lunedì 29 settembre 2008

MISSISSIPPI BURNING


Alcuni giorni fa, di ritorno da Ferrara,dalla splendida cornice della Biblioteca Ariostea, a due passi dall'antico ghetto ebraico, un luogo carico di retrogusti elitari, umanistici, leggermente esclusivi, con accenti linguistici veneziani piu' che emiliani,mi sono trovata, per il ritorno a casa, sul regionale di Trenitalia delle venti e trentotto da Bologna.
Viaggiavo in seconda, pur con il biglietto di prima, per non imbarazzare i ragazzi che mi accompagnavano e ad un certo punto, cercando la 'toilette', ho fatto il giro di mezzo treno.
Le mie credenze terzomondiste incrollabili, la mia fede incondizionata nel meticciato hanno un attimo vacillato.Mi sono trovata davanti, appoggiato alla porta della toilette mezzo scassata, un satanasso di due metri, di colore, faccia butterata, cewing-gum ostentato.
Oddio, non che la mia, di faccia, fosse meglio, a pensarci bene qualche imperfezione della pelle ce l'ho pure io,chissa' come lui ha visto me,in quel momento. Magari era un dolcissimo signore solo un po' stanco che aveva la disgrazia di parere un bounty-killer.
Attorno, seduti, altri ragazzi di colore,non so dire come se la passassero. L'aria pero'era irrespirabile,si stava proprio male.
Nel melting pot delle venti e trentotto, c'erano ovviamente anche tutti gli altri.
Un signore elegante, brizzolato, si è messo a sbraitare con la capotreno incolpandola di non conoscere il latino.
Una giovane donna in mohair e personal portatile ha continuato a lavorare chiusa nella sua nuvola ,facendo di tanto in tanto strani sorrisetti.
Non mi pareva ci fossero delinquenti veri,anche perche' da vicino non ne ho mai visto uno, sono sincera.
Chi la fa sempre franca, i signori del vapore no, non viaggiano sul regionale delle venti e trentotto.Lavorano pulito,chiedono sicurezza. Nessuno chiede loro ne' biglietto ne' documenti.

sabato 27 settembre 2008

LA ROBA







Vedo una gru alta nel cielo-non un volatile,ma un mezzo meccanico atto all'edificazione di immobili-, e davanti c'è un cartello:'GECOS'; passeggio a due pasi dal mare e tra le costruzioni cresciute nei pochissimi spazi rimasti,vedo un cartello:'GECOS'.
So che la GECOS è ovunque, dovunque ci sia un mattone, un etto di cemento da stendere.
Dovunque passi, a Rimini, è presente la GECOS.
Chi sono le sue persone reali ?
Magari si scopre che mangiano, dormono, si puliscono i denti,insomma,non sono sintetici,sono persone in carne ed ossa.
Se solo ne incontrassi una ,di queste misteriose, onnipresenti,particelle di questo tutto inorganico, crescente,mutante,invadente.
Gli offrirei un caffe'.





