venerdì 10 luglio 2009

CHE SENSAZIONE DI LEGGERA FOLLIA




Che sensazione di leggera follia questo G8 dell'Aquila.
Punto primo, mi ricordavo dell'Aquila pre-terremoto come di una cittadona arroccata e composta,attorno alla famosa fontana dalle dodici cannelle,vagamente periferica e dignitosa.
Sbrancata dalla tragedia e dal dolore del terremoto, proiettata cosi' violentemente sulle prime pagine della cronaca mondiale, costretta a far da scenario al glamour internazionale,mi pare una signora stuprata e indotta a prostituirsi per sopravvivere.
Del dolore, della ricostruzione, delle ferite da rimarginare ho un'altra idea.
Basata sulla discrezione e sulla serieta', magari sul ripensamento di sistemi tecnici,non sulla propaganda.
Punto secondo,capisco che la diplomazia abbia una sua sintassi,cosi' come i salotti mondani,i 'club privèè' , ogni circolo chiuso in un suo sistema.
Ma quell'estremista di Manzoni aveva gia' detto che lor signori si inchinarono, si 'giuntarono', si salameccarono e la carestia infieri' e la peste pure.
Eravamo nell'Italia del seicento,ma questo rimane il destino di ogni presenzialismo autoreferenziato.
Ora,è facile sciorinare belle intenzioni sul red carpet della vetrina internazionale.
Ma la realtà nel frattempo va avanti con lunghi elenchi di dati.
Se ne rendono conto anche i vecchi mitomani,gli antichi giustizialisti che portano il cane a passeggiare e si aggruppano nel parco per cambiare il mondo tutte le sere.
Lo rivoltano come un calzino vecchio, lo sistemano,lo ricuciono a meraviglia prima di cena,per farsi venire l'appetito per poi ritrovarselo al mattino dopo dove l'avevano lasciato.