Alcuni giorni fa, di ritorno da Ferrara,dalla splendida cornice della Biblioteca Ariostea, a due passi dall'antico ghetto ebraico, un luogo carico di retrogusti elitari, umanistici, leggermente esclusivi, con accenti linguistici veneziani piu' che emiliani,mi sono trovata, per il ritorno a casa, sul regionale di Trenitalia delle venti e trentotto da Bologna.
Viaggiavo in seconda, pur con il biglietto di prima, per non imbarazzare i ragazzi che mi accompagnavano e ad un certo punto, cercando la 'toilette', ho fatto il giro di mezzo treno.
Le mie credenze terzomondiste incrollabili, la mia fede incondizionata nel meticciato hanno un attimo vacillato.Mi sono trovata davanti, appoggiato alla porta della toilette mezzo scassata, un satanasso di due metri, di colore, faccia butterata, cewing-gum ostentato.
Oddio, non che la mia, di faccia, fosse meglio, a pensarci bene qualche imperfezione della pelle ce l'ho pure io,chissa' come lui ha visto me,in quel momento. Magari era un dolcissimo signore solo un po' stanco che aveva la disgrazia di parere un bounty-killer.
Attorno, seduti, altri ragazzi di colore,non so dire come se la passassero. L'aria pero'era irrespirabile,si stava proprio male.
Nel melting pot delle venti e trentotto, c'erano ovviamente anche tutti gli altri.
Un signore elegante, brizzolato, si è messo a sbraitare con la capotreno incolpandola di non conoscere il latino.
Una giovane donna in mohair e personal portatile ha continuato a lavorare chiusa nella sua nuvola ,facendo di tanto in tanto strani sorrisetti.
Non mi pareva ci fossero delinquenti veri,anche perche' da vicino non ne ho mai visto uno, sono sincera.
Chi la fa sempre franca, i signori del vapore no, non viaggiano sul regionale delle venti e trentotto.Lavorano pulito,chiedono sicurezza. Nessuno chiede loro ne' biglietto ne' documenti.
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