venerdì 26 settembre 2008

LETTURE




'Il ragazzo giusto' di Vikram Seth mi va da un comodino all'altro, non riesco a finirlo.E' un gran bel libro, uno di quei libri che ti accompagnano, che ti mancano quando lo finisci,ma sono arrivata a pagina cinquecento e le pagine sono milleseicento in tutto.
E' chiaro che sono nevrotica,non riesco a seguire quel ritmo narrativo lento, ampio, perditempo,qualcuno ha detto che per gustarlo si deve immaginare di essere sul Gange, evidentemente non mi riesce,è un problema mio.
La scrittura è occidentale,deliziosa,il grande affresco storico a pagina cinquecento comincia a comparire sotto la ragnatela dei pomeriggi pieni di giochi , degli sguardi e delle infatuazioni ,del tempo suadente e morbido di questo ricco manipolo di altoborghesi indiani degli anni cinquanta .
Si immagina un'India aperta al futuro e diversa ,quanto tempo mi ci vorrà per finirlo non lo so.
E dire che mi sono digerita mattoni e mattoni, anni addietro.Forse è la frequentazione del web, che mi ha tolto un po' di empatia con la pagina cartacea.
Forse è solo il mio tempo che che ha qualche distonia.
Vikram Seth,nato a Calcutta nel 1952.
Altra cosa è la voce di Cinthia Ozick, che va giu' come una bibita al mirtillo d'estate.
Si impone,urge, avanza, dirompe, riinterpreta le parti , le attacca,le risistema ,forse non scrive neppure benissimo.
Di certo 'Eredi di un mondo lucente ' non ha subito imbellettature di editors.
E' natura ,passione del vedere-sentire.
La storia è semplicissima:la storia di una diciottenne che si trova a fare da 'tata', infermiera, segretaria, tuttofare in una curiosa famiglia di profughi,incredibili 'outsider',imballati tutti insieme in un difficile rapporto con una realta' durissima, esuli per vocazione,perdenti per destino,ancorche' coltissimi,dei veri 'cervelli':corre l'anno 1935, e la famiglia viene da Berlino a New-York.
E' una lettura travolgente.
Si resta imbrigliati nella sequela delle parole che si attorcigliano attorno alla 'fabula',di volta in volta animate da vita propria, giocose o dolenti,sempre vitalissime.
Apro a caso, a pag.247:'...il viso di Annelise si scioglieva,come succede ai miopi,in una sbavatura di acquerelli...'
Cynthia Ozich nata da genitori ebrei-russi a New-York nel 1928.

giovedì 25 settembre 2008

NO, CHE NON M'ANNOIO




Un'amica di vecchissima data,insegnante alle medie inferiori, mi racconto' una volta di una ragazzina gravemente disabile,in carrozzella, con tutti i problemi connessi, inserita in una sua classe.
Come fossero venuti, in classe, gli amici e l'insegnante di sostegno a canticchiarle 'No, che' non m'annoio', il ritornello di Jovanotti, non è chiaro a nessuno.
Di fatto, la ragazzina sbuffava spesso :forse per quello ,per ridicolizzare quella che lei contrabbandava per noia, avevano cominciato a canticchiarle la strofetta.
Di li' ad innamorarsi pazzamente di Jovanotti, per la ragazzina il passo fu facile.
Un vero amore,di quelli che da adolescenti nascono sulla pelle come i brufoli.
Nel frattempo, in sede di programmazione delle uscite'didattiche', usci' fuori la gita a Venezia.
Insomma,alla fine le gite furono due:a Venezia, e al concerto di Jovanotti.
Con i bambini che si erano accollati la compagnia e la responsabilità dell'amica in carrozzella.
Tutti compresi, come tante api operaie intorno all'ape regina.
Ma come frenare l'impeto romantico, il desiderio dell'amore dell'amica piu' sfortunata ?
'No,che' non m'annoio, no, che' non m'annoio'
Aveva cantato la ragazzina in carrozzella, su e giu' per calli e campielli, e poi al concerto, in mezzo alla folla dei rapper di casa nostra.
Con gli occhi lucidi e la felicità nel cuore.



martedì 23 settembre 2008

MIRACOLO ADRIATICO




Le mie vecchie nozioni di liceo scientifico non sono sufficienti.
Neppure quel po' di imparaticcio pseudo-scientifico che il cittadino comune assorbe nella sua frequentazione quotidiana di zapping, edicole, sale d'aspetto dei dentisti e simili.
Ci vorrebbe un filo diretto con il Centro di Biologia marina di Trieste, ma vattelapesca.
Non c'è che da ricorrere al solito anzianissimo signore che scruta l'orizzonte marino per istinto, per saggezza,per consuetudine,per spiegare questo splendido mistero della natura.
Il mare Adriatico non è ancora morto.
-I pescherecci sono aumentati tantissimo,di numero, negli ultimi dieci anni-dice l'anziano signore
-Ma pescano?
-Si,non vede? Sono carichi.
-Insomma, l'Adriatico vive
-Vive, vive.....
Si, vive, eccome.
Rientrano in porto i pescherecci dei lampedusiani ,carichi di pesce.
Eppure le cronache saccenti del nord recitano la morte dell'Adriatico, stagno chiuso, catino di scarichi padani,acqua putrida.Si sussurra che esista gia' un progetto per la sua cementificazione globale,e farla finita,una volta per tutte.
Lui, pero',non pare morto,ancora,anche se non ci sono nozioni scientifiche per sostenerne la vitalita' a tutti i costi.
Nel millenovecentoottantanove, quando scoppio' il 'caso'mucillagini, e mezzo mondo si interrogo' sul problema dell'eutrofizzazione, forse l'unico che ci azzecco' fu Andreotti,mesfistofelico.
Disse:-Tranquilli tutti, è un fatto naturale, il mare si rigenera da se'
Ma che avesse avuto davvero ragione?
Non c'è limite al dubbio italico, e il bizantineggiare del pensiero è di casa, qua,cosi' come l'approssimazione barricadera.
Ma lui, l'Adriatico, è vivo davvero.
Nonostante ci continuino a provare pressoche' tutti, a farlo fuori.

