giovedì 22 gennaio 2009

LE MIE PRIGIONI


La storia del pensionamento delle donne a sessantacinque anni d'età è passata lemme lemme nel politichese nostrano, ma le donne che sbraitavano negli anni settanta,che hanno piu' o meno la mia eta'(cinquantasette a marzo prossimo) dove sono finite?
Gia' mi convincevano poco allora.
Adesso, sono tutte a rifarsi le labbra e quando va bene anelano ad un posticino in un reality?
Ragioniamo un po'.
D'accordo gli standard europei, ma l' Italia non è l'Europa del Nord , con i servizi e le protezioni alla maternita' e alla umana debolezza.
In Italia se non hai avuto una famiglia che ti guardava le spalle e un po' di memoria etica che ti guidava nella vita personale hai fatto fatica ad arrivare a sessant'anni con a testa a posto e la casa in ordine.
Mettiamoci trent'anni e passa di onesto lavoro dipendente, e mettiamoci lavori dipendenti faticosi e delicati come quello della scuola,mettiamoci una generazione che ne ha viste troppe.
La vita è una, e l'economia è una gran bufala.
Sono convinta che lavorare sia nobile anche se massacrante e che la socialità, intesa come partecipazione alla casa comune sia una necessità.
Credo, anzi, che lavorero' sempre, considerato che in fondo anche un misero blog è un lavoro, e mi piace farlo.
Ma la permanenza forzosa, fino ad un'età indefinibile, nei luoghi strategici ,in prima linea, laddove necessiterebbero energie nuove,naturalmente inclini a giocarsi , è un'aberrazione.
Bisognera' parlarne, bisognera' che le vecchie cariatidi che si sono accaparrate i posti piu' facili e sbandierano l'opportunita' magnifica di pensionamenti concessi solo in eta' senile capiscano che bisogna ragionarci su.
Bisogna costruire una dialettica di ruoli mobili, diversificati, orchestrati con intelligenza.
Nulla è piu' letale di una cosa considerata giusta per tutti.
Lo sfilacciamento e la frustrazione nei luoghi di lavoro strategici è una cosa che fa male al cuore.
La scuola, dicevo.
Necessiterebbe di energie nuove, che sapessero individuare il futuro e le sue opzioni, non di lemuri che si trascinano a lamentarsi e a contare gli scatti di anzianità.
Tutta l'esperienza e la professionalita' acquisite buttate a mare?
Ma no, si dovrebbero pensare delle mediazioni, delle finestre istituzionali in cui le produzioni, i saperi, le competenze divenissero tesoro trasmesso.
Cosi' è una prigione.
I fannulloni?
Che meraviglia, se sono leggeri di cervello, agili e intuitivi,ma soprattutto onesti.



2 commenti:

Ddmnet ha detto...

Buonasera Anna Rosa,

per caso navigando su internet sono capitato nel suo blog, e per caso lunedì 26 gennaio 2009 devo vedere l'appartamento in via centotrecento n.13 a Bologna! Cosa si ricorda di quella casa? A vederla da fuori ora sono passati molti anni... cosa mi consiglia? Vado a vedere il primo piano di quella casa...

Anna Rosa Balducci ha detto...

Ho abitato con mio marito in Via centotrecento 13 dopo l'Università, all'ultimo piano.
Mi ricordo la giovinezza e una via molto simpatica, una bella Bologna e una casa piccolissima e raffazzonata,sullo stesso pianerottolo una signora,moglie di un dipendente amministrativo dell'Universita', con lo stesso nome del famoso cardinale, Lambertini
Saluti e auguri.