venerdì 30 maggio 2008

TRA IL SEI E IL SETTE


Oggi prima dell'interrogazione programmata di storia-bisognera' pur mettere qualche segnale,avevo spiegato-in una seconda classe di un qualunque istituto tecnico,la febbre era altissima.Quasi da derby Inter-Milan,per intenderci
Vuoi per il caldo, per le aule strette, per i corridoi soffocanti, vuoi per il meccanismo banchi-parole-ripetizioni-voti, vuoi per il tempo, la' fuori,minaccioso,per l'istinto di ribellione, la noia,la sfiducia,l'irrequietezza normale , e tutto quello che normale non è.
I tam- tam rullavano, il rischio era da curva est,in fondo al corridoio, lato uscita di sicurezza, quel bel posto dove ci vanno a finire le sezioni e le classi piu' disastrate,per tradizione, caso o privilegio nessuno lo sa.
Ventisei quindici-sedicenni, ribollenti, molti abituati al calcio,con in mezzo quattro femmine,quasi nessuno abituato alla riflessione e al rispetto:se le due cose accadono è un miracolo.
Quei miracoli all'italiana,il piu' è sperare.
Poteva capitare un ammutinamento generale, a meta' capita sempre, quando nel loggione compaiono i cellulari, tu li ritiri e loro si moltiplicano, dieci, venti, trenta, e tutto puo' finire su You-tube, pazienza, che ci finisca.
Al massimo si vedra' un'insegnante con la faccia stravolta che dice frasi senza senso.
Come:-Ma un adulto che vi guardi in faccia, a casa, ce l'avete?-
Oppure:-Vediamo di capire la differenza tra fonti dirette e fonti indirette nella narrazione storica.
Si mettono a ellisse, attorno a me,gli altri in fondo, qualcuno girovaga nel corridoio, i soliti incontrollabili si permettono di passeggiare, parlare a voce alta,ormai l'estenuazione è tanta che il sogno che tutto cio' possa finire tien desta la speranza generica.Mi fischia anche un orecchio, forse è uno sbalzo di pressione, già mi vedo in ambulanza,ma non perdo i nervi e mando uno a prendermi una bottiglia d'acqua.
Passa. E poi si parte.
Loro non sanno mai chi sei tu,ma in fondo si aspettano sempre il peggio, sono addestrati ai peggiori giochi opportunistici, a salvarsi la pelle.Cosi', se 'sentono' che da te hanno qualcosa da prendere,si avvicinano ad una certa distanza.
In fondo credo che il rispetto sia quasi una cosa innata, tra generazioni.
Il bello è mantenere la distanza giusta,nel gioco della vicinanza/ diversità.
Il discorso ad un certo punto finisce sul parallelo tra il nostro tempo e l'eta' medievale. Tre o quattro paia d'occhi si illuminano d'immenso. Pensano, dicono la loro.
In quattro ieri sera erano venuti alla serata finale di un premio di poesia e prosa,vorrebbero esprimersi, farsi largo mentre gli altri, anche qua davanti, continuano a disturbare con gestacci inconsulti,smorfie e quant'altro.
Ma chi vuol dire la sua ci riesce.
Si', questo nostro è un medioevo,ma non sappiamo dove porta, non capiamo cosa nasconda, quali siano le forme che prepara.
Si sta cosi', come d'autunno sugli alberi le foglie.
E giu' pensieri, e immagini.I roghi di Napoli ,il caos delle strade,i disordini nello sport.Un mondo in ebollizione, che sta per scoppiare.Come al tempo delle invasioni barbariche.
Ore dodici e quaranta,dopo due ore l'interrogazione è finita.

-Mi è piaciuto molto, sa?
Mi dicono in due.

giovedì 29 maggio 2008

DI BEN- ESSERE/LETTERA APERTA AL SINDACO DI RIMINI


Gentile dottor Alberto Ravaioli,
sono una cittadina di Rimini,nonche' riminese per appartenenza familiare.
Da tempo penso di rivolgermi a Lei, ,primo cittadino ,ma anche medico ed oncologo,per farle presente alcune riflessioni.
La prima cosa che vorrei sottolineare è la parola BENESSERE.
Ed il benessere appartiene a chi possiede-per fortuna,ancora -la salute e dovrebbe essere sollecitato per chi-purtroppo- di salute ne ha poca o niente addirittura(nessuno è cosi' ingenuo da credere che la salute dipenda solo dal fato e dal corredo genetico, la salute dipende anche dall'ambiente, mi vergogno quasi a ripeterlo)
Ora ,io mi chiedo: le è mai capitato di verificare di persona la vita della sua città? E ancora: quale 'modello' di benessere Rimini offre ?
Io rispondo:un modello di straniamento mordi-e-fuggi, fatto di eventi colossali, di notti rumorose e colorate,di acol e di sballo,ma anche di ambienti di lavoro piccini e ristretti, in cui spesso l'intelligenza e quella famosa creatività che anche Lei ultimamente cita vengono umiliate a favore di consuetudini di riferimento stantie e territoriali.Il rischio e la creatività vengono relegate al patch-work turistico: poco mare e molta notte, poca aria e molto chiuso di discoteca, poca convivialita' e molta fanfara.
Poi, che nessuno canti la tiritera dei giovani che sono persi.
I giovani non sono persi affatto, cercano di organizzarsi in questo sistema costruito dai genitori, dagli insegnanti, dagli amministratori.
Il sistema -Rimini non induce alcun benessere.
A me, persona ancora sana-per ora- induce desiderio di rifugio, di fuga da una città che non vivo piu' come mio luogo di appartenenza.
Si potrebbe obiettare che i cinema estivi a Rimini sono stracolmi,che il mare comunque c'è,che le occasioni colte non mancano, che chiunque qua puo' dire, come gia' Benigni in 'quella' situazione che' la vita è bella'.
Certo, la vita è bella ,per fortuna.Comunque.
Anche in un luogo ormai in mano completamente a quello che il cittadino vede e misura: un'imprenditoria selvaggia, una cementificazione incontrollata,una maleducazione nel tessuto urbano degna delle peggior vignette satiriche; in mano a chi si sussurra,a cio' che si sa per 'sentito dire ' e per verifiche di elite-programmi in tarda serata,conoscenze legate allo specifico-:luogo di riciclaggio, di mafiette e di 'tutele' ai margini della legalita', di lavoro nero, di sfruttamento di ogni tipo di prostituzione.
La bella Rimini è la Rimini che tollera.
Certo,pur di far soldi,pur di tirare a campare, il 'pataca' riminese, quintessenza del peggiore opportunismo, tollera tutto, purche' non gli guasti la stagione.
I giovani questa aria la respirano,sono disorientati e soli, e la scuola puo' veramente poco.
Benessere vuol poi dire anche ARMONIA . E l'armonia, in una città, si misura anche dall'estetica del suo arredo urbano. A me capita spesso di guardare le costruzioni a 'civile abitazione' e altre: cartine di tornasole di un'amministrazione dai permessi facili, e dal dubbio gusto. Le due o tre cose splendide,nate a Rimini negli ultimi anni, -il sito archeologico della 'domus',per esempio-non sono sufficienti a ripagare noi riminesi, ma anche chiunque venga qua a cercare divertimento e ristoro, di questa situazione approssimata e straniante.
D'accordo che le casse degli enti pubblici sono eternamente quello che sono, ma il compromesso con l'impreditoria privata, legata nella nostra città ad un paio di nomi, sempre quelli, ci costringe a pagare un prezzo troppo alto.
Viviamo nella dittatura del cemento, dello sballo e della regola approssimata.
Tutela e valorizzazione del mare, verde, controllo del traffico, cultura diffusa nei luoghi piu' agibili del territorio, possibilità a chiunque di esprimersi nella sua scala di valori,servizi, biblioteche di quartiere,una citta' ariosa, accogliente, aperta alle diversità, capace di metabolizzare l'urto con i tempi rimanendo a guardia dei suoi tesori di tradizione.
Cosi'mi immagino la mia Rimini, ma forse immagino una città che non puo' esistere.

