

Quando si nasce vicino all'acqua si porta dentro un marchio,un richiamo, un'inquietudine.
Si deve andare.
Anche se si e' per natura sedentari, domestici, pantofolai, modesti e inclini alla ricerca del riparo. Qualcosa sussurra, dal fondo delle vene, un richiamo al movimento, un'insofferenza all'eccesso di stabilita'.
Vecchissime ed elementari nozioni di antropologia recitavano che i popoli delle coste sono per natura irrequieti, maturano la diversità e il rischio, piuttosto che la stabilita'. Banali nozioni medico cliniche da rotocalco recitano che lo iodio, che si respira sui litorali ,crea sistemi metabolici diversi, rispetto a quelli dell'entroterra.
Vecchi adagi confermati.
Basta per un pomeriggio inoltrarsi nell'entroterra, a trenta chilometri dalla costa adriatica, e si sente avanzare la lentezza.
I vantaggi della maggiore fuggevolezza sono tanti.
Intanto,la fantasia non sara' un antitodo forte alla malinconia, ma quando i pensieri corrono sulla cresta dell'onda, liberandosi, si fanno leggeri, non stagnano, non ammuffiscono.
Resta un buffo quesito:cosa posono avere in comune i navigatori reali, i Marco Polo di ogni costa , con gli inquilini del nostro Adriatico:buffe macchiette dell'improbabilita',piccoli baroni di Munchausen da ombrellone.
Ed inoltre:da quando i pacchetti-offerta per tutti i lidi hanno invaso il mercato, da quando i cieli sono cosi' trafficati e le Costa-crociere lasciano quei segni indelebili, l'acqua salata che corre nelle vene, in realta', si è un po' annacquata di acqua minerale.
C'è, ma ocorre trovarla.