sabato 24 aprile 2010

25 APRILE/GITA A MARZABOTTO


Mi avevano portato a Marzabotto che avro' avuto forse sette anni,forse otto,con mio fratello magro e infastidito di tre anni piu' piccolo di me,incastrato sul sedile posteriore del 'millecento'bianco,tra il sedile e il finestrino.
Il babbo Guido canticchiava in macchina,forse una romanza,'Un bel di' vedremo,spuntare un fil di fumo...'o 'Cortigiani vil razza dannata',ma anche 'Quando si dice si' 'na sera ' e maggio', o ''Munastero a Santachiara'
Gli piacevano le canzoni napoletane perche' gli ricordavano il mare.
La mamma,Lidia, aveva sempre un leggero mal di testa durante quelle gite domenicali,il lavoro dell'ufficio la stancava molto e lei aveva un equilibrio sottile,delicato,da signora.
Marzabotto per me,come la vidi per la prima volta, è un pavimento lucido,alcune lapidi,una giornata primaverile,il desiderio dei miei di essere in un punto esatto della Storia,in silenzio.
Mi ricordavo che una volta,dal dentista,mi era capitata in mano una rivista con le foto dei lager nazisti e la mamma me l'aveva strappata di mano,non voleva che vedessi.
Erano gli ultimi anni cinquanta,e 'di quello' si parlava poco.
A Marzabotto invece era giusto esserci,e si poteva parlare,senza paura.