giovedì 19 agosto 2010

QUALCOSA DI OSCENO


Ha qualcosa di osceno la caciara che si fa sui 'media' ogni volta che un personaggio pubblico se ne va(muore).Francesco Cossiga aveva appena esalato l'ultimo respiro e gia' le reti a tam-tam unificati andavano a stanare i suoi tic,le immagini della sua vita,nell'intreccio di pubblico e privato che ognuno di noi è,e figurarsi quando una esistenza coincide con una somma di cariche istituzionali e attraversa nodi storici cruciali.
Fa parte del gioco il canto funebre, e il rumore del 'dopo',la ricerca del 'chi era'.
L'osceno è non lasciare spazio,neppure il tempo di un respiro.
Non si riesce neppure piu' a morire in pace.
Non so da cosa dipenda esattamente questa paccottiglia di deliranti confusioni,spesso irriverenti,proprio a ridosso della dipartita dei soggetti.
Forse dall'enorme buco nero su cui poggia questo tempo.
Forse varrebbe la pena studiare le tradizioni religiose diverse,e vedere come gestiscono questa zona d'ombra,anche se qui oviamente le religioni c'entrano poco.
Solo due volte ho sfiorato cose funebri in tradizioni diverse dalla cattolica:partecipando ad un rito evangelico per un conoscente,un momento sobrio, e visitando,a Praga,il cimitero ebraico,cosi' particolare,anche inquietante,tutto fuorche' un luogo di idiozie.
Dopodiche' ,magari ci fosse una memoria storica reale,perdurante nel tempo,calibrata,rispettosa ,anche caustica laddove necessario,sarebbe assai piu' benevola per chi se ne è andato di tanti 'show'.

2 commenti:

narda ha detto...

Già , neppure la morte è un fatto privato. Figurati poi quella di un Kossiga che ha atraversato la mia gioventù e ha avuto modo di farsi ricordare. C'è veramente qualcosa di osceno negli applausi che scoppiano dalla folla ferma in piazza che non ha avuto agio di entrare in chiesa. Ho un ricordo dolorossimo: mio padre in lacrime alla morte di suo cognato ed amico poco più che quarantenne ed io bambina più dietro a seguire con nell'orecchie le futilità dei partecipanti al corteo. Un pianto ed era la prima volta che vedevo mio padre piangere e gtli altri a ridere e a contarsela. Per molti anni non ho più partecipatyo a funerali. Ecco l'osceno si beve l'umanità. ormai la spadroneggia e solo stando molto ai margini si riesce, forse, a sfuggirgli.

Anna Rosa Balducci ha detto...

Narda.
Penso, a freddo, che questa commistione di tragedia e grottesco faccia tutto sommato parte dell'esistente.
E che la vita sia sempre meglio del nulla
Saluti,sempre grazie del passaggio