lunedì 22 settembre 2008

POVERI MILIARDARI


Qualcuno mi inviti ad un matrimonio miliardario, finalmente.
Di quelli che non avevo mai sospettato,agli infarinati del sessantotto parevano piu' pittoreschi gli amori dei poveri.
Invece eccoli qua. E nessuno, freudiano dell'ultima ora ,si azzardi a convincermi che il denaro è l'equivalente simbolico della m.(....)
Scuola vecchia, vecchi pensieri,romanticherie .
Il dato odierno, oggettivo, è che il denaro è reale,sempre di piu',eccome.
Reale come si puo',nella sua sostanza, reale per chi lo possiede, soprattutto. Crea caste, alleanze, relazioni, amori, disegni di vita e di potere,organizza il povero mondo.
Ben consapevole di questo la folta folla-non erano mica due sciacquette,era proprio una italica massa- che a Milano è andata in delirio per Paris Hilton andava al cuore pulsante del problema.
Il denaro, bello, sonante, virtuale e ipotetico, rischioso e rassicurante,culla d'infanzia e ponte per il futuro.
Lei, poverina, la Paris, non so se ne è accorta di tutto quel trambusto.
Non facciamo i cattivi, ma in fondo c'è miliardario e miliardario, lei non è di quelli con la stoffa,anche se con tutti quei titoli azionari anche una scopa sembrerebbe una regina.
Del resto le regine vere, quelle del Nordeuropa ,non hanno questo seguito, vanno a far la spesa come le casalinghe di quartiere, usano la bicicletta e sposano il postino.
Il fatto è che nei soldoni c'è sempre qualcosa di fatale.
Se i Paperoni ce l' hanno, dio glielo ha dato e dio glielo lascia.
Ma fin qui tutto normale, cosi' va il mondo da sempre,quello che non è naturale sono tutte le balle che ci siamo raccontati negli ultimi quarant'anni.
E' sempre meglio partire da affermazioni di verità,invece siamo partiti da bugie.
Che era possibile una rete di relazioni 'risanata' dal leviatano del denaro;che era possibile una naturalezza dei rapporti in barba a quei due quattrini che ci porteremo nella tomba.
Invece no. Chi ne ha tantissimo, se lo tiene stretto anche se dice agli amici al bar di essere dei loro, costruisce il suo destino a partire da quello e in quello morirà. Non ho ancora visto un miliardario che in casa sia onesto nel sentire,in genere fa il maggiordomo del suo conto in banca.
Vive, ama, odia, muore per quello.
Chi ne ha pochino se la cava meglio,sbraita nei punti giusti, si arrabatta e trova colpevoli piu' facili. C'è sempre chi ruba.C'è sempre qualcuno che ti assedia. Ainoi,lavita!!!!!!!!
Un sospetto:quante fans di Paris Hilton si nascondono tra queste brave signore che al mattino portano i bambini a scuola con il famoso 'gippone'?
Non ditemelo.
-Luigi, secondo te è meglio la miseria o la polmonite?
Chiedeva il buon Giacomo all'amico Luigi
-Questo è un problema-rispondeva lui
-Io dico la miseria-tagliava corto Giacomo
- Io dico la polmonite- ribatteva salomonico Luigi.


