lunedì 25 agosto 2008

SE PARLIAMO DI CARTA IGIENICA


Allora,pare che la carta igienica nelle scuole del Suditalia sia scarsa.Forse le strutture in generale lo sono.
Del resto,facendo un po' di outing, devo confessare che ho lavorato quasi quindici anni in una scuola di Rimini, la capitale del turismo europeo, dove i finestroni erano oscurati da orribili tapparelle fisse, inchiodate alle pareti esterne con viti che il vento di mare gelido e sibilante aveva ridotto a grumi di ruggine.
Oltre ad impedire un uso corretto della luce naturale e stancare i nostri occhi di intellettuali da strapazzo, le dette tapparelle rischiavano di cadere sulle teste degli ignari appartenenti alla collettività.
Sono ancora li', mi risulta.
Mentre sono comparsi, in loco,sul territorio circostante, i primi casi denunciati di richiesta di pizzo.
Figurarsi andando in giu' lungo lo stivale, cosa si vedra' di questo genere di cose.
Ma i docenti meridionali cosa c'entrano?
Perche' devono fare questi corsi, annunciati, disdetti, contraddetti, risicati a mezze labbra?
Mi risulta che la migliore storiografia meridionalista abbia fatto le teste di intere generazioni passate sui banchi,per dire una cosa razzista a caso.
I colleghi meridionali,poi , mi hanno fatto sempre sentire una orfanella, tipo Giulietta degli spiriti che vaga.Loro, pignoli, precisi, preparati, etici,sempre secchioni,magari eccessivamente analitici.
Lo spirito che va all'appoggio', al parassitismo è cosa nota di tutto il pubblico impiego meridionale e non solo,ha radici storiche ed è quasi un mito nazionalpopolare.
Ma nel sangue del nosto meridione, tra i banchi di scuola, si è fatta la nostra linfa migliore,se proprio vogliamo essere razzisti.
Meglio se una Ministro di formazione forense si fosse fatta venire qualche bella idee per incoraggiare quelli rimasti a combattere sul campo , proteggerli,favorirli, attrezzarli di strumenti per la diffusione della legalità.
Perche' ormai,il Madeinitaly è un po' troppo in odor di Cosa Nostra,al Sud come al Nord.
Lo dice una che ormai non sa piu' dove girarsi.
Cercasi identita' regionale, disperatamente.
Magari al suono lamentoso di una fisarmonica,un po' etnica,ma che non mi canti il 'liscio' romagnolo, che in questo momento non mi va.