martedì 1 aprile 2008

NON VOGLIAMOCI MALE


Quando le parole mi danno fastidio, devo parlare del mare.Cosi' forse riesco anche a mettere bene le virgole.
Perche' nessuno mi inganni ,nessuno mi dica che con le virgole ci azzecco. Con le virgole non ci azzecco mai.Sara' che la penna,pardon la tastiera, mi prende la mano, e spesso vado, sul filo dell'onda.
Poi me ne accorgo,ma non ci torno mai su.
AHHhhhhhhhh!!!!!! Il mare!!!!
Qui le virgole possono impazzire, la punteggiatura corre in libertà.
E pensare che non è mica semplice descrivere il mare.Perche' uno dice'onda', e si immagina di aver gia' fatto. Invece di onde ce ne sono migliaia di tipi. Riccioline, tenui, leggere leggere, mosse dalla brezza, quasi invisibili, sotto la superficie, e via via, fino a quelle attirate dalle lunazioni su, nel movimento morbido, lento,pacato della sera. E poi ancora le onde parlano, gridano, squittiscono, rumoreggiano, fanno versi, intonano canti,sussurrano versi.
Seguono i venti, le eco sotterranee,comunicano e vibrano,sentono l'altra parte del globo e rispondono.Non si finirebbe piu', solo con la parola 'onda',e ci fermiamo alle soglie delle tempeste,quando le sirene cantano e fanno imbizzarrire i flutti.
E cosi' con la parola 'colore'.
Ci si puo' mettere li', con la tavolozza dei vocaboli, e tentare la mimesi di quelle tante sfumature.
Non si finisce, non si sta dietro al mutevole susseguirsi delle pennellate, basta un soffio, e la parola di un attimo prima è gia' vecchia.
Mi dicano, i signori retori,come puo' il linguaggio imbrigliare la vita,se non riesce neppure ad incatenare il ricciolo di un'onda del medio Adriatico.
No,non vogliamoci male.
Quando siamo stanchi, per favore, parliamo del mare.