mercoledì 28 maggio 2008

NOTE D'AUTORE/ PATRICK 2


Patrick, telefonicamente, da il via alla pubblicazione del suo racconto, ma suggerisce un ritocco al post di ieri, chiedendo la pubblicazione,tra i suoi testi,di quelli rigidamente originali e non di quelli anche solo vagamente 'ispirati' a letture. Presto accontentato.
Qui di seguito il racconto di Patrick

'Ormai è estate e ora Alessia ha molto caldo e anche il sole le batte molto sugli occhi, quando vede un gabbiano le dice:come sei carino,vuoi entrare nella mia famiglia?
E poi il gabbiano fa finta di non sentire niente e se ne va facendo il solito verso dei gabbiani,lei piange, piange ,piange, ma a un certo punto, un giorno, un gabbiano, guardandola,decise di entrare nella sua famiglia,che cosa strana!
Come se i gabbiani avessero dei sentimenti mmmmm mmmmm mmmmmm molto strano,chissa' questo gabbiano che sentimenti avra' e che cosa avra' di tanto speciale.Intanto Alessia cercava di capire che cosa le stava dicendo il gabbiano,infatti capi' che il gabbiano voleva entrare nella sua famiglia e corse a dirlo a gambe levate a mamma e papa'.I suoi genitori erano molto entusiasti e orgogliosi di lei,perche' capire che cosa dice un gabbiano non è per niente facile, non credete ?Infatti lei da grande forse fara' la maga,ma questa è solo una storia ed è fantasia,questa non è mica realtà. Lei voleva molto bene al suo gabbiano e infatti il gabbiano era tutto colorato.
.........Da grande il gabbiano le mancava molto,guardava le sue foto, guardava la sua gabbia,guardava i suoi giocattoli,proprio tutto.
Da quel giorno non riusci' a vivere come una volta,quando aveva il suo bel gabbiano.Poi fu un po' felice perche' compero' un finto gabbiano(un pupazzo),ma la sua vita non fu piu' felice al 100%.
Addio gabbiano, ti volevamo tanto bene
Ahhhhhhhh!!!!!!'

martedì 27 maggio 2008

LE POESIE DI PATRICK



Ieri sera per telefono Patrick mi ha letto il suo ultimo racconto-parla di un gabbiano che deve entrare in una famiglia- ,ma non posso pubblicizzarlo troppo, è ancora un inedito.Le poesie invece si', si possono divulgare, perche' sono già sistemate, in cinque o sei fogli, pinzati ai margini.Patrick è un mio piccolo amico italo-irandese(anche un po' siculo,di madre),che purtroppo vedo pochissimo negli ultimi tre anni, perche' non abita piu' nei paraggi. Che le lettere fossero naturali per Patrick si sapeva,in terra d'Irlanda lo sono quasi per tutti, il papa' di Patrick, poi, quella volta che mi racconto' di Joyce praticamente me lo fece conoscere di persona.Pioveva, era domenica pomeriggio, Patrick piccolissimo nel cesto e la mamma che faceva qualcosa in cucina. Lui, il papa', raccontava e raccontava,tutto normale.Non so se fanno tutti cosi', in Irlanda. Ma Patrick ha cominciato bene.
Ecco un piccolo assaggio delle sue ultime poesie. Ah, dimenticavo,Patrick ha sette anni e due occhi azzurri da incanto.

VANESSA E GLI ANGIOLETTI

Gli angioletti vanno nei letti
per dare gioia ma non noia.
Ma Vanessa è sempre alla Messa
pero' quando dorme non c'è piu' l'allarme

lunedì 26 maggio 2008

DI QUELLA VOLTA CHE...........



