Vorremmo non parlare di mafia al mattino,mentre prendiamo il caffe', e neppure al pomeriggio,mentre innaffiamo i fiori del giardino.
E invece il pulviscolo insidioso dell'aria infetta si infila nella nostra quotidianita' e la avvelena.
Vogliamo sapere cosa c'era scritto nell'agenda rossa di Paolo Borsellino.
Viviamo in un paese colluso con sistemi mafiosi e anche la citta' in cui viviamo ne è parte.
Cementificata e assediata,con spazi vitali ogni giorno piu' piccoli.
Noi quasi sessantenni abbiamo vissuto una bella stagione di pace e siamo qua, a crederci,ma cosa ne sara' degli altri, di tutti i ragazzi dopo di noi.
Non c'è troppo tempo da perdere.
Non si sa cosa fare,oltre alla sopravvivenza quotidiana che è insufficiente a dare risposte.
Del resto noi abbiamo gia' dato del nostro e dovremmo starcene in pace, a raccontarci storie,invece c'è un'inquietudine sottile che ci da malinconia.
Sono cosi' ridicoli gli pseudo-messaggi 'liberati' che corrono in giro e quelli 'non -liberati',cioe' impiccati ad ideologie integraliste, religiose e pseudo,lo sono ancora di piu'.
Ci vorrebbe un 'onesto e retto conversar cittadino e non superbe fole',che ognuno potesse condurlo nella sua liberta',ma a ripeterlo pare di essere uno di quegli emarginati che suonano il violino per chiedere l'elemosina.
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