Dunque, che sia meglio la polmonite, o la miseria?

venerdì 19 settembre 2008

LA VIE EN ROSE




Riesumo da un cassetto la voce struggente di Edit Piaf, mia prediletta.
Sono qua nella provincia del mondo,nel grigio-cemento della costa adriatica del dopo-estate 2008.
Dopo le notti colorate, dopo le feste borghigiane, rimangono le enormi gru metalliche,contro il mare domestico.
Grigio cemento, grigio settembre,grigio pioggia,ma la'vie en rose'', anche qua,nell'immagine romantica, ormai, di una 'rive-gauche' reperto da museo, vecchia Europa per vecchie signore.
Meraviglia di un tavolino, sulla rive-gauche, poterci essere.
Luogo della mente,non piu' reale.
Canto di amori e di morti,mentre la città compie i suoi riti.
Ci sono immagini della memoria che stanno contro il tempo,hanno una loro autonomia.
Reperti da museo,pezzi da vetrina ,buone cose di pessimo gusto.


Mi chiedo dove stia ,attualmente, l'energia vitale, il motore del futuro.
Mi viene in mente un piccolo elenco:
in prima linea i marginali.
Per esempio, quelli che a scuola hanno qualche 'disturbo'.
Io so per certo che le potenzialità cognitive dei ' diversamente abili' sono bombe inesplose.
Del resto, un grande ' diversamente abile', Stephen Hawikngs ,è l'Einstein dei nostri tempi.
Poi il nuovo meticciato acculturato e dignitoso,un dato di natura, va da se' che le confusioni organiche generano forza.
E per terzo, i bambini.
Quanti ne ho visti nascere, negli ultimi mesi.
Attorno avevo il coro, la lunga litania dei malati di cancro, quasi una epidemia dolosa-nel senso di colpevole- e accanto un fiorire di nascite.
Fidarsi dei giovani genitori?
Ma va,neanche per sogno.
Pero' tra quegli occhioni sgranati,meravigliosamente aperti al mondo e ai tempi, ci sono le carte dei primi cinquant'anni del primo secolo del terzo millennio.


Si', la vie en rose'.

mercoledì 17 settembre 2008

CI VUOLE UN FISICO BESTIALE


Sarah Palin è spuntata dalla notte americana come una figurina dei cartoon, in piena crisi dei mutui e dei valori della democrazia 'esportata' a prezzi troppo alti per i cugini a stelle e strisce.
Quello che di lei emerge,oltre al suo culto per le armi e alle sue -pruderie' misticheggianti in fatto di morale-degli altri- è la fisicità a tutto tondo, inossidabile, vincente.
Una vera 'nonna del corsaro nero' di questi tempi che di nero ne hanno gia' tanto.
Evocatrice di una socialità elementare e stereotipata, fatta di qualche slogan rassicurante .
Dio è con lei ,per forza di cose.
Del resto questo povero dio ognuno se lo accaparra, per ragioni che poco hanno a che vedere con quelle due o tre idee che si vorrebbero di un dio che,lassu' , alto nei cieli, ci fosse Padre.
Dio va in guerra, impone regole rigide, consuma intrallazzi politici e pontifica di bene e di male,con invincibile sicumera sulle teste dei poveri casi degli uomini.
Dicevo di lei, di Sarah.
Si',lei il fisico ce l'ha,e gia' da tempo era in noi il sospetto che per far fortuna al mondo fosse quello il carattere necessario dei nostri tempi.
Un fisico che non traballa, che se emozioni possiede, le nasconde sotto il rossetto sempre fresco,che colpisce con mano ferrea al centro del bersaglio.
Forse, dietro le spalle, ha un buon coach, visto che i cugini d'oltreoceano viaggiano sul successo solo se in compagnia di questi angeli custodi.
Cosi', come gli scrittori di successo hanno dietro equipe di editor, il politico/a di successo ha un 'personal trainer' che la inzecca giusta.
Fai cosi',fai cosa'.
Il gioco e' fatto, basta bucare lo schermo nelle fasce-orario giuste e dio, sicuramente, fara' il resto.
Vista di lontano, anche questa è la marea del progresso.
Lontano dai detriti che la stessa marea lascia sulla riva.