Ad un consiglio di classe* tempo fa mi capito' di lanciare garbatamente l'allarme razzismo.
Lo feci da 'gabbana', per dirla con Manzoni, cioè per come ero capace, forse in un modo 'poetico'. Non so bene, di fatto l'ovvieta', l'evidenza aggrediscono spesso le intuizioni 'poetiche', le schiacciano di realtà, di immediatezza.
Si supero' la cosa dicendo:'sono ragazzi', e :'non esageriamo',e: 'stiamo come in famiglia'.
A distanza di una manciata di mesi scoppia il bubbone dell'Italietta razzista, e mi viene in mente 'quel' consiglio di classe*.
Ora, che io mi senta al di sopra dei ruoli, delle necessita' di considerazione e quant'altro è un conto , che pero' 'quella' volta avessi solo ragione è un altro.
Accipicchia, ci tocca anche fare i saccenti!
I ragazzi, 'quei' ragazzi macinavano ideologie, pensieri, sentimenti razzisti e nessuno se ne accorse in tempo.
Altroche' 'volemose bene'!!! Altroche' ''sono figli di mamma'!!!
Maturato all'ombra dell'ultimo sole,cioe' di quell'aria che corre nelle famiglie, al chiuso, alla sera, o nei rari momenti di intimità, il sentimento del territorio diviene meccanicamente elaborazione di 'qualcosa ' contro chi tenta di entrare. Ma non la faccio lunga, è una questione troppo semplice. Volevo ricordare 'quella' volta, in cui un sentimento, un'intuizione sembrava una fantasia creativa,un'idea eccentrica e invece era ne' piu' ne' meno che la cruda realtà.
Gia', quella volta.
E a proposito di 'quella volta', mi viene in mente, come fanno i vecchi 'di quella volta ' che litigai con un collega.
-Anna Rosa!!!!!- mi dicono esterrefatti gli amici d'infanzia-tu litigare!!!!! Non è possibile!!!
E invece si', era stato possibile.
E addirittura erano corse frasi(mie) della serie:- Prima di rivolgermi la parola, per favore, leggiti almeno un libro!!!!-
Incredibile, con il senno di poi.
Il fatto è che il collega-onest'uomo, povero lui!!!- era convinto che con due linee tirate sghembe si risolvesse il problema della scuola.
Che belle frasi pittoresche mi venivano in mente!!!Provo persino un po' di nostalgia.
Che bella scenata, gli ho fatto una volta, quando me ne sono andata via addirittura da un collegio * e fuori , sul mare, c'era il vento di tramontana !!!!!!
Ricordi di un tempo passato .
Adesso non riesco piu' ad arrabbiarmi,ne' a dire un'intuizione un po' 'avanzata', come mai?

*Consigli e collegi sono riunioni di scuola

domenica 25 maggio 2008

UNA RIMINESE HA IL CORAGGIO DI........


Maria Grazia Torri,classe 1952,liceo A. Serpieri di Rimini,laurea in estetica con lode all'ateneo bolognese con Luciano Anceschi con una tesi su Marshal McLuhan, insegnante, critica d'arte , collaboratrice delle principali testate del settore,- Flash-Art, Kult,- curatrice di mostre e performance di arte contemporanea in Italia ed Europa con alcune esperienze americane-decide di scrivere un libro sul caso Cogne.
Incredibile, per i vecchi amici rimasti in provincia, che di Maria Grazia commentavano bonariamente l'estro, l'intelligenza e l'insopportabile', travalicante vitalità.
Con la stessa vitalita'Maria Grazia aveva vinto la prima parte della sua malattia, tre mesi di vita dichiarati per un carcinoma gastrico che poi erano diventati nove anni.
Nove anni di coraggio, di fantasia, di dialettica critica con quella medicina allopatica che -forse- l'aveva salvata.
Maria Grazia medico di se stessa, esperta di soluzioni alternative, ispirata all'eccesso dal suo desiderio di vivere.
Le sue storie e la sua professione di critico d'arte.
Noi vecchi amici abbiamo sempre preso con le pinze,con bonomia ed affetto,quel
mondo dell'estetica tout-court, il mondo alla rovescia difficile da digerire, per noi lettori di provincia.
Poi arriva il caso Cogne.
E tutti si rimane un poco allibiti, finche ' non si comincia a capire.
Maria Grazia, che è anche una giornalista di razza, vuole peritarsi in un gioco della verità.
La verità su un caso che scuote ed inquieta le coscienze,un caso mediatico.
Perche'?
Intanto, chi volesse curiosare, puo' accedere a piacimento a tutta la documentazione del Web ,suggerisco il video'Caso Cogne', la terza via,su Alice video,ma anche i blogs di Libero news, e altro.
Purtroppo, questo gioco di Maria Grazia è interrotto violentemente dalla recrudescenza della sua malattia, ,che la mette fuori gioco,che la esclude da un mondo che vuole solo combattenti abili, di prima linea, grintosi e non malati.
Nel libro 'Cogne, un enigma svelato', Giraldi Editore, Bologna Maria Grazia sostiene la tesi che 'niente è piu' ingannevole di un fatto ovvio'.
E da qui, cogliendo l'occasione offertale da un incontro con il neurochirurgo Giovanni Migliaccio, costruisce un'accurata indagine giornalistica, a partire dalla tesi di lui: 'Il delitto di Cogne è un delitto inventato dalla stampa'.
I diciassette colpi inferti sulla testa del povero Samuele, per il professor Migliaccio, non sono necessariamente colpi.
Da questa ipotesi, Maria Grazia parte, in trecento sessanta pagine serrate, dense di dati, ripercorre tutte le tappe della vicenda seguendo questo nuovo filone, a partire dalla perizia del professor Viglino, anatomopatologo del piccolo Samuele.
Quello che chiede Maria Grazia è che siano professionisti seri a fornire i dati dell'indagine e non il balletto delle vallette televisive.
Smantella passo passo obiezioni e grossolanita', voci di gossip e false immagini della protagonista del caso.
Ipotesi credibile? Ipotesi romanzesca, come è stato detto?
Sicuramente è credibile l'impegno, la serieta' della ricerca, e gli inquirenti dovevano aggiungerla ai tasselli dell'enigma.
Ma, inquirenti a parte-lasciamo pure che ognuno faccia il suo mestiere- il mondo dell'informazione doveva mettere in prima linea questo libro,dotato di tutti gli accessori per la precedenza.

DOVE SONO I TEOLOGI?


