venerdì 15 gennaio 2010

LA CURA DELLE VESPE




Ad inverno avanzato, la brava gente , magari con qualche anno sulle spalle, si trova con le articolazioni scricchiolanti, con le giunture talvolta gonfie, con qualche centimetro di curva sbagliata nella postura.
Chi puo' ,denaro permettendo, va sulle spiagge caraibiche salve dalla crudelta' della Natura matrigna.
Oppure prenota qualche stiracchiato week-end all'inseguimento di benesseri termali,rapidi ed effimeri.
Gli altri vivacchiano scricchiolando, aspettando la Primavera e maledicendo il governo ladro,gli altri cattivi,i pericoli delle citta', il mal vivere .
Inclini alla sublimazione, noi che pratichiamo carta,penna e tastiera, ci alleniamo a commentare il mondo e le nostre personali ubbie.
Eroi in giro niente.
Sono scomparsi tutti, e quelli che ne hanno vagamente la stoffa,indossano di volta in volta l'abito del cinico, dell'autarchico, del fannullone,oppure si mascherano di passioni fasulle e di chiacchiere vane.
In una delle piu' esilaranti novelle dal 'Marcovaldo ' di Calvino, il povero popolo dei reumatici si illude che con una improbabile cura delle vespe-cioe' farsi pungere- si possa guarire.
Naturalmente finisce male e l'illusione è sfatata da orribili gonfiori, reali e tumefatti.

Fare quello che si puo' è concesso,illudersi pure.
Purche', prima o poi, la verita' compaia, comunque.
E con la verita' si scherza poco, in qualsivoglia condizione di spirito e di ossa.