*La 'nonna del corsaro nero' è un personaggio della Tivu' dei ragazzi degli anni sessanta,vecchietta combattiva ed invincibile

lunedì 15 settembre 2008

ZIO GIORGIO


Lo zio Giorgio è stato l'anticlericale piu' acceso conosciuto in tutta la mia vita.
Zio materno, Novara di cognome,intelligenza irrequieta e incredibilmente precisa, di mestiere macchinista delle Ferrovie,con la passione del calcolo matematico, dell'elettronica e del rischio razionale.
Nei primi anni cinquanta si era scontrato con una forma nostrana di maccartismo,lui ragazzetto,diplomato in una scuola tecnica, disoccupato,frequentava per far notte un bar 'comunista'.
Cosi', ogni volta che si presentava per essere assunto gli rispondevano:'Che vada in Venezuela, con i suoi compari'.
Pare che i piccoli capetti locali andassero a chiedere informazioni al prete, per assumere i ragazzi.
E lui mise tutto sul conto dei preti.
Ma forse aveva conosciuto qualcosa di inquietante, da bambino, non lo disse mai, era troppo scanzonato,un piccolo anarchico ribelle,lucidissimo ma positivo, non parlava di porcherie con noi.
Negli anni sessanta-abitava con noi insieme ai nonni materni, secondo antiche consuetudini di famiglie allargate per obbligo, da economie traballanti-aveva attrezzato la nostra casa di uno specialissimo sistema di radiodiffusione.
Lui si era ridiplomato con Radiolelettra di Torino per via postale, ma non scherzava mica.
Era bravissimo con fili, elettricita', magie che anticipavano di mezzo secolo il moderno web.
A quei tempi aveva una fidanzata di Parigi,con bellissimi occhi blu, e ogni volta che la andava a trovare tornava con aneddoti e foulard di seta con disegni della Tour Eiffel.
Di quella volta, che lo scambiarono per un algerino:lui, piccolo di statura e scuro di pelle, che guaio, nella Francia post -coloniale degli anni sessanta.
Ricordo una notte di un Venerdi' santo, forse era il 1959.
Le campane della parrocchia suonavano rituali il lutto pasquale e a casa mia andava per ogni stanza la musica della 'Tosca' di Puccini.
Quando Tosca uccideva Scarpia, Scarpia il potere pontificio, l'arroganza, la trama recondita e cattiva , si fermava tutto.
Quello che bolliva sul gas domestico per il pranzo di Pasqua, il respiro,il tempo,i piccoli rimbrotti familiari, il pensiero dei debiti,la malattia del vicino di casa, l'ultima immagine del mondo,il freddo delle stanze ancora senza riscaldamento.
'Bacherozzi neri' :cosi' lo zio Giorgio chiamava i preti e la nonna materna non voleva sentire,lei si proclamava ligia alle litanie di tutti i santi.
Ad ogni santo un compito, come in un quadro di primavera.
Lo zio Giorgio no, era tenace in questo argomento, lui di solito molto dolce, lui che amava i fiori e ci faceva ridere, con i soprannomi che ci affibbiava.
Nel soprannome ci stava l'intuizione di ognuno di noi,l'accettazione di come eravamo, senza riserve,noi sapevamo che su di lui avremmo sempre potuto contare.
Di Scarpia, quella sera di Venerdi', forse gli importava l'esatta diffusione dei fili, tutti intorno alla casa.
Ma-'Muori Scarpia!- della bella Tosca di sicuro un moto di cuore glielo aveva levato.
Tosca, la bella Tosca.