Dove sono i teologi, davanti ai raid razzisti,alle svastiche che ricompaiono spettrali,alla caccia al debole, al diverso, come sfogo di una socialità impotente a gestire se stessa?
Dove se ne sono andati tutti i sapientoni che spaccano il capello sul sesso degli angeli,che fanno i panchetti a difesa della vita, della famiglia,dei buoni sentimenti ?
Non ne vedo in giro.
Non li vedo in giro, a difendere la VITA REALE, quella delle donne,degli uomini e dei bambini, quella di chi ha bisogno, di chi vuole dire la sua e non puo'.
Vedo prosopopee che si gonfiano, peccatucoli di sagrestia che si celano dietro gli errori altrui, vedo un fuggi-fuggi generale,un chiamare a gran voce la forza, unica in grado di supplire l'inadeguatezza e la miopia.
Vedo noi, che siamo un po' confusi e sgomenti e cerchiamo in qualche modo di dire la nostra.
Ma le svastiche nelle nostre città no.
Quelle no, non ce le possiamo piu' permettere.
Anche se per gioco, per ingnoranza, per noia, non ce le possiamo piu' permettere.
Allora, per favore, che i signori teologi,loro che sanno, tornino in campo, a pontificare laddove occorre, e lascino perdere per una volta il sesso degli angeli, e le loro pruderie mal governate.
C'è bisogno di tutti, anche di loro, in questo momento.
C'è bisogno anche di dottrine cosi' cosi', purche' in grado di entrare nelle teste di questi disperati che si vestono da pagliacci,di questi che vanno in giro a chiedere pulizie etniche.
Da paura.
Che i teologi ,loro che sanno cantar balle, inventino qualcosa, per favore.
Quello che ieri è accaduto a Roma non ce lo possiamo permettere.

sabato 24 maggio 2008

COSA E' LA FIDUCIA


I ragazzi DEVONO sentire che si ha fiducia di loro.Cosi' gli estranei in un paese straniero. Tutti i deboli, chiunque sia in condizione di sudditanza, minoranza, evoluzione, crescita DEVE poter vivere in un clima di fiducia. COSA SIA IL SOSPETTO nessuno di noi che scrive su questi blog l'ha mai provato veramente,magari qualche bega sul luogo di lavoro, una baruffa tra vicini di casa, una litigata tra parenti...un pettegolezzo mal digerito...
Niente di grave, a confronto di quello che puo' essere per una persona vivere sapendo che attorno non trova fiducia.
La fiducia è la vitamina buona che fa crescere ottimista un ragazzo, che gli da capacità di affrontare le situazioni, pian piano da solo.
Il resto sono balle grosse come capanne. D'accordo la severità. D 'accordo il rigore,d'accordo il 'si' quando è 'si' o il 'no' quando è 'no', tutto giusto:ne' piu' ne' meno che normale amministrazione. Come il fatto che l' immondizia va smaltita, che chi delinque in qualche modo deve pagare. Ovvieta', tautologie, normale grigia conduzione ragionieristica.
Il coraggio vero è concedere fiducia a chi ti entra in casa, a chi sta crescendo, a chi ti sconvolge ogni giorno con la sua diversità.
La fiducia è capace di muovere montagne, creare meccanismi positivi, ritorna, lievita ,monta, si riproduce,sana i conti.
Il fatto è che per una politica, cosi' come per rapporti umani basati sulla fiducia, ci vuole tempo, ci vogliono cognizioni e sicurezze REALI.
Non bastano manganelli, carceri, sospensioni, disciplina imposta,vuoto a rendere. E' tutto piu' difficile, piu' complicato, ci vogliono persone serie nell'intimo,progetti che reggano.
Nella fiducia si gioca il coraggio minimo del grande rischio, nel giocare carte che possono anche essere perdenti, nel dare ad altri responsabilità e tutele sapendo che potrebbero essere gettate.
Un nocciolo di fiducia si innesca e non perdona,tampina, ti scova, ti fa tornare, una punizione mal data è occasione di mimesi antagonista.
Il resto?
Miopia, a essere indulgenti.Spazzatura,se va bene.Interessacci, quasi sempre.

giovedì 22 maggio 2008

IHO!!!!!!!!



IOHOOOOOO!!!!!fa l'asinello, e chissa' perche' tutti crediamo che non capisca. Lui è il poveretto delle favole, il grullarello dei sentieri duri, il ciuchino che di intelletto ne ha appena cosi'.

IHO!!!!!!
Giustizia!!!!!
Giustizia!!!!
Una febbre giustizialista ha preso l'Italia, il bel paese ha la temperatura altissima,vuole pane e giustizia,del companatico fa anche a meno, purche' non si scherzi.
La febbre giustizialista non risparmia nessuno, tutto travolge:nelle città si armano volonterosi che fanno le ronde, non quelle dell'amor, peccaminose e turpi, ma bensi' quelle dell'ordine, del manganello e del coprifuoco.
Giustizia mediatica, giustizia televisiva.
In questo contesto, ci sta anche tanta della reazione popolare registrata oggi alla condanna della Franzoni*,che il popolo dalle idee chiare e distinte ha preso come un segno dei tempi nuovi.
Una tribu' che balla il suo ballo giustizialista, con suoni mediatici e tribali, vuole le sue vittime, basta sfogliare il piu' volgare dei trattati antropologici.
D 'accordo, facciamo giustizia.
Mi viene solo qualche dubbio:
ma non eravamo la patria di Leonardo da Vinci'?
Sento in giro ragionamenti che somigliano a questo:il bianco non è nero,il freddo non è caldo,il malato non è sano.
Dunque.
E' un balletto a ritmo, chi indovina il passo giusto sta di qua, chi lo sbaglia sta di la'.
Negli ambienti di lavoro si arrivera' al punto che bastera' rigare diritto anche da perfetti imbecilli, e tutto correra' liscio.
UNO - DUE-UNO-DUE...
La febbre giustizialista aveva gia' inquadrato caporali che 'badavano' invece di costruire autorevolezze,sergenti maggiori che 'tenevano' invece di costruire pericolosi, rischiosi, intelligenti schemi di quotidianità.
IHOOOOOOOOO!!!!!!!!!
Almeno l'asinello una dote ce l'ha:sa ragliare - cioe' sa la sua grammatica- e non si crede un purosangue .


