


Lo spiaggiamento dei nove capodogli sulla costa del Gargano mi ricorda ancora una volta la storia della mia balena.
Le avevo dedicato il mio primo libro pubblicato nel 2002,'La balena e altri racconti',Societa' Editrice Il Ponte vecchio, Cesena.
Era il quattro Aprile del millenovecentoquarantatre'.
La sera prima non c'erano stati i bombardamenti e verso le sei di quella domenica mattina i militari costieri in servizio sulla spiaggia avvistarono una massa scura che si muoveva fra le onde.
Ebbe inizio la storia della balena, presenza biblica tra i poveri cristi smagriti,impauriti, divorati dalla fame e dai pidocchi.
Quelli che erano rimasti.
Quelli che non erano al fronte a morire
Quelli che non erano stati portati via dai nazisti.
E la balena,mostro buono e silezioso , disorientato forse dai sonar dei sommergibili, era venuta a morire qua,chiamando a raccolta quel piccolo manipolo di umanita' dolente fuori dalle catapecchie rimaste in piedi.
Della balena, che poi si racconto' tanto , alla sera, e nei dopopranzo, alla domenica.
Una cosa mi pare, sicuramente sorretta piu' da fantasia che da scienza:
questi mostri benevoli, muti e immensi, quando vengono a morire sulla terra,ne indicano le ferite.
La' la guerra,qua l'inquinamento,lo straniamento, e chi ne ha ne metta.
Si accasciano, scelgono la fine, si consegnano in silenzio,senza nulla pretendere,in un enorme grande rimprovero.