domenica 14 settembre 2008

IL PANE DI ABDUL




Chi difende ad oltranza la vita di poveri esseri legati a nutrizioni artificiali, legati a macchine e segno della crudelta' di noi a noi stessi, dovrebbe rispondere con altrettanta passione civile all'aggressione razzista per cui un giovane uomo di colore è stato massacrato stamattina a Milano, in pieno centro,al grido di ' sporco nero', accusato di aver tentato di sottrarre pane o forse biscotti da un furgone e colpito alla testa con spranghe.
Chi cerca un suo ordine o un suo dio ,qualunque legittimità di potere abbia e non vede il corpo di un ragazzo ucciso cosi' nel centro di Milano è un disturbato, gli possiamo concedere qualche colloquio con uno psicologo dell'ASL, ma finisce li'.
Quando poi all'aggressione mortale vengono aggiunte frasi di odio razziale, ogni commento è superfluo.
E se ne faranno di commenti,se ne cercheranno di mediazioni mentali.
Ma a questo punto non importa neppure sapere l'esatta dinamica,alla storia è stata consegnata questa immagine.
Abdul, diciannove anni, cittadino italiano di colore,massacrato con spranghe vicino
ad un furgone di pane nel centro di Milano con grida di odio razziale.
Anno 2008,Milano, Italia.


giovedì 11 settembre 2008

NOI SIAM COME LE LUCCIOLE


Noi siam come le lucciole, viviamo nelle tenebre....
Cerco di parlare di scuola, non di case chiuse,perche' della prima so qualcosa, delle seconde nulla,solo letteratura.
Oddio, una casa chiusa è anche un po' la Scuola,messe cosi' le cose.
Scusate, ma ne ho viste e sentite troppe ,credevo che in cinquant'anni si sarebbero fatti dei progressi,
Vorrei dire una cosa intelligente,non mi riesce.
Forse una si'.
Assenza di memoria,ecco.
Prendiamo l'istruzione primaria,che accanto a quella materna-infantile faceva di diverse zone d'Italia gemme preziose, punto di riferimento per l'Europa.
Cito sempre, a proposito,gli splendidi asili emiliani ,meta di ' pellegrinaggi' di equipe psico-pedagogiche del nordeuropa.
Prendiamo i 'quaderni' che circolavano sull'informazione nei licei della nostra giovinezza.
E i progetti di amicizie e solidarieta' tra colleghi che facevano nascere avventure educative fino a tutti gli anni novanta.
Prendiamo anche i solitari, silenziosi professionisti,carichi di competenze e di conoscenze che sono passati,hanno dato il meglio di se' e adesso fanno i pensionati .
Abitanti della provincia del mondo,studiosi e seri.
Formatori veri.
Mia figlia fa ancora gli auguri di compleanno alla sua insegnante di lettere delle Medie.
E gli insegnanti- autori-ricordo una Fiera del Libro per ragazzi di Bologna,metà anni ottanta, che mi accolse un racconto sull'infanzia/adolescenza,'Il cortile del susino'.
Dei Ministri pasticcioni si possono fare polpette, se si ha l'aria per respirare.
Poi,hanno cominciato invece ,costoro, i Ministri, a troneggiare.
L'ovvieta' a campeggiare.
L'aria bassa a farsi caligine.
Passerelle si', passerelle no, obbligo un po', soldi zero, tagli, tagli, tagli,soldi sprecati in buchi neri-v.il buco nero del disagio,su cui hanno mangiato eserciti di maneggioni,poveretti, tutti teniamo famiglia-
Ognuno che arriva la spara piu' grossa .
Diffidare di chi dice:'Io vi prometto!!!! Io cambiero' tutto!!!-
Diffidare.
Il problema è andare a salvare dalla discarica la memoria ,il costruito, il buon manufatto,quello che dal basso,dalla vita si è buttato li',nei corridoi,tra le pareti scalcinate,sugli autobus traballanti,nelle simpatie e diffidenze reciproche,nella fatica dell'impegno non svenduto..
Ce n 'è stato tanto.
La storia non si butta via,altrimenti, come le lucciole, ci mettono sotto al bicchiere di vetro per farci cuocere nell'estenuazione..