*Sull'ultimo inquietante caso giudiziario italiano un 'amica e giornalista riminese, naturalizzata milanese,Maria Grazia Torri, ha scritto un libro'Cogne, un enigma svelato',Giraldi editore, Bologna.
Al di la' delle conclusioni specifiche sul caso, un coraggioso tentativo di 'leggere' il muro mediatico che ci circonda e le sue micidiali ovvieta'.

martedì 20 maggio 2008

TEMPI NUOVI



Settantottomila morti in Birmania, cinquantamila in Cina,la nostra democrazia italiana pare in pericolo, se le minoranze sono in dubbio di persecuzione, se le città di riempiono di ronde,se i poveri delinquono e i mafiosi si riproducono per partenogenesi.In Sudafrica i neri massacrano i neri un poco piu' poveri.
Il mondo gira.
L'ultima apocalissi della natura riguarda il suicidio volontario di cento balene in Senegal.
Davanti alle balene mi fermo, per devozione al mito. La balena che decide di morire mi costringe a fissare la terra, in un fermo-immagine di qualche secondo, cosi', tanto per rimettere a fuoco i principi di rotazione e di rivoluzione .
C'è una eco misteriosa nella natura, una legge sublime e inavvicinabile che ci costringe a mettere il silenziatore al nostro bla-bla.
Meraviglia della vita, che avanza e decide, nostro malgrado.
Potenza immaginifica di banalità come i principi di inerzia, o dei vasi comunicanti.
Arcana meraviglia della geometria piana.
La vita è questa meraviglia, e se avessi le connessioni giuste mi piacerebbe considerarmi una scienziata prestata alle lettere.
Tanto per dirne una, in giro è pieno di neonati.
I bambini nascono,ce ne sono di meravigliosi,spuntati come funghi, che avranno vent'anni nel duemilaeventotto.
Nonostante quelle mamme un po' da brivido che imperversano -quelle con gippone, accessori vari,occhi bistrati e cewing-gum,per intenderci-,nonostante la valanga dei video-giochi che li aspetta, nonostante l'indigestione di gas di scarico che subiranno, insieme alla caterva dei primi compiti di casa obbligatori,nonostante li aspetti una vita sbattuta tra parenti smarriti, separati, dispersi.
Nascono, splendidi, con occhioni sbarrati, di tutte le sfumature, sbirciano il mondo, osservano e giudicano. Tanti a nazionalità indefinita,sempre di piu'.
L'ultima italo-polacca che ho incontrato oggi è figlia di M.,nipote di C., ex badante di mio babbo.
C.è la signora polacca che lo accudi' per un anno e mezzo circa,prima che se ne andasse,siamo rimaste buone amiche.
Dicevo della piccola, l'ultima nata, occhi di ghiaccio, faccia rotonda.
Auguri a lei, e a tutti i suoi coetanei, questo esercito di una manciata di mesi di vita che c'è in giro.


*L'immagine a destra è la riproduzione di un quadro di Antonietta Bellini, pittrice riminese che mi ha illustrato il libro di fiabe'Pupazzi, nonni re e anche un tre ',si intitola 'In cammino',Antonietta me l' ha spedita via-mail augurandomi pensieri positivi.

domenica 18 maggio 2008

QUAQUARAQUA'


C'è un modo tutto italiano di parlare di MAFIA che non mi convince,mi lascia una pulce nel cervello, un sassolino nella scarpa.
Tenuta ferma l'assoluta liceita' di chi nel mondo dell'informazione si espone in prima persona,Travaglio ,Saviano e tutto un giornalismo di denuncia,fissato l'assioma della LIBERTA' di informazione, cosa mi da fastidio?
Direi la spettacolarizzazione dell'intrattenimento sul tema.
Le poche volte che mi è capitato di seguire trasmissioni su temi 'caldi' in tivu' straniere,ho visto che succedeva questo:notizia,testimonianze , discussione,punto.
Lo spettatore, il pubblico si aspettavano, alla fine del giro, che all'indomani qualcuno cui fosse spettato'per legge',avrebbe tirato le somme reali.
Qua no.
Qua si ha l'impressione che all'industria della mafia-di cui i tiggi' dissero tempo fa essere la piu' fiorente del nostro paese- si affianchi l'industria dello'spettacolo sulla mafia'.
Non ci sto, mi dispiace.
Mi dispiace, ma in questo momento penso che anche tutte le mobilitazioni di popolo possano essere tranquillamente assorbite da questo spettacolo.
Mi pare che in questa sarabanda l'esercito dei 'quaraqua'-per ricordare Sciascia- ci trovi pane per i propri denti.
Arriveremo a vendere davanti alle scuole i gadgets anti-mafia come i santini di Padre Pio, mentre i mafiosi collusi con le nostre amministrazioni ci riempiranno i polmoni di aria mefitica?
Credo che l'inclinazione mafiosa alberghi'ab ovo' nella nostra storia, per altro capace anche di lealta', di chiarezza, di coraggio-ma sempre come espessione individuale-
Siamo un popolo che 'tiene famiglia'.
Non ci sto, e siccome sono troppo vecchia per emigrare, troppo povera per traslocare in un paese piu' civile, faccio come al solito:mi chiudo nel mio recinto, e faccio quello che posso.

