venerdì 26 ottobre 2007

PARIGI, O CARA


Ragiono come la famosa casalinga di Treviso- e mi perdoni, se esiste, sara' in realtà sicuramente piu' intelligente, colta e fortunata di me-ma,essendo fuori tempo per sognare di essere una 'velina', sogno di potermene fuggire a Parigi.

Ma siamo sicuri che Parigi è come me la penso io in questo momento, da questa Italia scassata?Da questo pomeriggio umido e pesante di fatica,da questa citta'- fantasma perduta in un punto della costa adriatica,dove se ne sentono e se ne sentono, ed è meglio davvero ricorrere a quella 'protezione' di cui parlava Primo Levi..

Parigi e Le Marais, il quartiere pieno zeppo di piccole librerie, Parigi e l'aria di incredibile normalita', civilta', laicita' che si respira a comperare un paio di calze, o un giornale, o una baguette. Parigi e l'anima degli impressionisti,la rive-gauche e i bambini di tutti i colori,tranquilli con i papa', alle fermate dei metro'.

Parigi e il sicuro, civile discrimine del merito .

Parigi che sicuramente partecipa di tutti i dolori del tempo, ma li dirime.

Quando bruciavano le periferie , nel 2005,mi era capitato di vedere i telegiornali francesi:qualche tavola rotonda, l'intervento mirato dei politici , qualche servizio 'in loco'.

L'ultima notizia in merito che ho letta, si riferiva ad un progetto educativo enorme, nello stesso punto caldo in cui tutto inizio'.

La verità è difficile da dimostrare, la cronaca ci prova a rincorrrerla, la storia è in affanno,l'esperienza è l'unico dato certo,eppure comincio a pensare che ,forse, in un 'altra città, in un altro paese, starei meglio.