell'accezione di 'confidare del tutto'.
E' quel 'del tutto' che è complicato.
C'e' sempre un margine, uno spazio grigio al di la' del quale la vita ordinaria ha la pretesa di scorrere nella sua presunta razionalità.
Allora,di chi ci si puo' fidare completamente?

Sono sempre stata un'ingenua per definizione, una distratta degli intrighi ordinari,'famosa' per le orribili 'gaffes'.
Mi sbagliavo sugli amori altrui,sugli inganni reciproci.
Un po' fantozziana,a dire il vero.
Destinata alla fiducia e all'apertura incondizionata al prossimo.
Ora sono qui, a stilare la casistica del cittadino guardingo.
Saranno gli anni che avanzano,l'incertezza del futuro.

Individuo nel 'vademecum' della fiducia reciproca alcuni ingredienti:
-almeno una percentuale di 'empatia'(culturale, di carattere)
-almeno qualche buona risata in compagnia
-almeno uno sprazzo di generosita' reciproca
-banditi:l'invidia e le balle.

venerdì 9 aprile 2010

CI VUOLE CORAGGIO


Ci vuole coraggio ad ascoltare i ragazzi.
Ne capitano di storie,figurarsi quante.
Puo' capitare che un ragazzo racconti di essere parente di un detenuto per delitti di camorra.
Non pentito.
Bisogna essere pronti a questo e ad altro.
Che si fa?
Niente.
Si ascolta e poi si saluta,anche se il racconto va avanti, in pubblico,e rivela quello che credevamo una favola.
Che mezza Italia è collusa,che ci sono territori inimmaginabili di omerta' e di vuoto del diritto. Nella lucida ragione di un quindicenne entra l'inimmaginabile.
Non si pensi che le 'favole' di Roberto Saviano siano letteratura.
Sono reali.
Ci vuole coraggio, a guardare negli occhi ad un futuro a cui non basteranno due o tre generazioni per uscire da un modello antico di 'protezioni' e favori feudali.
Puo' capitare in un giorno qualunque, mentre si vorrebbe pensare ai casi propri.
Andare dal parrucchiere, curare i fiori del giardino o divertirsi con la carta scritta.
Ci vuole coraggio a dirlo,senza scomporsi troppo,senza farne un evento narcisistico, di autoproclamazione di parole.
E' un po' come essere in guerra,e cercare da soli il meglio,con il domani che incombe, e giudica,passo dopo passo.

giovedì 8 aprile 2010

IN CARNE E OSSA


Sono bambini in carne e ossa quelli che hanno subito e subiscono abusi.
Con gli occhi sgranati nel buio del terrore e dell'insicurezza.
Nel tremore livido della paura.
Carne da macello di cui la'civilta'' si cura poco,ormai.
Sociologizzati e resi parole astratte.
Giustizia, male, peccato,tribunali e ipocrisie.
Insabbiamenti e patti di coperture.
Come in tutte le guerre.
Mutilati nel futuro,per sempre.
Questa è l'unica verita'.
Il resto è aria fritta.

venerdì 2 aprile 2010

BUONA PASQUA


Buona Pasqua 2010 a chiunque passi da questo blog