venerdì 16 maggio 2008

PIT-BULL




Avevano chiaramente 'marinato' la scuola, i tre bambini che se ne stavano a sfumacchiare sotto l'arco d'Augusto di Rimini, memore di antiche glorie italiche e di trionfi populisti.
Erano in tre, come i tre briganti, ma invece dei tre somari si portavano appresso un cucciolo.
Passata davanti di fretta, stravolta come sempre quando me ne fuggo a casa-amata casa amate pareti, protettive e dolci!!!!!-,ho inchiodato la bicicletta e sono tornata indietro.
Ad un cucciolo cosi' tenero non si poteva resistere.
-E' vostro?- ho chiesto
-Si',-dice uno, il 'boss', a muso duro- un po' di piercing sulla faccia, un po' di borchie, ma anche un vistoso herpes al labbro superiore, segno evidente di stress.
E si accende la 'esima', suppongo, sigaretta, seguito a muso duro dagli altri,che gli facevano da 'spalla'.
-E' un pitbull, - aggiunge - incrociato con un rotwailer -
E' vistosamente soddisfatto, mentre pronuncia questi vocaboli,so gia', senza che aggiunga altro, che vuol dire:
-gliela facciamo vedere noi, a tutti i luridi, persi,sporchi 'altri', quelli che non sono qui, con noi, adesso.-
In controluce vedo l'ultimo quindicenne che mi ha detto,testuale:'Mio babbo'pende' di la', cioe' sta con i razzisti, non che faccia granche', ma sta da quella parte...'
E giu' deliri, frasi sconnesse, un piccolo manuale di paranoia di provincia.
Torniamo al presunto, dichiarato 'pitbull'.
Lui, invece, il presunto pitbull se la dormiva.
L'ho accarezzato, mi ha socchiuso un occhio, mi adorava languido.
-Ha sempre sonno,ha un mese e mezzo- diceva il bambino-boss-con-borchie-e-sigaretta-
-E' dolcissimo-dicevo mentre li salutavo tutti,convinta tra me e me che il cucciolo fosse si' un meticcio, ma magari di Labrador, o di san Bernardo, etnie canine dedite al bene altrui e non all'attacco feroce ed indiscriminato-
-Buon giorno-mi hanno detto in coro.
Educati, brufolosi, bruttini, ingobbiti,carichi di immondizia nel cervello.
Per fortuna, il cucciolotto era li', a creare sensazioni ,se non idee.

giovedì 15 maggio 2008

CLANDESTINA/MENTE


Serena, un'amica di mia figlia, attualmente a Strasburgo per un master sui diritti civili, mi aveva promesso un'intervista sul tema dei migranti e dei rom in particolare. Non so se si ricordera'.
Se passa da questo blog, glielo ricordo.
E' ora che i giovani capaci e intelligenti mostrino a dito il mondo nuovo, che pulsa sotto la scorza di questa schifezza fatiscente e traballante.
Sono convinta che c'è, è solo questione di qualche decennio.
Ma queste menti clandestine devono emergere, devono poter contare, devono furoreggiare, finalmente.
Pulsioni positive si agitano anche nel baraccone -scuola.
I ragazzi non sono tutti fradici, come vorrebbero la stampa e il solito ignoto che si straccia le vesti perche' un altro sport non l'ha mai conosciuto.
Con questi adulti che si ritrovano, i ragazzi fanno mediamente magie.
Anzi, quelli conclamati peggiori alla fine sono sempre i piu' generosi e svegli.
Il piu' è riuscire a sopravvivere alla sarabanda.
Io, sinceramente, non ho paura.
Non ho paura dei cambiamenti , ne',se fosse possibile, avrei paura di buttare all'aria questo vecchio schema.
Non avrei paura neppure di andarmene, se fosse possibile.
Ecco, a ben pensarci, i sentimenti che proprio non conosco sono la paura e l'invidia. Dev'essere una questione chimica,che poi non vuol dire essere migliori.
Di certo ho visto piccole e grandi socialità organizzarsi attorno a questi due sentimenti,con risultati ridicoli.
L'ansia, si', mi prende spesso: negli ambienti troppo chiusi, dove circolano aliti pesanti.
Quando faccio la fila alle Poste, o nel mezzo del traffico,e quando mi pare di non riuscire a fare qualcosa,di non arrivare in tempo.
A dire il vero, a non aver paura, ho sempre trovato persone che mi hanno voluto bene e gli sconociuti dopo due minuti erano noti. Del resto, a volte basta guardare di straforo le persone, per 'sentire' come funzionano.
Mai avuto problemi dagli sconosciuti,sempre intrecciato rapporti di simpatia e fiducia.
Direi che il mio ideale di socialità è un ideale migrante,il massimo dell'occasionale, il massimo del libero.
Come mi accadde circa ventisei anni fa, quando strinsi un' incredibile amicizia con le persone che per un inverno avevano preso con me il locale Bologna-Mirandola.
Lavoratori pendolari, poveri migranti, ognuno con il suo sacco di stracci, in viaggio, ogni mattina, come si poteva, a ridere di noi e delle nostre magagne.
Si', forse l'essere umano rimane nomade, e quando si stabilizza gli vengono strane idee.
O no?

martedì 13 maggio 2008

LIBRI


Chisssa' dove stara' scritto il diario del mondo, e soprattutto 'se' da qualche parte stara' scritto.
Chissa' dove nasce questa gran storia dei libri,che poi è un affare divertente, magico, prezioso e un po' folle.
Viva il tripudio della carta stampata, viva tutti quei graffi messi nero su bianco, a imbrigliare il passato,il presente e il futuro.
Un bel gioco dura poco, ma questo gioco dura da quando è iniziata la storia dell'uomo, mi pare.
Dopo questa piccola premessa a mo' di fervorino , dico quello che mi è piaciuto di questo piccolo 'raid' che ho fatto alla Fiera del Libro di Torino.
Innazitutto, l'esercito dei'co-co-co',contrattisti a tempo , precari che ci lavorava:onore e lodi,bravi, gentili, convinti,familari,semplici, quasi perfetti!!!!
Poi l'aria da laboratorio, un po' alla francese, nel reparto, appunto, dei laboratori.
Poi le facce stralunate di quasi tutti,ma questo si lega ad un vizio nel guardare tutto riminese,alla Fellini.-I piu' stralunati parevano quelli che si dichiaravano insegnanti,una vera galleria di personaggi!.-
E l'eroico Filippo, pezzo forte della Giraldi Editore, piantato nel piccolissimo stand, dopo i 'mega-vision' di Mondadori e c,in un angolo.-Per Massimo,che in questo blog mi aveva chiesto di verificare la presenza del suo'La ventitreesima primavera':si', il suo libro c'era, ed ho anche scoperto che lui è nato addirrittura alle Balze diVerghereto, da cui ha preso il volo per Bruxelles!-
Onore a Filippo, vero eroe.
Poi i due vicini di tavolo,al self-service sopraelevato,sopra al mondo dei libri:curiosi, vestiti in un modo indescrivibile-lei con una fascia di lana spessissima attorno ad un braccio, l'ultima moda, mi dicono,ma con una faccia da contadini delle risaie,ridenti e fuggitivi.
Poi alcuni stand meravigliosi-per esempio quello delle edizioni Iperborea,le edizioni del Nord.
Molta bella editoria del sud Italia.
Qualche esplicita forma di volontariato che si è accessoriato anche con forme editoriali.-Molta anti-mafia-
Bellissimi gli incontri, ad aver voglia di star li',peccato che siamo tutti un po' saturi di parole.-Sulla legalità,sulla scritura,sul precariato-
Torino? Un po' cupa e trascurata, per assomigliare a Parigi.
La querelle anti -Israele?
Lo stand di Israele,serio e apparentemente sguarnito,in realtà aveva alcune cose spacca-cervello,solo ad aver voglia di star li'.Ho comperato solo:Cynthia Ozick,,'Eredi di un mondo lucente',Elena Lowenthal,'Attese', e il solito Amos Oz,'Michael mio'.
Clima serio e disteso,il giorno prima avevano venduto il loro vino.Fuori, solo una signora grassa e occhialuta avvolta nelle bandiere della Palestina e dell'Italia,sotto il sole che andava e veniva.
Un incontro?
Gustavo Selva, nella prima classe del tratto Torino-Milano :preso da casi suoi, aveva dimenticato due pacchi di libri che gli ho dato,scendendo.
Sui sedili del treno,l'edizione pomeridiana del 'Sole-24 ore', recitava di questa nuova ecatombe in Cina.

