Nel 'mix' micidiale di tragedia e comicita' è difficile prediligere un registro che sovrasti.
Il grande dittatore in fondo è un povero malato con alcune contingenze fortuite che remano a suo favore,nello spazio limitato di una sequenza temporale.
Il disgraziato vero puo' essere icona di eternita' e restare,fermo al di sopra dei turbinii dei tempi.
Forse la definizione migliore è data dal discrimine statico/dinamico.
C'è un personaggio 'fermo' e sostanziale e c'è un personaggio che fluttua,sfilacciato nell'indefinito e nell'analogico.
Chi è piu' simpatico dei due?
Forse alla societa' 'liquida' meglio si addice il secondo,fantasma evanescente che,sbattuto di qua e di la',abbraccia il mondo,non rimane,evapora.
Il piccolo 'travet' di provincia, o la ex-ragazza che rimane ad ingrigire tra gli ingranaggi meccanici
dei giorni sono contenitori di grandi personaggi, se le parole riescono a dare il senso di grandi individualita'.
Di contro,l'obbediente sergentaccio che dice sempre 'gnorsi' credendosi grande è un puntino perduto nella massa degli identici,quindi noioso.
venerdì 24 giugno 2011
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