mercoledì 10 settembre 2008

VENDITORI DI AQUILONI


Non voglio entrare nelle polemiche basso-adriatiche su legalità-ed-immigrati-clandestini.
Cioè, non mi fido molto di chi qui conduce i giochi di dette polemiche.
Dico solo quello che ho visto oggi.
Oggi, 10 Settembre 2008, Rimini, piazzale Fellini.
Zona mare,fronte Grand Hotel.
Ore 13,10.
Tre camionette della Polizia di Stato, attrezzatissime, cariche di poliziotti,con lampeggianti e tutto l'occorrente del caso avevano fermato due pakistani ,venditori abusivi di aquiloni.Il giovane poliziotto volonteroso,ben piazzato, robusto, ingiungeva in malo modo al piu' giovane dei due fermati -minuti, occhi grandi,ossa sottili-di mettere le mani sul cofano dell'autocivetta, dove era anche appoggiato-mi pareva-un computer portatile.
Forse ho visto solo quello che volevo vedere,non sono una testimone attendibile.
Una ragazza che passava in bicicletta ha aggiunto, di straforo, che c'era stato un gran inseguimento a piedi.
Spiegamento di forze che i papponi locali,noti e meno noti,vecchi abitudinari di quel luogo,con contorno di nuovi acquisti, anche oggi avranno lasciato scemare per poter tranquillamente condurre i loro traffici .

Roba vecchia.

Ma dove ci si puo' nascondere,per sfuggire alla vergogna?

sabato 6 settembre 2008

LA FAVOLA DEI MESTIERI




Mio suocero Giuseppe, scarpe grosse e cervello fino, amava raccontare aneddoti.
Sagace, con quella furbizia contadina condita di arguzia, poggiata su una sapienza antica,fatta di millenni di esperienza e di osservazione attenta delle cose del mondo,equilibrata da un pizzico di fatalismo,non perdeva occasione per infilare storielle nelle pause arruffate delle nostre giornate.
Per esempio, la favola dei mestieri.
E di come sia difficile imparare ad arte qualsiasi mestiere,dal calzolaio al ferroviere, dall'insegnante al postino,per le persone che hanno coscienza.
Non spiegava cosa fosse questa coscienza, ma ognuno di noi immaginava a suo piacimento un punteruolo nei sogni, un grillo parlante accanto al tavolo di colazione, un pizzichino di aspro nel digestivo della domenica.
Cosi',dopo l'elenco lungo dei mestieri, arrivava all'unico mestiere difficilissimo, quasi impossibile da imparare.
Quale?
Ma solo uno:il mestiere del vecchio.

Lo ricordo mentro confesso che ho paura di invecchiare.
L'occasione ultima per dire questo mi è data da una situazione, la situazione di un personaggio , onesto e abile nel mestiere di docente universitario-cosa rara,ma ce ne sono-che ha accennato con sincerità alla sua vecchiaia. Questa ed altre occasioni.
Si', lo confesso, la vecchiaia mi fa paura.
Non ho buoni strumenti per vincere sul tempo che passa, gioco alla ragazzina,vado ancora veloce,ma in fondo posso farlo, sto bene.
Quando vedo qualche ruga nuova o qualche segnale ci rido su.
Tutte balle.
La verità è che ho un po' paura,mi trovo a traballare su un tempo incerto, su una socialità stralunata,garanzie di saggezza poche,armi spuntate tante,molta fiducia nella mia salute e poca nella mia capacità di adattamento.
Cosa ci posso fare?
Niente.
- Vai ad una fiera,quando hai paura di qualcosa-diceva un amico- e guardati attorno: sono tutti uguali a te.