martedì 6 maggio 2008

IN FIERA



Tra una cosa e l'altra, Giraldi Editore, con cui ho pubblicato il mio 'Pane a colazione', sara' presente alla Fiera del Libro di Torino.
PADIGLIONE 2,STAND H 146.
Ho in programma un giro a Torino, Domenica e Lunedi' prossimi, quindi saro' anche qui , presumibilmente al mattino di Lunedi'.
Se qualche amico o collega , anche di Rimini, fosse in Fiera, potremmo prendere insieme un caffe'.
Cerco di cacciare le malinconie e di farmi prendere da un po' di entusiasmo,chissa' se ci riusciro'.

lunedì 5 maggio 2008

VERONA


Fantasmi mi si accavallano nella mente, attorno al dolore legato a quell'assurda morte, la morte del ragazzo di Verona pestato da cinque neonazi,testerasate, balordi, ,nonsocosa.
La prima immagine mi riporta al 1976: una mia zia, di origine praghese, moriva, dopo un terribile incidente stradale. Morte cerebrale, rimase cinquantacinque giorni in coma,come un vegetale. Ero una ragazzina, e fu la prima volta che 'vidi'. Vidi cosa è l'essere umano, quando gli togli l'anima.
Ivana, cosi' si chiamava mia zia, aveva ventinove anni, la stessa età del ragazzo di Verona massacrato,altra storia, identico finale.
Altri ricordi, immagini della terra che circonda Verona.
Era il 1978(?),mi pare,ero supplente a Lazise, una località deliziosa sul lago di Garda, supplenza temporanea, tre settimane.
Nella trattoria in cui alloggiavo,a due passi dal lago, quando seppero che venivo dalla Romagna mi guardarono in cagnesco.
Romagna, comunisti, terroni,anarchici, gentaccia. Ero inattaccabile,il mio-allora-fidanzato aveva i capelli ricci e un giaccone non elegante-in una foto in Piazza Bra sembriamo due evasi-,ma era inattaccabile anche lui.
Gente perbene, anche se 'di la'-
Era ridicolo,perche' mentre facevo foto e dicevo le mie fantasie sull'aria lacustre, dolce e melensa, che contrasta l'aria salata, irrequieta della costa, le figlie del padrone della locanda che mi ospitava soppesavano stralunate le mie parole, stupite di non trovarvi alcunche' di 'pericoloso'.Attorno comparivano i primi manifesti della 'Liga veneta',cattivi, stilizzati.
Altri fantasmi, ma forse questa me la sono sognata.
La scena è il bar di una scuola, un ventisei di Aprile,forse dieci anni fa.
Una collega mi racconta che il giorno prima è stata a Predappio-chi non lo sapesse, luogo natale di Mussolini-e,cicisbeando, colloquiale, amabile, aggiunge che la mia'penna' avrebbe potuto dare il meglio, in quella situazione.
La situazione è che lei, il giorno prima, ha caricato una macchinata di studenti di un liceo classico della mia citta', in camicia nera, a commemorare un anti-venticinque aprile.
-No, grazie.-avevo detto io- in casa mia, da sempre, semmai il venticinque aprile, si va a Marzabotto-
Il caffe' mi era andato di traverso, ma del resto la realtà è quella che è. Siamo qua, stralunati, a sparar fendenti al vuoto,ci avevo fatto il callo.
Ora, mi chiedo:cosa hanno detto per anni,al giovane nazi reo confesso, i genitori, a casa, i preti, che sicuramente ha frequentato-il vescovo ha parlato di balordi che non fanno testo-, i professori, che gli hanno permesso di arrivare alla fine di un prestigioso liceo classico di una delle piu' ricche,curate, rinomate citta' d'Italia?
Cosa gli raccontavano a tavola, davanti al vino, davanti alla polenta,cosa gli dicevano degli 'altri'?
Quanto odio, quanta idiozia gli hanno insegnato. Che non me la raccontino il vescovo, il sindaco, il questore e tutto il coro che questa è un'azione di balordi.
No, questa è un'azione culturalmente colpevole, e i colpevoli ci sono.

