
Di mafia si puo' parlare, e di 'nadrangheta, e di legalità, anche con i ragazzi dai tredici ai quindici anni. Purche' con il giusto tono.
Assolutamente vietata l'enfasi moralistica, produce l'effetto opposto.
Anche la retorica de 'i cattivi sono loro'.Crea il mito del malvagio.
E l'afflato missionario, puzza di insegnante frustrato.
Invece, con un piccolo oggetto come questo romanzo breve per ragazzi di Luisa Mattia(http://www.luisamattia.com/), con la postfazione di Tano Grasso- coordinatore della Commissione antirackett-,Sinnons Editore , il tono è subito giusto.
Un libretto prezioso, dovrebbe essere distribuito nelle classi,delle medie e dei bienni delle superiori.-Ma anche dei trienni, visto come scrivono e parlano, viva la semplicità degli strumenti-
Una bella storia, un linguaggio semplice ma sincero,molti dialoghi, ben delineati i personaggi.
L'individuazione di 'un punto',il punto della 'scelta',nella coscienza di un quattordicenne.
Moltissimi i nessi con quel deposito infinito di temi che è il romanzo manzoniano.
Grossa presa 'visiva'.
Facendo un calcolo degli elementi spuri che possono disturbare una lettura guidata e semplice con un gruppo di adolescenti,magari indirizzata ad un laboratorio di comprensione/composizione-dalle variabili climatiche alle distonie affettive, dalle sinapsi neuronali ballonzolanti ai ronzii del virtuale,compresi i residui dell'ultima brodaglia da video,con l'aggiunta di una nozione di legalità che farebbe rabbrividire anche i commensali muti che sbafano alla tavola di don Rodrigo -le possibilità di riuscire sono quasi sufficienti.