giovedì 20 marzo 2008

D'UN TRATTO NEL FOLTO DEL BOSCO




Mi sono messa in ciabatte, dentro un paio di ciabatte vecchie e comode, quando ho letto, in meno di un'ora, 'D'un tratto nel folto del bosco' di Amos Oz,regalo di compleanno mai fu piu' indovinato.Quando mi metto in ciabatte a leggere vuol dire che sto a casa,non c'entra il bello o il brutto,neppure il giusto o l'ingiusto,
Sono a casa, punto e basta.
Questo è un piccolo libro di un centinaio di pagine, una favola,forse a tratti neppure completamente armonica, in parte forzata,non bellissima.
Diversi fili sotterranei la sorreggono, l'intento moraleggiante non ne uccide l'inquietudine,il 'quid' che ne agita l'animo.
La storia e' quella di un villaggio in cui sono scomparsi tutti gli animali.
Spettera' a due bambini,Mati e Maya, svelare l'arcano trasgredendo le regole severe della collettività, una notte si inoltreranno ,appunto, nel folto del bosco, dove incontreranno il presunto demone Nehi,accusato di essere l'artefice del maleficio.
Nehi non è un demone, in verità,ma solo un ex-bambino infelice, isolato e deriso.
Esempio di diversità,come gia' un altro bambino presente nella storia, quel Nimi, ammalato di uno strano morbo,il nitrillo.
Storiella apparentemente banale, se non fosse percossa da un fiotto di inquietudini sotterranee,di allusioni, di detti-non -detti,di indovinelli.
Intanto, questa grande paura.Una paura totale, paralizzante,di cui chi legge si chiede ragione. Come un 'horror vacui' che paralizza, la faccia della gorgone, la cenere ,qui, ora.
pag.63,ho sottolineato una frase:.'E per un momento passo' nel cuore di entrambi il terrore di un prodigioso incantesimo,la paura di un giorno che non era giorno e di una notte che non era notte.'
Poi il tormentoso anelito ad un paradiso che puo' esistere.
pag. 113.'...anche noi potremo uscire dal folto del bosco e tornare al paese e vivere la nostra vita in casa e in cortile e nei campi e al pascolo e sulla riva del fiume, la mia sete di vendetta si secchera' e se ne andra' via da me come una muta di serpente e noi lavoreremo e ameremo e andremo a spasso e canteremo e suoneremo e giocheremo,senza predare e senza essere preda ...'
Nel mezzo,molti temi, detti e sottintesi :il destino del 'diverso', non si sa in cosa e perche';la comunione con il mondo animale,il tenero conforto che i muti amici degli umani sanno offrire,anche quando questi sono stupidi e insensati,figure stilizzate in una dolce coralità di villaggio, sapori e odori della terra.
Un affetto che circola, tra le righe,buono sulle cose,indulgente,e fa stare meglio anche se tra le righe circola l'apocalisse.