mercoledì 4 novembre 2009

ADDIO AD UN GRANDE VECCHIO


Non posso chiedere a me stessa di ragionare con dotta cognizione sull'opera di Claude-Levi-Strauss, questo grande vecchio che ci ha lasciato all'eta' di cento e uno anni.
Non ne ho la limpidezza mentale,ne' la forza,in questo momento.
Voglio ricordarlo piuttosto come una memoria della giovinezza,una figura con cui ho chiuso,nel 1976 , il mio percorso universitario bolognese in Lettere Moderne con una tesi di antropologia culturale.
Claude-Levi Strauss e' un guru dello strutturalismo antropologico, che nella mia mente significa l'interpretazione del dato antropologico per segmenti brevi, a prescindere da cognizioni pregresse.
Figura del nostro Novecento a cui mi sento legata come a tutti i padri che hanno costruito l'orizzonte della mia giovinezza.
Magari di sbieco, non colti con consapevolezza piena, come è naturale che i giovani facciano.
Grande guru del dissolvimento della nozione di razza e antesignano della nozione di relativismo della superiorita' occidentale.
Laico e parigino.
Se ne è andato alla fine di una vita lunghissima,alle soglie di un viaggio in un tempo che forse neppure un antropologo dotto riuscira' a decodificare con facilita'.
Il terzo millennio che avanza è assai piu' di una terra ignota,è piuttosto un alterità sconnessa e greve,da dirimere a nervi saldi, una fatica difficile da reggere per chi ha gia' dato tanto.