martedì 19 gennaio 2010

QUALE FUTURO/3


La scuola del nostro immediato futuro-gia' presente nel sangue dei suoi protagonisti, i ragazzi-dovra' tener conto della realta'.
Se vogliamo credere che tra i diritti fondamentali ci sia quello dell'educazione-inteso come possibilita' di 'leggere' se' e la realta', di 'ri-conoscere' il passato come autorevolezza primaria,di 'scrivere' il proprio futuro in liberta'- dobbiamo pensare che questo modello di scuola è finito.
Obsoleto il rapporto cattedratico, il censimento delle abilita',la mappa delle intenzioni educative primarie.
Ci si arrivera',la storia va avanti nonostante i quattro tromboni autoreferenziati cerchino di appropriarsene.
Ci sono stati una Montessori, un Collodi, un Don Milani.
Ci sara' una strada anche per questo allucinato inizio di terzo millennio.

Vedo nel meticciato una strada.
L'autorevole, robusta, lucida costruzione di una democrazia educativa meticcia puo' essere una buona base di partenza per il nostro futuro immediato.
Perche' non tutto è andato al macero, ci sono ancora trasmigrazioni di idee, pulsioni e passioni che possono ridisegnare mappe.

Vedo nell'educazione alla pace un'altra strada.
I ragazzi sono impauriti e insicuri, si sentono sull'orlo di un baratro,hanno bisogno di parole ovvie e chiare di buonsenso.
'Pace' è una di queste,naturalmente individuata in laboratori cognitivi,in riflessioni organizzate.

Vedo un'altra strada in una 'rivoluzione' linguistica coraggiosa.
Cosa ce ne facciamo del ripetiticcio rituale di vecchie regole semantiche stantie?
Si devono trovare nuovi sistemi per dare un senso ai vocaboli.
A partire da uno zero assoluto, da un silenzio virtuale e virtuoso.

Dopodiche',possiamo anche gustarci in pace un caffe'.