venerdì 12 febbraio 2010

GENERAZIONE ZETA






La mia generazione,annata cinquantadue,è un esercito di perdenti.
Tutti quellli che ho presente sono degnissime persone(a parte qualche intrallazzone che'tenendo famiglia',si è piazzato in enti locali), con discreti rendiconti privati.
Ma l'onda di quel 'progresso' epocale che pareva spingerci avanti, a costruire nuovi riferimenti,nuove reti e interpretazioni è evidentemente fallita.
Qualcuno ha avuto addirittura figli che hanno disatteso le indicazioni esistenziali date.
Quale fallimento piu' grande di questo.
Siamo come quei detenuti in attesa di giudizio che,nei luoghi, se ne stanno buoni temendo di sbagliare,perche' ormai l'energia è poca,il desiderio di salvare la pelle tanto, e chi fa la voce grossa ha sempre ragione di noi.

Me ne accorgo quando parlo con amiche di vecchissima data che lavorano chi a Venezia, chi
qua in Romagna,chi a Milano.
Dicono tutte.'Che fallimento la nostra generazione'
Poi,dopo due o tre frasi pero' abbiamo la sensazione di un 'ritorno a casa', ci intendiamo a meraviglia,ci è chiaro il giudizio che diamo sul qui,ora e abbiamo piena lucidità di noi.
E' bello,avere vecchi amici che dopo due frasi ti riconoscono e che ti hanno nel cuore, che fanno il tifo per te.
Solo,ce ne stiamo cosi'
Come d'autunno/sugli alberi le foglie.


2 commenti:

narda ha detto...

Come d'autunno/ sugli alberi le foglie" , solo in attesa di quel colpo di vento che le disperderà in un volo versp terra, arrugginito? Non è possibile, qualcuno ancora, resiste almeno, almeno questo, questo almeno.. Io non mi faccio tristezza, alcuni di noi sono stati coerenti, altri si sono svenduti, ma già l'avevo previsto che il figlio del capitano d'industria, rivoluzionario a vent'anni, ne avrebbe preso il posto a 30. Sarebbe diventato assistente universitario, poi associato, invine docente. Il cahiers de doleance sarebbe lungo e tristemente fallimantare se sfogliato con questo spirito, ma qualcosas ci resta, una libertà ridotta a lunetta ungueale, non desistere nella lotta sulla distruzione programmata della cultura, imparare a amare la natura, il bello che non sempre è il buono ma là dove è sorgivo, è buono davvero e umile e grandioso.
Generazione del sessantottò la mia, ci sarebbero troppe fasce nere al braccio e allora alziamo le breccia e raccontiamo che "si può fare di più".

Anna Rosa Balducci ha detto...

Narda.
Ogni mattina ci alziano e cominciamo la giornata ,convinti che sia bello esserci, e che si 'possa fare di piu'.
Ma anche un dignitoso ordinario, forse, a questo punto , è gia' qualcosa.
Buona domenica