giovedì 4 settembre 2008

MIA MADRE LIDIA


Non so perche' proprio in un momento esatto, senza necessità di ricorrenze, si senta il bisogno di dire della propria madre.
Lidia, mia madre Lidia.
Ho sotto gli occhi un vecchio foglio incorniciato :
'Istituto magistrale-Pescara.
Si certifica che Novara Lidia di Vittorio ha conseguito in questo istituto nella sessione estiva dell'anno scolastico 1938-39 l'ammissione alla terza classe......
il presente certificato si rilascia a richiesta dell'interessato per uso concorso a borsa di studio...'
La mamma era in Abruzzo, dove il nonno,ferroviere, era stato spedito, per odor di non adesione al regime.
Anno 1938-39.
Tra le sue letture di giovinezza,aveva amato 'Martin Eden' di Jack London.
Poi un altro foglio incorniciato, una lunga dedica che le colleghe le fecero, quando si pensiono' dall'allora SIP,dopo trentacinque anni di lavoro, nei primi anni ottanta.
E poi una bellissima foto di lei e del babbo, giovani in viaggio di nozze a Firenze, eleganti nei cappotti cammello, sorridenti come due attori del cinema,anno 1951.
La mamma era di pelle delicata,chiara.
Era razionale e lucidissima, delicata nel sentire.Forse, al fondo di se', leggermente rancorosa.
Giovane sposa, si era sentita inadatta ai ghetti delle donne romagnole coriacee e tuttofare. Aveva sempre coltivato una delicata nostalgia ,un'irrequietezza che talvolta mi aveva dato un senso di non appartenenza.
Poi, risultava apollinea, soprattutto quando era in viaggio, a qualche gita aziendale, in situazioni disagiate, era sempre accomodante.
Con il babbo spesso era in lieve attrito, per diversita' di gusti,perche' lui era piu' approssimato e fantasioso. In alcuni momenti erano molto uniti.
Si incantava per i riccioli che l'acqua disegna sulla battigia,per alcuni paesaggi, per la vita in genere, ,aveva entusiasmi veloci fermati da lampi di ragione eccessiva.
Aveva il mito del puerperio.
Diceva che la partoriente è sacra,che di sacro al mondo c'è poco d'altro.
Aveva un'intuizione per la danza classica,individuava le abilità dei giovani ballerini e noi ridevamo per questo, per la sua complessione robusta.
Era abilissima con alcuni cibi,ma poi scherzava, dissacrante, sui pranzi di rito.
Irripetibili le sue marmellate,i ravioli all'ortica, un''erbazzone'reggiano-era nata a Reggio Emilia- la torta di mele.
Non la ricordo religiosa,-mai vista in chiese e devozioni varie-ma talvolta,negli ultimi anni, ascoltava di soppiatto una qualche radio, forse evangelica, non ho mai capito bene.
Non ho fatto in tempo ad avere con lei quei bei conflitti madre-figlia che fanno crescere,anche se avevo gia' quarant'anni, quando se ne è fuggita cosi',nel nulla, una notte di fine maggio.
Forse è per quello che a volte sono anch'io un po' smarrita.

martedì 2 settembre 2008

'A LIVELLA


Quel giovane poliziotto sardo, serio, compunto, con gli occhiali un po' spessi, pedissequo come un primo della classe in un istituo per ragionieri comparso in una di quelle trasmissioni in tarda serata sulle estati degli italiani è degno di menzione nel web.
Serio, tenace, semplice,non faceva altro che il suo dovere di stipendiato statale.
Fermava i vip che a bordo delle fuoriserie extralusso se ne tornavano all'alba, sulle strade della Costa smeralda, dopo aver passato la notte nei loro club priveè.
Dove i vini, 'a la carte', sono sempre scelti dagli ottocento euro in su, fino al tetto dei trentacinqemila euro per una bottiglia di champagne.
Dissipata con garbo sulla pelle delle favorite di turno.
Perche'-aveva spiegato con naturalezza il barman intervistato-, quello che fa salire l'adrenalina qui non è il gusto, ma il prezzo.
Piu' esibisci il tuo denaro e piu' sei 'in'.
Conferma degli astanti,nello scintillio dei calici infuocati e dei fondoschiena lucidi.
Rombo di lamiere fluorescenti,cariche di accessori miliardari.
Poi, quella paletta del piccolo poliziotto in servizio,magari l'unica vera emozione di tanta notte.
Si', la democrazia non è un'opinione, la rivoluzione francese c'è stata ,con il suo carico di tragedie e dolori, e cosi' pure gli altri duecento anni di storia.-
Intanto, di straforo, ma di quei trentacinquemila euro a bottiglia giusto per scacciare la noia si è saputo, in una trasmissione cosi' cosi', ma è stato detto.
Magari non saranno le brioches di Maria Antonietta, ma un po' tassabili saranno,no?
Poi quelle parole di pietra,grigette,dopo tante scintille,ma inalienabili,senza un'intenzione apparente:
-Si fermi, per favore,la legge dello Stato prevede che , prima della prova dell'etilometro, lei possa chiamare un suo avvocato che le reciti i diritti-
Censura delle reazioni del vip.
No, non è piu' tempo del papa re.
La legge è uguale per tutti.