domenica 18 maggio 2008

QUAQUARAQUA'


C'è un modo tutto italiano di parlare di MAFIA che non mi convince,mi lascia una pulce nel cervello, un sassolino nella scarpa.
Tenuta ferma l'assoluta liceita' di chi nel mondo dell'informazione si espone in prima persona,Travaglio ,Saviano e tutto un giornalismo di denuncia,fissato l'assioma della LIBERTA' di informazione, cosa mi da fastidio?
Direi la spettacolarizzazione dell'intrattenimento sul tema.
Le poche volte che mi è capitato di seguire trasmissioni su temi 'caldi' in tivu' straniere,ho visto che succedeva questo:notizia,testimonianze , discussione,punto.
Lo spettatore, il pubblico si aspettavano, alla fine del giro, che all'indomani qualcuno cui fosse spettato'per legge',avrebbe tirato le somme reali.
Qua no.
Qua si ha l'impressione che all'industria della mafia-di cui i tiggi' dissero tempo fa essere la piu' fiorente del nostro paese- si affianchi l'industria dello'spettacolo sulla mafia'.
Non ci sto, mi dispiace.
Mi dispiace, ma in questo momento penso che anche tutte le mobilitazioni di popolo possano essere tranquillamente assorbite da questo spettacolo.
Mi pare che in questa sarabanda l'esercito dei 'quaraqua'-per ricordare Sciascia- ci trovi pane per i propri denti.
Arriveremo a vendere davanti alle scuole i gadgets anti-mafia come i santini di Padre Pio, mentre i mafiosi collusi con le nostre amministrazioni ci riempiranno i polmoni di aria mefitica?
Credo che l'inclinazione mafiosa alberghi'ab ovo' nella nostra storia, per altro capace anche di lealta', di chiarezza, di coraggio-ma sempre come espessione individuale-
Siamo un popolo che 'tiene famiglia'.
Non ci sto, e siccome sono troppo vecchia per emigrare, troppo povera per traslocare in un paese piu' civile, faccio come al solito:mi chiudo nel mio recinto, e faccio quello che posso.