pag.58:
'Mi sembra che il linguaggio venga sempre usato in modo approssimativo,casuale,sbadato,e ne provo un fastidio intollerabile.
Non si creda che questa mia reazione corrisponda ad un'intolleranza per il prossimo:il fastidio peggiore lo provo sentendo parlare me stesso'.
Ecco,di tutto quello che scorre nella terza delle 'Lezioni americane',questa mi pare la frase al momento piu' condivisibile.
C'è nel nostro linguaggio un'approssimazione tale,che forse solo un puntiglio etico puo' provvedere a risanare.
Cioe',la' dove la tecnica della parola fa difetto,puo' supplire quel pungolo, quel piccolo grillo parlante che ci dovrebbe stimolare a ricercare l'esattezza.
In totale liberta',ovviamente.
E' anche vero che ci sono personaggi cosi' istintuali nell'esprimersi-penso a tale poesia dialettale,mi viene in mente Raffaello Baldini-che in loro l'identificazione di significato-vi sione-espressione pare perfetta.
Forse c'è una corrente sotterranea che collega la verita' alla parola,una sorta di canale,in cui si nuota solo se attrezzati.
Quella che Calvino chiama' epidemia pestilenziale',la malattia che pare aver colpito il linguaggio del nostro tempo portandolo verso automatismi morti ,puo' trovare un antidoto nella Letteratura,quando ben praticata.(che lui definisce 'la terra promessa')
Gia'.
A parte:'editors',cartelli commerciali,talk-show,notti arcobaleno,performance di 'giovani ' e non-piu'-giovani-talenti,serate con l'ultima stella,ecc....
Ricordo una dichiarazione-forse leggermente ipocondriaca-di Gianni Celati sulla morte della Letteratura 'praticata'.
La fece in un teatrino di Correggio dell'Emilia,davanti ad un pubblico di persone comuni.
Perche' ,al di fuori di una 'esattezza',cioe' di un lavoro anche condiviso,anche criticato,posto al macero di un giudizio popolare ,credo che la Letteratura non esista.
Esiste la cartaccia.
Nessun commento:
Posta un commento