domenica 4 maggio 2008

COSA PENSO DEI BLOG


Possono essere tutto.
Da quotidiano on-line che aggiorna ed informa, a divertente gioco da 'pen-friends'(quel gioco di comunicazione postale che coinvolgeva un tempo i bambini delle medie di tutto il globo,per cui ad un certo punto la mamma di Cologno Monzese si trovava a casa l'amichetto tahitiano del figlio,dovere di pen-friends.)
Il mondo è bello perche' è vario e il web è l'ultima rivoluzione globale.
Mi chiedo cosa è per me questa storia del blog.
Quasi nulla, in fondo. Potrei anche fare due chiacchiere con l'A. , il mio dirimpettaio che credo sia arrivato alla seconda elementare e sarebbe la stessa cosa cosa che 'postare'.Non credo neppure di avere bisogno di nuove amicizie, non ho mai sofferto di solitudine,anzi.
Se non che:
Un po' mi diverte,mi piace la 'costruzione' dei miei pensieri che prendono forma e corrono per l'etere.
Mi piace anche cercare le figure.
Ho ,da quando 'bloggo', letto cose veramente sincere ed interessanti,come tanti articoli di giornale con il 'di piu'' della riproposizione, all'indomani. Dietro ai post c'è piu' viva la persona.
E' una forma espressiva molto libera,ariosa,intrigante, e questo non è male.
Uno spiritello di inquietudine mi dice:'Come si puo' fare perche' questa tastiera sia piu' utile?Come rendere l'oggetto piu' sincero?
Una cosa negativa è che scrivo meno altre cose,da qualche mese.
Una cosa che vorrei capire è quanto 'postare' ha inciso sulla mia sintassi,perche' sicuramente ha inciso.
La cosa migliore è pensare che tutti possono leggere i tuoi post,in qualsiasi momento del giorno.E' quasi un fruscio angelicato di pensieri
La cosa peggiore è l'astoricita',la mancanza di corpo.
Ed inoltre,ma questo non vale per chi si è svezzato su carta e penna:che gioco di identità c'è dietro le azioni di :sedersi, accendere il computer, e 'dialogare' con tastiera, mouse e schermo?
Mah.

sabato 3 maggio 2008

AD UN GIOVANE INSEGNANTE


Avrei tante cose da dire, ad un giovane insegnante.
Oddio di giovanissimi non ne vedo, mi paiono tutti un po' attempatelli, cioè almeno al di la'della trentina,ma mi paiono anche cosi' disorientati, non me ne vogliano.
Tra le tante, una cosa scelta a caso, si intitolerebbe piu' o meno cosi': 'Prendiamo una voce tra quelle che negli ultimi venti anni sono state elencate nelle scuole del mondo occidentale sotto il titolo:'scrittura creativa'.
Una voce a caso, tra quelle che per esempio appartengono ad un vecchissimo progetto che presentai alla regione Emilia -Romagna, ad un ente che poi forse è risultato inutile, l'allora IRSAE.
Non so che fine abbia fatto l'Ente,so che il mio progetto rimase li',per diverse ragioni, carico di lodi.
Quella voce che dicevo era:'TRASLAZIONE DI GENERI.
Voleva dire insegnamo ai ragazzi a trasformare un testo,appartenente ad un genere, in un altro genere.
Mi ricordo che un lavoro che feci consistette nel trasformare, sotto natale, 'Canto di Natale di Dickens' in un testo dialogico,che poi si tento' di recitare.L'operazione lascio' nei ragazzi un segno indelebile,porto' un vento positivo,svanirono gli 'orrori' di sintassi,fu seguita da un laboratorio sulla scrittura poetica da cui addirittura nacque un Premio cittadino di poesia, prosa e grafica.
Uno tsunami al contrario.
Mi è capitato talvolta di incontrare Giacomo , quello che fece Scrooge(Scrooge è il vecchio avaro dickensiano che muta intendimenti,dopo alcune 'visite' ricevute) e lui è ancora Scrooge.
Allora dicevo, l'operazione di traslazione di generi.
Ma ancora piu' intrigante è l'operazione di COSTRUZIONE di una partitura dialogica, a partire dall'OSSERVAZIONE della vita . Dove stanno, nella vita, il limite ed il discrimine tra realtà prosastica e teatro?
Il limite non c'è,quando i ragazzi se ne accorgono, si accendono di piccoli bagliori di consapevolezza,anche in un'onda anomala pre campanella-finale.
Individuazione di situazione, schema-bozzetto, descrizione dei 'tipi',caratteri, movimenti, dialoghi, le parti, i protagonisti e 'le spalle',eccetera
Dalla magia della scrittura nasce la consapevolezza di se',vecchia frase che lanciata nel marasma adolescenziale suona come un grido di guerra, una sfida, una bella sfida.
Se solo ci fosse un insegnante 'giovane' che mi venisse a chiedere cosa vuol dire.

giovedì 1 maggio 2008

PRIMO MAGGIO




Da 'La chiave a stella' di Primo Levi,Einaudi editore,pag.63-64:

'....gli dovevo dare atto che lavorare stando seduti,al caldo e al livello del pavimento,è un bel vantaggio;ma che,a parte questo, e supponendo che mi fosse lecito parlare a nome degli scrittori propriamente detti,le giornate balorde capitano anche a noi.Anzi:ci capitano piu' sovente, perche'è piu' facile accertarsi se è'in bolla d'aria'una carpentiera metallica che non una pagina scritta,cosi' puo' capitare che uno scriva con entusiasmo una pagina,o anche un libro intero,e poi si accorga che non va bene,che è pasticciato,sciocco,già scritto, mancante,eccessivo, inutile;e allora si rattristi,e gli vengano delle idee sul genere di quelle che aveva lui quella sera,e cioè mediti di cambiar mestiere,aria, pelle,e magari di mettersi a fare il montatore.Ma puo' anche capitare che uno scriva delle cose,appunto, pasticciate e inutili(e questo accade sovente) e non se ne accorga o non se ne voglia accorgere,il che è ben possibile,perche' la carta è un materiale troppo tollerante.Le puoi scrivere sopra qualunque enormità, e non protesta mai:non fa come il legname delle armature nelle gallerie di miniera,che scricchiola quando è sovraccarico e sta per venire un crollo.Nel mestiere di scrivere la strumentazione e i segnali d'allarme sono rudimentali: non c'è neppure un equivalente affidabile della squadra e del filo a piombo.Ma se una pagina non va se ne accorge chi legge,quando ormai è troppo tardi, e allora si mette male:anche perche' quella pagina è opera tua e solo tua,non ha scuse ne' pretesti,ne rispondi appieno'