mercoledì 22 luglio 2009

LA PORTA DI MAGDA




Magda Szabo',considerarta la piu' grande scrittrice ungherese del Novecento, non ha certo bisogno di una mia recensione del suo capolavoro,'La porta'.
Ma non so resistere alla tentazione di scriverne qualcosa,aggiungendo cosi' le mie due parole alle altre che su questo splendido testo corrono sul web.
Dove si legge di Emerenc,l'anziana collaboratrice domestica e del suo rapporto difficile e intenso con la signora,la scrittrice Magda.
La porta.
Quello che mi pare di aver intravisto in questo romanzo è il messaggio legato al simbolo della porta che si apre per spiragli,negando/offrendo la percezione dell'altro che vogliamo amare,che tentiamo di conoscere(in senso profondo), che ci sfugge.
Dell'altro afferriamo piccoli pertugi,sussurri al di la' del muro,piccole epifanie,mai l'intero.
Emerenc è il simulacro di una divinita' antica,quasi una dea.
Con la sua ramazza, con le sue uscite caratteriali e difficili, analfabeta,dotata di quell'intelligenza che penetra le apparenze, che interpreta fissando gli occhi in un piccolo punto,al di la' del muro .
E' colpita dalla Storia,che le cuce addosso situazioni, affetti e dolori,si proclama agnostica e comunica ad un'intera piccola collettività l'amore per il prossimo delle figure bibliche,tratta Viola, il cane, come un essere pensante;quando se ne va crea attorno a se' una piccola 'agape' fraterna,anarchica,ricca di fedi religiose diverse assolutamente innocue .
Romanzo a tratti leggermente allucinato ,per il modo con cui emergono gli oggetti,in una loro simbologia quasi feticistica,dolcissimo nel descrivere quanto inerme possa essere ,al di la' delle condizioni di cultura e sociologiche, un essere umano che realmente sbirci nello spiraglio dell'altro,dietro la sua porta semichiusa.