Come si è ridotto misero il parlare che si fa-ma dove?forse solo alla tivu'-di pace e di guerra.
Misero rispetto a solo sette anni fa.
Si è ridotto un balbettio gergale tra pseudo'pacifisti' che respirano appena e garantisti di un'immagine 'naif' dell'intervento militare 'condiviso'.
Roba da scappare via per non offendere troppo l'intelligenza.
Solo sette anni fa,quando era anche comparso quello che i sociologi definivano il 'movimento per la pace' planetario,si discorreva, a scuola e con i vicini di casa .
I grandi 'patti' novecenteschi,nati dalle ceneri dell'ultima grande guerra avevano avuto la pretesa di porre argini alla barbarie:si partiva da questo.
Ora sento sbandierare un'equivalenza tra sbarco in Normandia degli Alleati e intervento militare in Afghanistan.
Poi i grandi temi delle diversità culturali, e dei mercati-anche delle armi -e la pretesa ricerca di una verita' affidabile,che non fosse propaganda non verificata.
Ricordo a scuola l'entusiasmo con cui curai una piccola antologia sul tema della guerra e i discorsi-mai scontati-con alcuni colleghi ed amici.
Si leggevano i 'reportage' dalla Guerra del Golfo di Rober Fisk,ma anche il discusso Celine, e il discorso di Sandro Pertini ai giovani,per dirne alcuni.
Ora si affida al palcoscenico del mondo il tema agli operatori di Emergency-che sono soprattutto medici-,lasciandoli soli,non supportati da riflessioni,inquietudini costruttive,articolate.
La loro testimonianza è insufficiente,ma la 'pruderie' collettiva chiede altro.
Solo sette anni fa,un secolo fa.
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