giovedì 7 maggio 2009

LETTURE DI MIA MADRE/3-MARCOVALDO




A sessant'anni ben compiuti le era capitato di leggere 'Marcovaldo' di Italo Calvino.
Si era divertita tanto,ne apprezzava le gag,le avventure surreali , lo straniamento da piccolo antieroe della modernità.
Se,'costretta', dovessi trovare una ragione del fatto che considero 'Marcovaldo' una pietra miliare della lingua italiana ,direi per quell'equilibrio perfetto tra suoni e silenzi.
Il silenzio, cosi' sapientemente dosato,ne fa un testo 'classico',il lettore che lo segue prova insomma una sorta di quiete,di tranquilla sensazione di compostezza.
Del resto il quadro torna ,se penso che mia madre amava la danza classica.
Forse lei aveva anche raccontato alcune delle storielle a qualche bambino,la ripenso in un rapporto di tutto privilegio con i bambini:aveva con loro delle complicità incredibili, ma da una certa distanza.
Mi accorgo che 'Marcovaldo' è poco conosciuto-dopo montagne di Junior Mondadori, di piccoli brividi, di Harry Potter e dopo tanti metri sopra il cielo, è quasi un altro ' desaparecido'
Eppure,anche ad una lettura sociologica, ,rimane:basti pensare al cemento che tutto invade, nelle nostre città,ora,molto piu' di allora.
Non cerchiamo forse ogni giorno, come lui,un filo d'erba,una foglia, uno squarcio di azzurro?


'Marcovaldo', di Italo Calvino