mercoledì 21 ottobre 2009

SI DICE







Nell'imbarbarimento generale-fatico,con quel po' di storia che ho studiato in tempi passati a visualizzare un'altra epoca cosi' a catafascio,forse l'Eta' longobarda- vige una consuetudine nella vita associativa,negli ambienti di lavoro e cittadini.
La legge del 'si dice'.
No, non è l'amabile oppure odioso gossip , patinato, o di carta scadente.
E' la legge del ristagno di malignità che la moderna sociologia ha gia' a suo tempo definito con termini strani:'mobbing', ''stalking', e cosi' via.
Ho capito da tempo che funziona in questo modo: due o tre sfigati- mi si perdoni- cominciano a sussurrare,non avendo di meglio da fare, alle spalle di un soggetto.
In genere il soggetto:
a) si distingue per qualcosa che sa fare bene o che lo evidenzia in qualche modo sul contesto(magari anche solo un lavoro silenzioso e corretto)
b) viene 'annusato' in un momento di fragilita'
c) viene 'colpito' in qualche errore che deve aver commesso,laddove questo genere di 'errori ' è abituale consuetudine di quasi tutti, ma non si evidenzia in condizioni ordinarie
d) viene preso 'dentro' un meccanismo in cui è costretto a dibattersi dall'interno, cioe' con la stessa semantica dell'ambiente che lo ha generato,senza scappatoie
e) nasce in ambienti asfittici, privi di aperture culturali e di autorevolezze illuminanti
f)si conclude con l'estromissione del soggetto dal contesto, supportata da giustificazioni di normale buonsenso.
C'è una buona arma contro questi meccanismi:l'ironia.
Ma se necessaria,anche la tutela sindacale.
Chi ne fosse coinvolto, provi intanto a raccontarsela e a riderci su .
E' possibile vincere?

Certo,anche se poi si puo' correre il rischio di dover consolare gli sfigati di turno che hanno provato l'avventura eroicomica del persecutore e sono rimasti a bocca asciutta.



ore 17