lunedì 4 febbraio 2008

LIBRI CHE CONTANO


Ho letto 'Una storia d'amore e di tenebra' di Amos Oz(qui di fianco nella foto) tre anni fa,forse quattro. Mi ha accompagnata giorno dopo giorno in un periodo in cui avevo qualche screzio-per essere garbata- sul lavoro.
Fattostà che me lo aveva consigliato un collega, un caro amico, che 'teneva' la biblioteca dell'istituto dove ero. E' stata una compagnia indimenticabile. Al punto che ,dopo, non sono riuscita a tenere l'unica copia di cui dispongo a casa mia per piu' di un mese, ho continuato a prestarlo in giro, a vicini di casa e parenti. Non voglio riassumere qui quello che per me è l'ultimo
capolavoro del Novecento che ho letto,un'opera che Calvino definirebbe' totale'.
L'interessante di quella lettura è che mi ha fatto compagnia, me la sono ritrovata 'accanto',tornavo a casa e 'quel' libro mi aspettava, in un punto qualunque delle mie giornate. Ci sono dei passi, in quel libro, in cui mi sono sentita in pantofole.A casa. Forse, piu' che in altri, nella descrizione degli affetti,nella passione dell'ordinario, nel rispetto per i granelli del tempo, che ,anche se animato dalla semplicità delle cose, diviene in ogni attimo epico.
Nell'irriducibile, prorompente anelito di liberta', nella sensazione di un cammino,di un movimento , di un andare contro la staticità dell'ideologia mortifera .
Nella dolcezza di quelle zie e di quegli zii che sono nel cuore della Storia
In quelle case tutte tappezzate di libri preziosi,anche quando sono una camera e cucina.
Nel coraggio e nel senso del limite.Nelle 'gag' che costituiscono spesso i grandi tentativi di ribellione e ricostruzione.
Non c'è una riga che deve andare perduta.
Irraggiungibile la figura della madre che muore di nostalgia.
Irripetibile l'affetto che vi circola,la tolleranza,l'accoglienza delle ragioni del vicino arabo. Forti le pagine amorose.
Alla fine, un messaggio di amore, di tenacia nella sopravvivenza, nella ricerca della pace.
Una fisicità confortante.Eccetera eccetera.
Della letteratura israeliana ho letto anche Yehoshoua ,che pero' non mi vede in sintonia emotiva, qualcosa di Grossman-di cui invece divoro tutti gli interventi,in ogni occasione,in particolare quelli sul tema della pace in terra di Palestina-,Potok ,sconcertante;della Lowenthal una bella raccolta di fiabe e tutto un piccolo armamentario di barzellette. Non sono arrivata a Roth,non è ancora capitato.
Tutti dialettici, pungiglioni critici nel fianco di Israele d'oggi.
Mi chiedo come possa esserci un manipolo di imbecilli che ha solo pensato di boicottare la letteratura israeliana alla prossima Fiera del Libro di Torino