Passare dal Roth 'piccolo' (Joseph),nel senso di disimpegno verbale,di non-pretesa apologetica,puro smarrimento al Roth'grande'(Philiph),vivente,dichiarante il suo recente abbandono della scrittura militante,è' un bel colpo.
Qui,col secondo Roth,siamo alla pesantezza apologetica pura,infarcita di intendimenti morali,di riflessioni sul senso,sul tutto,sulle padelle e/dalla padella alla brace/sul corpo e sull' esistente in quanto tale.
Fatti suoi.
Ma perche lo leggiamo?
Per essere consequenziali alla lettura:cosa è questo 'super ego',che ad un certo punto ti dice:'devi' fare quella cosa?
Ora,'Pastorale americana' si 'deve' leggere.
Qui c'è la fine del mito americano a trentadue denti bianchi e vincenti,la sua nebulizzazione.
Ah,dimenticavo:una scrittura che è una meraviglia.
Non smettere,Philiph.
'......
Mai,in tutta la sua vita,aveva avuto l'occasione di chiedersi:'Perche' le cose sono come sono?'Perche' avrebbe dovuto farlo,se per lui erano sempre state perfette?Perche' le cose sono come sono?Una domanda senza risposta, e fino a quel momento era stato cosi' fortunato da ignorare addirittura che esistesse la domanda.
.....)
Philip Roth,'Pastorale americana',pag.80
martedì 15 gennaio 2013
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